Poteva mancare la consueta "gara" sotto le feste,
per tutti coloro che amano la scrittura?
A grande richiesta torna il nostro caro appuntamento in questo blog,
dove tutti, e dico tutti,
possono cimentarsi con carta e penna.
Non importa essere draghi o draghesse con le parole scritte. Ci vuole solo il cuore.
L'avete?
Allora potete partecipare.
Come si fa?
Molto semplice.
Scriviamo una bella letterina all'anno 2020 che ci attende, tra l'altro bisestile, ma a me ha sempre portato fortuna ;-)
Cosa scrivereste all'anno nuovo?
Caro Duemilaventi...
Andate avanti voi...
Tra l'altro partecipare a questa garetta amichevole serve a scaldare le penne per il Premio Letterario "Dentro l'amore" quinta edizione, attualmente in corso.
Vi invito a leggere il bando, che prevede numerose sezioni sia per la narrativa inedita che per quella edita, come anche per la poesia.
Lo potete trovare in questo blog
o sul sito di Edizioni Convalle:
www.edizioniconvalle.com
Ma torniamo alla lettera al nuovo anno.
Come partecipare:
dovrete inviare la vostra lettera in allegato e in formato word a:
steficonvalle@gmail.com
e io la posterò nel blog in questo numero.
Tutti coloro che leggeranno le lettere potranno esprimere un commento e/o una preferenza per la o le lettere che avranno toccato più il cuore e le emozioni.
Tutti coloro che invieranno la lettera dovranno mettere il loro LIKE alla Pagina di Edizioni Convalle su Facebook.
Mi sembra una richiesta equa ;-)
La gara si concluderà il giorno 10 Gennaio.
Ci sarà un'estrazione finale in una diretta Facebook, nella Pagina di Edizioni Convalle tra tutti coloro che avranno partecipato. Il vincitore riceverà a casa un pacchetto regalo costituito da opere di Edizioni Convalle.
E ora, buttatevi!
Chissà mai che il 2020 sia pronto a leggervi per realizzare i vostri desideri ;-)
Buona scrittura
dalla vostra
Stefania Convalle
Caro Duemilaventi,
ehi tu… dico a te, inutile fingere
di non sentire! E, soprattutto, non voltarti indietro: sei solo e il tuo
predecessore ha ormai indossato il cappotto e ha già un piede fuori dalla
porta. Fra poco tocca a te. Ti immagino sudare freddo come un attore al suo
debutto mentre il direttore di scena si affaccia alla porta del camerino: «Tra
dieci minuti tocca a te».
Buttati! Le richieste che sentirai
saranno più o meno le stesse fatte ai tuoi predecessori, cose semplici tipo:
sconfiggere la fame nel mondo, fare terminare le guerre, uguaglianza per tutti
gli uomini, fare incontrare ad almeno due terzi della popolazione mondiale la
propria anima gemella e far vincere alla lotteria il terzo rimanente. Già lo so
che all’inizio prenderai a cuore tutte queste pretese e ti ci metterai di
impegno ma, per esperienza, posso affermare che, verso la metà di giugno, starai
già alzando le mani in segno di resa. Come ogni politico che si rispetti
proclamerai quanto la situazione sia sempre più critica puntualizzando come la
colpa non sia tua ma degli anni che ti
hanno preceduto. A questo proposito,
scusami, ma una cosa te la devo proprio dire: che fregatura che ci avete dato,
voi, anni Duemila!
Perché noi, quelli della mia
generazione, nati negli anni Sessanta del secolo scorso (già detta così mi fa
sentire Matusalemme), nutrivamo grandi speranze nella vostra venuta. Avevamo
visto l’uomo compiere i primi passi sulla luna e, credimi, per noi che al
massimo andavamo a Torre Pedrera in agosto in sette in una Cinquecento con le valigie di cartone legate sul portapacchi, era
un risultato mica da ridere. Ci faceva ben sperare, insomma.
Quando, da bambini, ci veniva
chiesto di immaginare il Duemila, ci raffiguravamo a bordo di astronavi che
solcavano le autostrade celesti.
«Ciao cara, vado un attimo su Marte, ma torno
subito»
«Mi raccomando, non fare tardi per cena, che mi si raffreddano le
pillole al pollo».
Invece cosa ci hanno portato gli anni Duemila?
La Ryanair!
Capisci che, poi, ci si rimane un po' male perché il Novecento, a ben guardare, non è che sia stato una gran
passeggiata di salute, con ben due Guerre Mondiali e tutti gli annessi e
connessi. Sì, ok, tu mi dirai, ma verso la fine si è cercato di riparare: il
boom economico, il progresso. Beh, catastrofi nucleari a parte, posso darti
ragione, abbiamo visto cadere muri e ci siamo illusi che il mondo sarebbe
cambiato. Peccato che ne siano stati costruiti altri, meno visibili forse - le
tecniche si sono affinate - ma sempre più alti e numerosi.
Lo so, sei ancora giovane e
ingenuo, e potresti ribattere che sarebbe tutto molto semplice, che basterebbe
combattere il concetto di razza, prendere esempio dalla natura e sono d’accordo
con te. Pensa ai cani. Il mio può ritenersi fortunato, è stato accolto in una
famiglia che lo ama, lo nutre e lo cura. Magari non sarà fortunato come il cane
di Paris Hilton, ammesso che un cane ritenga una fortuna essere trasportato in una borsa, seppure di Gucci ma rispetto a tanti altri suoi simili abbandonati, picchiati e denutriti, lo è
eccome. Eppure, quando due cani si incontrano, si annuseranno un po', confronteranno
le reciproche pipì, si troveranno simpatici, indifferenti o magari
litigheranno, a prescindere dalla razza: che ne sanno loro se l’altro è un
aristocratico levriero o un meticcio randagio?
Come dici? Ti chiedi perché l’uomo non
può seguire questo comportamento? Certo, c’è chi ci ha provato più di duemila
anni fa: l’hanno crocifisso. Perché la verità è più semplice di quanto si creda
ma altrettanto scomoda e il concetto sbagliato non è tanto nascere nella parte
“fortunata” o “sfortunata” del mondo, ma che ci siano ancora tali divisioni.
Quindi, caro Duemilaventi, non offenderti
se anche tu verrai criticato pesantemente per aver deluso tutte le nostre
aspettative, porta pazienza che sei pure bisestile e ci devi sopportare un
giorno in più. Noi uomini siamo fatti così: da una parte compiamo grossi passi
avanti ma basta un attimo per scivolare su enormi bucce di banana. Vedrai che
qualcosa di positivo succederà anche nei prossimi trecentosessantasei giorni a
venire. Non essere scettico, avremo il “5G”, per esempio, e un chirurgo potrà
operare virtualmente per mezzo del telefonino durante il matrimonio della
figlia, non hai visto la pubblicità in televisione? Certo, milioni di bambini
continueranno a morire di fame, nella parte “sfortunata” ma lo sai: nessuno è
perfetto, neppure tu. E chissà, Duemilaventi, forse proprio i neonati che vedranno
la luce durante il tuo “regno” saranno coloro che, un giorno, riusciranno a
cambiare le cose.
