martedì 20 ottobre 2015

Numero 226 - Il volto dell'Attesa - 20 Ottobre 2015


 Il romanzo che ho appena terminato di leggere:
"Il volto dell'Attesa" di Roberta Volpi


La prima cosa che mi viene da dire è che non si tratta solo di un romanzo, ma  di un'esperienza.
Un percorso tra realtà e irrealtà che il lettore vive insieme alla protagonista, Alison, attraverso il mondo onirico: ma qual è la realtà e quale l'irrealtà? La linea di confine tra una cosa e l'altra è molto sottile e per Alison sarà proprio questo il nodo da sciogliere per capire cosa stia accadendo nella sua vita di tutti i giorni. 
Lei, donna estremamente razionale che nega tutto ciò che non sia scientificamente provato, si trova a scontrarsi con mondi diversi, forse dimensioni sconosciute, o solo proiezioni della  mente e dei propri desideri e bisogni? 
La protagonista è costretta dagli eventi, che si susseguono con un ritmo che cattura il lettore fino alla fine, a mettere in discussione se stessa e le sue convinzioni. 

Un viaggio: 
splendidamente accompagnata dalle parole di Roberta Volpi, scrittrice dalla penna sapiente, Alison percorre il suo personale viaggio all'interno di sé, cercando di capire cosa le stia succedendo in un incrocio tra fatti reali che si alternano a episodi appartenenti al sogno. 

"E se il sogno fosse reale?"

Al lettore il compito di scoprirlo.
Un romanzo che non lascia spazio alla noia, offre la possibilità di leggerlo solo come una storia surreale e misteriosa; ma dà anche spunti,  a chi cerca più profondità, per spalancare porte alla scoperta di nuovi mondi.

Diciamo che per me, entrare in questo romanzo è stato come stare a casa mia, dati gli argomenti e le situazioni nelle quali si muovono i protagonisti. 
Mi sono venute in mente svariate esperienze della mia vita, quali, per esempio, una serie di conferenze sui viaggi astrali, viaggi al di fuori del corpo. Il viaggio astrale è un'esperienza alla quale si accede, eventualmente, un momento prima di addormentarsi, quando il corpo è caduto nel sonno, ma la coscienza ancora no. Ed è in quell'istante che si può tentare di lasciare il corpo a riposare;-) per partire con la propria coscienza alla scoperta di nuove dimensioni che potrebbero portarci anche... all'origine, come si dice nel romanzo:-) Ma il viaggio astrale può diventare una passeggiata attraverso epoche o momenti passati della nostra vita...
Personalmente non ho mai cercato di fare il tentativo di separarmi dal corpo, non sono così evoluta;-) e la paura di non riuscire a tornare è  più forte della curiosità verso l'esperimento. 

Tornare nel corpo, già. In fondo noi siamo energia, spesso citata nel romanzo. Siamo fatti di energia e tutto ciò che ci circonda è Energia.
Altro argomento interessante,  avendo studiato e praticando Zen Shiatsu che prevede il riequilibrio energetico; o avendo praticato Yoga e Tai Chi, dove anche in questi casi, l'insegnamento principe è proprio questo concetto...

E per chi ci crede, anche Dio è Energia, forse quella suprema, la più pura... Chissà...

Quanti spunti di riflessione procura la lettura di questo libro!

E non è ancora finita.

Vogliamo parlare del Velo di Maya?
La dottrina di origine indiana, ripresa soprattutto da Schopenhauer, vuole che gli uomini non abbiano una corretta comprensione della realtà e l'ostacolo alla percezione, che distorce quello che vediamo, è metaforicamente rappresentato da un velo, chiamato appunto Velo di Maya.

"Ma è tutto intorno a noi, ci separa solo velo che non è così impossibile intravedere. Siamo tutti nello stesso luogo."

Così scrive l'autrice e il richiamo al Velo di Maya è stato, per me, immediato.

Ma conosciamo meglio l'autrice: chi è Roberta Volpi?

Ho conosciuto Roberta prima che uscisse il mio ultimo romanzo "Una calda tazza di caffè americano", di cui ha curato l'editing in maniera perfetta,  e avevo subito capito che era una seria professionista nel campo editoriale. Conoscendo un po' la sua storia e formazione, posso affermare che è una donna che si è fatta da sola,
una self-made woman.
Tanta gavetta, studio e impegno, l'hanno portata ad essere una voce autorevole come editor, agente letterario, con uno sguardo esperto e acuto verso i nuovi talenti.
Punto d'appoggio per diverse case editrici, Roberta Volpi ha un suo sito dove poter leggere tutto di lei: 
www.robertavolpieditor.it
ma potete trovarla anche su Facebook.



 In bocca al lupo, dunque, cara Roberta, per la tua carriera e soprattutto, in questo caso, per il tuo primo romanzo! E' stata, per me, una bella esperienza leggerlo e cercare tra le righe il mio confine personale tra realtà e sogno: e se fossero la stessa cosa?

Con questo dubbio amletico vi lascio, cari lettori di questo Blog e vi consiglio di leggere, senza se e senza ma...

"Il volto dell'Attesa" di Roberta Volpi
ordinabile su Amazon


Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle!


lunedì 5 ottobre 2015

Numero 225 - "L'attesa" - 5 Ottobre 2015





Lo confesso: chiusa nella mia torre a scrivere, con un occhio sul mondo, ma anche fuori dalle tante notizie che si susseguono in ogni ambito, mi era sfuggito il successo avuto al Festival di Venezia di questo film: 
"L'attesa" 
di Piero Messina.

