martedì 23 maggio 2023

Numero 443 - Sono mancato all'affetto dei miei cari di Andrea Vitali - 23 Maggio 2023


 

Non avevo mai letto niente di Andrea Vitali, anche se l'ho conosciuto qualche anno fa e l'avevo trovato parecchio simpatico: uomo ironico e intelligente. 

Mi ero fatta, però, un'idea diversa da quello che ho trovato leggendo "Sono mancato all'affetto dei miei cari" (Einaudi).

All'inizio sono rimasta un po' disorientata dal tipo di scrittura, molto disinvolta. Da un lato mi spingeva a proseguire, dall'altro mi affaticava, ma credo che dipendesse solo dalla mancata suddivisione in capitoli che, almeno a me, crea un po' di fastidio.

Un lungo monologo.

Parla lui, il protagonista, padre di famiglia nella provincia lombarda, nel periodo che si può collocare negli anni sessanta/settanta. Titolare di una Ferramenta che spera di lasciare ai figli maschi, l'Alberto e l'Ercolino, i quali, per una ragione o per l'altra gli procureranno delle belle gatte da pelare. Non è da meno la figlia femmina, l'Alice, e anche la moglie fa la sua parte per rendergli la vita difficile. Il quadro di una famiglia perfettamente descritto, dove il tema principale è dettato dal rapporto coi figli, difficili da comprendere a lui, lavoratore instancabile, senza sogni se non quello di vedere quello che ha creato con sacrifici proseguire dopo la sua dipartita.

Uno stile brillante, ironico, ma molto molto molto amaro. 

Impossibile non affezionarsi a questo eroe della vita quotidiana, viene voglia di dargli una pacca sulla spalla man mano che deve subire le conseguenze dei vari colpi di testa e decisioni dei suoi ragazzi. 

E la conclusione, l'ultima frase che si ricongiunge col titolo, strappa un momento di commozione al lettore, anche se Andrea Vitali non indugia sul momento drammatico.

Uno stile che è un'arrampicata su una parete, senza appigli, direi innovativo. Si sorride parecchio, si corre lungo le pagine assecondando il modo di raccontare i fatti del protagonista, ma alla fine, anche se si arriva all'ultima pagina col respiro affannato, si chiude il libro con il desiderio di rivolgere un complimento allo scrittore. 

Una lettura che consiglio.



Alla prossima 
dalla vostra
Stefania Convalle