martedì 15 settembre 2020

Numero 350 - La voglia di scrivere: chi ha vinto? - 15 Settembre 2020

 



La garetta LA VOGLIA DI SCRIVERE, lanciata ai primi d'Agosto è giunta al termine.

Una piccola giuria composta da Emma Barberis (poetessa), Francesco Meccariello (Autore) e da me, ha scelto, tra tutti i bellissimi racconti arrivati (tutti davvero interessanti e ben scritti) i tre che ci hanno più colpito.

Ve li ripropongo in questo numero del Blog con una breve nota critica a seguire.


L'ATTESA

di
Tania Mignani


Nell’attesa ti immagino, seduta scomposta nel vagone della metropolitana. Indossi il corto kimono che ti portai dal mio viaggio a Tokyo. La seta purissima ti accarezza la pelle nuda, è il nostro gioco. Non appena arriverai allenterai la sottile cintura che ti stringe la vita e lascerai scivolare sulle spalle abbronzate il variopinto indumento che cadrà ai tuoi piedi. E rimarrai così, di fronte a me, con i lunghi capelli castani che ti coprono il viso nascondendo a malapena il tuo sorriso malizioso, coperta solo dalle piccolissime mutandine di pizzo nero. Mi racconterai degli sguardi lascivi che ti ha lanciato l’uomo seduto di fronte a te in metropolitana mentre, con fare pensieroso, te ne stavi seduta come una bambina sciatta e discola, con le gambe divaricate e le punte dei piedi che si guardano.
È il nostro gioco preferito, immaginare gli sguardi degli altri uomini su di te, come se ce ne fosse bisogno, come se non bastasse il tuo profumo, i capelli che ti lambiscono le spalle, la morbidezza della tua pelle, il suono della tua risata a farti desiderare ogni giorno di più.
Nell’attesa immagino i nostri corpi abbracciati, rotolare sul letto o immersi nella vasca da bagno, la stanchezza che ti coglie dopo l’amore e il fumo della sigaretta che si leva dal comodino.
Allungherò il braccio e ti porgerò il piccolo astuccio di velluto blu. Tu solleverai le palpebre quasi addormentate chiedendo: e questo, cos’è? Lo aprirai, già immaginando cosa contiene e, in quell’istante, io ti chiederò di sposarmi. Tu mi abbraccerai e i tuoi occhi, ormai completamente svegli, si riempiranno di lacrime. Ti terrò stretta a me convinto che da quel momento non uscirai più sola dalla mia casa, che non percorrerai più il tragitto in metropolitana per raggiungermi. Da quel momento saremo sempre insieme, io e te.
E così, nell’attesa, ti immagino.
Ti immagino scendere dal vagone della metropolitana seguita dagli sguardi di quell’uomo.
Salire di corsa le scale e riemergere sul marciapiede sorridente, anche tu immaginando il momento in cui varcherai la soglia di casa mia e allenterai la cintura del kimono che ti regalai in occasione del mio ultimo viaggio a Tokyo.
Allungare il passo, impaziente di percorrere gli ultimi metri che ti separano da casa mia.
Nell’attesa immagino il tuo sorriso mentre pensi a cosa inventerai da lì a pochi minuti, quando mi racconterai di come sedevi scomposta nella metropolitana e dello sguardo lascivo di quell’uomo seduto di fronte a te. Ti immagino sovrappensiero, attraversare la strada e poi girarti sorpresa, mentre i tuoi lunghi capelli castani volano nell’aria quasi a rallentatore, i fari dell’autobus vicini, troppo vicini, ti abbagliano e il tuo sorriso, quel sorriso meraviglioso, fermo per sempre.
Nell’attesa, ti immagino.
Da vent’anni.
Vent’anni che ti aspetto con un piccolo astuccio di velluto blu ormai pieno di polvere, solo, in questo appartamento che non raggiungesti mai.

Nota critica

L'attesa è il filo conduttore di questo racconto. 
L'attesa da parte del lettore per capire dove l'autore voglia arrivare attraverso i pensieri della voce narrante, una prima persona che esterna il senso dell'attesa, appunto, di una donna - il suo amore - in viaggio per raggiungerlo.
L'attesa dell'uomo che viaggia insieme alla sua donna, lo fa con il pensiero, con l'immaginazione che parla di intimità, di desiderio, ma anche di amore, di... futuro.
L'attesa che, riga dopo riga, assume una musicalità di note profonde e cupe, una triste ouverture a sipario chiuso, un sipario che si apre nelle battute finali colpendo al cuore il lettore.
L'autrice, Tania Mignani - già autrice di Edizioni Convalle - è stata brava a celare le sue intenzioni di regista, camminando su una strada narrativa che mai poteva far pensare al drammatico epilogo. 
Un racconto che parla d'amore, un amore spezzato che però vive nel ricordo del protagonista, in quel piccolo astuccio blu ormai pieno di polvere.  Un astuccio blu che tutti i lettori sono riusciti a vedere per la capacità dell'autrice di mostrare atmosfere e particolari, senza mai cadere nella banalità.
Una penna abile nel trattare le emozioni sulla carta. Una penna esperta che sa bene come mantenere alta la tensione narrativa, con piccoli depistaggi allo scopo di non far immaginare il finale.
Una penna che offre assaggi di erotismo nelle fantasie dell'uomo, la voce narrante, ma che mette in primo piano, procedendo nella lettura, il sentimento. Quello vero. L'amore che non muore.
Complimenti a Tania che non delude mai.
E se non l'avete ancora fatto, acquistate la sua raccolta di racconti "L'altra".

Stefania Convalle


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IL PESO DELL’ESISTENZA
di
Giuliana Degl’Innocenti


È  curioso come nei momenti più impensati, magari mentre sei immersa nel traffico assordante dell’ora di punta a bordo di un autobus strapieno, la tua mente riesca a mettere a fuoco in un istante interi stati d’animo che hanno contraddistinto la tua vita. In una frazione di secondo il tuo cervello è capace di attingere dal campo della memoria disseppellendo immagini, voci, profumi che credevi di avere definitivamente affidato alla terra dell’oblio e invece eccoli là: saltano fuori tutti all’improvviso e subito riassapori lo specifico sentimento con il quale hai vissuto quei momenti. È tutto lì e si distende dinanzi alla tua psiche, chiaro e presente, pronto a condurti verso la tua vita passata che riemerge con un nitore strabiliante.
Mentre una sconosciuta ti urta con una borsa ingombrante per sistemarsi nel posto accanto e il tuo stomaco è assalito da uno spasmo di nausea dovuto al rollio del mezzo, la tua mente si trova, al contrario, pervicacemente ancorata al ricordo della tua prima lezione universitaria, nel lontano millenovecentonovantaquattro, la quale segnò il limite tra le acque sicure e inconsapevoli della giovinezza e quelle tempestose ma coscienti dell’età adulta. E ti ritorna alla memoria quell’amore inespresso che tanto sconvolse la tua anima ma che ti permise di sopportare il peso dell’esistenza di quegli anni di studio arido e fitto, gli innumerevoli disturbi di salute, i pensieri angosciosi, via via le perdite degli affetti più cari, guidandoti con tocco soave sino all’età matura.
E così ti accorgi che tutto ciò che hai vissuto non va mai perso, ogni singola emozione che hai provato, ogni persona che hai incontrato con la quale hai condiviso qualcosa, ogni accadimento che ti è capitato è subito pronto a riemergere per ricordati chi sei, il cammino che hai percorso, spronandoti a portare a termine il viaggio che hai iniziato molti o pochi anni fa, imparando da ogni esperienza che hai sperimentato.
Insomma, per via di un idiota a bordo di uno scooter che ha tagliato la strada al pullman, l’autista ha inchiodato e sono rovinata completamente addosso al tipo seduto davanti a me: speriamo non abbia il virus.
Ecco.