Fidati di me che di anni nuovi ne
ho già visti cinquantacinque e ho capito, a mie spese, che non esistono anni
più o meno felici perché tutto è relativo e si deve cercare di trarre il meglio
da ciò che ci succede, smettere di piangersi addosso e, anche nei momenti
peggiori, rialzarsi e andare avanti. Fra un anno esatto ci ritroveremo qui, tu
starai già infilando le maniche del cappotto e osserverai il tuo successore,
titubante, sulla porta. Pensa che soddisfazione, salutarlo con un cinque e dirgli: «Ora sono tutti cavoli
tuoi!»
Svelto, preparati che fra un po' tocca
te, ripassa in fretta le battute, tranquillizzati con dieci gocce di Xanax, se
vuoi e, se proprio te la vedrai brutta, ricordati che puoi sempre improvvisare.
Un ultimo consiglio, evita la
Riviera Romagnola (Torre Pedrera compresa) nei week end di luglio e di agosto:
Marte, per noi, è ancora molto lontano.
CARMEN LO PRESTI
Caro, anzi carissimo 2020,
mi sei già simpatico col tuo
ripetersi di numeri. Sai, mi sono affidata alla numerologia per capire se
questa mia simpatia per te avesse un fondamento, e forse l’ho trovato. O
meglio, nelle risposte ho voluto trovare uno squarcio di speranza per il
futuro. Non che il 2019 sia stato orribile, ma francamente ho conosciuto anni
migliori. Anni in cui avevo un marito amorevole e non schiavo del lavoro, anni
in cui potevamo uscire a cena senza farci troppe menate per i soldi, che a fine
mese sembrano sempre non bastare mai. Anni in cui ero appagata da un impiego
sicuro. La numerologia quindi mi dice che “l’insieme di questi numeri fa del 2020 un numero complesso ma sempre
incentrato sulla positività: positivo è l’incontro, positivo è il progresso,
positiva è l’opportunità di rinascita”. Questo in virtù del fatto che il numero
due rappresenta il bisogno di non essere soli, rappresenta una coppia che si
sostiene e si aiuta. Il numero zero, è simbolo di rinascita e tu sai quanto ne ho
bisogno. Il due e lo zero insieme può significare che la rinascita potrebbe
coinvolgermi non come singolo ma come coppia, meglio ancora. Non ultimo il
fatto che il 4 (2+2), è auspicio di sorprese positive, qualcosa che si sta per
conquistare in modo stabile. Insomma, caro 2020, sei decisamente carico di
numerosi indizi positivi, e per questo ti voglio già bene. Si può voler bene a un numero? Beh, io te ne voglio, perché chiunque possa dare speranze positive,
merita di essere amato.
Confido in te, caro 2020, anche se
molti ti temono, perché si sa, anno bisesto anno funesto. Ma per questa volta
non voglio dare retta ai detti popolari, anche se carichi di antica saggezza.
Quindi benvenuto, nuovo anno, e che
sia la volta buona.
3
STEFANIA CONVALLE
Caro 2020,
voglio scriverti anche se ho un milione di cose da fare, ma comincio a mettere in pratica quello che il 2019 mi ha insegnato: pensare un po' anche a me.
E allora eccomi qui, ad aspettare te, nuovo anno dai numeri che mi fanno pensare a un film di fantascienza. Eh sì, perché quando ero piccola e pensavo agli anni duemila li vedevo lontani e un po' strani: un altro secolo. Ma ci sono dentro da vent'anni e questa è un'altra cosa che ho focalizzato bene in questo anno che sta per concludersi: il tempo passa, veloce e inesorabile.
Il 2019 è stato un anno trascorso in mezzo a mille avventure, ma allo stesso tempo ho cercato dentro alla mia anima le risposte a domande sulla mia vita, sulla Vita stessa, su come sia giusto vivere per una come me, una donna un po' strana, sicuramente folle, ma audace. Strana, folle e audace, ma vivendo sempre e comunque con il cuore in mano.
Caro 2020, credo che alla mezzanotte del 31 dicembre, quando spegnerò le luci per salutare l'anno vecchio, riaccendendole di nuovo per accogliere te, nuovo nato, quelle luci sapranno darmi le risposte e illuminare il mio cammino.
Voglio viverla, godermela, questa vita.
Voglio celebrare ogni giorno come se fosse l'ultimo.
Voglio lasciare andare tutto ciò che non è per me, persone e cose, e circondarmi esclusivamente di quell'amore che sgorga spontaneo da cuori simili al mio.
Tutto questo, in effetti, c'è già e quindi, caro 2020, preserva quello che ho e magari... se puoi, portami a New York...
Non so,
signor 2020, se festeggiarti o meno.
Ogni volta che vedo fuori dalla finestra o
in televisione la gente danzare con gioia per l’inizio dell’anno nuovo, mi
chiedo sinceramente a che cosa serva, visto che non sei nient’altro che un
periodare stabilito dagli uomini medesimi. Costoro, infatti, hanno bisogno di
gettare le maschere delle illusioni sugli eventi futuri, sui progetti che
intendono raggiungere, e via dicendo. Tu, caro 2020, potresti essere anche il
2050 o il 2100 e non esisteresti, in realtà, se non fosse per noi uomini: il
tempo dipende essenzialmente da noi e noi lo regoliamo secondo calendari ben
precisi che corrispondono ai bisogni dell’anima. La solita divisione in 365
giorni ci serve soltanto per espletare quel bisogno di una vita caratterizzata
da un alone progettuale che spinge ciascuno di noi a raggiungere nuovi
obiettivi e a concretizzare quella magnifica cattedrale di sentimenti che è la
vita. Siamo sicuri, però, che tutto dipenda da noi? Caro 2020, l’amore arriverà
indipendentemente se per te faremo la danza voodoo o meno; la promozione al
lavoro, idem. Che cosa ci insegni,
dunque? Che non sei che un numero calcolato nel V secolo d.C. da quel Dionigi
il Piccolo per contare gli anni dell’Era Volgare, ossia gli anni a partire dalla
nascita di Cristo. Non vivi della tua stessa essenza, ma della nostra: sarai
misero se noi saremo miseri; sarai ricco se noi vorremo essere ricchi. Nel
frattempo, guardo sornione tutti coloro che si affidano al nuovo anno per
gettarsi alle spalle gli insuccessi o le felicità di quello precedente. Non so
che cosa si possa trovare di allegro nell’abbandonarci a delle illusioni che
rendono la nostra vita soltanto un po’ più movimentata del solito tramite i
botti, i fuochi d’artificio e via dicendo (verso i quali ho una posizione di
draconiano rifiuto, visto che sono sensibile alla salute dei nostri amici
animali). Oddio, potrei continuare ancora in questa requisitoria contro la
“paganizzazione individualista” dell’anno che verrà ma, sinceramente,
preferisco fermarmi e pensare piuttosto a che cosa mi porterà “il me stesso”
dell’inverno, primavera, autunno e della nuova parte dell’inverno del 2020
dell’Era Volgare. Quello sì che m'incuriosisce, sai? Chissà cosa si inventerà il
Christian “modello 2020” per cercare di uscire dai pantani della sua vita,
dalla difficoltà nel trovare lavoro o dalle insorgenze periodiche del suo
compagno d’una vita, il famoso D.O.C.
