martedì 24 settembre 2013

Numero 137 - Dove ritorniamo - 24 Settembre 2013


DOVE RITORNIAMO
di 
IPPOLITA LUZZO

Nella circolarità della nostra vita ritorniamo sempre all'infanzia, all'adolescenza, tutto quel che succede dopo è un giro di giostra, una schermata e poi l'infanzia ci insegue e ci riporta indietro. A lei ritorniamo più o meno consapevoli, più o meno felici, più o meno soddisfatti. Le rondini di Maggio, i loro voli, circolari, rasenti il mio balcone e di fronte la Chiesa barocca, il suo bellissimo giardino che nessuno ricorda più. La nonna che fumava qualche sigaretta, di nascosto, come una ladra, dietro una finestra, lo zio lento, maldestro, che sicuramente avrebbe rotto qualche tazza, avrebbe versato il latte per le scale. La mia mamma che lavorava, con i capelli corti, un foulard in testa, scendeva in una botola, prendeva la carbonella, preparava un braciere per una serie di maschi ai quali era d'uopo riscaldarsi. Le donne di casa preparavano grandi ceste con cenere fumante e le lenzuola bianche sotto la cenere profumavano, di buono, di famiglia.

Ugo mi accompagnava a scuola, Palma veniva dalla nostra campagna, dormiva da noi il sabato poi ritornava alle sue galline, ai suoi cani, ai gatti.

La cucina in muratura, il forno a legna per fare il pane, i taralli per Pasqua, con l'anice nero, ed il baccalà con le patate del Venerdì.

Ero convinta mi volessero avvelenare bambina, chissà perché, leggevo troppe favole nere, ero convinta di essere di troppo, in quella famiglia numerosa, articolata, complessa. Ero sicuramente non capita.

Non c'era il tempo.

Mangiavo poco, ero magra, magrissima, debole, debolissima. Quanti Record B12 ho bevuto nelle primavere della mia infanzia e prima adolescenza!

Pensavo, leggevo e pensavo, studiavo, amavo la scuola, non conoscevo altro.

Amavo i diari scolastici, i quaderni, le penne, il banco dove io trovavo il mio posto. Non c'era posto per me in parrocchia, ero timida, ero poco intonata, nemmeno un coro.

Riuscii ad andare in bicicletta dopo e ricordo un grande pentolone di salsa contro cui andare a sbattere nel vico chiuso dietro casa.

Non imparai nemmeno l'alligalli, malgrado gli sforzi di mia cugina, non avevo ritmo!

Non parlavo, con chi avrei potuto parlare di personaggi letterari, leggere poesie che scrivevo, sceneggiature mai recitate! Avevo sempre il muso! Il mio papà, sempre molto carino, mi chiamava Cassandra, Capra maltese cioè ribelle, testarda. La zia Giuditta mi chiamava Sandrina, le ricordavo Sandra Mondaini, per tutti ero studiosa, capace, ma poi finiva lì.

Come se fossi ancora in quella casa dove peraltro non vivo più da tanti anni.

Ma non sono vissuta da nessuna parte, non ho ricordi delle altre case dove ho abitato, non ho ricordi di questa dove abito da più di quindici anni. Tutti non non andiamo da nessuna parte, ma è bello andare. Quel che non ho fatto allora lo faccio ora, so ballare l'alligalli, so parlare in pubblico, sono elegante e sono carina e saprei fare molte altre cose se sarà il mio destino poterle fare. Il tempo è circolare, nulla si perde e tutto è per sempre, ma la selezione annulla il superfluo, il banale, il quotidiano, annulla lo squallore di una vita falsa e ci ridà le immagini essenziali a dirci chi siamo.

20 commenti:

  1. Per rispondere a queste domande o per lasciare un proprio pensiero, vi ricordo come si fa ad inserire il commento: sopra lo spazio dove dovreste scrivere il testo c'è una scritta che dice COMMENTA COME e sulla stessa riga trovate una piccola freccia sulla quale dovete cliccare; uscirà un elenco e cliccate su NOME/URL, si aprirà una nuova finestra e dovete scrivere il vs nome o nick dove c'è scritto NOME; poi cliccate su CONTINUA, inserite il testo e cliccate su PUBBLICA. Più facile di così!!!

