Volevo solo avere più tempo

Volevo solo avere più tempo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle

mercoledì 2 settembre 2020

Numero 349 - Per la Rubrica "Parlo di me": Paola Budassi - 2 Settembre 2020




È difficile per me, parlare di me.
Di solito lo lascio fare ai miei personaggi, non per questo mi sono scelta un lavoro dietro alle quinte.
Però è bello quando guardi negli occhi chi ha voglia di ascoltarti.
Così, guardiamoci negli occhi e parliamo di noi.
Nasco in un paesino ai piedi delle montagne e da subito odio il freddo e la neve. Inizio a sognare che sono piccola, all’inizio solo il mare e poi crescendo, sono cresciuti anche i sogni.
Ma quando i sogni sono stati grandi, ho iniziato a temerli e a farli tacere il più possibile. Così il sogno della scrittura, che coltivo da tutta una vita, l’ho fatto tacere imparando formule chimiche durante gli anni della scuola superiore. Non urlava più, ma continuava con il suo rumore in sottofondo, quel brusio che mi distraeva qualunque cosa facessi.
Il mare, ottenuta la patente, non era più un sogno così irraggiungibile.
La scrittura relegata in un angolo, ma una costante. Non capitava mai che uscissi senza carta e penna per annotare fatti, atteggiamenti o idee di storie.
Poi la scelta dell’università. Altro bivio importante. Altra occasione per decidere se diventare una persona felice o meno.
Il coraggio è mancato di nuovo: scelgo Biologia.
Nel cassetto, intanto si accumulavano storie che non erano proprio ancora romanzi ma che con un po’ di mestiere potevano diventarlo.
Silenzio il mio istinto, fino a quando esplode per conto suo.
E un’esplosione porta con sé devastazione e macerie ma fa vedere cosa si cela sotto.
Sapevo cosa avrei trovato, vederlo e permettere agli altri di fare altrettanto è stato il momento più difficile della mia vita. Inutile continuare a nascondersi.
Così decido.
Di colpo.
In un istante.
Voglio raccontare delle storie, scriverle, farle leggere.
Come una diga aperta per alleggerire la pressione, ho iniziato e non mi sono più fermata.
La paura c’era e c’è ancora adesso, ma non la sto ad ascoltare.
Tanti, i momenti che ricordo come fondamentali.
Il corso di scrittura comica allo Zelig di Milano, il lavoro in sala autori durante le registrazioni delle puntate televisive, la collaborazione con i comici.
Lì ho capito che le storie che fanno sorridere lasciando un po’ di amaro in bocca, erano la mia penna.
Dopo tanti tentativi, finalmente la strada giusta.
Il primo riconoscimento è stata la vittoria al concorso nazionale indetto da CLIO, associazione di Cernusco sul Naviglio. Nessuna targa ma l’ambita pubblicazione del mio “Iniziamo bene”.
E sempre grazie all’associazione, o meglio, grazie alla meravigliosa Loredana Limone conosco Stefania Convalle. Nasce subito un’intesa e mi accorda la sua fiducia pubblicando la mia seconda opera. “Poteva andare peggio”.


Poi partecipo per scherzo al concorso “Dentro l’amore” del 2019. Dico per scherzo  solo perché avevo deciso di presentarmi con una poesia, che non è affatto il mio campo. Scrivo poesie da sempre, come forse fanno in molti, ma lo faccio solo per fissare momenti privati, per non lasciarli scomparire nella polvere. Inaspettatamente entro nella rosa dei finalisti e mi classifico decima con la mia “Blues”.

La mia storia, sotto i riflettori, pare esaurirsi qui. In realtà, il lavoro è incessante e continuo.
I cassetti si sono riempiti di nuove storie e di progetti ambiziosi.
Mi sono detta: se devo sognare è meglio farlo in grande!

C’è un’ultima cosa che voglio dire e l’ho lasciata per ultima solo perché la reputo la più importante.
In tutti questi anni di rifiuto del sogno, di crolli di autostima e di dubbi, ho incontrato moltissime persone che mi hanno incoraggiata, che hanno creduto in me con talmente tanta intensità da farmi credere che forse avevano ragione loro.
Sono queste persone (editori, colleghi, lettori e amici) che mi fanno ritrovare l’entusiasmo nello scrivere ogni volta che mi dico che forse non ne vale la pena.
Sono quegli occhi, le loro aspettative, le loro parole.
Perché chi narra lo fa per tirare fuori quello che preme dall’interno, ma anche per chi, in quelle storie un po’ ci si ritrova.
Un libro parla a ognuno di noi e parla di noi.

E quando una storia mi viene a trovare, non posso far altro che mettermi comoda e ascoltare cosa mi vuole raccontare.

Paola Budassi


***

E ora la parola all'editrice

Voglio iniziare con una foto che dice tante cose...
Un abbraccio.


Ho conosciuto Paola Budassi grazie a Loredana Limone e da lì voglio cominciare. L'abbraccio che vedete è tra Paola e Loredana e racconta del bel rapporto d'affetto tra loro, dell'amicizia, della solidarietà. 
Ma veniamo a come ci siamo incontrate noi due, Paola e io.
Avevo partecipato alla festa di compleanno della Libreria Ghirigoro, dietro invito di Loredana che all'epoca era il mio ufficio stampa. Fu un bel pomeriggio dove conobbi la libraia - una delle più simpatiche e intraprendenti di questo mondo letterario - e poi anche delle autrici, diventate poi parte della squadra di Edizioni Convalle, come Anna Maria Castoldi, Miriam Donati e lei: Paola Budassi.
Quante sigarette ci siamo fumate, quel pomeriggio, cara Paola? :-O
Comunque, a parte questo dettaglio poco salutare, ricordo la nostra chiacchierata-scambio di esperienze, sogni, progetti. 
Ci siamo trovate in sintonia da subito.
E poi la telefonata di Paola nei giorni successivi che mi diceva più o meno di avere sentito una spinta a voler continuare il cammino editoriale con Edizioni Convalle. Così lessi al volo il suo romanzo per poi dirle: sì, mi piace, sei dei nostri!
"Poteva andare peggio" è nato e ha iniziato il suo cammino, che prosegue ancora, naturalmente, perché le opere non invecchiano e vanno incontro a nuovi lettori, ogni giorno.
Così la penso io.
Ricordo che Loredana Limone spese belle parole, in un messaggio vocale, sulla scrittura di Paola e sulla persona stessa. Un bel ricordo per Paola, una bella attestazione di stima che credo le rimarrà sempre nel cuore. 
Personalmente credo che Paola si sia descritta benissimo nella sua presentazione, forse è figlia delle sue inquietudini, un po' come tutti noi che ci definiamo artisti.
Aspettiamo, dunque, la tua prossima opera, cara Paola, e se ci hai fatto divertire e sorridere - ma anche riflettere - con "Poteva andare peggio", che accadrà in futuro?
Ma soprattutto: non mollare mai.



Alla prossima 
dalla Vostra
Stefania Convalle












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