VIE D’USCITA
e ancora leverà
in nuove primavere quotidiane
a dispetto della notte
a supporto di speranza
e credibili vie d’uscita.
Di grande significato, a mio giudizio. Versi liberi, immediati, che lasciano un senso di speranza, perché il sole sorge sempre, a dispetto della notte (magnifico verso).
Ma siamo qui, in questo numero del Blog, per fare una bella chiacchierata con Stefano Buzzi.
S. – Per prima cosa, Stefano, desidero complimentarmi con te per il risultato nella Gara Lampo, con la tua poesia. La poesia è il tuo primo amore, giusto? Ma scrivi anche prosa. Voglio partire con una domanda da un milione di dollari: sei su una torre e devi gettare una di queste tue passioni: la Poesia o la Prosa. Che cosa tieni con te?
Stefano – Grazie a te Stefania, in particolare per il vortice di energie e proposte che ti ruotano intorno. Mi fai proprio una bella domanda. Come dici tu la poesia mi accompagna fin da quando ero un ragazzo, è stato il genere con il quale mi sono tolto importanti soddisfazioni, non ultime tre pubblicazioni. La prosa invece nella mia mente identifica il domani, il futuro. Quello che devo ancora fare – e che sto facendo –. In questo periodo della mia vita terrei con me la prosa: lo sguardo rivolto a ciò che deve ancora accadermi.
S. – Sei stato bravo a rispondere a
questa domanda, non è facile scegliere tra Poesia e Prosa, quando si sente il richiamo
per entrambe e in qualche modo si compenetrano nella vita di un autore, come
nel tuo caso. Ma è interessante vedere che sei proiettato verso il futuro che,
oggi come oggi, per te è la narrativa. Vorrei restare ancora per un attimo su
questo argomento e chiederti com’è il poeta che vive in te e com’è lo
scrittore. Se dovessi definirli, guardandoti dall’esterno, quali parole
useresti?
Stefano – E ma che domande
difficili. Se lo sapevo non vincevo 😊. Il poeta senza dubbio
è molto più triste e sensibile dello scrittore. Scava più a fondo. Con la prosa
invece aggiungo una particolare attenzione all’intrattenimento per chi legge.
Dovendo definirli con due parole, comunque direi malinconico il poeta e osservatore
lo scrittore. Resta comunque il fatto che per entrambi i generi il minimo
comune denominatore del mio scrivere sono la voglia di raccontare e
l’importanza delle storie che ci girano intorno senza saperlo.
Stefano – In realtà sono uno
speaker radiofonico, dj è una parola troppo grossa per quello che faccio. La
musica è il mio primo grande amore. Quello che non potrò mai abbandonare,
almeno in qualità di appassionato e fruitore di canzoni. La mia scrittura,
almeno per quanto riguarda la poesia, è molto influenzata dalle canzoni. Mi
ispiro di più ai cantautori che ai classici della letteratura. Per quanto
riguarda la radio, da dieci anni mi diletto a condurre programmi da me scritti
e ideati – a quattro mani con l’amico Latinista – che vanno in onda sulle emittenti
locali della nostra zona. Scegliere le canzoni mi è sempre piaciuto, trovo sia
un bellissimo modo di raccontarsi. E poi grazie alla radio ho la possibilità di
confrontarmi con tanti artisti di ogni tipo e di ogni livello… sono stato anche
tre anni di fila al Festival di Sanremo come inviato. Spero di poterci tornare
in futuro, anche perché vorrà dire che la pandemia finalmente ci avrà
abbandonato. Concludendo, sì, ho scritto dei testi di canzoni, ma per il
momento sono chiusi in una cartella del mio computer. Però in effetti non
sarebbe male vincere Sanremo come autore 😊
S. – In effetti è una strada,
quella del paroliere, che devi percorrere. Restando nel mondo della musica, se
dovessi dedicarti una canzone, quale sceglieresti e perché? E (domanda doppia) se usassi quella stessa canzone come ispirazione per scrivere un racconto,
quali sarebbero l’ambientazione della storia, l’atmosfera e il carattere del
personaggio principale?
Stefano – Sempre più difficile
rispondere, perché ci sono tantissime canzoni che sento mie e che mi
rappresentano. Iniziamo col dire che in realtà ho già fatto questo esperimento
scrivendo un racconto tratto dalla canzone The river di Bruce Springsteen.
L’ambientazione del mio testo è un luogo della provincia lombarda dove un
ragazzo si innamora di una studentessa universitaria che arriva dalla capitale,
dalla città. Lui artigiano calzolaio e lei in procinto di partire per la Svezia
al fine di specializzarsi negli studi. È un racconto che ho perso di vista in
qualche cartella del mio vecchio PC, devo dirti grazie per avermelo fatto
ricordare. Potrebbe essere giunta l’ora di rivedere e rielaborare anche quello.
La canzone che mi dedico invece è La verità di Brunori Sas perché… beh basta
ascoltarla per capirlo.