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  2. Avevo pochi momenti a disposizione, stavo dando una sbirciatina dietro la porta di Stefania; mi ha "intrigato" il titolo di questo racconto. Ho letto le prime righe, conquistata! Mi è piaciuto molto, senza retorica, senza indugiare sulla nostalgìa. Un ritratto del tempo lontano con la messa a punto di una consapevolezza di sè, acquistata in anni ancora verdi, per una riflessione ed una sensibilità interiore che ha forgiato il carattere e la maturità. Complimenti a Ippolita.

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    1. Brava, Cosetta! Hai centrato in pieno il senso del racconto:-))

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  3. Un abbozzo di racconto, giusto le premesse per il solito raccontino diario sull'infanzia. o poco più in là. Insomma se fosse un quadro lo appenderei volentieri in casa mia, ma in anticamera, vicino allo sgabuzzino. Anzi facciamo dietro la porta di Stefi e non parliamone più.:-)
    Un po' deprimente l'ambiente, nonostante le belle foto alle pareti.
    Arrivederci

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    1. "Gentile" Attilio,
      dopo pochi mesi di vita di questo Blog, 20.000 visite e più di 2000 commenti, tutti di buon gusto, ci può stare una voce fuori da coro;-)
      Vedi, caro Attilio, prima di creare questo Blog ero presente in altri luoghi, blog e siti letterari, dove c'era gente altezzosa che si permetteva, dietro ad un nick, di essere poco gentile, diciamo così, con altri "naviganti" di questo mare;-) E tra loro c'era qualcuno che usava questo termine "diario", dandogli una valenza negativa, anzi, ridicolizzando l'autore del testo... Beh, me ne sono sempre andata da posti del genere dove la scortesia regnava sovrana e ho creato questo luogo dove si esprime un parere con il dovuto rispetto.
      Primo punto.
      Secondo punto: questa storia del Diario usato per declassificare un testo la trovo davvero un'osservazione priva di fondamenta. Ti ricordo che "Il Diario di Anna Frank" è famoso in tutto il mondo.
      Infine, il racconto di Ippolita è una piccola perla che racchiude delle riflessioni profonde, scritte molto bene dalla sua penna esperta e non certo "di primo inchiostro";-)
      Quindi, caro Attilio, sono sicura che troverai luoghi più sulla tua lunghezza d'onda, ce ne sono a migliaia, se vuoi ti indico quelli da dove me ne sono andata;-)
      O forse li conosci già?;-)

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    2. Ippolita la regina della litweb25 settembre 2013 alle ore 20:07

      Caro Attilio, appartengo ad una famiglia patriarcale feudale e medioevale. Anche per le mie compagne era una stranezza. Vivevo nel palazzotto in disfacimento di una nobiltà ormai dismessa e una povertà di proprietari terrieri non ricchi, anzi poveri, ma con tante persone che gravitavano. Ma ti sarai accorto dei concetti filosofici sul tempo e sul reale disseminati nel diario? Altrimenti hai ragione tu a che serve scrivere memorie se non si universalizza con la selezione? Ciao caro, ringrazio molto chi mi critica perché così miglioro

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    3. Preciserei dicendo che, quelle utili alla crescita, sono le critiche costruttive e non i luoghi comuni;-)
      Personalmente difendo i Diari a spada tratta, perché secondo me c'è più verità nei diari, verità universali, che in pagine di filosofeggiamenti vari;-)

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  4. "Tutti non non andiamo da nessuna parte, ma è bello andare."

    Bellissima.

    Cara Stefi, è stata una splendida idea ospitare Ippolita qui.

    E non solo perchè la sua scrittura è coinvolgente e perfetta ma per la sua straordinaria capacità di descrivere il rovescio della medaglia.

    Ciascuno di noi vive a volte una vita che gli va stretta per ragioni diverse: poi, inaspettatamente, ecco che il mondo inizia a vederlo e lui realizza di farne parte. In una misura tale da renderlo eccitato come un bambino.

    La luce poi si affievolisce ma tu resti lì, complice di un'avventura che ti avvolge tuo malgrado.

    E vivi come mai avresti pensato di fare.

    Spero non vi dispiaccia se ho divagato un poco e spero ancor di più che il Blog accetti il mio commento perchè è la terza volta che passo di qui !

    Un abbraccio a te, Stefi e alla tua preziosa amica.

