Una penna interessante e abile che ho avuto modo di conoscere in questi mesi. L'intervista si è sviluppata lungo una chiacchierata stimolante.
Eccola qui!
Stefania – Eccoci con Laura
Tarchetti, la vincitrice della GARA LAMPO lanciata da Edizioni Convalle, nella
sezione Racconti. Ci vuoi raccontare la tua emozione? Perché anche se è stata
una gara per giocare insieme durante le feste, c’era però una giuria che ha
valutato i testi senza sapere chi li avesse scritti, prendendo in
considerazione tanti parametri, quindi una cosa seria.
Laura – Certo, Stefania, è stata
proprio la serietà della sfida a darmi una motivazione in più. Solitamente mi
metto in gioco in concorsi (sì, mi piace mettermi alla prova!) per racconti a
tema. Questo perché sono convinta che la giuria valuti con maggior facilità
testi che abbiano un filo conduttore comune. Ho fatto un’eccezione, in questo
caso, proprio perché il concorso era organizzato da Edizioni Convalle, che sto
iniziando a conoscere come casa editrice per me fino all’anno scorso
sconosciuta e che ho apprezzato fin dal primo approccio (il concorso “Dentro
l’amore”) per la competenza e la qualità che si abbinano a un ambiente particolarmente
accogliente. Per un aspirante scrittore, sentirsi “a casa”, a proprio agio, è
una marcia in più. Quando ho concluso il racconto, personalmente ne sono stata
soddisfatta, indipendentemente dal risultato che ovviamente ancora non
conoscevo. E poi…è arrivata la notizia, come la classica ciliegina sulla torta!
Inizialmente incredula, poi felice e onorata, sono particolarmente contenta che
il mio pezzo sia stato apprezzato, vista anche la qualità generale dei testi
partecipanti, elevatissima. La speranza, nello scrivere, era quella di
trasmettere emozione e forse un pochino ci sono riuscita!
Stefania – Sono contenta di leggere
le tue parole su Edizioni Convalle, mi gratificano molto perché, come hai ben
compreso, ci metto il cuore e con me tutte le persone che collaborano in questa
impresa. Ma torniamo a te. Leggendoti mi arriva una grande passione per la
scrittura. Ci vuoi raccontare quando e come è nata questa tua passione?
Laura – Come per molti altri
“colleghi”, l’amore per la scrittura nasce da un grande trasporto per la
lettura. Sono stata una famelica lettrice sin da bambina, e lo sono tuttora.
Non mi è mai venuto in mente di scrivere, però, finché non è nato mio figlio
Pietro, che ora è ventenne, quando era piccolino ho iniziato a scrivere per
lui: filastrocche, racconti di Natale, brevi novelle. Successivamente,
prendendo fiducia, ho provato a cimentarmi con qualcosa di più “mio”, e a
mettere su carta le mie sensazioni attraverso la costruzione di personaggi che
rispecchiassero il mio modo di essere, il mio sentire. Ho frequentato un paio
di corsi di scrittura creativa e nonostante il pochissimo tempo da destinare a
questa mia passione, continuo a dedicarmici non appena riesco. Proprio per
motivi pratici, il mio repertorio è costituito essenzialmente da racconti brevi
o brevissimi ma ho imparato sul campo che anche in poche righe si può
concentrare un caleidoscopio di significati. Almeno, questa è l’intenzione: sta
al lettore poi giudicare la riuscita!
Stefania – Come sai, scrivo e sono
anche la coach di alcuni laboratori di scrittura. Mi colpisce la tua
affermazione: ho provato a cimentarmi con qualcosa di più “mio”, e a mettere su
carta le mie sensazioni attraverso la costruzione di personaggi che
rispecchiassero il mio modo di essere, il mio sentire. Ti chiedo: hai mai
provato a scrivere “uscendo da te” e dal tuo sentire, per dar vita a personaggi
che siano una sorta di alter ego, o lontani anni luce da come sei tu?
