martedì 14 giugno 2022

Numero 406 - Parlo di me, Arianna Desogus - 14 Giugno 2022


 

Incredibile, tanti anni che scrivo ed è la prima volta che mi capita un “parlo di me”.
E adesso? È un compito arduo, mi sono detta.
Provo a cominciare con un aiutino. Conoscete il personaggio di Jo March? Bene, se la conoscete, quella sono io: sognatrice, stravagante, imbranata, spesso fuori posto, un po’ maschiaccio, estremamente sensibile. Una tipa un po’ fuori dalle regole, insomma.
Mi sono resa le cose facili? Forse sì, ma vi assicuro che davvero non c’è mai stato personaggio letterario nel quale mi sia identificata più che in Jo March. Da sempre, perché Piccole Donne è stato il mio primo classico. Credo di averlo letto mille volte tra i sette e i dodici anni.
Sì, perché io in Sardegna sono cresciuta tra libri, mare e campagna. Leggo e scrivo dai tempi delle elementari, e se c’è una cosa che ricordo bene è il giorno in cui mia madre mi comprò i primi due quaderni, al tabacchino del paese. Avevo cinque anni e in quel momento mi sentii la bambina più felice del mondo. Questa cosa non è cambiata: ancora oggi mi basta ricevere un quaderno nuovo per essere la più felice del mondo.
Se potessi scriverei e leggerei ogni minuto, ma questo desiderio deve fare i conti con un’altra passione: l’insegnamento. Ho frequentato il Liceo Classico e ho iniziato a impartire lezioni private quando andavo ancora a scuola. Nel frattempo mi sono laureata in Lettere antiche e specializzata in Filologia. Adoro insegnare latino e greco e adoro aiutare i ragazzi nel loro percorso di crescita.
Ai miei studenti dico sempre di buttarsi, di mettersi in gioco. Qualche volta in realtà ho bisogno di ricordarlo anche a me stessa. Perché quanto sia importante mettersi in gioco l’ho imparato negli anni. Ricordati, mi dico, che ogni cosa che sei riuscita a realizzare l’hai realizzata perché hai rischiato. Un’altra cosa che insegno è di sperimentare sempre, perché solo così capiamo davvero le nostre inclinazioni, ciò che amiamo fare. 

La prova più importante l’ho avuta pochi anni fa, con un’esperienza di lavoro e di vita a San Francisco che mi ha dato tantissimo in molti sensi che sarebbe troppo lungo elencare qui. 

Tra le altre cose, lì ho capito quanto mi piace
lavorare anche con i bambini, quando fino a quel momento avevo lavorato sempre solo con i ragazzi. Da allora sono divisa e mi sono buttata in progetti di insegnamento dell’italiano a bambini stranieri online.
Ho parlato di San Francisco e avrete capito che amo viaggiare. Ho visto un po’ di Europa, sono stata in Australia e mi piacerebbe scoprire l’Asia. Per gli Stati Uniti nutro sentimenti ambivalenti fatti di fascino e disincanto. Con San Francisco ho avuto uno strano rapporto prima di amarla intensamente.
La letteratura americana invece mi è sempre piaciuta senza se e senza ma. Leggo un sacco di americani. Amo Steinbeck, ma il mio scrittore preferito è sempre stato Jack London, l’uomo che ha riversato la sua vita avventurosa e il suo spirito selvaggio nelle sue opere. Tra l’altro, lui era di San Francisco. Boh, io credo che certe cose non accadano per caso.
Comunque, il mio romanzo del cuore è I miserabili di Hugo. Romanticismo francese. Il mio poeta preferito invece è il nostro Foscolo.
 