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    1. Che bello averti qui, Emma!
      Sono contenta che il racconto di Ippolita ti sia piaciuto tanto, ma non me ne stupisco perché un po' conosco i tuoi gusti e poi il suo testo non può non essere apprezzato, per la profondità che porta con sé, profondità espressa in un modo tale che possa raggiungere tutti, e questa si chiama bravura:-)
      Divaga quanto vuoi, il Blog è casa tua:-) bacione

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  5. Allora sei la mia gemella! I nostri ricordi sono simili, vedo una bimba piccola che spazza le scale con un libro in mano, una piccina di quattro anni e mezzo. Leggeva fiabe dell'orrore. Non mi ricordo il titolo del libro, ma un racconto conteneva questa frase che mi terrorizza persino scrivere: Belzebù, Belzebù, nessuno mi aiuta, aiutami tu. Sono Maestra e posso giudicare il tuo lavoro: 10 e lode + bacio.

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    1. Uè, Midrina! 10 e lode a me non l'hai mai dato!!! :-D Scherzo neh;-) voto meritatissimo dalla nostra Ippi:-)
      Abbraccione stile lavatrice;-)

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  6. Un bel brano..! una scrittura piacevole, che si fa leggere per un cadenzare di descrizioni precise e reali. Mi ci ritrovo in tanti pezzi. Le paure, i timori , le insicurezze ..i timori di non riuscire a fare. La prima parte è un bel quadro efficace di famiglia e dei ricordi più vivi. L'ultima parte da un senso a tutto quello che è stato .. Le paure e le isicurezze del nostro essere bambini restano immagini nitide, anche se ci hanno fatto crescere, ma le sensazioni di allora non si dimenticano... Felice di averti letta Ippolita e complimenti!! Anch'io sono una maestra e mi immedesimo nei bambini e nelle loro paure,anche se molto diversi da noi hanno tante ansie tanti timori , anche quando ostentano sicurezza... ma questo è un altro discorso!...

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    1. Ciao Mari:-) i vostri due racconti si assomigliano come tema e mi è piaciuto postarli sul blog a distanza ravvicinata; entrambi evocano ricordi di infanzia, i bei ricordi della famiglia e anche, come osservi tu, le paure e le ansie dei bambini... E' molto vero quello che osservi, Mari, e immediatamente mi sono venute in mente delle mie paure di bambina e persino delle ansie... Il tema è interessante, potremmo dedicare un numero a questa tematica e parlarne...Che ne dici?

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  7. E' un racconto che mi ha molto emozionato, mi ritrovo perfettamente nel pensiero di Ippolita Luzzo!

    Si va ovunque per la gioia di andare e scoprire il mondo, ma con l'anima si rimane sempre nella casa d'infanzia, soprattutto se si respirava il tenero profumo dell'affetto.

    E' davvero così!

    Nella mente rimangono i profumi, i suoni, i luoghi ed i sapori intatti come allora;

    OVUNQUE SI VADA, SEMPRE, SI RITORNA.

    Meraviglia, Ippolita.

    cinzia

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  8. Finalmente ho capito come si entra x rispondere, stefi io non sono molto brava col la nuova tecnologia e spero di aver fatto giusto. Invece a me è piaciuto molto questo racconto, forse ricorda anche un po la mia infanzia e si capisce nonostante tutto una leggera nostalgia delle cose passate, Si percepisce il profumo delle cose semplici. Brava.

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    1. Benvenuta al Blog, Lucia! Spero sarai dei nostri anche su altri argomenti:-) Qui si spazia dalla A alla Z e troverai anche numeri del blog dedicati al tango, quindi credo ti piaceranno:-) Basta guarda alla destra dello schermo e vedrai l'elenco degli argomenti:-) all'inizio sembra complicato, ma poi familiarizzi;-)
      Mi fa davvero piacere che tu sia qui, per come sei, una persona molto posata che esprime il suo parere con pacatezza, mi piace questo! Ed è la caratteristica del Blog, chiacchierare dicendo la propria opinione con dolcezza, come sai fare tu:-) Grazie davvero di essere venuta:-)) bacione!

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  9. Ciao Stefy! il tempo è poco..vorrei essere più presente... Sarebbe interessante toccare il tema delle paure dei bambini... Potrebbero venire fuori degli stimoli e delle riflessioni per tutti, per chi è vicino al mondo dei piccoli o degli adolescenti ed anche per chi non ne fa parte direttamente.I bambini sono il nostro futuro....... Un saluto a tutti con affetto!

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