mercoledì 31 agosto 2016

Numero 240 - Addio, Rosamarea - 31 Agosto 2016



Indietro non si torna.
È vero, Rosamarea.
Ci ho provato, lo sai, ma ciò che appartiene al passato rimane lì, cristallizzato, incastrato tra le  strade percorse, tra le strade intraprese che ci hanno portato inevitabilmente verso altre vie.
Quante Vie ha la nostra strada! E tu, in qualche modo, ne sei la vittima, cara e dolce Rosamarea.
Sei entrata nelle mie storie qualche anno fa, sei rimasta negli archivi di un computer  e hai visto altri personaggi prendere vita e portati da me a compimento.
Hai visto Molly, la mia Molly, di “Una calda tazza di caffè americano”, viaggiare tra l’Italia e gli Stati Uniti e  diventare il capostipite di una mia svolta come scrittrice.
E poi hai visto Sara, di “A quattro mani”, nascere e vivere tra le righe di uno romanzo che è diventato esperienza e analisi nel campo minato del Bene  e del Male, uscendone vittoriosa.

Ci ho provato, Rosamarea. Ci ho provato quando ti ho affidato a quel gioco a più mani, e lì hai preso vita nella penna di vari scrittori che hanno raccontato di te. 
Ci ho provato ancora quando ho ripreso in mano vecchie pagine e ti ho rilanciato di nuovo nel mondo magico del web, delle parole, cercando una strada che ti desse giustizia…
Però poi, come si dice, "il diavolo fa le pentole ma non i coperchi", nonostante abbia cercato di darti il giusto spazio che ti spettava, non ce l’ho fatta. Non mi riconoscevo più in tragitti a tratti superficiali, navigando tra sentimenti troppo espliciti.
No, non è più la mia strada.

La mia strada di scrittrice parla di introspezione, di profondità dentro temi che prendono a pugni le sdolcinatezze che poco mi appartengono. Ormai. La mia scrittura è andata avanti, e si addentrata in mondi sconfinati.

Rosamarea, dolce e tenera Rosamarea, non è più il tuo tempo, per me.
Ora è tempo di Anna, Maria, Luca, Stefano. I protagonisti del romanzo che vedrà la luce  a breve.
E sai cosa mi ha fatto prendere coscienza di questo? Un messaggio di una mia amica e collega scrittrice che ti ha letto e che mi ha detto: “Stefania, sei già oltre, non puoi tornare indietro.”

Ed è vero: indietro non si torna.

Il mestiere di scrittrice non è cosa semplice, Rosamarea. È fatica, sudore, crescita, struggimento dentro se stessi: è il cercare di restare continuamente fedeli al proprio cammino che da qualche parte ci deve portare. E non mi sta portando da te.
Sentimentalismi. No.
Trame sdolcinate. No.
Voglio di più. Voglio toccare anime e cuori. Voglio scuotere coscienze. Voglio che le mie parole possano toccare la vita di qualcuno. Voglio che i miei nuovi personaggi compiano la propria missione, una missione della quale  sono il tramite insieme alla mia penna, alle mie parole: le mie nuove storie.

No, non si può tornare indietro. Mai nella vita, si può.

Tu lo sai, Rosamarea, e sai che sei nata tra le mie pagine diversi anni fa. E lì sei rimasta a lungo, in attesa del tuo destino per poi essere ripresa di recente e affidata ad altre voci narranti.
Ma ti ho ripresa, forse un po’ gelosa, come si è gelosi dei "primogeniti". Ti ho ripresa perché volevo raccontare la tua storia, la tua e di Romes, la tua e di Bianca, personaggi non così scontati, non così banali, ma appartenenti al passato della mia penna.
Rosamarea, ti ho portato fino ad avere Romes tra le tue braccia. E così ti lascio.
Ai lettori, il sogno. A me, la consapevolezza che il passato è passato e ora c’è solo da guardare avanti.

"Dipende da dove vuoi andare" recita il titolo del nuovo romanzo che vedrà presto la luce.  Dipende da dove vuoi andare. Già, alla fine il bandolo della matassa è tutto lì.
Dove voglio andare? Avanti, insieme a personaggi che sono cresciuti insieme a me.
Costi quel che costi.
E adesso so che c’è una certa Giorgia che aspetta che la sua storia sia raccontata.
Mi aspetta e mi vuole. Ed è lì il mio posto.

Non me ne volere, Rosamarea. Sarai sempre e comunque nel mio cuore.
Perdonami, ma indietro non si torna. 
Mai.





mercoledì 17 agosto 2016

Numero 239 - Gara di parole "La bella estate" - 13 agosto 2016



GARA DI PAROLE
"La bella estate"

Siccome sono convinta che per chi ami scrivere e giocare con le parole, come la sottoscritta, questa passione non vada mai in vacanza, ecco che ho ideato, per chi avrà voglia di partecipare, questo nuovo esperimento con la scrittura.

Gara di parole
"La bella estate"

(Prendendo in prestito il titolo di un'opera di 
Cesare Pavese)

REGOLAMENTO

Si potrà partecipare a questa gara scrivendo un testo inerente all'estate che stiamo vivendo. Potrà essere un breve racconto, una poesia, un monologo, una lettera, un "cosa volete voi", ma il tema deve essere l'estate (la vostra) in corso.

Massima lunghezza consentita: 500 parole.

Dovrete inviare il vostro testo a:
steficonvalle@gmail.com
Io lo posterò in questo numero del Blog e da quel momento il testo potrà ricevere voti. Come?
Basterà scrivere, all'interno di un eventuale commento, la dicitura VOTO QUESTO TESTO.
Si potrà dare il proprio voto a più testi.