Mi domando ancora, poi, se riuscirò a
pubblicare un nuovo romanzo o a portare qualche buona idea per il governo della
mia città tramite l’ausilio dei miei amici della lista civica in Consiglio
Comunale. Ma soprattutto, caro futuro me, mi chiedo se sarò sempre fedele a me
stesso e ai miei principi basilari: onestà, amicizia, carità. Questa trinità,
prego, spero che rimarrà nel mio cuore anche per gli “anni” a venire, perché
senza di essa per me non ci sarà più tempo, più esistenza, più dignità. La
lotta per l’essere umano, per la riscoperta del suo valore intrinseco di fronte
alle povertà del più bieco materialismo e del bene enorme che egli può compiere
in nome del prossimo, ecco, sono i propositi cui brinderò più che volentieri
allo scoccare della fatidica mezzanotte di Capodanno. Senza questi valori,
ricordatevi, non c’è anno che tenga: tutto lo scorrere dei giorni, senza una
meta e un fuoco che arde nel cuore, è come se fosse un limbo cinereo in cui sussistere,
e non vivere.
Che dire, in conclusione?
Buon “Christian del 2020”, dunque! Ci
vedremo nel 2021.
Caro
2020,
sono
anni che aspetto con trepidazione la tua venuta, perché soltanto con il tuo
trascorrere vedrò la vera luce, soltanto con il tuo trascorrere potrò essere me
stesso, soltanto con il tuo trascorrere sarà concreta la mia idea di esistere.
Ad ogni
inizio anno osservo le aspettative degli altri rinnovarsi, rinvigorirsi, poi
appassirsi e infine spegnersi. Ma io non sono come loro. Io so che sta
arrivando il mio momento. Io aspettavo te e soltanto te per realizzarmi.
Sbrigati,
caro 2020, che non vedo l'ora.
Firmato
2021
6
TIZIANA MAZZA
Caro Duemilaventi,
mancano
pochi giorni alla fine della tua gestazione, poi inizierà il fatidico count
down: al meno dieci si romperanno le acque e, al meno uno, miliardi di mani si
affaticheranno intorno ai tappi per rilasciarli con un botto; un secondo dopo saluteranno
la tua venuta al mondo, festeggiando con fiumi di champagne francese o di
ottimo prosecco italiano.
Duemilaventi… Suona futuristico, eppure sei ormai alle porte, tutti strepitano affinché tu giunga
in fretta, non vedendo l’ora di seppellire il buon vecchio duemiladiciannove. E
sì, hai capito bene: vecchio! Sembra ieri che festeggiavamo la sua nascita e
già c’è il carro funebre pronto ad accompagnarlo al camposanto. Sei preoccupato
per questa sua precoce sepoltura? E fai bene! Però non disperare, perché sai,
tu sei bisesto, e non dare ascolto a tutti quelli che ti dicono che, proprio
per questo, sei funesto, pensa invece che sarà la tua fortuna, in quanto la tua
vita sarà più duratura! Perciò ascolta
il mio consiglio: non ti affannare, se su questa terra a lungo vuoi camminare. Non
lo vedi che fine han fatto tutti gli altri?
Ora,
lo so, tu scalpiti per essere acclamato, per rispondere a tutte le lettere che
i questuanti ti hanno inviato, perché tu
gli vuoi garantire che i loro bisogni puoi favorire. Ma sei giovane e ancora
hai da scoprire che tutti quei desideri sono impossibili da gestire, poi, sai, ti
toccherà soffrire e come gli altri anni al cimitero, finire.
Se tu a me un po’ di fiducia vuoi
regalare, una lunga e prospera vita ti voglio augurare, di cui anch’io, insieme
ai miei cari, beneficiare.
In
definitiva, come vedi, i nostri interessi sono coincidenti, quindi, caro Duemilaventi, al primo gennaio ti do il benvenuto e con questo ti saluto.
CARMEN GULINO
Caro Duemilaventi,
come diceva il buon Lucio Dalla, ti
scrivo, così mi distraggo un po’…
Ti volevo dire che sono molto
contenta del tuo imminente arrivo. Non che gli Anni che ti hanno preceduto
siano stati cattivi - o perlomeno, non proprio tutti - ma so che tu sarai un Anno speciale. Lo
sento.
Eh sì, perché tu sei l’Anno che
verrà, e quello che arriva è sempre meglio di quello che se ne va.
Sarai un Anno speciale perché non
può essere che così, perché sei un Anno raro, bisestile, di quelli che ne
capitano solo uno ogni quattro anni. Ma, dimmi, cosa ne farai di quel giorno in
più?
Non vorrei sembrarti egoista, ma
perché non regali quel giorno in più a me? A me il tempo non basta mai, potrei
farne buon uso, puoi starne certo!
Lo so, un giorno non è molto, ma
sono pur sempre 24 ore, 1.440 minuti, 86.400 secondi. E sai quante cose posso
fare con tutti quei secondi?
Potrei godermi il volo di una
farfalla al rallentatore senza avere i rimorsi di coscienza che ho sempre quando
ho la sensazione di sprecare tempo. Potrei guardare il sole che tramonta e
aspettare che lentamente sparisca dietro l’orizzonte, senza avere la frenesia
di dover correre a fare tutte quelle cose che “devo” fare.
Eh sì, caro Anno, perché io corro
sempre, sono un po’ come te e i tuoi amici.
Voi Anni avete la brutta abitudine
di correre sempre e, da quando sono nata, giuro che ne ho visti passare tanti
di Anni come te, e tutti sono volati via così velocemente che non mi sembra
neanche di averli vissuti.
E allora, se posso chiederti un
favore, ti volevo proporre di andare un po’ più piano.
Fai durare di più i secondi, e poi
anche i minuti, le ore, i giorni, le settimane, i mesi.
Perché, sai, penso sempre al tempo
che verrà e vorrei averne ancora tanto, perché ho un sacco di cose da fare,
tanti luoghi da vedere, tante persone da incontrare, da amare… e vorrei
poterlo fare “len-ta-men-te”.
Pensi di potercela fare a
soddisfare questo mio desiderio?
Ora ti saluto e, mentre ti aspetto
a braccia aperte, mando un bacione anche a tutti gli anni che ti hanno
preceduto, perché, nel bene o nel male, grazie a loro sono diventata quella che
sono, con tutte le rughe e i capelli bianchi, e con la grande consapevolezza
che è bellissimo esserci!
Grazie di esistere!
Tua Carmen
COSTANZA TROTTI
Caro 2020,
prometto di essere… ma no, mi sono persa, ho pescato la prima lettera a Babbo Natale, un elenco di promesse e
buoni propositi, tanti davvero, alla fine concludevo con la preghiera all’anno
nuovo di non perdere di vista nemmeno un desiderio.
Con i caratteri incerti e scoloriti
dal tempo, le mie parole saltano fuori dal fondo del baule "di domani", lo
chiamavo così perché quando conservavo le bambole senza una gamba, gli orsacchiotti
dalle pile consumate, le sciarpe scozzesi senza più frange, dicevo: li
aggiusterò domani.
A guardare bene, non è tutto da
riparare, l’anfora ammaccata in più punti è ricoperta da bellissime conchiglie,
una diversa dall’altra, ogni crepa è scrupolosamente decorata, un pennellino ha
anche disegnato dei tratti azzurri come le onde, toh, sembra nuova!
Avrai capito cosa ti chiedo, prendi
gli anni passati, restaurali, ripara il dondolo alle sedie che raccontano e
ritrovano la via di casa, adorna la casetta di tanti piccoli alberi di ulivo,
così somiglia all’attico che guardo dalla strada che porta al mare.
