Volevo solo avere più tempo

Volevo solo avere più tempo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle

martedì 15 febbraio 2022

Numero 399 - Intervista con la vincitrice per la sezione racconti della Gara Lampo - 15 Febbraio 2022


Conosciamo la vincitrice della Gara Lampo lanciata da Edizioni Convalle durante le feste natalizie.

Una penna interessante e abile che ho avuto modo di conoscere in questi mesi. L'intervista si è sviluppata lungo una chiacchierata stimolante.

Eccola qui!

Stefania – Eccoci con Laura Tarchetti, la vincitrice della GARA LAMPO lanciata da Edizioni Convalle, nella sezione Racconti. Ci vuoi raccontare la tua emozione? Perché anche se è stata una gara per giocare insieme durante le feste, c’era però una giuria che ha valutato i testi senza sapere chi li avesse scritti, prendendo in considerazione tanti parametri, quindi una cosa seria.

Laura – Certo, Stefania, è stata proprio la serietà della sfida a darmi una motivazione in più. Solitamente mi metto in gioco in concorsi (sì, mi piace mettermi alla prova!) per racconti a tema. Questo perché sono convinta che la giuria valuti con maggior facilità testi che abbiano un filo conduttore comune. Ho fatto un’eccezione, in questo caso, proprio perché il concorso era organizzato da Edizioni Convalle, che sto iniziando a conoscere come casa editrice per me fino all’anno scorso sconosciuta e che ho apprezzato fin dal primo approccio (il concorso “Dentro l’amore”) per la competenza e la qualità che si abbinano a un ambiente particolarmente accogliente. Per un aspirante scrittore, sentirsi “a casa”, a proprio agio, è una marcia in più. Quando ho concluso il racconto, personalmente ne sono stata soddisfatta, indipendentemente dal risultato che ovviamente ancora non conoscevo. E poi…è arrivata la notizia, come la classica ciliegina sulla torta! Inizialmente incredula, poi felice e onorata, sono particolarmente contenta che il mio pezzo sia stato apprezzato, vista anche la qualità generale dei testi partecipanti, elevatissima. La speranza, nello scrivere, era quella di trasmettere emozione e forse un pochino ci sono riuscita!

Stefania – Sono contenta di leggere le tue parole su Edizioni Convalle, mi gratificano molto perché, come hai ben compreso, ci metto il cuore e con me tutte le persone che collaborano in questa impresa. Ma torniamo a te. Leggendoti mi arriva una grande passione per la scrittura. Ci vuoi raccontare quando e come è nata questa tua passione?

Laura – Come per molti altri “colleghi”, l’amore per la scrittura nasce da un grande trasporto per la lettura. Sono stata una famelica lettrice sin da bambina, e lo sono tuttora. Non mi è mai venuto in mente di scrivere, però, finché non è nato mio figlio Pietro, che ora è ventenne, quando era piccolino ho iniziato a scrivere per lui: filastrocche, racconti di Natale, brevi novelle. Successivamente, prendendo fiducia, ho provato a cimentarmi con qualcosa di più “mio”, e a mettere su carta le mie sensazioni attraverso la costruzione di personaggi che rispecchiassero il mio modo di essere, il mio sentire. Ho frequentato un paio di corsi di scrittura creativa e nonostante il pochissimo tempo da destinare a questa mia passione, continuo a dedicarmici non appena riesco. Proprio per motivi pratici, il mio repertorio è costituito essenzialmente da racconti brevi o brevissimi ma ho imparato sul campo che anche in poche righe si può concentrare un caleidoscopio di significati. Almeno, questa è l’intenzione: sta al lettore poi giudicare la riuscita!

Stefania – Come sai, scrivo e sono anche la coach di alcuni laboratori di scrittura. Mi colpisce la tua affermazione: ho provato a cimentarmi con qualcosa di più “mio”, e a mettere su carta le mie sensazioni attraverso la costruzione di personaggi che rispecchiassero il mio modo di essere, il mio sentire. Ti chiedo: hai mai provato a scrivere “uscendo da te” e dal tuo sentire, per dar vita a personaggi che siano una sorta di alter ego, o lontani anni luce da come sei tu?