Al termine della gara, 21 Settembre (la fine dell'estate), i tre testi più votati riceveranno un premio: metto in palio dei libri, non so quali, deciderò al momento;-)

Ed ora tutti in pista! Scrittori, lettori, e commentate commentate commentate tutti i testi!! :-))


TESTO NUMERO UNO
DI 
COSTANZA TROTTI

BELLA ESTATE

E' una timida estate, nel suo incedere lento e malinconico, alla scoperta del momento magico. 
Leggera, come i passi delle fate che accompagnano le notti e tengono lontana la paura.
Misteriosa, perché nessuno conosce le sue vie, se non attraverso i sogni.
Speciale, nel ricordo di storie appassionate abbandonate sulla riva della eterna danza delle maree.

...



TESTO FUORI CONCORSO
(ma mi andava di scriverlo;-)...)

LA BELLA ESTATE
DI
STEFANIA CONVALLE


Una strana estate, questa.

Un'estate che non parla di mare, spiagge al tramonto, ozio e tintarella. Un'estate che, invece, racconta di pennelli, muri da imbiancare, lavori di casa; un'estate che ha gridato di persone che se ne sono andate toccando cuori e ricordi.

Un'estate che ha profumato di cappuccini al bar con nuovi amici con cui iniziare la giornata, ha parlato del prendersi cura del proprio nido, ha raccontato un mondo interiore sul quale contare, ha mostrato una forza coltivata negli anni, quella che ti fa mantenere il centro, sempre e comunque; un'estate che ha ricordato il prezioso prendersi cura di sé, il selezionare nel dare e nel darsi; un'estate che ha ritrovato il tempo per aprire i romanzi comprati e accumulati su un cassettone perché... c'era sempre altro da fare.

Un'estate che ha passato un evidenziatore di un bel colore arancione su chi c'è e chi non c'è, sulle amicizie con basi di cemento, lasciando andare quelle che poggiavano sull'argilla; un'estate che ha sussurrato nei sogni, mostrando le paure, ma anche la strada; un'estate che mi ha fatto capire il vero significato della vita, di come non ci si renda conto di quanto poco ci appartenga e in qualsiasi momento ci possa essere tolta, urlando l'unica cosa giusta da fare: non sprecarla!
Un'estate che mi ha portato regali, porte aperte e progetti tutti da realizzare!

Una strana estate, questa.

Un'estate che ha parlato di rinnovamento, dentro e fuori, ma soprattutto partito da dentro, perché alla fine, la verità è che... la bella estate è quella che viviamo all'interno di noi.

La mia bella estate. Questa.

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TESTO NUMERO DUE
DI
RICCARDO SIMONCINI

LA BELLA ESTATE

L'estate piove.
Mi piove addosso bagnandomi di sole, sale, cloro e insalata caprese.
Sorrisi sparsi.
Il primo bagno è il regalo che il mare agitato mi concede per il compleanno.
Il "morto a galla" mi isola dai rumori del mondo, ma non c'è nulla che mi salvi dal rumore dei pensieri. Le onde sballottolano il mio corpo a riva. E' l'immagine esatta di ciò che ho in testa.
Foto sott'acqua e spuma negli occhi. Sole e granchi e candele da spegnere.
E ancora rane e pizza e piedi nudi sul prato curato e sigari ed amaca.
La sveglia presto, la mano del bimbo nella mia e la visita al fiume: i grilli, i pesci, i sassi lanciati a rimbalzare sull'acqua.
E ancora la differenza tra dolce e salmastro e le ginocchia che si sbucciano come nel più classico dei copioni.
Sorrisi. Sorrisi sparsi.
Il mare accarezza pelle, anima e umore. Il sole abbronza anche i sentimenti e la salsedine sa condire i giorni d'estate col giusto gusto.
Trovo gocce di sole al centro del tavolo, sotto forma di mandorle da schiacciare, spellare e gustare.
Barbecue a cena, il profumo della carne arrosto riempie l'aria, prima che venga spazzata via dai venti e dalle piogge di un breve, intenso temporale estivo, che spegne animi e brace.
Scorre il tempo d'estate come sabbia di clessidra: ogni granello sembra uguale agli altri, ma rappresenta un istante unico. E di sabbia, mi ricopro. 

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TESTO NUMERO TRE
DI
MICHELE FIERRO


GRANELLI DI SABBIA

Vento, sole e mare.
Acqua che sciaborda alle mie spalle e gambi selvatici, esili e robusti, maltrattati dall'aria.
Oggi va così: fiumi di pensieri cercano strada costantemente turbati dalla natura, nell'effimero incontro tra questa e la banalità di tutti i giorni, vanamente imprigionata sul fondo di una valigia vuota dalla quale, si sa, sarebbe evasa troppo facilmente.
Lo scenario a terra, ripetitivo e monotono, si scompone troppo rapidamente per i miei timidi occhi corrotti dal sole.
Granelli di sabbia si inseguono e, talvolta, si alternano alla luce e al buio, persino calpestati e, fortunatamente, pronti a riemergere uguali a prima.
Certo irriconoscibili, peraltro, così identici l'uno all'altro sebbene, in effetti, non sia così.
Ne provo a scorgere, più da vicino, quelle connotazioni che, per distrazione, abbaglio e distanza mi impedivano di vedere.
E infatti, dopotutto, mi appaiono così tutt'altro che uguali.
Dimensioni dissimili e colori variegati, che nella teoria dell'insieme restavano nascosti e confusi, si rivelano così di colpo e con non poca meraviglia.
Quanto armoniosa e caotica può essere una distesa di sabbia?
E quanto risulta insignificante a un occhio svogliato?
Domande a cui rispondere solo avendone voglia.
Soltanto avendo il tempo per riflettere e guardare attentamente, fuori e dentro.
Oggi va così, proprio come può andare.
Fiumi di pensieri si espandono in un letto di sabbia, di tanti granelli, di tante vite. 
Granelli di sabbia di tanti noi.