Se ti chiedo troppo, elimina pure i
fronzoli, ma stampa un sorriso lungo e luminoso, come un arcobaleno capovolto,
su tutte le storie che si affacciano alla mia; io, in cambio, ti scriverò del
tenero sogno che nascerà domani.
FORTUNATA BARILARO
Caro 2020,
chiariamo subito due cosette tra me
e te.
Non è per buttarti subito giù, ma
come diceva Norbert Elias: "Il tempo è solo un'invenzione dell’uomo."
Quindi tu, nel grande disegno del
cosmo, manco esisteresti.
E che dire di re Numa Pompilio che regalò
a quei quattro pecorari dei romani suoi contemporanei, il primo calendario
della nostra storia? Perché, secondo lui, "solo se la vita dell’uomo è compresa
tra una data di nascita e una di morte, l’uomo sarà migliore. Solo se ha
coscienza della morte che si avvicina, sarà più buono."
Povero, vecchio, saggio Numa! Illuso!
Se sapesse che ancora sulla terra ci si scanna come lupi e capretti?!
Che poi... Numa, ma non ti potevi
fare una carrettata di cavoli tuoi? Ma non saremmo stati tutti più felici se,
con l’incoscienza degli animali, fossimo vissuti senza la consapevolezza del
tempo che passa?
Poi, tu 2020, sei pure un po' sfigato già di tuo, diciamocelo.
Qualcuno tirerà fuori quel
corvaccio di Nostradamus, che non ha messo mai 'na buona parola su niente,
perché hai 'sta strana numerazione, 20-20. E sai che novità? Ogni secolo ha un
anno in cui i numeri coincidono, 1717, 1818, 1919… Pure vero è che dovremo,
anzi dovranno, aspettare centodieci anni perché si ripetano due numeri uguali,
cioè 3030.
Bisestile? Pure questo?! Le
disgrazie non vengono mai da sole, caro mio!
Io ti chiedo solo una cosa, e te la
chiedo a modo mio.
Vedi, se ti riesce, di passare
discreto e silenzioso, senza rompere troppo le scatole a noi umani con guerre e
distruzioni.
Tanto, 2020, pure tu dovrai passare
e non ti illudere che sarai particolare. Il sole nascerà sempre a Est e morirà
a Ovest. La luna calerà e diventerà una falce e poi si ingrosserà sino a
diventare un disco luminoso. Moriranno delle stelle nell’Universo, e altre
nasceranno. Gli alberi fioriranno nella tua primavera e si addormenteranno nel
tuo autunno…
Ma una cosa te la devo dire, in
tutta confidenza.
A me già mi stai simpatico, proprio
perché bisestile.
Non a tutti è dato di regalare UN
GIORNO IN PIU' DI VITA!
10
MARIA RITA SANNA
Caro
Duemilaventi, mi trovo in cucina a
preparare i colori per la maglia di tuo fratello Duemiladiciannove. Nel mentre penso a come vorrei trascorre il mio
tempo insieme a te, alle tante cose da realizzare rimaste in sospeso: tutti
quei desideri iniziati e lasciati a metà. Perciò, se i tuoi fratelli mi hanno
aiutato a realizzare dei sogni, con te vorrei soddisfare alcuni bisogni, che
non sono doppi sogni, ma necessità. Necessità di solitudine, di spazio, di incontrare di nuovo una bambina lasciata per strada diversi mesi fa: me stessa. Oh,
certo, con te vorrei iniziare con un colore chiaro, non troppo appariscente ma
nemmeno opaco, diciamo un giallo come quello del grano maturo, per proseguire,
poi, con l’azzurro, il rosa, rosso e così via, ma tutti colori accesi…
«Mamma!
Mamma! Il Sessantaquattro piange,
forse ha fame!»
«Oh,
lui è così piccolo, appena un mese, vuole solo un po’ di coccole.»
«Mamma,
allora, è pronta la mia maglia? Che colore la farai?»
«Diciannove, non mettermi fretta
altrimenti combino un pasticcio. Sai bene che per il tuo comportamento avuto
non meriti una maglia dai colori vivaci.»
«Ma
perché? Mica ho fatto scoppiare il finimondo!»
«E
ci mancherebbe! Però tanti tormenti non te li sei risparmiati. Comunque ti sei
salvato in alcune circostanze, perciò la tua maglia sarà speciale: blu notte a
pois gialli, come un cielo stellato. Sei contento?»
«Sì,
mamma, mi piace molto! Ho un dubbio: e se il
Duemilaventi fosse piccolo? Come dire, un mese o forse un giorno, come
riuscirai a fargli la maglia?»
«Insolente
d’un Diciannove! La farò fin d’ora:
giallo oro! Come augurio mi pare giusto. Ora chiama i tuoi fratelli e
prepariamo la festa.»
Caro
Duemilaventi, non far caso alla
confusione che troverai nella mia cucina, ma ti assicuro che lascerò un secchio
di tinta gialla solo per te.
Con
affetto, Maria
Rita
11
DANIELA NICOLETTI
Caro Duemilaventi,
tra pochi giorni sarai l’unico e
assoluto spazio temporale nel quale mi muoverò. Ho preparato la valigia
lasciando il vecchio e il superfluo alle mie spalle, ma le uniche cose irrinunciabili
che porto con me sono la forza e il coraggio. Non rimpiango nulla del mio
passato, tranne la nostalgia per la mia terra e i miei cari. Sono straniera in
una città fredda e austera; pellegrina, alla ricerca del calore del mio
sole. Non so se, in questo nuovo anno, saranno 2, 20
o 2020 le azioni, le parole o le strade da percorrere, ma sono qui in attesa
che tutto accada e mi travolga come un fiume in piena. Sono gli ultimi giorni
dell’attesa, dei punti di domanda senza risposte, dei silenzi e del vuoto che,
da tempo, hanno fatto spazio nella mia casa. Non ho paura di guardare in faccia
la realtà, di farmi illuminare dalla luce di nuove lune, ma a volte mi chiedo
cosa aspettarmi da te o come riuscirai a sorprendermi nei giorni che verranno.
Sento l’aria frizzante già pronta a scompigliare ogni mio pensiero e sensazione.
Vorrei che ogni cosa avesse un colore e un profumo diverso, vorrei specchiarmi e
guardare, per un momento, il mio sorriso. Ma niente è facile. Lo so. Ti aspetto
ma, al tempo stesso, ti guardo da lontano con sospetto e diffidenza. Non vorrei
apparirti fragile, ma dovendo trascorrere un intero anno insieme mi piacerebbe
che la nostra convivenza fosse amichevole e sincera, magari imperfetta ma non
impossibile, perciò trattami con cura e delicatezza senza troppi urti e
scossoni, te ne sarò riconoscente. Sarò pronta a salire sulla ruota panoramica
della vita, ma non farmi strani scherzi, soffro di vertigini…
Allora: appuntamento giorno 31 sull’ultimo gradino
del 2019. Allo scoccare della mezzanotte, aspettami, farò un salto da te!
SILVANA DA ROIT
Caro 2020,
lo so, ci stiamo aspettando.
Tu, travestito, nuovo e vecchio al
contempo, mi aspetterai al cancello. Lascerò sul tavolo canditi e briciole
disordinate per raggiungerti con un bicchiere di vino in mano.
Sei il mio tempo, il mio unico
tempo, frammentato in tasselli che si incastrano senza ordine apparente; la
cornice del mio respirare.