Laura – Sì, ci ho provato. Finora
nei miei scritti, però, ho praticamente sempre relegato questi personaggi al
ruolo di antagonista. In linea di massima il (o la) protagonista di solito la
pensano come me! Spesso invece mi è capitato di scrivere in prima persona, sì,
ma mettendomi nei panni di un oggetto, o di un albero, qualcosa di solitamente
inanimato, insomma. Naturalmente senza svelare fino alla conclusione la vera
natura dell’io narrante. Ma…mi stai per caso velatamente invitando a provare
nuove strade?
Stefania – No, mi aveva incuriosito
quella tua affermazione dove sembrava che i personaggi fossero sempre uguali a
un tuo modello, restando quindi nella cosiddetta zona comfort. Bene, quindi,
che tu percorra anche altre strade perché la scrittura, secondo me, è sperimentare
(anche) nuovi punti di vista. Ma tornando alla nostra intervista, hai degli
scrittori di riferimento che hanno prodotto in te un moto di ispirazione verso
la scrittura?
Laura – Il mio scrittore preferito
in assoluto è Stephen King, che riuscirebbe a rendere interessante anche la
lista della spesa. Naturalmente non è il mio genere di scrittura, ma la
fluidità della narrazione a mio parere ha pochi eguali. Segue a ruota John
Irving, che adoro per la sua capacità di rendere leggere e ironiche anche le
situazioni più drammatiche: “Preghiera per un amico” è un libro che va
assolutamente letto. A livello italiano il mio idolo è Alessandro Baricco,
anche lui per lo stile tutto particolare: mi piacerebbe riuscire ad avvicinarmi
al suo modo di utilizzare pochissime parole, frasi concise, per dipingere
atmosfere e situazioni ricche di risvolti anche poetici. L’asciugatura del
testo è un compito al quale mi dedico sempre volentieri, prendendo esempio
proprio dai suoi testi. Non finisco mai di stupirmi quanto il “togliere”,
apparentemente in modo paradossale, vada ad “aggiungere” efficacia allo
scritto. Rimane però, tra uno spunto e l’altro, sempre la ricerca dello stile
proprio.
Stefania – Stephen King è un mito,
ho letto tanti suoi romanzi e racconti, quelli più datati, diciamo così, e
credo sia un grande scrittore. Mi trovi d’accordo sull’asciugatura del testo,
io lo chiamo sfrondare sfrondare sfrondare, lo sa bene chi frequenta i miei
laboratori ai quali faccio una testa così su questo punto. D’altronde, come
dice Céchov (e se lo dice lui possiamo crederci), la brevità è la sorella del
talento. Concetto che mi appartiene in toto e la scrittura dei miei romanzi ne
è la dimostrazione. Parliamo dei tuoi progetti: ne hai? Cosa vuoi fare da
grande?
Laura – Se rinascessi, farei la
scrittrice! Ma ho già cinquantadue anni e non posso più permettermi di cambiare
vita. Non rinuncerò per questo, nei ritagli di tempo, a coltivare la mia
passione. Ormai i miei racconti sono diventati parecchi, e mi piacerebbe
preparare una raccolta. Entro l’anno invece è prevista la pubblicazione del mio
primo (molto probabilmente unico) romanzo breve. Non avendo mai tempo di scrivere
“lungo” pensavo non sarei mai riuscita nell’impresa. Il lockdown della
primavera 2020, invece, tenendomi a casa mi ha regalato l’occasione di
provarci, e io l’ho colta al volo.
Stefania – Allora in bocca al lupo
per la pubblicazione della tua opera prima. E comunque – per inciso – non è mai
troppo tardi per fare la scrittrice, perché per esserlo non c’è bisogno di
cambiare vita. Grazie per essere stata con noi. Vuoi aggiungere qualcosa prima
di salutarci?
Laura – Non posso che concludere
con un ringraziamento speciale per te, Stefania, e per il tuo preparatissimo
team. Mi avete dato l’opportunità di far leggere il mio racconto: il confronto
con il lettore è una spinta potente a fare ancora meglio. Causa le restrizioni
varie finora non è stato possibile incontrarvi di persona, ma confido di
potervi abbracciare presto dal vivo. Non vedo l’ora di partecipare alle tue
nuove iniziative!