E oltre i libri? vi chiederete. Vediamo allora cosa posso dirvi. Che amo la musica, per esempio. Che adoro lo sport perché lo trovo catartico. Che gli animali acquatici mi rilassano e starei ore a guardarli. Che la pizza è il mio piatto preferito (ma sono noiosa, prendo sempre Margherita!). Che amo i gioielli come simboli. Che mi piace l’astronomia: so orientarmi di fronte al cielo notturno, riconosco pianeti e costellazioni.
E dato che ormai ci sto prendendo gusto, provo a definire come sono senza tirare in ballo Jo March.
Sono una ragazza curiosa, precisa, determinata e testarda (terribilmente).
Mi faccio mille problemi per ogni cosa e sono troppo sensibile.
Sono socievole e piuttosto estroversa, ma non vado granché d’accordo con le feste perché odio la confusione.
Mi piace stare da sola. Sono il genere di persona che non si annoia mai a stare da sola.
Se sono a mio agio dico tutto quello che mi passa per la testa.
Allegra e vivace, malinconica e romantica, amo il mare, i tramonti e la pioggia. Anzi, non c’è nulla che concili la mia scrittura meglio della pioggia. Ho scritto un romanzo, Mari Ermi, e sebbene la storia non parli di me, troverete sicuramente me, con tutta la mia passione, tra le sue pagine.
Sì, perché questo romanzo potete leggerlo. 

Durante la mia attività su Instagram, nel 2021, ho incontrato una persona fantastica, Maria Rita Sanna, che mi ha invitato a sottoporre il mio (allora) manoscritto a Edizioni Convalle. E da quel momento mi si è aperto un mondo. Perché la casa editrice guidata da Stefania Convalle mi sta dando tantissimo, e io non posso fare a meno che ringraziare ancora una volta Stefania, Giuseppe e tutte le persone che fanno parte di questa splendida realtà, che è come una grande famiglia.
  
Arianna Desogus


E ora la parola all'editrice...

Ho conosciuto Jo March...ops... Arianna Desogus :-D qualche mese fa. L'ho conosciuta tramite le parole scritte, come spesso mi accade con le persone. Ho letto il suo romanzo insieme al mio team, ne abbiamo parlato tra noi (chissà se le saranno fischiate le orecchie) e alla fine il risultato è stato quello di essere pubblicato con Edizioni Convalle. 
Ricordo le nostre prime conversazioni. La cosa che mi aveva colpito era la sua gentilezza, ma lo spirito sardo si avvertiva ben bene: Arianna è una donna tostissima! Determinata, e allo stesso tempo dolce. Un bel mix. (Mi ricorda molto la nostra amatissima Maria Rita Sanna ;-) )
Mari Ermi, la sua creatura, mi ha conquistato per i profumi, il mare della Sardegna, la Natura descritta... E tanto altro. E quando il romanzo è arrivato in carne e ossa, dopo settimane di lavoro, vedere la sua gioia quando ha ricevuto il pacco a casa e l'ha aperto... beh... dà un senso a quello che faccio ogni giorno!
Che dite, vi mostro le foto? Sarà d'accordo Arianna? Ma sì, dai, si vede tutta la sua gioia e la sua sensibilità!






E come in tutte le belle favole, dalle lacrime di commozione, alla prima dedica, il passo è stato breve :-)

Salone di Torino 2022

Beh, come si dice: una partenza col botto!
E augurandole tutta la fortuna del mondo, vi saluto con un'altra immagine di Arianna al Salone di Torino, giovane donna entusiasta della vita e con tutta la grinta che serve in questo strano mondo.


p.s. leggendo il parlo di me di Arianna, ho compreso il motivo del grande feeling: amiamo le stesse cose. Scrivere, la Sardegna, San Francisco, e... Jo March;-)


Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle

in versione estiva :-D














 