Riderai delle mie agende nuove, dei
propositi masticati come cicche e dimenticati sotto un banco di scuola.
Prenderò in giro il tuo disegnare
cerchi, il tuo essere ciclico, volutamente metodico. Risponderai che solo così
potrai assecondare il mio procedere a delfino, fiondato negli abissi e librato
nell’aria.
Lo so, ci capita da sempre.
Tra botti e spari colorati,
cercherai di illuminarmi sull’anno a venire, allora scrollerò la testa,
tappandomi orecchie abitate dal vento.
Ti darò la schiena, allungando i
passi verso il porticato; solo lì, mi chiederò se davvero, nel salutarmi, hai
bisbigliato un arrivederci.
13
GIOVANNA AGATA LUCENTI
Caro Duemilaventi, fra pochi giorni
farai il tuo ingresso trionfale con il solito accompagnamento chiassoso, fatto
di botti e fuochi d'artificio e la mia povera cagnolina, come ogni anno,
si aggirerà per la casa con fare confuso e occhi sperduti che sembreranno
chiedere ma perché la fanno così lunga?
Non ti conosco ancora, caro nuovo
anno, e non ti nascondo che ti aspetto con un certo timore, ma anche con tanta
speranza e attesa di nuove felicità. Eh sì... Proprio così!
Infatti, caro 2020, fra i
tanti bambini che spalancheranno i loro
occhietti nel corso dei tuoi mesi, ci
saranno quelli dei miei due nipotini in arrivo. Che anno memorabile, sarai!
Voglio però farti una preghiera: a
proposito di bimbi, cerca di essere il più possibile buono con loro, fa che nel
corso dei giorni che ti competono non conoscano sofferenze o violenza; noi
adulti, purtroppo, non siamo tanto bravi a salvaguardarli da questo.
Cerca di proporti come
traghettatore verso una nuova era più attenta ai fabbisogni di tutti, alla
salute del pianeta che ci ospita, al rispetto di ogni singolo essere vivente.
Per favore, non ti fare ricordare
per disastri, alluvioni, terremoti, prosegui il corso del tuo tempo quanto più
serenamente possibile o quantomeno dacci sempre la forza di rimboccarci le
maniche e ricominciare con più forza e
fiducia di prima.
Se poi riuscirai a essere un anno
che conosca tanta buona volontà da parte di tutti per cambiare in meglio ciò
che ora non va, sarebbe il massimo.
Ma sono consapevole di chiederti
troppo, non puoi fare certo miracoli...
Alla fine il tempo scorre e non
guarda in faccia nessuno, siamo noi che sentiamo la necessità d'ingabbiarlo
dentro numeri che hanno senso solo per noi, è come sabbia eterna che
scorre dentro una clessidra senza fondo, portando con sé inevitabili timori, speranze, gioie e
dolori, tutto in una danza che tu, caro 2020, mi auguro vorrai renderci il più
lieve possibile.
14
ADELIA ROSSI
15
Caro Anno Nuovo, sì, lo so che hai
un nome, ma i numeri non mi piacciono, mi ricordano il tempo che corre, e tu
ultimamente sei diventato più veloce. Ho capito, anno nuovo ti fa sentire
uguale a quelli passati prima di te. Ok, riprendiamo.
Caro duemilaventi, o vuoi essere
nominato in cifre? Guarda che nello scritto si usano le lettere: questione di
correttezza. Se incominciamo così, non oso pensare a cosa mi aspetti nel corso
dei dodici mesi. Comunque: eccoti accontentato. Caro 2020! Sei un bel numero,
ma vedo che hai messo su pancia. OPS,
chiedo scusa, meglio dire che hai raddoppiato le rotondità. Ho dei buoni
propositi per la tua entrata in scena, farò di te il mio anno fortunato, e
proprio perché bisestile sarà anche migliore. Non chiedo nulla, con i tuoi
fratelli ho sempre dovuto patteggiare e alla fine ogni desiderio esaudito mi è
costato caro. Ti domando solo una cosa: prima di metterti in pista, passa nelle
case di ognuno, osserva cosa manca e cosa trasborda; chiaramente considerando
ogni cosa e senza lasciarti ingannare dalle apparenze, poi, metti in atto la
legge della meritocrazia. Che dici? E’
pura fantasia? Ho capito, sei anche tu un governante che tutto promette e
nulla mantiene. La vedo dura per te, quest’anno, per gli amici cinesi sei l’anno
del topo e come ben sai, questo povero, piccolo scricciolino, da noi non è molto
ben visto, non vorrei che si cambiassero le carte in tavola e a subirne le
conseguenze fossi proprio tu! Buon anno allora, che la vita ti riservi
ricchezza d’idee, ne hai bisogno. Io mi godrò la quiete dei saggi. A presto,
tua affezionata
Adelia
P.S. So che ti chiederai come faccio a
esserti già affezionata se ancora non ti conosco, ma io le carte in tavola le
ho già messe e ho deciso di stare con i deboli, dovrai lottare molto, ma alla
fine vinceremo.
15
ANGELA GIOVANNA AMICO
23
GIANCARLA PEDUZZI
Caro 2020,
la mia nuova famiglia mi ha accolto
il 24 dicembre del 2018, ricordo di essermi sentito smarrito in tutto quel
frastuono di risate, tra bicchieri colmi tintinnanti e chiassosa carta da
regali, da sembrare vetro in frantumi
tra le mani dei bambini. Gli abbracci
calorosi mi avevano comunque rassicurato, l’euforia che mi aveva contagiato mi
portava a manifestare la mia gioia saltellando buffamente come un Elfo di Babbo
Natale, tra le sedie e il divano. Tutti sorridevano divertiti, tutti erano
pronti ad amarmi.
Sappiamo entrambi come è finita.
Mi sono reso colpevole di mille
malefatte, ho rubato per mangiare, ho rovinato vestiti e strappato le tende, ho
devastato il prato del giardino inseguendo i miei amici, disgraziati e ingrati
come me. Non capivo perché se la prendessero tanto, non davo valore a nulla,
l’unica cosa di cui mi importava veramente era l’amore della mia famiglia ed
ero fermamente convinto che non me lo avrebbe mai potuto togliere nessuno, per
quanto io ricambiassi quell’affetto con devozione incondizionata.
Eppure…
Sono qui ad aspettarti, caro 2020,
dicembre è quasi finito. Ne ho viste molte di famiglie passare davanti a queste
sbarre, ma un anno è tanto tempo per quelli come me. Il muso si è allungato, le
orecchie sono un po’ più dritte, non ho più quell’andatura claudicante dei
cuccioli e persino il mio pelo si è irruvidito, come se il dispiacere ti possa
passare attraverso la pelle e inaridire la superficie, perché non ci sono più
carezze a riscaldarti il cuore.
Eppure…
Avrei ancora tanto amore da dare,
non importa a chi, mi basterebbe una carezza, un pezzo di pane, un rifugio
sicuro.. Caro 2020, ti prometto di essere buono, adesso so che non devo
masticare quell’arnese che accende la scatola parlante a cui tengono tanto gli
umani, ma c’era il suo odore! L’odore del mio amato padrone.. non ho resistito,
ma adesso non lo farei più, ho capito, ho imparato, lo giuro!
Ancora un’ombra davanti alle
sbarre, ancora le voci dei bambini e passi che vanno oltre, non ho più voglia
di alzare il muso.