Mi cospargo il capo di cenere.

Però la casualità (o il Destino, strada per la quale propendo sempre, e chi mi legge lo sa) mi ha portato ad incrociare su Facebook la bacheca dello sceneggiatore del film,
Andrea Paolo Massara.
 E un giorno, lì, ho letto:

- Per tutti quelli che "Vado a vederlo presto il film", "Devo trovare una sera libera", "Aspetto che ci sia la mia ragazza per vederlo insieme": è ora di rimandare gli impegni, oppure cambiare ragazza!
Andate a vedere "L'attesa" oggi o domani, dopo potrebbe essere troppo tardi. Se volete parlarne dopo la visione, io sono qui. Posso anche venire ad abbracciarvi fuori dal cinema. Ditemelo che arrivo. E non è una battuta di spirito.-


Sono bastate queste poche parole a colpirmi, sia per il modo ironico con cui si è posto Andrea Paolo Massara, sia per la disponibilità che ha mostrato  e che mi ha fatto capire quanto entusiasmo, quanto amore per questo film, quanta soddisfazione per il percorso fatto! 
Insomma, la mia missione è diventata quella di riuscire ad andare a vedere "L'attesa".

Ed ecco che in una serata milanese un po' freddina, dedico una delle mie poche uscite a questa opera. 
Arrivo al cinema, sala più piccola per il film scelto da me: questo comincia già a creare un'atmosfera intimista. 

Mi immergo nel buio della sala, curiosa, quasi emozionata, e il film comincia.


 I cento minuti volano via. Strano per un film che procede a passo lento come un respiro calmo e profondo. 
Eppure il concetto del tempo scompare, perché lo spettatore "entra" nello schermo e vive  atmosfere e ambientazioni come se all'improvviso fossero parte di sé.
Perché le attese, quali che siano, fanno parte della vita di ognuno, quei momenti in cui sembra che tutto si fermi.

Due donne, Anna e Jeanne, condividono la loro personale attesa; Jeanne, dell'arrivo del suo ragazzo, Giuseppe, e Anna del "momento giusto" per rivelare una verità che fa fatica a pronunciare.
I dialoghi tra loro, essenziali, ma mai banali e sempre pieni di ricerca nella reciproca conoscenza che comincia in punta di piedi, ma tocca poi livelli alti di emozione.

L'atmosfera è magicamente creata da una fotografia splendida che propone immagini come  quadri dai colori caldi, ma anche dalle foto-pennellate che ricordano le tele degli impressionisti; come, per esempio, le immagini riguardanti un materassino rosa in balìa del vento, unica macchia di  colore  dentro un'inquadratura dove prevale il bagliore del sole;
o anche il bagno di Jeanne in un laghetto, dove il  nuotare sott'acqua e poi il riemergere creano un effetto foto/pittura che sottolinea, a mio parere, il momento "sospeso" nel quale si trova la ragazza.

Che dire del tragitto dell'auto che porta la ragazza, dopo il suo arrivo all'aeroporto, alla casa di Anna: una strada che si snoda tra le rocce laviche, in una prevalenza di bianco e nero, un paesaggio a tratti lunare, che apre le porte ad una storia di silenzi (cosmici) e ritmo lento, quasi in assenza di gravità.

Juliette Binoche e la giovane Lou de Laàge, due interpreti straordinarie. Me lo aspettavo, relativamente a Juliette che conosco come attrice dai tempi di Film Blu; Lou è stata una piacevole scoperta. Entrambe intense. 

Anna e Jeanne, due donne che imparano a conoscersi, seppure in un arco di tempo breve. 
Poche parole, molti silenzi, tanti sguardi, tanti primi piani che mostrano il mutare delle emozioni, i moti di un mare emotivo in tempesta che a tratti si placa, ma che ritorna come uno tsunami. 
Tutto questo emerge dal volto di Anna, donna/madre che combatte col proprio dolore, a volte arrendendosi ad esso, a volte rialzando la testa e cercando la Vita che trova affondando le dita in un impasto nero e colloso, dal quale emerge la pasta fresca che offre a Jeanne e ai suoi amici.

Anna: una donna che si muove nei suoi silenzi, arrancando in un vuoto sottolineato dal suo vagare nella camera del figlio; una donna che si muove tra vita e morte, alla ricerca di un equilibrio; una donna che, alla fine, sceglie ancora la Vita in un gesto d'amore verso Jeanne.
"Tu vivrai punto e basta. Lo farai perché è quello che fanno tutti, sempre."

Due interpreti davvero straordinarie.

Non da meno il personaggio maschile che, come un'ombra, si muove dentro questa casa dove regna il buio e il silenzio; uomo che fungerà poi da spartiacque per riportare a galla le due donne. 

Un film che parla di attesa, sì, ma attesa in nome dell'amore; parla del vuoto, parla del dolore.
E soprattutto lo fa con poche parole, perché alla fine, come nell'abbraccio finale, il dolore non ha bisogno di parole.


Film, direi, curatissimo in ogni sua parte, accompagnato da una colonna sonora incisiva.



Che dire, fossi in voi, non me lo perderei!


Alla prossima!

La vostra
Stefania Convalle