domenica 12 giugno 2022

Numero 405 - Post Office, Charles Bukowski - 12 Giugno 2022


Ho iniziato questo romanzo leggendolo insieme ai miei "allievi" del laboratorio di scrittura che conduco on line. Di Bukowski avevo letto solo alcune poesie, ma della sua prosa non conoscevo niente.
All'inizio, mentre leggevo a voce alta, ero coinvolta dalla sua scrittura immediata, che poi è quella che preferisco e che pratico. Ricordo di aver riso più volte per l'ironia e il suo cinismo nel narrare le vicende del protagonista che altro non è che il suo alter ego. E mi sono detta: Caspita, voglio leggere tutto di lui!
Poi sono andata avanti in solitario e ho cominciato a nutrire qualche perplessità... Ho capito che Bukowski, o si ama, o si odia. 
E io ci sto ancora pensando! 
Beh, no dai, non esageriamo. Non lo odio di sicuro, ma l'amore iniziale - tipo colpo di fulmine - si è raffreddato presto. 
"Post Office", a tratti, mi è parso un po' ripetitivo, come scene e concetti, ma d'altronde la vita stessa del protagonista è tale. E poi il linguaggio un po' troppo diretto in talune circostanze - diciamo così - in alcuni momenti mi è sembrato eccessivo, quasi fastidioso. 
Diciamo che al termine del romanzo, il cui finale è una delle parti migliori, non avevo la spinta per leggere altro di lui.
Detto ciò, Bukowski rimane sempre Bukowski e penso che se quello che ha scritto lui, lo avesse scritto un altro, non sarebbe passato alla storia. La sua penna non si dimentica, questo è certo. 
Però forse lo preferisco come poeta.
Riallacciandomi a un aneddoto che coinvolge uno dei miei scrittori preferiti, John Fante, ecco che il paragone arriva spontaneo e penso senza alcun dubbio che Fante sia decisamente superiore come romanziere. Non per niente, lo stesso Bukowski, mi pare intorno alla fine degli anni Settanta, rimase folgorato dal romanzo "Chiedi alla polvere" di Fante, scoperto per caso in una biblioteca, e volle conoscerlo a tutti i costi. Andò a trovarlo all'ospedale, dove Fante era ricoverato, e lo fece con grande emozione, visto che lo definiva "il suo Dio" come scrittore. Grazie a Bukowski, John Fante conobbe, negli ultimi anni della sua vita, la fama, in quanto Charles pretese che il suo editore pubblicasse le opere di colui che era diventato il suo mito.
Avendo letto quasi tutte le opere di John Fante posso capire Bukowski. Credo che nella scrittura di Fante abbia trovato la sua ma con una marcia in più, nel senso che Fante è ironico e cinico nelle sue narrazioni, ma le storie che narra sono più complete, a mio giudizio, a livello di trama, ma anche a livello di stile di scrittura e profondità di pensiero.
Credo che Bukowski, nel suo essere dissacrante, sia stato un uomo buono. Lo è stato con Fante, com'è stato corretto con il suo editore. 
Riporto da Wikipedia: "Nel 1969 accettò un'offerta dall'editore della Black Sparrow, John Martin: 100$ al mese per tutta la vita. Decise perciò di lasciare il lavoro alle poste per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Aveva quarantanove anni. Come spiegò in una lettera di quel periodo: «Avevo solo due alternative – restare all'ufficio postale e impazzire... o andarmene e giocare a fare lo scrittore e morire di fame. Decisi di morire di fame». Meno di un mese dopo finì il suo primo romanzo autobiografico, Post Office, che lo rese celebre. Come forma di rispetto per la fiducia in uno scrittore relativamente sconosciuto, Bukowski pubblicò quasi tutti i suoi lavori successivi con la Black Sparrow."

Non è da tutti.

Quasi quasi, ne leggo un altro...


Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle



mercoledì 1 giugno 2022

Numero 404 - Parlo di me: Marco Lazzaro - 1° Giugno 2022


 