Eppure…
Una manina si allunga nella gabbia
e mi tocca la zampa, la alzo d’istinto lasciandola sospesa come quando mi
chiedevano di farlo. La manina la poggia nel suo palmo, alzo il muso… c’è una
ragazzina bionda con gli occhi verdi, sono gli occhi più belli che io abbia mai
visto! Mi sorride. Si gira verso l’adulto che la accompagna, lui non sembra
convinto, le indica la gabbia dei cuccioli. Io sento comunque nascere in me una
speranza e agito la coda, ti prego portami via..la imploro annegando nel suo
sguardo
Sono passati solo pochi giorni da
quella sera, il camino è acceso, lei mi accarezza la schiena mentre legge un
libro, la casa è tiepida e una musica lieve attraversa la stanza.
Si chiama come un fiore e la sua
voce è quella di un angelo..
Caro 2020, ti chiedo solo una cosa:
che il mio pelo diventi soffice come piume per le dita delicate della mia
Margherita.
N.d.R. - Caro 2020, forse sarò
andata fuori tema perché è consueto chiederti fortuna e successo, ma oggi
guardando negli occhi il mio vecchio cane, che mi viene sempre incontro
nonostante l’artrite, anche se nel corpo è un po’ acciaccato, in quegli occhi
ho visto un cucciolo innamorato e tutto l’affetto che ci ha donato in tanti
anni è una cosa dolcissima, inestimabile…
Non mi rassegno al pensiero che ci
siano persone capaci di abbandonarli.
Così ho pensato di scriverti questo breve racconto,
che purtroppo in questo periodo dell’anno rispecchia fatti che avvengono
realmente, nella speranza che negli anni a venire ci sia una casa e braccia
aperte in cui trovar rifugio per ogni randagio, uomo o cane che sia, perché tutti in fondo abbiamo bisogno della
carezza dell’amore.
Con futuro affetto, Angy
Con futuro affetto, Angy
16
BEATRICE MASSARI
Caro 2020!
Voglio ringraziarti perché sarai un
bellissimo anno.
Sei bello già solo a scriverti
perché sei un numero doppio, due volte venti. E non è poco!
E sono contenta di essere qui a
scriverti.
Contenta di essere in salute e di
avere vicino a me persone che mi vogliono bene, poche ma buone.
Papà manca tanto, ma lo so che è
alle mie spalle e mi protegge giorno dopo giorno.
Sono serena e tu Anno Nuovo sarai
favoloso, perché il bene o il male che potrai portarmi, sarà un modo per crescere ancora, per
imparare ancora, per fotografare ancora.
Ti prometto di trasmettere affetto
e amore a piene mani.
Di portare pazienza, io che ne ho
così poca.
Di dare sempre un sorriso a chi ne
avrà bisogno, un abbraccio a chi cercherà consolazione.
Ti prometto che mi farò rispettare,
che non subirò più angherie o prepotenze.
Che non avrò paura della
solitudine, del domani, perché ora vedo oltre e so bene, che dopo il temporale splende sempre il sole.
Voglio riposare di più e gustare di
più i momenti che mi darai.
Prendere il mio cane e uscire con
lei più spesso e fermarmi a lungo a guardare il cielo, le chiome delle piante, le foglie o la
pioggia che batte o l’alito del vento.
Non vorrei buttare via minuti, ma
cercare la serenità in ogni secondo e stare vicino a chi desidera e ama la mia persona.
Che tu sia Buono anche con la cara
Franca, perché anche lei ha bisogno di pause e serenità a piene mani, per rinfrancare corpo e spirito. Le
voglio un bene grande che cresce ogni giorno di più.
Spero che mio figlio trovi la sua
strada, che capisca cosa vuol dire vivere, che non ti lasci passare invano.
Vorrei tanto sole a scaldare i
cuori e i corpi degli anziani che hanno sempre freddo e son così stanchi.
Bambini felici che si tengono la
mano e che cantano.
Un Anno Sereno auguro a tutti.
17
ANNA MARIA CASTOLDI
Caro Duemilaventi,
ho deciso di scriverti. No, non un
rapporto, una confessione.
Sappi che questa missione è stata
la più difficile della mia carriera e credo lo sarà anche per te. Non
illuderti, i primi tempi tutti parleranno di te con speranza, avranno solo
belle parole e tu ti sentirai all’altezza del tuo compito, anzi sarai tronfio
per l’importanza del ruolo.
Ti ricordi lo scopo della missione?
Essere sempre presente, ma con obbiettività, nessun coinvolgimento e neutralità
prima di tutto e sopra ogni cosa.
Be’, io non ci sono riuscito
nonostante l’esperienza. Lo sai che per questo lavoro solo i migliori sono
reclutati, è l’apice. Eppure ho fallito.
Ho fallito perché non avevo le idee
chiare su chi davvero volessi essere, per questo ti scrivo, almeno tu provaci.
Allora chi vuoi diventare? L’anno
della recessione o quello della riscossa?
A proposito di riscossa… fai
attenzione a una ragazzina e ai suoi amici che si ritrovano tutti i venerdì. È
stato con loro che per la prima volta mi sono emozionato, ho gioito sentendone
la voce rivendicare il diritto a un mondo migliore.
Vorresti essere un anno di pace?
L’ho desiderato quando i presidenti di Russia e Ucraina si sono finalmente
incontrati per abbozzare un accordo. L’ho sognata la pace con tutto me stesso, però
non l’ho vista attuare. Chissà forse a te capiterà.
E se fossi l’anno della
repressione? Lascia perdere, credi a me, io lo sono stato per diverse nazioni e
per questo il mondo è sceso in piazza a Hong Kong, Baghdad, Santiago del Cile,
facendo tremare leader e governi. È stato allora che ho sentito la loro forza,
il loro coraggio diventare un po’ miei.
Lo stesso coraggio che ha virato in
rabbia quando ho visto costruire muri per fermare i migranti. Eppure l’arrivo
dei barconi pieni di disperati mi ha ricordato la tratta degli schiavi,
entrambi, allora e ora, forzati alla migrazione da un sistema che impone alle
persone di abbandonare la propria terra, per garantire a pochi ogni privilegio.
L’eradicazione delle disuguaglianze sarebbe un bel risultato, difficile ma
bello, pensaci.
Va be’, Duemilaventi, mi sa che
anche tu sarai altrettanto intenso, forse anche più di me perché le crisi che
lascio in sospeso reclameranno di essere prese sul serio, affrontate e risolte.
Fratello, quello che ti auguro è di
essere l’anno che vuoi essere, magari quello che vedrà la fine delle violenze
sulle donne. Sarebbe bello!
Quanto a me, è vero, ho fallito e ne
sono contento. Proprio così: contento. È quello che dirò al capo appena farò
rapporto. Fallito ma contento, arcicontento di aver capito che non si può, non
si deve restare indifferenti. Questo è il male peggiore.
Coraggio, buttati, tocca a te!
Tuo Duemiladiciannove
18
CINZIA BARONI
Caro 2020,
ti attendo con gioia e un cuore palpitante
di emozione.
Quando arriverai, ti prenderò a
braccetto e verrò con te a spasso tutto l’anno.
Sì, hai capito bene, voglio mettermi
al tuo fianco.