Nota critica

Può un viaggio in autobus diventare un momento di riflessione profonda? Giuliana Degl'Innocenti dimostra che può accadere e racconta di come  lo spostarsi da una parte all'altra della città si trasformi in una sorta di viaggio interiore della protagonista. Attraverso una strada che non è più quella asfaltata ma quella dei sensi, la donna che viaggia affonda le mani nella memoria, colpita da un profumo, da una voce, da un'immagine. 
L'autrice è brava a mostrare al lettore, in una manciata di righe, i ricordi amari della donna, disagi e difficoltà emotive, tracciando un passato duro ma al contempo sostenuto da un amore vissuto nel proprio intimo, un amore - forse - impossibile, ma un'oasi mentale in un momento tormentato dai fatti della vita.
Il peso dell'esistenza, un racconto ricco di riflessioni sulla vita stessa che da personali diventano universali e, in quanto tali, condivisibili da ogni lettore.
L'autrice mostra una grande abilità di penna, concreta e sensibile al tempo stesso: possono esistere in una stessa persona? Sì, se si ha un grande equilibrio. E se non ci si è fatti incattivire dalla vita. Un messaggio di saggezza e maturità, a mio parere, condito da quella punta ironia che non guasta mai, mostrata sul finale. 
Un riferimento al Covid, paura di questi tempi, lo rende attuale e lo fissa nel tempo.
Il racconto si chiude con un "Ecco" che quasi sdrammatizza tutte le tematiche esistenziali affrontate nel racconto, strappando un sorriso al lettore.
Davvero brava, Giuliana Degl'Innocenti.
Piccola postilla: Giuliana, autrice di Edizioni Convalle, ha vinto il primo premio nella quarta edizione del premio letterario "Dentro l'amore", per la sezione romanzi inediti. Chi non avesse letto quel bellissimo romanzo, si affretti a farlo! 


E già che ci siamo, si prenoti per il romanzo in uscita nei prossimi giorni!