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TESTO NUMERO QUATTRO
DI 
STEFANIA MELANI

ESTATE
(al mio cavallo)

Alba,
nella luce
d'estate
vedo la libertà.
Nei colloqui
con l'aria delle selve,
con il vento ai crinali,
con il cielo cobalto,
con l'erba delle verdi vallate, 
con le mie mani
e con te, 
vivo la libertà.
Approdo e volo
oh estate
sul tempo
dell'attimo infinito
che passa scuotendo
i suoi danzanti crini
e va all'unisono
con il nostro respiro.
Sobbalza il cuore
vecchio amico mio
se mi conduci
con le tue falcate
verso il traguardo
della libertà.

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TESTO NUMERO CINQUE
DI
DANIELA PEREGO

LA BELLA ESTATE

Estate 2016, un'altra estate senza vacanze, o meglio, di ferie senza partenza; senza valigia da preparare, senza albergo da prenotare e senza il solito affanno pre-partenza: pulisci, lava, stira e lascia tutto in ordine e il frigo vuoto. Forse questa è l'unica nota positiva.

Inverno, primavera, estate, tutte uguali queste stagioni per chi ha persone anziane in famiglia, non tanto da accudire personalmente, ma che necessitano della nostra presenza per varie incombenze, tali da non poter essere sospese se non per due o tre giorni al massimo; allora, abbandonata l'idea della mini vacanza mordi e fuggi, si fa di necessità virtù assaporando il tempo libero a piccole dosi giornaliere.
Una gita al lago con crociera in battello per ammirarne le sponde sperando di colorire la pelle durante la navigazione; visitare ville e giardini a due passi da casa senza l'ansia di dover tornare entro una certa ora per preparare la cena.

Mi piace l'estate, anche se vivendo in città è sinonimo di caldo afoso. La mia idea di estate è una lunga autostrada da percorrere con un sottofondo musicale ritmato, ammirando le bellezze che scorrono a fianco; di tanto in tanto fermarsi per conoscere meglio luoghi, popoli e tradizioni, per poi continuare verso l'orizzonte, pronti a nuove scoperte. Insomma, un lungo viaggio per accumulare conoscenze, scoperte e ricordi a cui ripensare nelle stagioni "ferme".

Per ora non mi è possibile, ma mai dire mai. A farmi "viaggiare" ci pensano gli amici che, con le loro foto postate in rete, mostrano fondali azzurri e spiagge assolate; faccio buon viso a cattiva sorte rispondendo con un "mi piace", ma passo subito ad altro. 

E' proprio difficile, per me, rinunciare alle vacanze!
La bella estate è solo viaggiare.

...



TESTO NUMERO SEI
DI
DANIELA QUADRI

LA BELLA ESTATE
(schegge di calore)


Viva le meduse
Piscina semideserta. Sistemo il telo, ma errore tattico, non ho calcolato la famigliola con pargoli a due lettini dal mio.
- Non mi toccare, che sei tutto bagnato! Vattene! 
- E tu smettila di dar fastidio a tuo fratello! Sparisci!
- Piantatela tutt'e due, o dico a vostro padre di portarvi subito a casa! Capito?
- Mamma! Ci scappa la cacca!

Chissà se al mare ci sono le meduse? Mi è andata di culo, quest'anno non mi beccheranno.

Tieni il tempo
Frigo vuoto, faccio un salto al supermercato.
Pasta, riso, latte, olio, sale: prendo tutto al volo, spingendo il carrello tra le corsie vuote con la leggerezza di una Kostner dei tempi d'oro.
Solo due casse aperte. Mi avvicino a quella con la coda più corta.
E' il mio turno, faccio per appoggiare il primo articolo sul nastro, ma una voce bassa mi blocca.
- Signora! Mi lascia passare? Ho dimenticato questi. Grazie!

E un dolce vecchino mi mostra una confezione di cornetti al cioccolato.
Adesso tocca a me, e, mentre striscia la mia carta fedeltà, la cassiera mi lancia un'occhiata di bonario compatimento.
- Lei è già la quarta persona a cui ha chiesto di lasciarlo passare, questa mattina.

Dovrò chiamare Piero Angela, più tardi.
Ho un paio di suggerimenti da dargli per uno speciale di Super Quark.

Il peso della leggerezza
Solo pomodoro e basilico, quest'estate. Ho anche comprato un dosa-spaghetti in legno alla sagra delle sagre che non farà scappare neanche un filo più del necessario.
Vabbè, siamo in vacanza, magari qualche sera possiamo andare al ristorante.
In ordine sparso abbiamo gradito:
- tagliere di salumi della tradizione (non chiedetemi quale, ma sospetto sia un giro losco che coinvolge tutte le venti regioni d'Italia)
- risotto tartufato con zafferanza (nda, non è un errore tipografico, bensì lo zafferano coltivato in Brianza)
- sciatt (un'esplosione di formaggio fuso dentro una frittellina che si scioglie in bocca)
- pizzoccheri (ogni spiegazione  è superflua)
- polenta oncia (servono parecchi bicchierini di grappa per dimenticarne il sapore)

Ho messo un post-it sul frigo: comprare una bilancia nuova.
Quella che abbiamo da un paio di settimane si ostina a segnare qualche chilo di troppo.
P.S. Anche di questo dovrò parlare con Piero Angela.

Sapore di sale, sapore di te
L'aperitivo, con olivette e patatine, è il nostro rito dell'estate.
Che sia in giardino, sul balcone, al parco o in riva al lago, appena possiamo non ce lo facciamo mai mancare.
- L'anno prossimo Baleari?
- Mi hanno detto che Minorca ha le calette più belle.
- Una vale l'altra, basta andarci. Io e te.

Ti bacio sulle labbra che sanno di sale.
Ci sono sapori che non cambiano mai.
E come ogni estate il nostro respiro si fa più profondo.