Non chiedo niente in cambio, voglio
offrirti il mio umile sostegno, perché immagino che avrai richieste bizzarre da soddisfare, cose
complicate da risolvere, salute da distribuire e far rifiorire, nascite da far
recapitare a questo pianeta, portare pace dove c’è guerra, portare cibo dove c’è
carestia, combinare amori impossibili… Pensare
alla salute di questo Pianeta. Ma voglio anche gioire con te dove c’è da gioire,
festeggiare,brindare,divertirsi, toccare
insieme a te l’amore quello puro, alto, cristallino… sì, insomma, vivere insieme.
Sì, ho deciso che non posso
lasciarti solo, caro 2020, voglio essere al tuo fianco mentre farai tutto questo. Nel bene e nel male. Sarà
una grande esperienza da cui ne usciremo entrambi arricchiti, stanchi ma
vittoriosi e felici.
Come si può pensare di attraversare
un anno senza esserne travolti?!?
Voglio vivere a piene mani questa
emozione, buttarmici a capofitto.
Voglio veder la primavera,
l’estate, l’autunno e l’inverno al tuo
fianco, viverli da un'altra prospettiva.
E poi chissà, il prossimo anno di
questi tempi saremo qui a centellinare gli
ultimi istanti di quel che rimane.
Sì, perché ci sarà anche la fine… è
normale, fa parte della vita e dopo si riparte con un altro anno.
Insomma, caro 2020, nasceremo
cresceremo e moriremo insieme… e poi di nuovo nasceremo ancora, ancora e ancora.
Io sarò sempre con te, felice solo
per il fatto di esserci.
Firmato
IL TEMPO
CORRADO D'ANGELO
DAJE
Daje ragazzì, movete che tra cinque
minuti tocca a te!
C’hai paura de li botti? Ma de che,
aho’!!! Quelli dureno n’attimo e poi servono a svejà quer rincojonito ch’è
arivato prima de te. Ma nun lo vedi com’è ridotto? E’ passato un anno e pare ‘nvecchiato
de ‘n secolo, s’è addormito sulla panca e nun s’accorge che se deve toje de
mezzo.
A dì ‘a verità j’ è successo de
tutto, eh: guere, alluvioni, teremoti, ce manca solo che ‘a Lazio vince ‘o
scudetto. Ah, no quello casomai succede quando ce sarai tu... mmmh, no, a
guardatte bene sembri un tipo svejo, ‘ste cazzate nun le fai.
Daje che mancheno tre minuti, che
stai a aspettà, ‘a carozza?
Come, nun c’hai esperienza??? Ah
bello de casa, ma è dar tempo de SPQR, anzi pure prima, che annamo avanti così.
Uno ariva, se butta e ‘mpara sur campo. Ma che vòi, er libretto d’istruzioni
come pe’ ‘a lavatrice? Tanto sbaji lo stesso e quarche bucato te vie’ viola coi
riflessi gialli.
Ma tu che arivi mo’, ce l’hai
quarche idea pe’ facce sta mejo tutti? No, no, la monnezza e le buche a Roma nun c’entrano, parlo in generale.
Che so, regalà un po’ de sorisi alla gente che sta sempre ingrugnata, se je
chiedi l’ora te guarda storto e te manda pure a fanc...
Tu sei giovane e nun te poi
ricordà, ma qua de sera le coppiette giravano mano nella mano, i ragazzini
giocavano a pallone pe’ strada e un amico era pe’ sempre. Oh, AMICO, mica cazzi
e like. Coll’amici c’annavi a donne, magari ce facevi pure a botte e poi ritornavi
amico. Mo’ è cambiato tutto, boh...
Oh, un minuto, manca un minuto,
daje Moretto!
Nun te chiami Moretto? Ce lo so, ce
lo so, è come ditte “Giovane! Maschio! Capo!” ‘Nnamo Duemilaventi, che io so er
Tempo e de ferma’ er Tempo nun c’è proprio Tempo...
20
CLAUDIA GABRIELI
Caro Duemilaventi,
trovo che tu abbia un aspetto
davvero simpatico, questi due numeri che si ripetono mi trasmettono buonumore e
li reputo di buon auspicio.
Avverto, anche se sei un anno
bisestile e che ne dica la gente, che potresti portarmi fortuna! Già sorrido
all'idea di avere un giorno in più per i miei progetti.
Penso non sia giusto farti molte
richieste perché sono io a dovermi impegnare per raggiungere le mete che mi
sono prefissata e ti prometto che mi impegnerò al massimo, ma una mano dovresti
darmela tu!
Ho la netta sensazione, caro 2020,
che tu sia il mio anno, quello buono per
iniziare quel progetto a cui tengo molto, so di poter contare sul tuo prezioso
aiuto, il tempo, per realizzarlo nella
maniera giusta e ottenere l’agognato successo.
Forse starai pensando che ti sto
chiedendo troppo, non è così, perché ti chiedo solo di restarmi accanto,
motivandomi in quei momenti di sconforto che potrebbero esserci.
Caro 2020, come molti, sono alla
ricerca della felicità, tuttavia mi rendo conto che essa è fatta di piccole
cose, ti chiedo soltanto di farmi apprezzare tutto quello che mi vorrai
concedere durante il nostro cammino insieme.
Dobbiamo prenderci per mano, ti
terrò stretto e tu farai lo stesso con me, insieme uniremo le nostre energie per
la realizzazione dei miei progetti così come, insieme, dovremo trovare la forza
per accettare gli eventuali eventi negativi che potrebbero verificarsi.
So che distribuirai saggiamente,
piano piano, giorno dopo giorno, a me e a tutti gli esseri umani, quella
consapevolezza e forza che ci permetterà di fare sempre piccoli passi avanti.
Inizio questo nuovo anno con grande
fiducia e positività, non deludermi.
Quindi, caro 2020, dobbiamo solo
rimboccarci un po’ le maniche e lavorare gomito a gomito, come ha detto Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Se tu sarai al mio fianco,
sostenendomi anche nei momenti difficili, potremo alla fine brindare insieme ai
buoni risultati ottenuti.
Ora vado a prepararmi, voglio che
tu mi trovi pronta e scattante quando inizierà la questa avventura e, mi
raccomando, sorridi perché quando si sorride tutto riesce meglio!
21
PINUCCIA SASSONE
E così te ne sei andato, egregio
signor 2019. Non hai chiesto scusa a nessuno se hai fatto cose poco gradite
cavalcando il tempo velocemente, imperterrito, come ogni fratello che ti ha
preceduto, senza se e senza ma.
Purtroppo, dirà qualcuno e per
fortuna dirà qualcun altro. Sembra ieri il tuo primo giorno e invece oggi,
eccoci qui a festeggiare la tua fine.
Personalmente non ho un bilancio
negativo se non il fatto di avere dedicato poco tempo a me stessa. Ho
vissuto, come da parecchio tempo ormai mi capita, con una cappa opprimente nella
mente e nel cuore. Non voglio entrare in un pensiero banale e scontato, ma vivo
il disagio di guardare un mondo alla deriva, tante cose non mi piacciono, ma,
meno male, la speranza non mi abbandona.
Caro 2019, ormai non ci sei più.
Voglio custodire e fare tesoro di tutte
le belle occasioni che mi hai regalato. Ho coltivato interessi che nel mio
piccolo spazio vitale mi hanno arricchita e fatta crescere. La crescita non ha
scadenza, è una metamorfosi in continua evoluzione .