Ciao,
sono Marco Lazzaro, classe 1989. Ho schivato il servizio di leva di pochi anni e non posso che esserne felice dato che, sbadato come sono, avrei di sicuro sparato a qualcuno per errore.
Dotato del senso dell’orientamento di un tombino sono in grado di perdermi anche nelle strade più conosciute; per non parlare poi dei problemi dovuti alla mia scarsa memoria e alla bassa capacità di concentrazione dovute alla dislessia. 
Però, ora basta parlare dei miei pregi, meglio cambiare argomento.
Ho sempre amato scrivere e fin da bambino riempivo quaderni di storie sconclusionate e guardavo fuori dal finestrino immaginandomi mondi fantastici. Questo mi ha permesso di restare un sognatore e sviluppare un’ottima fantasia (spero).
All’inizio della mia carriera pensavo di voler scrivere solo racconti fantasy. Proposi l’incipit del mio primo libro a Stefania e, grazie ai suoi preziosi consigli, compresi di aver bisogno di cominciare un percorso più strutturato e che tutto sommato non facevo così schifo come pensavo.
Sono passati quasi tre anni da quel 25 novembre 2019, ho fatto parecchi progressi e ho capito di amare scrivere qualsiasi genere di storia. Finché posso dare sfogo alla fantasia mi piace variare il più possibile.
Per lavoro faccio il consulente informatico. Mi piace sviluppare software con la stessa passione con cui scrivo un racconto e, in fondo, per fare bene entrambe le cose è necessaria una buona dose di fantasia e determinazione.
Sono molto introverso e non amo esternare le emozioni e i sentimenti. Ho però la fortuna di essere circondato da amici e avere una compagna che sono riusciti ad andare e scoprire quello che fossi davvero.
Ho passato l’adolescenza ad avere paura di mettermi in gioco. Crescendo ho imparato a farlo e questo mi ha permesso di trovare la determinazione che mi mancava e scrivere la mia prima raccolta di racconti, "Kaleidos", e di partire per un sentiero che non conosco, ma che muoio dalla voglia di percorrere gustandomi ogni singolo passo.
Amo viaggiare e se non ho l’occasione di farlo di persona scelgo un posto e ne guardo le foto o leggo libri ambientati in quella particolare località. Se ne avessi l’occasione non mi lascerei sfuggire l’opportunità di girare il mondo per gustarne i sapori, gli odori e la cultura.
Un’altra passione che mi ha sempre accompagnato è quella per la musica. Mentre lavoro o scrivo non può mancare. È un bisogno necessario quasi quanto respirare. Sarà per quello che ho iniziato a prendere lezioni di canto?
Mi sarebbe piaciuto anche disegnare, ma oltre a essere daltonico non ho mai avvertito quella spinta che invece mi anima quando prendo la penna (o meglio, la tastiera) in mano.
La mia predilezione per il genere fantasy mi ha portato a conoscere il mondo dei giochi di ruolo. Mi esalto creando mondi, storie e personaggi con cui porre sfide sempre nuove agli amici con cui gioco. In questo ambito ho imparato il potere della meraviglia e dello stupore. Mi piace improvvisare e lasciarmi trasportare nella storia insieme ai miei giocatori per vedere dove va a finire… Proprio come nella scrittura.
Per concludere direi che mi definirei come una persona a cui piace appassionarsi e trasportare gli altri nel mio stesso mondo affinché possano stupirsi quanto me mentre lo scoprono.
 
Marco Lazzaro


E ora la parola all'editrice...

Marco è una persona molto particolare, bisogna scoprirlo, tirandolo fuori da dietro al suo scudo di riservatezza e timidezza. 
In questi anni di conoscenza ho imparato a conoscerlo.
Le nostre strade si sono incrociate per un servizio editoriale che mi aveva chiesto, come lui stesso ha spiegato. Nella sua scrittura ho visto delle possibilità che andavano oltre il fantasy e gliel'ho detto. Lui ha deciso di iniziare un percorso nei miei laboratori di scrittura, si è sempre impegnato molto, seguendo ogni consiglio, ogni correzione senza batter ciglio. Ah, ecco: ha una bella dose di umiltà, che non guasta.
La prima soddisfazione me l'ha regalata quando ha partecipato a un premio letterario con un  testo (cento parole, una storia) nato nel laboratorio ed è entrato tra i finalisti!
E poi si è portato a casa un secondo posto nel Premio Letterario Dentro l'amore, nella sezione racconti. 
Promettente, il ragazzo;-) ho pensato.
Il tempo è passato e la sua scrittura si è mostrata piano piano, facendo vedere le mille sfaccettature che risiedono nella sua penna. Un caleidososcopio, proprio come il titolo della sua prima pubblicazione di cui vado stra-fiera: "Kaleidos".


Leggendo i suoi racconti è riuscito a farmi commuovere (ha una sensibilità e una capacità di immedesimazione non comuni), ma mi ha fatto anche battere il cuore a mille con la tensione narrativa... E poi mi ha fatto anche sorridere, perché Marco ha un senso dell'ironia e dell'autoironia che ti conquista. Una volta ho dato un compito da scrivere per il laboratorio, un piccolo saggio sulla punteggiatura, che poi lui ha letto in una diretta all'interno del gruppo: ci ha fatto morir dal ridere per l'ironia!
Ma tutto questo bisogna scoprirlo piano piano, e quando è caduta l'ultima barriera, ecco che ci si ritrova incantati dalla sua bellezza d'animo.

Questo è Marco, secondo me.



Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle