Non è facile, Stefy. Forse è per questo che nessuno si è ancora espresso. Credo che ci voglia una certa preparazione per discutere questo argomento. Voglio dire: alla fine, è vero, nessuno di noi conosce veramente se stesso e gestire i vuoti, come dice Morelli, non è certo una passeggiata per noi comuni mortali! Bellissimo che la via suprema per essere se stessi è essere vuoti. Ma come si fa? Ci vogliono anni di studi e soprattutto bisogna crederci davvero. Le filosofie orientali sono affascinanti ed efficaci. Avvicinarsi a quel tipo di cultura è lodevole, ma in percentuale credo siano pochi gli occidentali che capitolano. Per pigrizia, forse... o forse no. Personalmente, mi è capitato di attraversare un periodo in cui non ero contenta di me stessa; ma poi ho avuto la forza e la volontà di tornare a me stessa, o perlomeno a quello che credo di essere. Solo così ho raggiunto nuovamente la mia serenità.
E' più facile di quanto sembri affrontare questi temi;-) E' che non siamo più abituati a guardarci dentro e per questo risulta difficile e ci fa anche un po' paura:-) Ho ripreso l'argomento nel numero di oggi:-)
E' vero, il mio fiume scorre colmo di roba sporca che è stata buttata dentro da quando sono esistita: non mi sono mai curata di ripulirlo, perchè sinceramente, non mi procura molto fastidio, viaggia tutto in superficie e non pesa per niente sul mio spirito.
La mia essenza non si trova nell'apparenza, la mia vera natura è più a fondo, si trova nella corrente, e quella è sempre stata intatta e vigorosa.
Con questo, non voglio dire che ho raggiunto l'illuminazione, non ne sono in grado e ne sono consapevole; vorrei solo dire che le cose che viaggiano sulla superficie del mio fiume non mi hanno mai davvero contaminata.
Ho sempre vissuto pienamente ascoltando me stessa, la mia voce-guida interiore con la quale ho sempre viaggiato, prestando ascolto solo e soltanto ad essa.
Il vuoto, sinceramente, non sono mai riuscita a sperimentarlo; forse, mi sono sempre accettata così come ho desiderato essere senza mai giudicarmi o pensare troppo al giudizio degli altri.
Non so se sia superficialità la mia, mi sono sempre chiesta cosa si provi nella depressione e quale sia il vortice che spinga verso di essa.
Con il tuo post di oggi, forse l'ho capito, forse quello che spinge una persona verso la depressione è il rifiuto (ad un certo punto della vita)ad impersonare ruoli che gli altri hanno assegnato, accettandoli per motivi più che giustificati, diversi per ognuno.
Ma allora, Stefania, allora, la corrente di questo fiume deve scorrere libera; forse, allora quella piccola follia-energia che fluisce dentro è la salvezza, forse, allora, il pensiero che innalza da tutto e riempie l'anima di bellezza è quello che ripulisce davvero dalla realtà.
Esattamente, Cinzia... Credo che ognuno di noi abbia quella personale scintilla che lo distingue da tutti gli altri, quella "lucida follia positiva";-) che bisogna cercare per essere davvero se stessi;-)
Secondo me la parte finale dove dice che davanti un problema non fa niente non è molto chiara.Che significa non fare niente,girarsi dall'altra parte?far finta di niente?Be molto dipende dal tipo di problema....l'auto non parte? vado in bicicletta ma poi comunque dovrò ripararla.Mio figlio si droga? Faccio finta di niente? Certo rimuginare troppo su un problema non è la scelta migliore, si offuscano le soluzioni migliori ...anzi la soluzione. Ha detto bene "l'affido al buio" dove con buio si intende il vuoto creato in noi stessi e nel vuoto la soluzione affiora e viene immediatamente identificata, non c'è la "spazzatura "che la nasconde. questo secondo me era il senso del discorso. Non faccio niente è fuorviante Saluti
Buongiorno Lupo:-) secondo me quel far finta di niente si riferisce più a problemi esistenziali;-) Morelli infatti accenna alla depressione... Credo che quel far finta di niente significhi quindi un non remare contro corrente, ma cercare di "affidarsi alla vita".
Non è facile, Stefy. Forse è per questo che nessuno si è ancora espresso.