Ho fatto nuove conoscenze. Sai bene
quanto ogni universo umano, nonostante tutto, mi affascini sempre, facendomi
sentire fortunata. Ho imparato ad ascoltarmi di più, a sviluppare il mio
occhio interiore, a osservare tutto ciò che mi circonda, sempre con umiltà e
gratitudine, con tolleranza quando qualcosa non mi è piaciuta, con lo stupore
di una bambina quando invece mi incanto di fronte a ogni meraviglia.
Devo salutarti definitivamente e ti
ringrazio ancora. Oggi accolgo il nuovo anno, come si accoglie una nuova e
piccola creatura. Voglio farmelo amico, chissà che non possa riservarmi
qualcosa di fantastico. Cammineremo e impareremo nuove cose insieme lungo
questo percorso.
Quindi, caro e nuovo amico 2020,
voglio continuare ad avere la forza dei miei sorrisi anche quando nel cuore mi
scende qualche lacrima. Voglio continuare a coltivare il mio essere, per
esserci in questo mondo dove anche il mio piccolo tassello lo rende il mondo
che è. Voglio continuare a coltivare la pazienza, comprensione, gentilezza,
l’amicizia in cui caparbiamente continuo
a credere.
Voglio pensare di non essere
l’unica ad avere pensieri positivi e cercare di nutrirli di più attraverso
quelli di chi conosco o conoscerò.
Voglio continuare ad avere il gusto
ingenuo dello stupore di fronte anche solo a una margherita, voglio che mente e cuore si abbraccino all’unisono ogni
volta per sorridere alla vita.
Voglio anche saper piangere senza
pudore, non voglio far morire il mio entusiasmo, la mia voglia di ballare con
la vita, di cogliere i suoi messaggi in qualunque cosa mi accada e trarne insegnamenti per fortificare i miei pilastri
esistenziali.
Voglio diventare più forte e
coraggiosa, sai bene che in certe cose sono peggio di una frana, e qui non so
se ce la farò.
Penso a 20 anni fa quando si
guardava al duemila quasi con paura, arrivava il fatidico anno, eravamo tutti
un po’ spaventati, dicevano che ci sarebbe stata la fine del mondo. Invece siamo
qui a ricordare, raccontarci ancora e sono passati venti anni… incredibile!
E tu, caro 2020 ci farai dono della
tua generosità, regalandoci un giorno in
più da vivere . Per questo mi piaci già tanto.
Certo, porti il peso di chi ti ha
preceduto e tanti dei tuoi fratelli ne hanno combinate di tutti i colori. Ma
c’è tempo per rimediare. Potresti essere tu a iniziare una nuova era, ma devi
chiedere aiuto a chi di dovere e noi tutti in primis dovremmo aiutarti.
Questo mondo ha superato ogni
limite, c’è bisogno di seri interventi e
non sto qui a elencarteli. Sai bene di
cosa si tratta. Posso solo garantirti che continuerò a coltivare i miei
sani valori. Nulla potrà scalfirli. Non diventerò certo complice della
cattiveria o di qualunque altra forma di male .
Carissimo 2020, non ti faccio
raccomandazioni speciali, la vita è questa da
sempre. Ogni anno può essere brutto per qualcuno e bello per qualcun
altro. Tu seguirai sicuramente la stessa logica. Impegnati però a fare del tuo
meglio e cerca di cambiare qualche testa gloriosa responsabile del male che
ogni giorno respiriamo.
Per quanto mi riguarda ti riservo
intanto il mio primo abbraccio, sono
pronta per accoglierti al meglio e darti la mia mano. Poi, quel che sarà… sarà.
Buon anno, amico
22
EMANUELA CARMEN TOMIATO
Caro Duemilaventi…
Amore della mia vita,
ti scrivo oggi, nel 2020. La gente
dice che l’anno bisestile sia un anno di sfortuna e di brutte notizie. Io sono
convinta che la vita vada come è scritto che debba andare, piena di progetti e
di tutto quello che deve succedere. Con i suoi pro e i suoi contro.
Anche in quest’anno avrò un
pensiero costante…
Penso a te, che riempi ogni attimo
della mia giornata.
Penso a quando te ne sei andato,
lasciando un vuoto dentro di me.
Il cuore ancora adesso mi si
stringe e soffre.
Ricordo ogni tuo particolare, è
nella mia memoria.
Chissà adesso dove sei. Scuoto la
testa, perché io non so dove sei e non ti vedo.
Mi cade una lacrima. Cade spesso,
ogni giorno, soprattutto la notte.
Mi consola la dolcezza del tuo
ricordo. Nei giorni bui, quando la mancanza di te diventa insopportabile, mi
capita di aprire il cassetto segreto dove ci sono le tue fotografie, custodite
in questi anni.
Le guardo, le sfioro piano con le
dita, le immagini sembrano fredde ma quello che sento mi conforta e mi dà
calore. Le avvicino al cuore, perché è lì che ci sei tu.
Ti tengo vicino, ti abbraccio così,
un modo semplice per stare con te, oltre lo spazio, oltre il tempo, anime
vicine.
Eri, sei e sarai l’ amore della
mia vita: le prime parole che ti ho detto quando sei nato, le ultime parole
che ti ho detto quando te ne sei andato.
Caro 2020, so come riempire il
tempo di questi mesi: pensando a te, infinitamente.
A presto!
La tua mamma
Come tutti gli anni nuovi, anche
tu, mio caro 2020, stai facendo il tuo ingresso come una grande star, su un
lungo tappeto rosso, accolto da fuochi d’artificio e da assordanti botti, acclamato
da folle in delirio in ogni angolo della terra. Brindiamo al tuo arrivo e alle
promesse che porti con te. Felicità, amore, benessere, pace, tutto ciò che di
bello e di buono desideriamo, per un attimo pensiamo che tu possa realizzarlo.
Per un attimo sogniamo, speriamo, ci illudiamo.
Sappiamo benissimo che non è una
pagina del calendario a segnare un cambiamento. Il tempo non ha “cesure”,
scorre con continuità, indifferente di noi, esseri microscopici in un universo
infinito.
Eppure continuiamo a festeggiare
ogni mezzanotte del 31 dicembre: quando la terra compie un giro intorno al
sole, davvero crediamo che in quel momento qualcosa finisca e qualcos’altro
cominci anche per noi. E facciamo riti propiziatori affinché il nuovo inizio
sia benevolo per noi. E’ un bisogno umano: dare un senso a questo inarrestabile
e misterioso flusso che è la nostra vita, avere dei riti di passaggio che
segnino le tappe del “nostro” tempo su questa terra, esorcizzare la paura per
quello che ancora deve accadere nelle nostre vite e che ignoriamo. Il mese di
gennaio, non a caso, prende il nome dal dio romano Giano, celebrato come il dio
del passaggio e del cambiamento (come
dice lo stesso suo etimo).
E quindi, proprio perché mi sento
un essere fragile e minuscolo, io ti accolgo con grandi speranze, caro 2020.
Come sempre e come tutti, alzerò un calice di spumante esprimendo dentro di me
i miei più segreti desideri. I desideri sono una mancanza, la mancanza di
stelle (de-sidera), e quello che mi
auguro è proprio quello di proseguire il mio cammino con un cielo stellato
sopra di me, non dico sempre, ma almeno qualche ora o qualche giorno o qualche
mese. Chissà! E intanto, insieme alla
terra che ci ospita, anche noi cominceremo un nuovo giro intorno al sole.