Torna la GARA LAMPO, la gara di scrittura delle vacanze natalizie, già sperimentata con successo nel 2022.
Vi ricordo il regolamento:
- la gara è aperta a TUTTI, compresi gli autori di Edizioni Convalle. Insomma, è un gioco e tutti possiamo giocare. Quasi quasi partecipo anch'io ;-)
- per partecipare bisogna inviare un racconto di massimo 500 parole (titolo escluso) o una poesia di massimo 30 versi. Ma se volete potete partecipare sia con un racconto che con una poesia.
- il tema è libero.
- dovete inviare l'elaborato in formato word all'indirizzo steficonvalle@gmail.com ENTRO il 6 gennaio 2025.
- gli elaborati devono essere inediti e mai pubblicati neppure sui social.
- la partecipazione è gratuita MA è gradito e apprezzato l'acquisto di un'opera di Edizioni Convalle. Questo gioco comporta un impiego di tempo da parte mia e quindi credo sia carino da parte di ogni partecipante ricambiare regalandovi una bella opera da leggere.
- tutti gli elaborati verranno pubblicati in questo numero del Blog, man mano che li riceverò. Questo vi darà modo di leggere con calma i vari testi, ed eventualmente di rileggerli, per poi arrivare alla votazione con le idee chiare.
- la votazione si potrà fare quando tutti i testi in concorso saranno pubblicati nel blog, e cioè dal giorno 8 gennaio 2025.
- la votazione si svolgerà nel seguente modo: dovrete scrivere in un commento a questo numero del blog quali sono i vostri TRE testi per voi più belli. Il commento dovrà comprendere il nome e il cognome di chi lo sta facendo. Non si accettano commenti anonimi.
- il giorno 16 gennaio 2025, nella diretta del giovedì sera (ore 21) nella Pagina di Edizioni Convalle, verranno letti i racconti che saranno saliti sul podio, ma anche i più meritevoli (a mio giudizio).
- io assegnerò il PREMIO DELLA CRITICA e lo sapete... Sono cattivissima! ;-)
- I vincitori eletti dal voto popolare e quelli che avranno ottenuto il premio della critica riceveranno una nota critica del testo, una sorta di scheda di valutazione che comprende l'analisi dei punti forti e dei punti deboli (se ce ne sono). La scheda di valutazione ha un valore importante perché rientra nei servizi editoriali. Inoltre, i testi vincitori e i relativi autori avranno una puntata del blog a loro dedicata. Una bella vetrina, mi permetto di dire.
Avete letto tutto per bene? Mi raccomando!
Quindi possiamo partire!
Qui di seguito potete cominciare a leggere i testi già arrivati, ma per votare, attenzione, dovrete aspettare la data indicata nel regolamento.
§§§§§§§§
Elaborato 1
GLI ASINI VOLANO
Sandra Morara
Se l'Olga gli avesse detto che gli asini volano lui, il Lucio Sempinteri
detto Rimbamba, ci avrebbe creduto.
Vuoi i ricci scomposti di quella chioma leonina, vuoi il rosso vermiglio
sulle labbra, vuoi le calze nere, a rete, su quelle gambe ben tornite, o vuoi il
balcone che trasbordava di abbondanza…
Insomma, bastava uno sguardo a stecchirgli il cuore e - lo so che non
dovrei dirlo, e invece lo dico - pure il piano di sotto ci aveva lo scombuglio.
40 scoccati da almeno un quarto di secolo ma, non mi vergogno a dirlo, mia
moglie ancora mi produce l'effetto - per non parlare delle fette di prosciutto
sugli occhi.
Sul pavimento - lasciati lì alla diavolo boia e con una certa urgenza -
un paio di mutande che non erano le sue, un calzino, non solo spaiato, ma pure
bucato, e una maglietta nera pubblicitaria con su scritto verde fluo: GINO che
lavora di fino - idraulico pronto intervento.
Ma cosa… Ma come…?
Calma e gesso.
Oh caro te, grazie al cielo sei arrivato - per giunta in anticipo - sapessi
cosa mi è capitato…
Cose da non credere, e magari tu non ci crederai, perché se non l’avessi
visto con i miei occhi nemmeno io ci crederei, ma tant'è…
Me ne stavo bella tranquilla a farmi un pisolino, quando - santapazienza
- mi sono trovata un asino nel letto.