Laura – Sì, ci ho provato. Finora nei miei scritti, però, ho praticamente sempre relegato questi personaggi al ruolo di antagonista. In linea di massima il (o la) protagonista di solito la pensano come me! Spesso invece mi è capitato di scrivere in prima persona, sì, ma mettendomi nei panni di un oggetto, o di un albero, qualcosa di solitamente inanimato, insomma. Naturalmente senza svelare fino alla conclusione la vera natura dell’io narrante. Ma…mi stai per caso velatamente invitando a provare nuove strade?

Stefania – No, mi aveva incuriosito quella tua affermazione dove sembrava che i personaggi fossero sempre uguali a un tuo modello, restando quindi nella cosiddetta zona comfort. Bene, quindi, che tu percorra anche altre strade perché la scrittura, secondo me, è sperimentare (anche) nuovi punti di vista. Ma tornando alla nostra intervista, hai degli scrittori di riferimento che hanno prodotto in te un moto di ispirazione verso la scrittura?

Laura – Il mio scrittore preferito in assoluto è Stephen King, che riuscirebbe a rendere interessante anche la lista della spesa. Naturalmente non è il mio genere di scrittura, ma la fluidità della narrazione a mio parere ha pochi eguali. Segue a ruota John Irving, che adoro per la sua capacità di rendere leggere e ironiche anche le situazioni più drammatiche: “Preghiera per un amico” è un libro che va assolutamente letto. A livello italiano il mio idolo è Alessandro Baricco, anche lui per lo stile tutto particolare: mi piacerebbe riuscire ad avvicinarmi al suo modo di utilizzare pochissime parole, frasi concise, per dipingere atmosfere e situazioni ricche di risvolti anche poetici. L’asciugatura del testo è un compito al quale mi dedico sempre volentieri, prendendo esempio proprio dai suoi testi. Non finisco mai di stupirmi quanto il “togliere”, apparentemente in modo paradossale, vada ad “aggiungere” efficacia allo scritto. Rimane però, tra uno spunto e l’altro, sempre la ricerca dello stile proprio.

Stefania – Stephen King è un mito, ho letto tanti suoi romanzi e racconti, quelli più datati, diciamo così, e credo sia un grande scrittore. Mi trovi d’accordo sull’asciugatura del testo, io lo chiamo sfrondare sfrondare sfrondare, lo sa bene chi frequenta i miei laboratori ai quali faccio una testa così su questo punto. D’altronde, come dice Céchov (e se lo dice lui possiamo crederci), la brevità è la sorella del talento. Concetto che mi appartiene in toto e la scrittura dei miei romanzi ne è la dimostrazione. Parliamo dei tuoi progetti: ne hai? Cosa vuoi fare da grande?

Laura – Se rinascessi, farei la scrittrice! Ma ho già cinquantadue anni e non posso più permettermi di cambiare vita. Non rinuncerò per questo, nei ritagli di tempo, a coltivare la mia passione. Ormai i miei racconti sono diventati parecchi, e mi piacerebbe preparare una raccolta. Entro l’anno invece è prevista la pubblicazione del mio primo (molto probabilmente unico) romanzo breve. Non avendo mai tempo di scrivere “lungo” pensavo non sarei mai riuscita nell’impresa. Il lockdown della primavera 2020, invece, tenendomi a casa mi ha regalato l’occasione di provarci, e io l’ho colta al volo.

Stefania – Allora in bocca al lupo per la pubblicazione della tua opera prima. E comunque – per inciso – non è mai troppo tardi per fare la scrittrice, perché per esserlo non c’è bisogno di cambiare vita. Grazie per essere stata con noi. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?