***
E adesso leggiamo il racconto vincitore!
FORTUNE TANGENTI
Laura Tarchetti
Esce dalla casa della nonna, dopo
pranzo, con la borsa da allenamento rossa in spalla. Il corso è semideserto,
prima che inizi il viavai del passeggio domenicale. Il sole inonda il
marciapiede e Giacomino cammina veloce, giocando a non calpestare le linee di
separazione tra le mattonelle. Poi ripensa alla nonna, che l’ha sgridato per
aver rovesciato la saliera a tavola e che brontolando frasi misteriose si è
lanciata tre manciate di granelli dietro le spalle, a scacciare la malasorte.
Smette di far attenzione ai propri passi, e sorride libero. Mica che diventi
fissato pure lui.
Giacomino, alla sfortuna, non
crede. Alla fortuna invece sì, eccome.
L’aveva conosciuta quando, dopo
aver trovato un quadrifoglio sotto la panchina al campo da calcio, l’aveva
portato a Silvia. Lei gli aveva sorriso come mai prima, prendendogli la mano.
Era calda e morbida: una magia.
A dodici anni, tutto è possibile. Magari
oggi si vince pure la partita.
Adriano si sveglia all’ennesimo
richiamo del cellulare. Ha il turno del pomeriggio in fabbrica, deve sbrigarsi.
Pagano bene, i festivi. Ma la testa è pesante, stretta nella morsa dei postumi
del sabato sera. Si trascina nella doccia, poi si veste, si chiude la porta
alle spalle ed esce a prendere l’auto.
Un gatto nero dorme sul cofano
della vecchia Alfa. Sale a bordo, esponendo il permesso di transito in zona a
traffico limitato, preso in prestito dall’ignaro fratello medico, e suona il
clacson. Il micio salta giù, attraversando fulmineo la strada. Adriano lo
guarda eclissarsi, mentre mette in moto.
Lui, alla sfortuna, non crede.
Nemmeno alla fortuna, però.
In ventisette anni, non l’ha mai
incontrata. É un uomo pratico: quel che deve succedere, succederà. Per ora sa
che le tempie gli martellano, il sole gli brucia le retine assonnate ed è in
ritardo. Gli occhi lacrimano, sconfitti. Parte a tavoletta.
Giacomino percorre svelto il viale
che porta al campo. Vede il profilo delle tribune, non gli rimane che attraversare.
Il sole gioca con le foglie degli alberi. Un motore ruggisce lontano. Non ci fa
caso, è in zona pedonale. Taglia in diagonale sulla carreggiata, lasciandosi il
centro alle spalle.
Adriano tiene saldo il piede
sull’acceleratore. Spingendo ancora un po’, timbrerà in orario.
Giacomino vede un brillìo verde
scintillare ai piedi dell’albero che si è appena lasciato sulla destra. Si blocca
per tornare indietro, curioso. Il rombo dell’auto è diventato un fragore.
Adriano sfreccia accanto al campo
sportivo. Gli pare di scorgere una vivace macchia rossa dal lato passeggero. Un
battito di ciglia, già è scomparsa. Maledetta emicrania, maledette
allucinazioni.
Questione di centimetri. L’auto in
corsa sfiora Giacomino e il violento spostamento d’aria lo ribalta nell’aiuola che
fiancheggia il viale. La borsa gli sfugge, rovesciandoglisi accanto. Rimane
confuso e smarrito, ma è un istante, e subito non ci bada più: è atterrato col
naso in mezzo ai trifogli e…meraviglia! Il bagliore nasce proprio da lì. Quattro
perfette foglioline.
Pensa a Silvia, forse stavolta le scappa
un bacio.
Ora è sicuro. Oggi si vince.
***
Complimenti, Laura!
dalla vostra
Stefania Convalle
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