RispondiEliminaCredo che ci voglia una certa preparazione per discutere questo argomento.
Voglio dire: alla fine, è vero, nessuno di noi conosce veramente se stesso e gestire i vuoti, come dice Morelli, non è certo una passeggiata per noi comuni mortali!
Bellissimo che la via suprema per essere se stessi è essere vuoti. Ma come si fa? Ci vogliono anni di studi e soprattutto bisogna crederci davvero.
Le filosofie orientali sono affascinanti ed efficaci. Avvicinarsi a quel tipo di cultura è lodevole, ma in percentuale credo siano pochi gli occidentali che capitolano. Per pigrizia, forse... o forse no.
Personalmente, mi è capitato di attraversare un periodo in cui non ero contenta di me stessa; ma poi ho avuto la forza e la volontà di tornare a me stessa, o perlomeno a quello che credo di essere.
Solo così ho raggiunto nuovamente la mia serenità.
E' più facile di quanto sembri affrontare questi temi;-) E' che non siamo più abituati a guardarci dentro e per questo risulta difficile e ci fa anche un po' paura:-) Ho ripreso l'argomento nel numero di oggi:-)
EliminaE' vero, il mio fiume scorre colmo di roba sporca che è stata buttata dentro da quando sono esistita: non mi sono mai curata di ripulirlo, perchè sinceramente, non mi procura molto fastidio, viaggia tutto in superficie e non pesa per niente sul mio spirito.
RispondiEliminaLa mia essenza non si trova nell'apparenza, la mia vera natura è più a fondo, si trova nella corrente, e quella è sempre stata intatta e vigorosa.
Con questo, non voglio dire che ho raggiunto l'illuminazione, non ne sono in grado e ne sono consapevole; vorrei solo dire che le cose che viaggiano sulla superficie del mio fiume non mi hanno mai davvero contaminata.
Ho sempre vissuto pienamente ascoltando me stessa, la mia voce-guida interiore con la quale ho sempre viaggiato, prestando ascolto solo e soltanto ad essa.
Il vuoto, sinceramente, non sono mai riuscita a sperimentarlo; forse, mi sono sempre accettata così come ho desiderato essere senza mai giudicarmi o pensare troppo al giudizio degli altri.
Non so se sia superficialità la mia, mi sono sempre chiesta cosa si provi nella depressione e quale sia il vortice che spinga verso di essa.
Con il tuo post di oggi, forse l'ho capito, forse quello che spinge una persona verso la depressione è il rifiuto (ad un certo punto della vita)ad impersonare ruoli che gli altri hanno assegnato, accettandoli per motivi più che giustificati, diversi per ognuno.
Ma allora, Stefania, allora, la corrente di questo fiume deve scorrere libera; forse, allora quella piccola follia-energia che fluisce dentro è la salvezza, forse, allora, il pensiero che innalza da tutto e riempie l'anima di bellezza è quello che ripulisce davvero dalla realtà.
...lucida follia positiva = Persona Reale ...
cinzia
Esattamente, Cinzia... Credo che ognuno di noi abbia quella personale scintilla che lo distingue da tutti gli altri, quella "lucida follia positiva";-) che bisogna cercare per essere davvero se stessi;-)
EliminaSecondo me la parte finale dove dice che davanti un problema non fa niente non è molto chiara.Che significa non fare niente,girarsi dall'altra parte?far finta di niente?Be molto dipende dal tipo di problema....l'auto non parte? vado in bicicletta ma poi comunque dovrò ripararla.Mio figlio si droga? Faccio finta di niente?
RispondiEliminaCerto rimuginare troppo su un problema non è la scelta migliore, si offuscano le soluzioni migliori ...anzi la soluzione.
Ha detto bene "l'affido al buio" dove con buio si intende il vuoto creato in noi stessi e nel vuoto la soluzione affiora e viene immediatamente identificata, non c'è la "spazzatura "che la nasconde.
questo secondo me era il senso del discorso.
Non faccio niente è fuorviante
Saluti
Buongiorno Lupo:-)
Eliminasecondo me quel far finta di niente si riferisce più a problemi esistenziali;-) Morelli infatti accenna alla depressione... Credo che quel far finta di niente significhi quindi un non remare contro corrente, ma cercare di "affidarsi alla vita".