S. – Le tue risposte sono piene di
belle scoperte, per me. Ho ascoltato La verità che non conoscevo: molto bella e
significativa. E io, che ho un po’ ti conosco, ti ho ritrovato. E The river di
Bruce, uno dei miei cantanti preferiti, appartiene agli Stati Uniti. Tu sei
stato a New York e l’hai amata. Cosa c’è in te di newyorkese?
Stefano – Direi niente. Io sono
molto legato ai miei luoghi di origine, alla Brianza. Certo tornerei appena
possibile a NY, è una città che mi ha conquistato e sedotto, ma non penso che
tutto quel caos mi appartenga. Amo la tranquillità e le mie abitudini. Mi piace
anche stravolgerle ma per mia scelta, non perché in balia di un ambiente che mi
costringe a farlo. Posso dirti che ho molto apprezzato i quartieri periferici
tipo il Queens, Harlem e anche il West Village. Direi che son gusti in linea
con il mio credo: il mondo rappresentato da Times Square è bellissimo, ma
quando decido io di andarci 😉
S. – Pensa che, invece, io ti vedo
molto metropolitano. Ti immagino a NY a declamare le tue poesie in qualche
locale underground! A proposito di poesie, hai pubblicato con Edizioni Convalle
“Poesie fatte in casa”. Ci vuoi raccontare com’è nata questa silloge e dirci
qual è la poesia alla quale sei più legato e perché?
Stefano – Si tratta di poesie
scritte tra il 2018 e il 2019, anno in cui poi a novembre è uscito il libro.
Sono per lo più poesie d’amore che esprimono il nobile sentimento riducendolo
al nocciolo della questione. Mi piaci, ti amo, e te lo dico senza tanti giri di
parole, con termini semplici e quotidiani: fatti in casa. L’ordine delle poesie
segue il calendario, nel senso che si inizia con poesie di ambientazione
invernale e una dopo l’altra si percorrono le quattro stagioni e gli
appuntamenti importanti che le caratterizzano. O almeno quelli che mi hanno
ispirato. Prendo molto spunto dal quotidiano nel mio scrivere. La poesia a cui
sono più legato in realtà non c’è, anche perché ogni volta che lo rileggo o che
preparo una scaletta per un reading o una presentazione scopro che il mio
gradimento verso quello che ho scritto varia. È il bello della poesia, no?
Arriva e ti conquista in modo più o meno intenso a seconda di quello che stai
vivendo nel momento in cui ti ci approcci. Proprio come le canzoni. Se proprio
mi obblighi a sceglierne una, comunque direi Guido io perché racconta un
momento importante della mia vita.
S. – Bella poesia, vogliamo farla
leggere ai nostri lettori?
Guido io
Ti ho vista
per lunghi e inesorabili tratti
della mia esistenza
danzare leggiadra sotto quei
portici
che ogni sera
scorrevano fuori dal finestrino
e io
seduto all’ultimo posto del bus
ho sempre sognato di venire a
incontrarti.
Ho immaginato
e sognato
e fantasticato
quei gesti così coordinati
ogni sera prima di dormire
e ogni mattina durante il caffè
ma restavo in silenzio,
inerme,
ogni sera sfilandoti davanti
seduto all’ultimo posto del bus.
Poi un giorno
vinto da cotanta beltà
e sfinito dal livore di osservati
solamente
ho premuto il pulsante,
ho preso coraggio,
e son sceso alla giusta fermata.
Ti sono venuto incontro
e tu eri lì ad aspettarmi
come si aspetta un regalo a Natale.
Ti ho abbracciata
perché tu mi appartieni
e ora se permetti guido io.
Incastrerò i miei passi coi tuoi
e non danzerai più da sola,
né io starò fermo a mirarti.
Ora ti ho preso per mano
Vita.
Siamo giunti alla fine di questa
bella conversazione. Un’ultima domanda. Stai lavorando alla tua raccolta di
racconti che vedrà la luce a breve. Qual è il leitmotiv di questa opera?
Stefano – Ma le diamo così con questa sfacciataggine le notizie? 😊 Ebbene sì, sono nella fase finale della mia prima opera di prosa. Diciamo che sto facendo le guarnizioni con la saccapoche e poi mi aspetta l’arduo compito di trovarle un titolo. Sono racconti che ho scritto negli ultimi due anni, alcuni dei quali anche grazie al lavoro svolto nei tuoi laboratori di scrittura. I temi trattati saranno tre elementi che contraddistinguono la quotidianità: l’amore, il lavoro e le riflessioni sulla vita. Ho scritto storie in cui spero ognuno di noi possa riconoscersi, nel bene e nel male. Non ci saranno eroi ma gente comune. Ogni racconto infatti sarà presentato con un nome proprio di persona a introdurlo; questo per sottolineare la grande sfida che ognuno di noi fa nel metterci costantemente – avverbio! – la faccia nel vivere giorno per giorno. Direi di non aggiungere altro, altrimenti poi svanisce l’effetto wow quando uscirà il libro.
Alla prossima
dalla Vostra
Stefania Convalle