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TESTO NUMERO SETTE
DI
MARIA RITA SANNA

MANI IN PASTA

La mia estate non è diversa dalle altre, nel senso che non c'è emozione particolare da ricordare, nessun viaggio, nessuna gita giornaliera, nessun concerto, e purtroppo ho visto sfumare pure il mitico Notre Dame de Paris col mio idolo, Vittorio Matteucci, nei panni di Frollo. 
Perciò nella mia località, che in sardo si chiama Santu setzi in domu (Santo seduto in casa) ho messo le mani in pasta: farina, acqua, sale q.b.; a volte lievito di birra, a volte uova, a volte strutto (a occhio), ho trovato un'emozione bellissima nel trasformare questi semplici elementi in cibo prelibato. 
A dire il vero è dallo scorso inverno che faccio esperimenti e, prova che riprova, alla fine è diventato un punto fisso delle mie giornate. 
Fin da bambina ho sempre visto mia madre che ogni settimana impastava e faceva di tutto, sia pasta ripiena, sia dolci, e io ero lì che guardavo, aiutavo e imparavo. Ora, dopo anni di letargo, il mio pensiero va a quei ricordi che profumano di pane e lievito, e dopo varie prove, qualcuna fallita, ho preso manualità: farina, semola, uova, acqua, mani dentro e impasto. I grumi diventano pezzi e a loro volta diventano un'unica massa, dapprima ruvida e poi liscia ed elastica. Mia madre parlava in dialetto e mi diceva: "Vedi, ci vuole pazienza e olio di gomito!" E nel mentre si faceva il segno della croce. "Questo è per avere la benedizione e per scacciare il malocchio".
In effetti quando qualcosa si metteva male, per esempio la pasta non lievitava bene o i ravioli si aprivano in cottura, dava la colpa a tale commento. "Tutte superstizioni", mi dicevo allora. 
Oggi è uguale a ieri, la storia si ripete, superstizioni, scaramanzia, fastidio o altro, io oggi sono come mia madre era ieri. Ho la stessa manualità, gli stessi gesti e la stessa attenzione, segno di croce prima di iniziare e via col miracolo della trasformazione, perché è di questo che si tratta, trasformare la farina, e quando ci metto il lievito di birra avviene proprio il miracolo del raddoppio. 
Il profumo di pizza invade la casa e la fragranza di quella focaccia dorata consola l'anima e la pancia. 
La macchinetta per fare la sfoglia l'ho ereditata da mia mamma, Imperia, pesante com un macigno. ma inossidabile; le sebadas, anche se piccoline, sono perfette, e anche le pardole sono riuscite bene, però le voglio riprovare mettendo un poco di lievito nel ripieno. I ravioli sono perfetti sia con ricotta e spinaci che con ricotta e zafferano. E che dire dei gnocchetti colorati? Ah, quelli mi piacciono proprio: nell'impasto ci metto zafferano oppure spinaci oppure una puntina di concentrato, poi faccio dei serpentelli e vai con la macchinetta a manovella  a fare i riccioli! Ma il mio piatto forte sono i fratti fritti, la classica ciambella morbida e zuccherata, anche questo un miracolo di pasta!

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TESTO NUMERO OTTO
DI
MARILENA MASCARELLO

LA CALURA


Le giornate di calura estiva hanno un'atmosfera unica, intensa.
Tutto è fermo, sonnolento. Incanto dorato, ronzii e cicale, suoni nel silenzio.
Inevitabili i ricordi. Campi di grano assolati, macchiati dal colore dei papaveri e dei fiordalisi, ricami bianchi tra i fiori di camomilla. E io correvo ingenua, felice in un paesaggio denso di luce e di profumo.
Mette malinconia, la calura estiva, eppure la tieni stretta per non dimenticare quel tempo e i suoi affetti.
Ricordi di adolescente, quanto non t'importava di niente; l'estate era sole, allegria, amici, amori tra l'erba di un prato, la sera col canto dei grilli, le stelle contate una ad una, i desideri espressi ridendo.
Poi la calura dei mesi di studio, luglio sui libri, Pavese che riempiva il cuore, le giornate dense dei suoi racconti, le colline de "La luna e i falò".

Ora la nostalgia la sento in gola, in quel nodo che freme, ma la respiro tutta e sono qui tra le colline con affetti mancanti, ricca di me. Perché quello che sono io, adesso, è fatto di quel tempo, di quello che ora è diventato "emozione" per una bella estate...
E Pavese è sempre con me.


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TESTO NUMERO NOVE
DI
SERENELLA TOZZI

LA BELLA ESTATE

Avrei voluto partecipare anch'io al concorso "La bella estate" - gara di parole - poi mi sono accorta che non potevo: non potevo perché se uno parla della bella estate mica può dire che, invece, ha avuto una brutta estate! E che parole avrei dovuto aggiustare per far apparire bella un'estate che non avrebbe potuto essere più noiosa di così... 
Un'estate così noiosamente tetra, poco avvincente... Anzi, direi così terribilmente angosciante nella sua tetra noiosità che proprio non saprei come definirla per rendere appieno quanto sia stata noiosa e avvilente.
Tanto per cominciare dormivo fino a mezzogiorno (se non l'una o le due del pomeriggio), poi cominciavo a fare zapping davanti al televisore... il che è tutto dire; poi mi decidevo a mangiarmi un panino o due e, infine, leggevo qualcosina qua e là senza convinzione.
Qualche rara volta uscivo a fare una breve passeggiata quando era il calar del sole; brevi passeggiate per via delle zanzare che, fra l'altro, mi sono molto affezionate, mentre io, invece, di tetro umore qual ero, non intendevo ricambiare nessuna manifestazione d'affetto.
A volte cenavo, poi, quando andavo a letto, venivo immancabilmente svegliata dalla musica a tutto volume suonata dalle varie discoteche a cielo aperto che quando sono le tre, tre e mezza del mattino, intendono farsi ascoltare maggiormente da tutto il vicinato (anche perché a quell'ora sono tutti avvinazzati e mezzi sordi per il frastuono nelle orecchie che, se sento io il massimo volume da dietro le finestre con i doppi vetri, immagino loro).
Ecco, sto aspettando che l'estate finisca... Finalmente!


