venerdì 30 dicembre 2022

Numero 425 - "Una salita per amore. Donne al fronte" di Stefania P. Nosnan - 30 Dicembre 2022


Sono davvero contenta quando scopro delle penne di autrici italiane che non conoscevo. 
Stefania P. Nosnan si occupa di me come Ufficio Stampa e quando ho saputo che anche lei è scrittrice, mi sono incuriosita relativamente alle sue opere.
Proprio un paio di giorni fa ho cominciato a leggere "Una salita per amore. Donne al fronte". 
Che dire... Stanotte all'una e mezzo ero ancora lì che leggevo, e stamattina appena sveglia ho terminato le ultime venti pagine, ancora prima di fare colazione! 
Già questo vi fa capire quanto questo breve ma intenso romanzo mi sia piaciuto, e adesso vi spiego perché.
Prima di tutto ho amato la scrittura di Stefania: semplice, senza fronzoli, diretta. Esattamente come piace a me. Chi frequenta i miei laboratori di scrittura sa che il mio mantra è: non una parola di troppo, non una parola di meno. 
Stefania Nosnan è molto brava a farci entrare subito nella vicenda, a farci amare i personaggi e a stare in apprensione per loro (e infatti la lettura del romanzo mi ha fatto fare le ore piccole, stanotte!). Sapete anche che difendo sempre a spada tratta la scrittura semplice, specificando a caratteri cubitali che  semplice non significa elementare... Scrivere in modo semplice significa avere una grande padronanza della lingua italiana, tale da riuscire a raccontare una storia profonda ed emozionante senza ricorrere allo sfoggio di paroloni o stili pesanti e noiosi. 
Qui troverete, invece, una scrittura fluida, ma incisiva. 
La storia mi preoccupava un po', ambientata ai tempi della prima guerra mondiale, temevo potesse essere troppo cruda o con un eccesso di parte storica che non è nelle mie preferenze.
E invece Stefania ha saputo dosare tutto in modo perfetto, quel tanto che basta per inquadrare la scena. 
Ma entriamoci un po', nella trama.
Le portatrici carniche, delle quali ignoravo l'esistenza e quindi grazie Stefania per averne parlato, erano donne che ogni giorno partivano con le loro gerle piene di cibo, munizioni e lettere e si arrampicavano sulle montagne fino ad arrivare alle trincee. In questo caso, il paese dove vivevano queste donne era Timau e le trincee erano quelle di Pal Piccolo, in Friuli. Mi sono presa la briga di andare a vedere qualche foto (sorgono in quei luoghi musei a cielo aperto) ed è stato molto suggestivo collocare la storia appena letta dentro quelle immagini.
Ma torniamo al romanzo.
Tre donne, Elena - la protagonista - Mara e Milena, sono le portatrici di cui si narra. Elena è una giovane ragazza che vive con la madre, e vive in perenne apprensione per il padre e i due fratelli, anche loro a combattere per difendere l'Italia. 
In trincea, tra i soldati, troviamo Alberto e per lui, come per gli altri soldati, l'arrivo giornaliero delle tre donne diventa motivo di sopravvivenza, anche emotiva.

Il cordone invisibile tra guerra e civiltà era nell'arrivo di quelle tre donne. Quando emergevano da dietro la parete rocciosa era come ricevere una ventata di aria fresca, sapere di non essere stati dimenticati tra quelle vette.

Per i due giovani, che devono fare i conti con una realtà di brutture e privazioni, paure e apprensione per il futuro, quel vedersi ogni giorno anche per pochi minuti diventa una boccata d'aria fresca.

Elena sapeva solo che quei minuti a chiacchierare con Alberto le sembravano un rifugio dalla cruda realtà.

Ci si sorprende come Elena, una ragazza esile ma forte, potesse fare ogni giorno una vita del genere, a contatto anche con la morte di giovani soldati caduti sotto il fuoco nemico. Le portatrici, se all'andata portavano sulle spalle un carico di vita, nella discesa si facevano carico di morti e feriti.

Il suo sguardo tornò su quei poveri e straziati corpi, riconobbe alcuni di loro tra il sangue di cui erano macchiati. Uno di loro le aveva regalato un quadratino di cioccolata la settimana prima.

E quella vita Elena la fece per due anni.

Erano due anni che faceva quella vita e il dolore, che a quel tempo aveva provato, si era congelato. Sembrava che dentro di sé avesse sempre l'inverno; nemmeno l'estate appena passata era riuscita a infonderle calore.

La storia si dipana fino alla disfatta di Caporetto, quando i soldati e la popolazione dovettero ripiegare in Veneto.

Stava lasciando la casa dove era nata, la guerra si stava mangiando tutto come un demone. Aveva potuto raccogliere poco del suo passato e del suo presente, questo le faceva male al cuore. 

Assistiamo, dunque, alle vicende della guerra - che Stefania ci mostra con tutta la delicatezza possibile, denotando una grande sensibilità - e alla forza dell'amore che diventa rifugio e speranza.

Le portatrici carniche ottennero, molti anni dopo la fine della guerra - forse troppi anni dopo - l'Onorificenza "Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto".

 "Una salita per amore. Donne al fronte" mi ha lasciato tante cose. Mi ha dato informazioni su quell'aspetto della guerra, mi ha lasciato un senso di ammirazione per queste donne, un'ammirazione che si allarga a tutte le donne che sono forti più di quanto si pensi e dal coraggio inestimabile. 
Mi ha fatto anche pensare che l'essere umano poco impara dal passato, se pensiamo che nel  momento in cui scrivo tante persone, non lontane dal nostro Paese, stanno vivendo gli stessi disagi e brutture. E siamo nel 2022, anzi, alle porte del 2023.

Impareremo mai qualcosa dalla Storia?

Complimenti ancora a Stefania P. Nosnan che ha voluto rendere omaggio con questo romanzo a una parte di storia che riguarda direttamente la sua terra e l'ha fatto egregiamente.
Il romanzo è uscito nel 2019, edizioni Ensemble. 
La prefazione è di Manuela Di Centa.

Un romanzo che vi consiglio di leggere. Sono sicura che vi piacerà.



§§§

Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle




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