Laura – Non posso che concludere con un ringraziamento speciale per te, Stefania, e per il tuo preparatissimo team. Mi avete dato l’opportunità di far leggere il mio racconto: il confronto con il lettore è una spinta potente a fare ancora meglio. Causa le restrizioni varie finora non è stato possibile incontrarvi di persona, ma confido di potervi abbracciare presto dal vivo. Non vedo l’ora di partecipare alle tue nuove iniziative!

***

E adesso leggiamo il racconto vincitore!


FORTUNE TANGENTI

Laura Tarchetti

 

Esce dalla casa della nonna, dopo pranzo, con la borsa da allenamento rossa in spalla. Il corso è semideserto, prima che inizi il viavai del passeggio domenicale. Il sole inonda il marciapiede e Giacomino cammina veloce, giocando a non calpestare le linee di separazione tra le mattonelle. Poi ripensa alla nonna, che l’ha sgridato per aver rovesciato la saliera a tavola e che brontolando frasi misteriose si è lanciata tre manciate di granelli dietro le spalle, a scacciare la malasorte. Smette di far attenzione ai propri passi, e sorride libero. Mica che diventi fissato pure lui.

Giacomino, alla sfortuna, non crede. Alla fortuna invece sì, eccome.

L’aveva conosciuta quando, dopo aver trovato un quadrifoglio sotto la panchina al campo da calcio, l’aveva portato a Silvia. Lei gli aveva sorriso come mai prima, prendendogli la mano. Era calda e morbida: una magia.

A dodici anni, tutto è possibile. Magari oggi si vince pure la partita.

 

Adriano si sveglia all’ennesimo richiamo del cellulare. Ha il turno del pomeriggio in fabbrica, deve sbrigarsi. Pagano bene, i festivi. Ma la testa è pesante, stretta nella morsa dei postumi del sabato sera. Si trascina nella doccia, poi si veste, si chiude la porta alle spalle ed esce a prendere l’auto.

Un gatto nero dorme sul cofano della vecchia Alfa. Sale a bordo, esponendo il permesso di transito in zona a traffico limitato, preso in prestito dall’ignaro fratello medico, e suona il clacson. Il micio salta giù, attraversando fulmineo la strada. Adriano lo guarda eclissarsi, mentre mette in moto.

Lui, alla sfortuna, non crede. Nemmeno alla fortuna, però.

In ventisette anni, non l’ha mai incontrata. É un uomo pratico: quel che deve succedere, succederà. Per ora sa che le tempie gli martellano, il sole gli brucia le retine assonnate ed è in ritardo. Gli occhi lacrimano, sconfitti. Parte a tavoletta.

 

Giacomino percorre svelto il viale che porta al campo. Vede il profilo delle tribune, non gli rimane che attraversare. Il sole gioca con le foglie degli alberi. Un motore ruggisce lontano. Non ci fa caso, è in zona pedonale. Taglia in diagonale sulla carreggiata, lasciandosi il centro alle spalle.

 

Adriano tiene saldo il piede sull’acceleratore. Spingendo ancora un po’, timbrerà in orario.

 

Giacomino vede un brillìo verde scintillare ai piedi dell’albero che si è appena lasciato sulla destra. Si blocca per tornare indietro, curioso. Il rombo dell’auto è diventato un fragore.

 

Adriano sfreccia accanto al campo sportivo. Gli pare di scorgere una vivace macchia rossa dal lato passeggero. Un battito di ciglia, già è scomparsa. Maledetta emicrania, maledette allucinazioni.

 

Questione di centimetri. L’auto in corsa sfiora Giacomino e il violento spostamento d’aria lo ribalta nell’aiuola che fiancheggia il viale. La borsa gli sfugge, rovesciandoglisi accanto. Rimane confuso e smarrito, ma è un istante, e subito non ci bada più: è atterrato col naso in mezzo ai trifogli e…meraviglia! Il bagliore nasce proprio da lì. Quattro perfette foglioline.

Pensa a Silvia, forse stavolta le scappa un bacio.

Ora è sicuro. Oggi si vince.

***

Complimenti, Laura!




Alla prossima

dalla vostra

Stefania Convalle