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TESTO NUMERO DIECI
DI 
CARMEN RONCO

LA BELLA ESTATE


Il cielo sereno, il caldo che non si attenua neanche coi forti temporali, questa mia estate calda, afosa e interminabile.
Per tutti l'estate è rappresentata dalle vacanze: lavorative, scolastiche e dal mare.
La mia estate è fatta, invece, di lavoro, ma a me non dispiace per niente. Per me rappresenta un periodo meno frenetico, meno gente e più tranquillità.
Periodo particolarmente faticoso al lavoro, dovuto a problemi con una collega; scoprire che la falsità e le bugie di una persona (che credevi amica) sono un altro ostacolo da superare. Estate di situazioni difficili da gestire, dove ancora una volta sono cascata, nei complicati rapporti tra colleghi.

Ma il momento delle ferie sta arrivando anche per me, e non vedo l'ora perché arriverà mia figlia da lontano ed è molto tempo che non la vedo! Faremo anche una piccola vacanza insieme, dopo anni che non succedeva.

Tutti torneranno a riprendere le loro abitudini, la loro vita, mentre io inizio, fra una settimana, quel periodo  chiamato ferie: ovviamente e rigorosamente montagna. La sua pace, le sue vette, i suoi sentieri, mi fanno pensare che io ADORO LA MONTAGNA; luoghi in cui, se vuoi, puoi fare mille cose, ma anche stare in pace con te stessa e goderti tutto quello che ti può dare e che puoi prendere. In poche parole: ENERGIA ALLO STATO PURO.


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TESTO NUMERO UNDICI
DI 
ALESSANDRA TULLO


LA BELLA ESTATE

Alla salsedine lasciata ad asciugare sulla pelle, alla sabbia che s'infila ovunque, anche sotto le lenzuola, agli occhiali da sole persi, alle finestre spalancate di notte sperando di riuscire a prendere sonno, agli occhi semichiusi delle foto in controluce, ai vestiti leggeri e svolazzanti che lasciano ancora immaginare, al camminare scalzi, ai tramonti a picco sul mare che lasciano sognare, alle creme massaggiate sulle spalle roventi, al sentire le dita scivolose sulle scapole e quel leggero graffietto dei minuscoli granelli di sabbia sulla pelle che provoca un brivido, ai baci salati e scivolosi dati nell'acqua, ai capelli bagnati fino a sera e alle risate buffe per lo specchiarsi e non riconoscersi per la scompostezza del loro disordine... E a chi... A chi non ha paura di buttarsi nel mare freddo, a chi non ha paura della profondità, a chi tenendosi per mano fa quel tuffo carico di adrenalina ma sa che riemergerà  e respirerà meglio di prima.
A chi piace guardare tutta la notte il nero del cielo interrotto da miliardi di lucine a volte vicine a volte lontane, con la speranza di vederne scendere almeno una per il desiderio più prezioso e nascosto nel proprio cuore. Ai falò in spiaggia dove i volti si colorano di rosso e anche i più malinconici riescono a sorridere per il frizzante movimento della fiamma. Alle canzoni urlate in macchina coi finestrini aperti, agli amori che si ritrovano e quelli che si dividono per qualche mese che spesso sembra un'eternità. 
Ai ritorni... col cuore che scoppia per un sorriso che non si vede da settimane...
Nulla di più. Nulla di più bello.
Esiste quella strana e calda sensazione che ti lascia l'estate addosso, la prepotenza di volere tutte queste emozioni.
E' la potenza dei ricordi, è la potenza di volere tutto ciò.


...


TESTO NUMERO DODICI
DI
SIMONA TONNI

ESTATE


Nenie in sottotono,
per una estate che pareva meno chiassosa.
Il peso del sentire,
creava increspature sulla mia anima
e sulle ombre proiettate dal soleggiare
di questa stagione che andava a terminare.
Le increspature del cuore
senza più una stagione estiva diventavano
increspature d'acqua...
Increspature di carta, increspature di segni
increspature di pensieri felici, 
che si facevano spazio
nelle increspature malinconiche di fugaci pensieri.
Increspature d'acqua, di sole e luce.
Increspature di luce, 
che davano forza alle cromie dei pensieri.
Risuonavano lontane,
nenie in sottotono per questa estate
che pareva meno chiassosa di altre
in cui fingevo di non sapere chi fossi
interpretavo liberamente
a volte un gatto, a volte un pesce!
Abitavo la terra o il mare
abitavo e abito luoghi
percorrevo distanze marine e terrestri
mi districavo in spazi
mi ingarbugliavo in spazi
percepivo spazi, luoghi, distanze, tempo...
Diventavo in questa fugace estate
metafora di me stessa: gatto e pesce...
Abitavo la terra e il mare!

Ho abitato questa estate.

...


TESTO NUMERO TREDICI
DI 
ENZO CARDONE

LA BELLA ESTATE

Una estate di emozione, questa che sto vivendo.

Un'estate che brucia tutta l'energia del pensiero. Mi dimeno tra il desiderio di una partenza e la necessità di restare. Sospeso tra l'irreale e il coraggio, la pazzia e la volontà. Ci sono incontri che ci cambiano la vita. Incontri che sembrano proteggere qualcosa che rassomiglia alla poesia.

Una estate di emozione, questa che sto vivendo.

L'amore a lungo trasognato, l'amore sperato, immaginato, cercato, consolato. L'amore che toglie il respiro e che inumidisce gli occhi di dolore. Ci sono incontri che cambiano la vita. Così come mi è accaduto con questa donna del profondo Sud. Una donna di terra e di cielo. Una donna di sangue e di passione. Una donna che tesse la trama ordita dell'universo e dei miei giorni.

Una estate di emozione, questa che sto vivendo.

