È difficile per
me, parlare di me.
Di solito lo
lascio fare ai miei personaggi, non per questo mi sono scelta un lavoro dietro
alle quinte.
Però è bello
quando guardi negli occhi chi ha voglia di ascoltarti.
Così, guardiamoci
negli occhi e parliamo di noi.
Nasco in un
paesino ai piedi delle montagne e da subito odio il freddo e la neve. Inizio a
sognare che sono piccola, all’inizio solo il mare e poi crescendo, sono
cresciuti anche i sogni.
Ma quando i sogni
sono stati grandi, ho iniziato a temerli e a farli tacere il più possibile.
Così il sogno della scrittura, che coltivo da tutta una vita, l’ho fatto tacere
imparando formule chimiche durante gli anni della scuola superiore. Non urlava
più, ma continuava con il suo rumore in sottofondo, quel brusio che mi
distraeva qualunque cosa facessi.
Il mare, ottenuta
la patente, non era più un sogno così irraggiungibile.
La scrittura
relegata in un angolo, ma una costante. Non capitava mai che uscissi senza
carta e penna per annotare fatti, atteggiamenti o idee di storie.
Poi la scelta
dell’università. Altro bivio importante. Altra occasione per decidere se
diventare una persona felice o meno.
Il coraggio è
mancato di nuovo: scelgo Biologia.
Nel cassetto,
intanto si accumulavano storie che non erano proprio ancora romanzi ma che con
un po’ di mestiere potevano diventarlo.
Silenzio il mio
istinto, fino a quando esplode per conto suo.
E un’esplosione
porta con sé devastazione e macerie ma fa vedere cosa si cela sotto.
Sapevo cosa avrei
trovato, vederlo e permettere agli altri di fare altrettanto è stato il momento
più difficile della mia vita. Inutile continuare a nascondersi.
Così decido.
Di colpo.
In un istante.
Voglio raccontare
delle storie, scriverle, farle leggere.
Come una diga
aperta per alleggerire la pressione, ho iniziato e non mi sono più fermata.
La paura c’era e
c’è ancora adesso, ma non la sto ad ascoltare.
Tanti, i momenti
che ricordo come fondamentali.
Il corso di
scrittura comica allo Zelig di Milano, il lavoro in sala autori durante le
registrazioni delle puntate televisive, la collaborazione con i comici.
Lì ho capito che
le storie che fanno sorridere lasciando un po’ di amaro in bocca, erano la mia
penna.
Dopo tanti
tentativi, finalmente la strada giusta.
Il primo
riconoscimento è stata la vittoria al concorso nazionale indetto da CLIO,
associazione di Cernusco sul Naviglio. Nessuna targa ma l’ambita pubblicazione
del mio “Iniziamo bene”.
E sempre grazie
all’associazione, o meglio, grazie alla meravigliosa Loredana Limone conosco
Stefania Convalle. Nasce subito un’intesa e mi accorda la sua fiducia pubblicando la mia
seconda opera. “Poteva andare peggio”.
Poi partecipo per
scherzo al concorso “Dentro l’amore” del 2019. Dico per scherzo solo perché avevo deciso di presentarmi con
una poesia, che non è affatto il mio campo. Scrivo poesie da sempre, come forse
fanno in molti, ma lo faccio solo per fissare momenti privati, per non
lasciarli scomparire nella polvere. Inaspettatamente entro nella rosa dei
finalisti e mi classifico decima con la mia “Blues”.
La mia storia,
sotto i riflettori, pare esaurirsi qui. In realtà, il lavoro è incessante e
continuo.
I cassetti si sono
riempiti di nuove storie e di progetti ambiziosi.
Mi sono detta: se
devo sognare è meglio farlo in grande!
C’è un’ultima cosa
che voglio dire e l’ho lasciata per ultima solo perché la reputo la più
importante.
In tutti questi
anni di rifiuto del sogno, di crolli di autostima e di dubbi, ho incontrato
moltissime persone che mi hanno incoraggiata, che hanno creduto in me con
talmente tanta intensità da farmi credere che forse avevano ragione loro.
Sono queste
persone (editori, colleghi, lettori e amici) che mi fanno ritrovare
l’entusiasmo nello scrivere ogni volta che mi dico che forse non ne vale la
pena.
Sono quegli occhi,
le loro aspettative, le loro parole.
Perché chi narra
lo fa per tirare fuori quello che preme dall’interno, ma anche per chi, in
quelle storie un po’ ci si ritrova.
Un libro parla a
ognuno di noi e parla di noi.
E quando una
storia mi viene a trovare, non posso far altro che mettermi comoda e ascoltare
cosa mi vuole raccontare.
Paola Budassi
***
E ora la parola all'editrice
Voglio iniziare con una foto che dice tante cose...
Un abbraccio.
Ho conosciuto Paola Budassi grazie a Loredana Limone e da lì voglio cominciare. L'abbraccio che vedete è tra Paola e Loredana e racconta del bel rapporto d'affetto tra loro, dell'amicizia, della solidarietà.
Ma veniamo a come ci siamo incontrate noi due, Paola e io.
Avevo partecipato alla festa di compleanno della Libreria Ghirigoro, dietro invito di Loredana che all'epoca era il mio ufficio stampa. Fu un bel pomeriggio dove conobbi la libraia - una delle più simpatiche e intraprendenti di questo mondo letterario - e poi anche delle autrici, diventate poi parte della squadra di Edizioni Convalle, come Anna Maria Castoldi, Miriam Donati e lei: Paola Budassi.
Quante sigarette ci siamo fumate, quel pomeriggio, cara Paola? :-O
Comunque, a parte questo dettaglio poco salutare, ricordo la nostra chiacchierata-scambio di esperienze, sogni, progetti.
Ci siamo trovate in sintonia da subito.
E poi la telefonata di Paola nei giorni successivi che mi diceva più o meno di avere sentito una spinta a voler continuare il cammino editoriale con Edizioni Convalle. Così lessi al volo il suo romanzo per poi dirle: sì, mi piace, sei dei nostri!
"Poteva andare peggio" è nato e ha iniziato il suo cammino, che prosegue ancora, naturalmente, perché le opere non invecchiano e vanno incontro a nuovi lettori, ogni giorno.
Così la penso io.
Ricordo che Loredana Limone spese belle parole, in un messaggio vocale, sulla scrittura di Paola e sulla persona stessa. Un bel ricordo per Paola, una bella attestazione di stima che credo le rimarrà sempre nel cuore.
Personalmente credo che Paola si sia descritta benissimo nella sua presentazione, forse è figlia delle sue inquietudini, un po' come tutti noi che ci definiamo artisti.
Aspettiamo, dunque, la tua prossima opera, cara Paola, e se ci hai fatto divertire e sorridere - ma anche riflettere - con "Poteva andare peggio", che accadrà in futuro?
Ma soprattutto: non mollare mai.
Alla prossima
dalla Vostra
Stefania Convalle
Nessun commento:
Posta un commento