E, lo giuro sulla tua testa, io ci ho provato a scacciarlo facendo sciò
sciò pussa via con le mani, ma niente da fare.
Sai quanto sono testardi gli asini.
Mah, veramente io sapevo i muli…
Asini, muli, non ha nessuna importanza, non sono forse della stessa razza?
E per fortuna che quando ti ha sentito arrivare si è spaventato ed è
scappato via a gambe levate volando dalla finestra.
Ah, questa è proprio bella. Che Gino fosse un asino non è un segreto, che
non sa nemmeno fare una O con un bicchiere, e quando giochiamo a briscola fa
sempre casino a segnare i punti, per non parlare di quando perde e deve contare
i soldi per un cicchetto, ma che ci provasse a volare…
Sai le risate domani quando gliela racconto agli amici del bar.
Il Don - che per via delle voci di popolo, tutto sapeva, anche se non
vedeva - non riuscì proprio a trattenersi e, seduta stante, gli scappò uno
sghignazzo talmente sonoro da trapassare non solo i timpani suoi e del povero astante,
il Lucio Sempinteri detto Rimbamba, che dietro la grata penitente snocciolava i
cavoli suoi, ma pure i sette muri.
Non bastasse, anche il confessionale ci mise del suo e - ahimé - con l'eco
inopportuno di un maledetto rimbombo rivelatorio, mise tutta la faccenda in
piazza.
Una vera goduria per le beghine in fila davanti al rifugio peccatorum per
lo spurgo dei peccati.
Un'isperata opportunità. Una golosa circostanza. Un po' d’erba fresca da
brucare per almeno una settimana.
Ma sono pronte a scommetterci - forse anche di più.
§§§§§§§§
Elaborato 2
BASTAVA SOLO UN TI AMO
Milena Mutti
Le sarebbe bastato
uno “scendi, ti aspetto”
un messaggio notturno
un bacio rubato.
Le sarebbe bastata
la follia di un momento
una rima inventata
una rosa portata dal vento.
Bastava solo un “ti amo”,
il primo di cento.
§§§§§§§§
Elaborato 3
MARIANNA
Graziella Braghiroli
Il portico della vecchia cascina è inondato da un insolito sole autunnale
e immerso nel silenzio. Si sente
soltanto il cigolio di una sedia a dondolo. Laggiù, vicino al vecchio glicine, è
seduta Marianna, mia sorella. Segue il dondolio ritmico della sedia, lo sguardo
perso nel vuoto. Non si accorge della mia presenza. La osservo, notando quanto sia invecchiata in questi ultimi mesi, quanto si
stia allontanando dalla vita, come se un'onda inesorabile la trascinasse via.
Marianna ha quindici anni più di me che sono il più giovane. In mezzo ci sono, o meglio, c’erano altri
tre fratelli, tutti maschi. Lei ci ha fatto da mamma. La nostra è morta quando avevo cinque anni e non me la
ricordo. Per noi l'unico punto di riferimento è sempre stato Marianna. Grazie a lei abbiamo avuto una famiglia. Chissà se
lei ha mai desiderato averne una tutta sua? Non ce lo siamo mai chiesto.
Ricordo che per un periodo - avrà
avuto una trentina d'anni - ha frequentato un certo Gregorio. Faceva il maestro
nella scuola del nostro paese e veniva spesso a casa nostra. Né io né i miei
fratelli lo sopportavamo. Gli trovavamo tutti i difetti e ne parlavamo
malissimo a Marianna. Ma lei non ci ascoltava. Era radiosa. Non penso di averla
mai più vista felice come allora. Era cambiata. Canticchiava mentre faceva i
lavori di casa, non si arrabbiava più per il nostro disordine e, cosa inaudita,
si metteva un velo di rossetto sulle labbra e qualche goccia di lavanda
Coldinava, la sua preferita, dietro le orecchie. Quando avevo capito che mia
sorella si profumava per Gregorio, ero corso in camera sua e con tutta la
cattiveria dell'adolescente che ero, avevo scagliato la boccetta contro il
muro, lasciando a terra tutti cocci. Non ho mai
dimenticato lo sguardo di Marianna mentre, senza dire una parola,
raccoglieva i resti del suo profumo.
Qualche mese dopo quell'episodio, Gregorio era stato trasferito in
un'altra scuola e non avevamo più saputo nulla di lui. Marianna era tornata a
essere quella di sempre, anche se, a volte, la sorprendevo a fissare il vuoto
con un'espressione triste che non le avevo mai visto prima.