Un'estate che lieve porta via l'abitudine e che fa alzare la testa naso in su verso l'azzurro infinito del cielo. Un'estate di pioggia che viene giù con sempre più forza, nella mente e sopra la madre terra. Lei sale i gradini della piazza, si affaccia a cercarmi con lo sguardo.
Lei non si muove, mi attende. Ho preso quell'aereo? La vita è un crocevia di possibilità e di sensi. La vita è batticuore salato di mare.
Cosa c'è? Ora sono io che apro le braccia. Le vado incontro.

La bella estate è qui.
Qualcosa che fugge tra le dita.
Qualcosa di noi.

...



TESTO NUMERO QUATTORDICI
DI
CARLA POZZI

LA BELLA ESTATE


Estate. Odio l'estate, mi evoca dolore, caldo, afa, vacanze che non posso mai fare, giornate interminabili, porte mai chiuse.
E' notte, un'estate uguale a tante altre.
Gli occhi sono stanchi, le spalle curve dalla fatica del giorno passato. La mente, sì, è lucida e attiva come non mai, colma di un unico pensiero: il tuo.
Pensiero che mi martella nella testa e non mi abbandona un istante, da troppo tempo ormai...
I ricordi si fanno più insistenti, mi trapassano il cuore.
Chissà perché i ricordi bui affiorano sempre per primi? Stanotte no, li metto di fianco, attingo nel profondo del mio cuore dove giacciono i ricordi di una vita, alla ricerca di pensieri belli di te, e ne trovo tanti. Quando, ancora bambina, ti stringevo tra le braccia, determinata a non perdere un attimo della tua vita, delle nostre risate, del nostro prenderci in giro
E poi, ecco, ritornano...
Dolore, sofferenza, sguardi imploranti... Il tuo. 
Basta. Mi alzo, esco, silenzio, buio, solitudine. E finalmente cadono le maschere che sono costretta a indossare durante il giorno.
E piango.
E' estate, un'altra estate. Senza te.

...



TESTO NUMERO QUINDICI
DI 
MARCELLA MANCA

L'ESTATE DEL SILENZIO


L'estate è la mia stagione; non per forza quella che preferisco, ma ci sono nata e da sempre mi dicono che in questo periodo ho una luce diversa e i miei occhi si schiariscono con l'esposizione al sole.

Quest'estate non credo di aver avuto alcuna luce a distinguermi. Anzi. Gli eventi che si sono susseguiti hanno portato molto grigiore nella mia mente, oscurando gran parte dei colori del mio cuore. Il fatto è che la Vita non ha stagioni. La Vita ha le stagioni che noi le imponiamo, ma il suo vero percorso non si cura di quelle imposizioni, né tanto meno le considera. Quando è ora che una "cosa" accada, accade. Così è stato. Ed è così che la mia mente si è assopita fino a divenire silente.

Eh sì, all'incidente di percorso, a cui si sono ovviamente aggiunte ulteriori difficoltà nei rapporti familiari (perché alla Vita piace giocare, a volte pesante), la mia mente è andata in stand by. Dentro c'è il silenzio. Non quel silenzio positivo che calma gli animi e li rigenera. No! Si tratta di un silenzio di protezione, un silenzio di chiusura verso gli impegni richiesti, verso l'egoismo, il vittimismo, la superficialità. E' un silenzio che ovatta e zittisce le urla stridenti del mio Sé  che si rifiuta di assorbire tali energie e inerzie.

Mi sono perciò trasformata in un'automa: porto avanti i doveri che da figlia mi spettano, ma ho mandato in letargo il mio cuore. Si può fare? Ci saranno danni permamenti? In realtà non mi piace quello che sento o che non sento; non è giusto tutto questo privarmi delle emozioni per paura di soffrire. Ancora.

Non ho mai avuto paura della sofferenza che l'Amore e il Dare possono portare. E' per questo che ho paura... Perché non capisco perché ho paura! Non mi ritrovo in questo ruolo e in questa emozione. Forse ho paura di come sto reagendo. Ho paura di me? Ho paura di essere capace di chiudere definitivamente con alcuni affetti se essi continuano ad accoltellarmi, a prendermi a calci e pugni? Sì, in questo mi ritrovo!

Ora ho capito! Perché io sono una persona dolce e tenera; una persona che si fa in quattro, anche quando non c'è bisogno; sono una donna che c'è, è presente per il suo entourage e dà con tutto il cuore. Ma sono anche una donna decisa e giusta. Perciò, il porgere l'altra guancia non è esattamente nelle mie corde. O meglio, sì... ma per un po'. Dopo quel po', dopo quella linea sottile che traccio dentro di me, sono brava a scrivere la parola fine.

Ecco di cosa ho paura: ho paura di non saper tornare indietro se dico basta.

A conti fatti quindi, quest'estate di silenzio della mente è ancora una volta un'estate d'amore con una modalità nuova e per evitare il peggio. E' un'estate passata ad accettare che non posso dare sempre il cento per cento. Ma io ci sono e do tutto quello che posso.

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TESTO NUMERO SEDICI
DI
DANIELA NICOLETTI

MESSAGGIO IN BOTTIGLIA


Son qui! Insabbiato.
Dove d'oro,
è la spiaggia.
Rinchiuso in una gabbia di vetro.
Bruciato dal sole.

Solo, triste e muto.
Ripiegato su me stesso.
Agitato, naufrago d'amore.

Sogno di partir verso l'oblio.
Giungere a te.
Io messaggero, 
di passione e desiderio.

"Illuminate stelle, il lungo viaggio.
Soffiate venti,
increspate le onde,
accompagnatemi, al di là dell'orizzonte.
Su quella terra bruna,
ho smarrito il cuore!
Lo cercherò, 
lo troverò e, 
soltanto a lui dirò:
Ti amerò per l'eternità!"

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TESTO NUMERO DICIASSETTE
DI 
CARMEN GULINO

UN'ALTRA ESTATE

Sorrido alla vita
come se fosse una giornata
d'estate.
Nuove polaroid
fotografano gli attimi colorati
di questi caldi pomeriggi assolati.
Assolati di amore e di pace
luccicanti di calde parole.

