martedì 23 febbraio 2021

Numero 367 - Parlo di me: Stefania Convalle - 23 Febbraio 2021


Questo "Parlo di me" è un po' diverso.

Fino ad ora avete letto quello che gli Autori di Edizioni Convalle hanno scritto per raccontarsi. Poi dicevo "la mia" in veste di loro editrice, raccontando la nostra storia, quel cammino fatto insieme.

Oggi, però, l'autrice sono io, e come dico sempre, prima di tutto sono una donna che scrive.

Proprio così, mi trovate nelle mie parole, in ogni mio romanzo, in ogni poesia. La parte più intima e segreta di me.

Che altro potrei dire?

Tutto e niente.

Nei miei occhi c'è ancora lo sguardo di quella bambina nella fotografia, in bianco e nero, perché quando ero piccola i colori non c'erano ancora nelle immagini ritratte, ma erano tutti nel cuore. Mancavano tante cose rispetto ad oggi, ma c'era più genuinità in ogni attimo.

Ecco, posso dire che la vita, che non è stata sempre buona con me - ma d'altronde ognuno porta il suo fardello - mi ha insegnato tante cose. Di sicuro, però, non mi ha incattivito l'anima. E di questo sono grata ai miei genitori che mi hanno insegnato l'amore verso il prossimo e mi hanno fatto diventare quella che sono.

Ho avuto un padre che ha sempre lavorato come un matto per dare tanto alla sua famiglia. Da lui ho imparato che bisogna osare nella vita, rimboccandosi sempre le maniche, e puntare in alto. Ho imparato anche il valore di un aiuto dato sottovoce. Non ho imparato, però, a dominare le emozioni: lui era bravo a controllare quello che aveva dentro, questo un po' gliel'ho sempre invidiato ;-)

Mia madre, al contrario, era un mare di emozioni, spesso in tempesta, perché aveva dentro di sé un universo talmente ricco e variegato che straripava in ondate di generosità nel donare l'amore che invadeva tutto di lei, ma anche in tsunami di lacrime di delusione, quando si sentiva tradita da un altro essere umano. Lei era una donna talmente elevata spiritualmente, anche se ancorata a terra, che a volte spaventava chi non era in grado di gestire una personalità come la sua. E allora, magari, aggredivano il suo carattere, perché non avevano capito chi avessero di fronte. Ma so che quando è morta, al suo funerale c'erano anche loro a piangere la sua assenza, perché avevano compreso chi avevano avuto di fronte. Lei ha lasciato talmente tante di quelle tracce d'amore, che se ne avverte ancora l'eco.

Questo ho imparato dai miei genitori.

Osare, mai arrendersi. L'arte di mia madre che quando suonava il piano toccava il cielo con un dito, come me quando scrivo. Il senso imprenditoriale di mio padre. E l'amore.

Il risultato sono io.

Donna.

Cancro ascendente Sagittario.

Mi richiudo nel mio guscio cancerino quando soffro, ma ho sempre pronta la valigia per nuove avventure, grazie al Sagittario. Il colpo di reni non mi abbandona mai.

Sono fortunata.

Sì, sono fortunata ad avere avuto tante possibilità nella vita. Ho potuto scegliere, ma avevo due strade: sedermi sulle certezze, oppure cercare di costruire qualcosa di mio.

Ho sempre scelto la seconda via.

Mi sono buttata nella mischia della vita. Posso dire di averla vissuta fino in fondo, questa vita. Ho amato, ho odiato, ho riso, ho pianto, mi sono arrabbiata, ci ho bevuto sopra ;-), mi sono commossa, mi sono emozionata, mi sono sentita scoraggiata, forte, debole, a volte vinta, a volte vincitrice, ho gridato, ho sussurrato. 

Ho vissuto.

Ho fatto tante cose giuste, ho fatto tante cose sbagliate. Gli errori sono stati i miei maestri migliori.

Non sono perfetta, ma d'altronde... chi lo è?

Però una cosa è certa: qualsiasi cosa abbia fatto, giusta o sbagliata, l'ho fatta col cuore. E sempre con lealtà.

Come creare una casa editrice.

Ma non voglio parlare di questo.

Voglio parlare della scrittura, che è diventata la mia vita. E qui posso dire che mi sono sudata tutto, ogni piccola cosa. Ogni risultato, ogni lettore che, poi, non mi ha più abbandonato. 

La scrittura mi ha salvato tante volte. Perché è lì che ho riposto tutto quello che mi si agitava nel cuore e nell'anima. Le mie inquietudini, la malinconia che mi cammina a fianco, la ricerca del senso della vita, di tutto ciò che sfugge a uno sguardo distratto. Ho trovato tutto lì, nelle storie inventate, nei personaggi che sono diventati i miei amici, i miei figli. Quelli che non ho avuto.

Purtroppo.

Ma si vede che il mio destino non era diventare mamma di un figlio mio.

Ma si può essere madri in tanti modi, lo dico sempre.

Che altro dire, se non che c'è ancora vita da vivere e anche se non si sa cosa accadrà domani, ci metterò tutta me stessa.

Stefania Convalle