Gli anni sono passati. Io e i miei fratelli ci siamo sposati, abbiamo avuto figli e nipoti. Marianna è
sempre rimasta il nostro porto sicuro. Per lungo tempo, le domeniche e le feste
comandate, la famiglia al completo arrivava alla cascina e lei cucinava per
tutti. Divoravamo i casoncelli fatti a
mano, l'arrosto, le patate al forno che si fondevano in bocca, la sua torta
paradiso. Se chiudo gli occhi mi sembra ancora di sentirne il profumo.
Col passare del tempo, gli inviti si erano fatti più rari per poi scomparire
del tutto.
I vecchi se ne sono andati e i giovani
hanno di meglio da fare. Siamo rimasti soli, io e Marianna. Ormai, mi riconosce
a stento. L'onda la sta portando via. E io l’accompagnerò, tenendole la mano, come
lei ha fatto per tutta la vita.
§§§§§§§
Elaborato 4
CENTO ANNI
Camilla Terso
Oggi è il suo compleanno.
Negli ultimi tempi la guardo come
se, davanti a me, ci fosse una clessidra che mi ricorda che il nostro tempo
insieme è ormai poco e prezioso. Osservo il suo viso paragonabile a una cartina
stradale montuosa con le cime imbiancate e i suoi occhi a tratti assenti che,
con la sola vicinanza dei figli, tornano a brillare. Oggi è più bella che mai:
nonna Lina compie cento anni. Un secolo
tondo.
È disorientata perché vede la sua
casa piena di gente: figli, nuore, nipoti e pronipoti, così decido di sederle
accanto e, prendendola per mano, la rassicuro. Dopo un po' arriva il signore
con la fascia, come lo chiama lei.
«Chi è quell’uomo e che ci fa qui a
casa mia?» mi domanda agitata.
Le rispondo che è il Sindaco e che
è venuto apposta per i suoi cento anni e scherzando le dico che è diventata una
celebrità.
In quel momento una domanda sfiora
la mia mente: ma conviene vivere tanto?
È una cosa che mi spaventa e mi
affascina allo stesso tempo. Sempre mentre la osservo, celando un sorriso che
lei ricambia con una bocca da lattante, mi chiedo chissà a quanti cambiamenti è
sopravvissuta. Quante persone avrà
incontrato nella sua strada e quante ne avrà perse. Mi sorprende di come il dolore della morte di
un figlio non l'abbia uccisa. La risposta è una sola: è una donna di altri
tempi.
Qualche anno fa, quando i suoi
ricordi erano ancora tutti interi, era capace di rapirmi con i suoi aneddoti,
spesso accompagnati dai colori crepuscolari. Storie dove si perdeva e il suo
viso sembrava prendere la forma del periodo a cui faceva riferimento il
ricordo, oppure, ero io che m'immedesimavo troppo in lei. Però, se parlava di
quando era una bambina e della sua bambola di pezza, fatta di qualche stoffa di
abito riciclato fino all’impossibile, proprio in quel preciso momento, il suo
volto diventava fanciullesco. Scorgevo il suo sguardo innamorato e
ancora pieno di pudore quando parlava del suo grande amore per il nonno;
l'unico uomo per lei con cui ha fatto sette figli e trovavo assurdo come
rammentasse ogni cosa di ognuno di loro.
Ora ricorda ben poco e dice cose
senza un filo logico. Mi fa tenerezza, quella stessa dolcezza che aveva per me
quando restavo i pomeriggi interi in sua compagnia.
Alcuni filosofi dicono che
l'ingenuità che caratterizza gli anziani serve a far sparire, in loro, il
terrore che caratterizza ogni uomo: quello della morte.
Arriva il momento della torta e del
soffio delle candeline, delegato a Sofia, la più piccola della famiglia, perché il secolo appena passato ha tolto a nonna Lina tutto il fiato.
La serata volge al termine, la vedo
stanca, così l'aiuto a mettersi a letto, proprio come faceva con me quando ero
bambina.
«Buonanotte nonna, ci vediamo
domani» le dico dandole un bacio.
«Non chiedere più di ciò che il
Buon Dio ti dona» mi dice addormentandosi.
§§§§§§§
Aspettiamo i prossimi testi!
Nessun commento:
Posta un commento