Dall'altra parte del mare
sotto lo stesso sole
dal cielo
piovono bombe.

Non c'è silenzio.
Non c'è pace.
Non c'è amore.

Dall'altra parte del mare
la malvagità
rade al suolo
le città e le anime.

Un'estate di bimbi
senza più futuro.
Un'estate di madri
che non hanno più lacrime.

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TESTO NUMERO DICIOTTO
DI
TERESA PANCALLO

LETTERA A UN'AMICA



Cara amica mia, 

ho provato a scrivere un raccontino su questa estate, ma non ci sono riuscita.
Volevo narrare della vita che scorreva nella piazza di quel piccolo borgo: mercato animato al mattino, deserto al centro e tintinnar di posate tutt'intorno all'ora di pranzo, partite a bocce nel pomeriggio; poi di nuovo il vuoto mezzo circondato da tavolini affollati per l'aperitivo e per la cena; e per finire musica e ballo fino a notte.

Volevo raccontare della lotta contro quelle minuscole formiche che mi avevano invaso la casa e dei rimedi bufala scovati in rete.

Non ci sono riuscita.

Questa estate ha prevalso la pesantezza, e ancora non riesco a pensare né tantomeno a scrivere con la leggerezza che ha accompagnato la primavera.

"Il sociale", come dici tu, mi ha sopraffatta con quella serie di avvenimenti funesti di cui i media ci hanno ampiamente informati. Mi sembra di vivere in una delle peggiori epoche dell'umanità: la follia degli uomini, in nome di Dio, ha raggiunto livelli che non ricordo di aver mai visto prima e la Terra ha deciso di dimostrarci che può seminare distruzione senza chiedere il nostro parere.

Ho letto alcuni servizi giornalistici che descrivevano le vite spezzate delle genti nei paesi in guerra, dei loro tentativi di fuga, non sempre riusciti. Abbiamo visto tutti gli occhi persi nel vuoto dei bambini di Aleppo. Io non riesco ad abituarmi a questo stato di cose, ci penso continuamente e il non poter far niente mi mette una grande tristezza. Tristezza e rabbia perché non sono fatalità, ma giochi di potere e preopotenze di chi se ne sta ben riparato, al sicuro, nelle agiatezze lontano dal fronte.

E poi ci sono le visite settimanali alla casa di riposo per trovare Anna, che sta sempre peggio. Faccio sempre più fatica a entrare in quella struttura che raccoglie corpi devastati dagli anni e dalle malattie. Continuo a non capire il senso di quelle vite: se dovesse essere il volere di Dio, come sostengono i cattolici credenti, mi sembra un atto di sadismo nei confronti delle sue creature.

Ecco, cara amica, questa è l'estate che sto vivendo.

Ma, per amor di verità, devo aggiungere che mi sono presa due piccole pause: quattro giorni in montagna e quattro giorni al mare senza televisione, senza giornali, senza internet. Le camminate nella natura, il frastuono delle cicale, il colore del mare e l'ascolto delle onde mi hanno regalato un po' di serenità.

Ti abbraccio con tanto affetto.

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TESTO NUMERO DICIANNOVE
DI
CLAUDIO GURRA

L'ESTATE CHE NON C'è

(Come se tutto fosse scritto tempo fa: Come se... tempo fa)

Questa mattina mi son svegliato.
La scuola è finita ed è iniziata l'estate. Non me ne son nemmeno accorto.
Son quarant'anni che mi capita, ed anche questa mattina, la scuola è finita e l'estate è iniziata.
Oggi non son più studente.
Insegno matematica all'Istituto dell'Ingombranza di Stevia ma, l'ultimo giorno di scuola ha lo stesso sapore paradisiaco di quand'ero giovane. L'estate è iniziata!
Canto: "Woke up this morning, blues around my head!"
Ho sul viso un po' di solchi che pesano sulle spalle e, un'altra afosa volta, il tempo si beffa di me con un colpo di coda in Sol minore. Non ricordo più quel che solevo essere.
La matematica è opinione per chi conosce l'alchimia.
Sono un modello insegnante precario a tempo determinato.
Vivo solo, a parte i duecento figli ch'allevo per la mia credulità e le cento mogli di sospiro che m'alleno a mantenere, vivo solamente solo.
Sono un professore  abbandonato, da anni, al destino di non esser ancora assunto a tempo indeterminato.
Tempo determinato, tempo indeterminato.
Tempo; sempre questa parola.
Tempo: un significato eterno e così maledettamente illogico.
Il tempo impazza e porta alla pazzia l'umanità che, non solo lo sottopiazza ma per giunta, lo schernisce con ritocchi sintetici al corpo di vanità. Dodici rintocchi: mezzanotte.
Tempo.
Ho messo via qualche soldo nella cassettiera della buona nonna che mi diede un comò di belle speranze.
Prendo tempo. Sto uscendo.
Prendo tempo.
Prendo un treno per una città sul mare. Arrivo.
Tempo, prendo tempo.
Mi siedo ad un tavolino d'un bar di una piazza di uno storico centro di una ridente città. 
Prendo da bere e, calmo, bevo.
Lì, mentre il vino delizia l'ugola, vedo la mia vita da bambino sino ad ora.
Come gas esilarante comprendo che non son mai esistito.
Rido.
Ecco quel che significa la parola Tempo!
Son un informe biascichio che pende dalle labbra dell'aspettativa.
Non son quel che immaginavo esser e son divenuto un codice a barre.
Un codice riconoscibile e riconducibile alla mediocrità.
Mentre il vino mi delizia l'ugola per la seconda volta, ritorno indietro nel tempo e mi sveglio.
Mi stiracchio nel letto. Sono io. La scuola è finita! L'estate è iniziata. Sono allievo. Questa volta spero d'imparare quel che serve per esser me stesso e conoscere l'alchimia della matematica.

