di
Tania Mignani
Anna rivolge un ultimo sguardo
all’enorme tabellone nero che illustra i treni in partenza e in arrivo. Le
piace guardare le lettere bianche che scorrono modificando le destinazioni e il
numero dei binari.
Prova a concentrarsi sugli annunci
pronunciati dalla voce all’altoparlante ma fatica a capire le frasi che
rimbombano nell’affollato ingresso della stazione. Sa già che il treno con cui
arriverà Marco è in ritardo, l’ha chiesto poco istanti prima al bigliettaio
mentre le consegnava i due biglietti per Rimini. L’uomo non è stato molto
preciso, innervosito probabilmente dalla lunga fila alle sue spalle.
Un rapido sguardo all’orologio: le
10:00 e l’altoparlante ha appena annunciato un ritardo di quaranta minuti. Con
il dito appoggiato sul vetro della bacheca, cerca sul tabellone giallo gli
orari di partenza per Rimini, forse riusciranno a prendere il treno delle 11:10
al binario cinque. Si guarda intorno un po’ smarrita, quaranta minuti di attesa
prima che arrivi Marco, sperando che il suo treno non accumuli altro ritardo,
cosa molto probabile. Il caldo e l’umidità che provengono dall’esterno le fanno
scartare l’idea di ingannare il tempo tra i banchetti della vicina piazzola.
Lancia una rapida occhiata nel
vetro della porta della sala d’aspetto mentre vi entra. E’ soddisfatta dei suoi
capelli neri, con quel taglio un po’ bizzarro da folletto e il ciuffo
decolorato che ricorda “Crudelia Demon”. Attraversa la sala incrociando gli sguardi di
disapprovazione di alcune persone. Vorrebbe far loro notare che siamo nel 1980
ed è ora che si diano una svegliata. Scrolla le spalle, in fondo, chissenefrega, è abituata ormai alle
critiche da parte dei professori e dei parenti rivolte al suo abbigliamento. La
mamma spesso difendendola risponde loro che “è la moda, l’importante è che
faccia il suo dovere a scuola e che non si droghi”.
Anna trova una sedia libera e si
siede, leggermente infastidita dalle urla stridule dei bambini che si
rincorrono tra i bagagli abbandonati a terra e dal vociare ininterrotto degli
adulti. Il tempo sembra non passare mai,
avrebbe voglia di chiacchierare con qualcuno. Riconosce una ragazza seduta
all’angolo opposto al suo, frequenta la sua scuola, quarta C. Potrebbe andare
da lei con la scusa di chiederle una sigaretta e fare due chiacchiere ma non trovandosi
molto simpatiche continuano a ignorarsi reciprocamente.
Pensa a Marco, Anna e Marco…. Suona
bene, talmente bene che anche Dalla ci ha scritto una canzone, certamente non è
il genere musicale che amano, ma da quando stanno insieme ogni volta che passa
in radio, lei non cambia più stazione. Le piace la musicalità dei loro nomi
affiancati e ripete mentalmente la
strofa finale, sorridendo al pensiero che fra poco meno di un’ora saliranno su
un treno diretto al mare per trascorrere insieme il week end.
Anna apre la sua sacca di nylon nera, dentro
un costume di
ricambio, il sacco a pelo, il registratore portatile con alcune
cassette e l’inseparabile agenda. Le sue poesie demenziali, i
suoi disegni e
pensieri sono rinchiusi tra quelle pagine.
A Marco piace sfogliarla, ciò che
scrive lo diverte, dice che
ricordano i testi degli Skiantos. Secondo lui Anna ha
talento e dovrebbe coltivarlo, è stato l’unico finora che ha riconosciuto in
lei una particolare attitudine. Sicuramente non i suoi
genitori i quali non si
aspettano da lei grandi cose: una media decente a scuola e una probabile laurea
in lingue o in lettere
perché l'insegnamento, dice la mamma, “è il lavoro più
adatto a una donna con famiglia”, dando ovviamente per scontato
che quella è la
vita che desidera. Il futuro ora le pare così
distante, ancora un anno di Liceo
poi chissà...
Fra poco più di un mese Marco terminerà il
servizio militare e potrà riprendere i suoi studi al DAMS ma nelle ultime
lettere descriveva animatamente il suo desiderio di andarsene.
Anna passerebbe ore ad ascoltarlo mentre Marco
racconta i
suoi sogni e progetti. Un futuro declinato al plurale che
comprende
anche lei.
Questa è la ragione per cui lo ama tanto.
Una rapida occhiata all’orologio, questo
tempo bastardo
pare non passare, minuti interminabili la separano dal mare,
dal suo week end finalmente libero, ma soprattutto da Marco. L’agenda fidata
aperta sulle gambe e la mente che rincorre
un’ispirazione che non arriva.
Troppa confusione, troppo
caldo e sono appena le 10:20. A pensarci bene il giro
in
piazzola non sarebbe stata una cattiva idea, ma ormai le
conviene aspettare
pazientemente.
Osserva la pagina bianca davanti a sé, cerca
nell’astuccio il
pennarello rosso e traccia un cuore grande quanto il foglio.
Troppo banale forse come soggetto ma esprime al massimo
ciò che Anna prova in
quel breve momento di attesa.
Solo pochi istanti e non rimarrà traccia di
una sacca di nylon nera e del suo contenuto, un costume di ricambio e un sacco
a pelo, tanti sogni e un futuro interrotto, di un’agenda aperta
con un cuore
rosso, appena tracciato sulla data:
2 agosto
1980.
(Nel
rispetto di tutte le vittime reali e delle loro famiglie
vorrei precisare che
personaggi, nomi e situazioni sono
completamente frutto di fantasia.
Altrettanto non si può dire, purtroppo, degli avvenimenti)
Bellissimo molto toccante. Ho visto la scena come se fossi alla finestra di fronte e il boato delle vite strappate ha lasciato spazio a un silenzio assordante in cui le voci delle vittime urlano ancora giustizia.
RispondiEliminaBravissima Tania.