Stefania Convalle

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SUBWAY
di
Valter Manunza


A un certo punto ho dovuto correre. La giornata ha perso tutte le ombre allimprovviso. I grattacieli della Quinta Strada non riflettono più e una pioggia fine, gentile e non invadente, schiaccia i colori dell’autunno caduti dagli alberi di Central Park.
All’altezza del Rockfeller sono sceso per la metro diretto a Soho. Ho aspettato la gialla, la 55.
Mi sono seduto accanto a una giovane coppia, lui ha un bambino nel marsupio che gli tira la barba e ride. Lei lo guarda con il viso stanco mentre una mano felice gli accarezza la schiena.
Alla fine del buio si aprono le porte, entrano gli odori e gli annunci. Entra la musica di un sax che suona un ragazzo di colore coi capelli rasta, sulla piattaforma. Nella custodia, poggiata in terra, qualche dollaro.
Madison Square.
Un uomo con l’abito grigio, brizzolato, azzimato, seduto curvo sul suo portatile è chiuso nella sua bolla. Entra un ragazzo alto con le braccia sottili sotto la canottiera rossa dei Knicks, sistema le cuffie nelle orecchie, dondola la testa a ritmo. Ha gli occhi chiusi.
Un bambino in fondo al vagone piange. Lo guardo, gli faccio le facce e lui mi risponde con occhiate furtive mentre si aggrappa alla gamba della madre nascondendosi.
Il buio scorre veloce.
Una donna elegante si guarda riflessa nel vetro, stretta nel suo impermeabile. Su una spalla tiene una borsa grigia col nome stampato di una palestra di Time Square. Un vecchio legge il giornale con gli occhi a fessura.
Si aprono le luci al neon. Un mondo si rovescia fuori. Un mondo entra. Si incrociano indifferenti.
Union Square.
Una donna grida, al collo ha appeso un cartello che annuncia che tutto sta per finire e che ti devi svegliare. Tre giapponesi di porcellana, in piedi la guardano fissa. Due ragazzi si parlano e ridono. Hanno gli zaini e gli skate sotto braccio, i pantaloni molto larghi e le felpe, hanno le guance arrossate e i denti bianchi. I capelli sulle spalle.
Una coppia litiga, seduta di fronte a me. Lei gli toglie il cellulare dalle mani, lui nella sua t-shirt nera, stretta sul collo che gli guizza, la prende per un braccio e la scuote nel suo vestito rosso e blu. Gridano.
Lei piange.
Ancora la fine del buio. Gli umori che entrano. Gli umori che escono. I rumori di fondo.
Greenwich.
L’uomo che grida esce col suo cellulare. La donna che piange rimane.
Soho.
Non esco. Continuo a girare e a guardare le schiene che vanno e le facce che vengono. Esistenze che corrono e scorrono.
La donna che piange rimane. Il vestito rosso e blu è stropicciato e sottile. Si tiene i capelli neri con la mano perché non le cadano sugli occhi. Le gambe piegate sulle ballerine delicate.
Il buio e la luce. Gli odori, le voci, gli occhi che insistono, le mani che sfiorano.
Ho perso il senso del tempo che è  andato veloce.
Le porte si aprono, il ragazzo di colore è ancora lì e i capelli rasta suonano il sax, solo qualche dollaro in più nella custodia.
Mi alzo per uscire.
La ragazza che piange rimane. Gli porgo un fazzoletto di carta. Lo guarda esitante e mi guarda. Lo prende con la mano leggera e sorride.
Esco e riemergo.
La pioggia è finita. I grattacieli riflettono l’autunno e i colori.

Nota critica

Una narrazione circolare che accompagna il lettore in una passeggiata sotterranea di New York. Un grande dipinto impressionista dei giorni nostri che con poche pennellate per ogni personaggio - o comparsa - presente nella metro, racconta molteplici storie.
Uno occhio osservatore e acuto, quello di Valter Manunza, che riesce a cogliere l'attimo, uno sguardo, un gesto, un'espressione dentro un vagone. Frammenti di vite che raccontano una grande storia: quella dell'essere umano.
Un mondo si rovescia fuori. Un mondo entra. Si incrociano indifferenti. 
L'autore è stato bravo a cogliere  e descrivere la solitudine umana, anche quando si è in coppia. 
Un racconto che ha il valore aggiunto della colonna sonora: il musicista di Madison Square, con il suo Sax e la sua custodia per terra in attesa di qualche dollaro. 
Eppure l'autore trova spazio per una nota di speranza, che risiede dentro a frammento di questo grande dipinto: Mi sono seduto accanto a una giovane coppia, lui ha un bambino nel marsupio che gli tira la barba e ride. Lei lo guarda con il visto stanco mentre una mano felice gli accarezza la schiena.
Una penna capace di portare a spasso il lettore in una New York singolare, quella attraversata dalla metro. Ma nonostante questo, si avvertono i colori dell'autunno, la pioggia, l'atmosfera inconfondibile della Grande Mela che diventa, però, un campionario di varia umanità universale.
Scrittura snella, bel ritmo con le necessarie pause e accelerazioni.
Grandi complimenti a Valter Manunza!

Stefania Convalle

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Complimenti a tutti, non è stato facile operare una scelta.
Tutti i partecipanti, comunque, hanno vinto un buono sconto di cinque euro sull'acquisto - ESCLUSIVAMENTE EFFETTUATO SCRIVENDO A edizioniconvalle@gmail.com - di una o più opere (meglio più ;-) siamo più contenti :-D )
Il buono dovrà essere utilizzato entro la fine del 2020.

Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle






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