venerdì 4 dicembre 2020

Numero 360 - Sull'amore e sull'amicizia - 4 Dicembre 2020


Ho terminato questa mattina di leggere questo libro: "Cuore di riccio" di Massimo Vacchetta. 

Ma questa non sarà solo una recensione.

Vi spiego.

Dovete sapere che mi è stato regalato da un'amica - una nuova amica - di nome Luisa, che ha una cagnolina, Nina. Ci siamo incontrate, pur vivendo in due palazzi confinanti, solo da qualche mese, grazie ai nostri cani. Lei, Nina; io, Pepe. 

I due pelosetti hanno fatto amicizia  e io e Luisa, insieme a loro. Mentre ci si trovava ogni giorno per farli giocare, chiacchieravamo e un giorno lei mi ha regalato questo "Cuore di riccio". Ma sul romanzo ci torniamo dopo.

Voglio raccontarvi prima di Nina e Pepe, lei un pastore australiano di circa otto mesi e lui un incrocio non si sa tra quali razze (ma tanto carino!) di due anni  circa. Amore a prima vista? Direi di sì e mi ricordano tanto il film Lilly e il Vagabondo :-) 


Nina, tanto femmina, dolce e intrigante ;-) Pepe, molto maschio :-O e giocherellone!

E' davvero bello vederli insieme, correre, giocare, vedere che si fidano, si divertono, sembra pure che "parlino" con lo sguardo!


Si baciano ? :-D

Fanno la lotta :-D




Ma poi vanno a bere insieme e si danno i bacini anche davanti alla ciotola ;-)



E non vi dico le scenate di gelosia che si fanno!

Insomma: un grande amore!

E grazie alla loro è nata la mia amicizia con Luisa che poi mi ha donato il libro di cui adesso vi parlerò.

Che cosa singolare... Ci siamo conosciute per via dei nostri cani e il libro parla di animali: i ricci. Sembra il filo conduttore di tutta questa storia.

Quando ho visto la copertina non ne sono rimasta molto attratta, devo ammetterlo. Ho pensato, ma che c'entro io con i ricci? 

E invece ho scoperto un mondo che non conoscevo e che mi ha coinvolto pagina dopo pagina e ora, quando vedrò qualche riccio nel prato di un'aiuola o in un giardino, lo guarderò con occhi diversi.

Massimo Vacchetta racconta la sua storia, veterinario che a un certo punto decide di aprire un centro di recupero per i ricci. Tutto avrà origine dall'incontro con la Ninna, riccia in difficoltà che lui curerà per poi restituirla alla libertà nella Natura, non senza dolore in quel distacco.

Perché lui arriva a identificarsi con i ricci, nei loro aculei vedo la mia corazza difensiva. E attraverso la cura di ricci sfortunati, cura la sua stessa anima. Con loro riesce a dialogare, a mostrare la parte più vulnerabile di sé.

Mi risvegliai di soprassalto e guardai l'orologio: erano le otto. Non avevo il coraggio di avvicinarmi alla scatola. E se fosse morta? mi ripetevo angosciato. Mi feci coraggio e alzai piano piano l'asciugamano. Meraviglia: Lisa era viva e si era rannicchiata in un angolo. Mentre cercavo di spostarla in una posizione più comoda, lei aprì un occhio e, come nel nostro primo incontro, volse il capo verso di me, con più energia, però. I nostri sguardi si incrociarono di nuovo. Ma questa volta Lisa, con un movimento lento e scoordinato, mi allungò una zampina. Vuole il mio aiuto o è il suo modo di dirmi grazie? mi chiesi con gli occhi umidi. Senza esitare, presi la zampina tra le dita e la strinsi dolcemente, allora la piccola ruotò ancora di più la testa verso di me e cercò di annusarmi delicatamente. 

[...]

Da quel giorno tra me e lei s'instaurò un'intesa silenziosa, basata sulla percezione di piccoli cenni, espressioni, sfumature che solo noi due potevamo cogliere e costituivano la base di un legame destinato a diventare ancora più solido. Stavamo entrando in simbiosi. Mi ero affezionato tanto, troppo a quella bestiola sfortunata e questo mi faceva (anche) soffrire, perché sapevo che, un giorno non lontano, questo attaccamento mi sarebbe costato molto caro. La sua vita e il mio cuore erano appesi allo stesso fragile filo.

[...]

Un paio di settimane dopo, mi affacciai al balcone che domina il giardino. Il sole era appena tramontato e la frescura dell'autunno cominciava a farsi sentire. Posai lo sguardo sull'ulivo e sul piccolo cimitero ai suoi piedi e pensai a Lisa e agli altri riccetti che avevo cercato di salvare. Sentii la loro energia che risalendo attraverso il tronco, i rami e le foglie dell'ulivo, si diffondeva nell'aria fino a entrarmi nelle vene e aa raggiungere il posto dove ognuno di loro riposerà per sempre dentro di me: il cuore.

Ecco, ho voluto riportavi qualche passo di quelli più commoventi perché la grande lezione di questo libro credo sia proprio questa: imparare a lasciar andare...

Lasciar andare un amore finito, lasciar andare gli animali che abbiamo amato, lasciare andare una madre sofferente...

Ed è proprio il rapporto con la madre, che lui chiama la mia Franchina, l'altra parte importante di questa opera. Una madre giovane, avendo avuto il figlio a diciassette anni, ma tra loro c'è un rapporto conflittuale, dove l'amore però è chiaro fin da subito. Una madre malata che lui dovrà imparare a lasciare andare, ma trattenendo l'amore e facendo volare via i conflitti.

Eh... Un bel romanzo autobiografico che vi consiglio di leggere. La scrittura semplice e fluida rende piacevole la lettura, regalandoci momenti di vera emozione. 

Sicuramente un messaggio d'amore trasversale: per chi ci è caro, per gli animali. Per la vita.


Grazie dunque a Luisa che me l'ha regalato, grazie a Nina e Pepe che hanno creato i presupposti perché noi cominciassimo a frequentarci.

Gli animali ci insegnano sempre a vivere. Sempre.


Alla prossima 

dalla vostra

 Stefania Convalle








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