Come se tutto fosse scritto tempo fa. Come se... tempo fa.


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TESTO NUMERO VENTI
DI 
FRANCESCO MECCARIELLO

ORMAI E' SERA

Come in un sogno, solo adesso ti riconosco, mentre mi guardi, senza rancore, per l'ultima volta. Da quell'abisso dove tutto è senza nome e senza storia, mi hai teso a lungo una mano, con gli occhi fiduciosi di un bambino. Adesso che, giunto al tramonto, anch'io mi sporgo tendendoti la mia, sei troppo lontano, inghiottito dalla voragine di ciò che è stato solo speranza. Come saresti adesso? Quanti anni avresti?
Perdonami, figlio, se non ti ho mai messo al mondo: ora che ti vorrei, ora che desidero amarti, ormai per me si è fatta sera..


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TESTO NUMERO VENTUNO
DI
TIZIANA MAZZA

"LA BELLA ESTATE"

Una mia amica ha lanciato un concorso: racconta "La Bella Estate" e io ho pensato perché no? Proviamoci! E così eccomi qua, seduta sulla poltrona del mio balcone con vista vallata, a raccogliere le idee cercando di trovare l'ispirazione su come cominciare. (Mi sembra di essere tornata a scuola, primo tema di inizio anno scolastico: racconta le tue vacanze.)

Potrei cominciare dall'inizio dell'estate, raccontando la splendida vacanza trascorsa a Giugno nel Salento, ma ripensandoci...  così mi dilungherei troppo. Eh sì, perché la mia amica ha detto che il racconto non deve superare le 500 parole - cosa vorrà poi dire 500 parole, una paginetta, due? - Beh, io comincio a scrivere e poi le conto! Allora, penso che mi concentrerò sul sentimento che più ha pervaso quest'estate, per me fatta allo stesso tempo di normalità e di straordinari eventi, come ad esempio lo spettacolo Poe-Tango, organizzato per l'appunto dalla mia amica, e che ho avuto l'onore di presentare (purtroppo con qualche papera) in quel di Sormano, ridente località del triangolo lariano, una volta mia meta per le vacanze e ora anche mia residenza abituale.

Il sentimento che più associo a quest'estate è la SERENITA', una parola a me assai cara, uno stato di benessere da me a lungo ricercato e ora finalmente ritrovato dopo anni di irrequietezza e malessere.

Quest'estate per me sa di sole sulla pelle, di gocce di sudore che imperlano il mio corpo durante le lunghe passeggiate in solitudine, ascoltando la musica con gli auricolari, o in compagnia chiacchierando allegramente con gli amici; sa di momenti trascorsi accanto alla mia cara mamma, attaccata a me come un "francobollo", per usare un'azzeccatissima perifrasi di mia sorella; sa di impegno profuso nelle attività della Pro Loco; in una parola sa di quotidianità, normalità e soprattutto sa di serenità.

E allora, come meglio concludere quest'estate ormai agli sgoccioli e prepararmi ad affrontare carica di energia l'imminente autunno e il rigido inverno? Ed ecco che ancora una volta ci ha pensato il mio ANGELO CUSTODE, che mi ha regalato una giornata di coccole e relax in una rinomata SPA, tra piscine e lame d'acqua, massaggi rigeneranti e magici scrub, materassini ad acqua, luci soffuse, poltrone cullanti, il tutto in compagnia della mia ritrovata amicia d'infanzia che, sebbene sia la pigrizia fatta persona, è mentalmente attivissima: un vero vulcano d'idee con tanta energia da trasmettere a chi le sta accanto, una vera infusione di entusiasmo che ti spinge a guardare avanti con fiducia per scoprire cosa ancora ti riserverà il futuro.

Nota Bene: ce l'ho fatta! 431 parole!!


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TESTO NUMERO VENTIDUE
DI
TANIA MIGNANI

CARA ESTATE


Cara estate,

con gioia e soddisfazione ti annuncio che questa volta non mi fregherai. Oh sì, ci hai provato di nuovo, sfrontata e ruffiana come solo tu puoi essere. Ormai ti conosco bene, ma soprattutto riconosco i tuoi “mezzucci” banali e scontati: la luna, la brezza, il rumore delle onde che si infrangono…
Ti ricordi vero, tanti anni fa, quando con questi semplici ingredienti riuscisti a confezionare per me il piatto più dolce e gustoso servendomelo su un vassoio d’argento?
Ti sei finta nostra alleata, ci hai lusingato con le tue moine, hai carezzato lievemente le nostre vite quasi fossi una piccola gatta in cerca di coccole, poi, a tradimento, hai sferrato il tuo attacco più subdolo graffiandoci l’anima senza pietà, e ti sei ripresa tutto,  con gli interessi.
Chissà quanto ti sarai divertita a spiarmi nelle mie notti solitarie, ormai prive di lacrime, o durante le giornate assolate quando nemmeno le risate e le grida dei bambini riuscivano a rallegrarmi. Sei talmente spocchiosa che immagino ti sarai addirittura congratulata con te stessa compiacendoti per il risultato ottenuto, pronta a rivolgere la tua pericolosa attenzione sulle prossime vittime.
E ora, semplicemente, rimetti  lui sul mio cammino  e di nuovo: la luna, la brezza e blah blah blah
“Tu sei sempre stata l’unica, la più importante”  mi ha detto ... Oh certo, talmente unica, talmente importante che non esitò, quell’ultima estate, a lasciarmi sola con i bambini per riguadagnare i suoi “cosiddetti spazi”.  
E’ inutile, estate, che tenti di discolparti ora, ricordandomi indispettita le notti solitarie in cui sognavo quelle frasi. Non ci casco più, mia cara, smonta pure questo assurdo e inutile teatrino.
Ho imparato bene la lezione questa volta, e so bene che quando te ne andrai sarà subito inverno.