lunedì 28 aprile 2014

Numero 204 - Segui il tuo cuore - 28 Aprile 2014



Rispolvero un brano di un breve romanzo che anni fa ebbe molto successo; estrapolo il passo per me più bello e quello che è rimasto nel cuore di tanti lettori. Un passo sempre attuale perché momenti come quelli descritti li attraversiamo tutti, prima o poi, una o più volte nella vita.
Il consiglio è saggio, per come la penso io, e ve lo ripropongo.
E colgo l'occasione per farlo di nuovo mio, in questo momento nel quale mi sento di "ascoltare" e ascoltare ancora.



SEGUI IL TUO CUORE

Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante. Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati  del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento.
Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e frutti.
E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e và dove lui ti porta.

Tratto da
"Và dove ti porta il cuore" 
di 
Susanna Tamaro



martedì 22 aprile 2014

Numero 203 - Coltiva una pianta - 22 Aprile 2014



COLTIVA UNA PIANTA

A prima vista, può sembrarti un consiglio un po' stupido o per lo meno strano. A cosa diavolo può servire coltivare una pianta?

Uno degli scopi della vita spirituale e uno dei requisiti della pace interiore, è imparare ad amare incondizionatamente. Il fatto è che è molto difficile amare una persona, qualsiasi persona, incondizionatamente. La persona che cerchiamo di amare a un certo punto inevitabilmente dirà o farà qualcosa di sbagliato, in qualche modo non soddisferà le nostre aspettative. Così noi ci innervosiamo e mettiamo condizioni al nostro amore: "Ti amerò, ma tu devi cambiare. Devi comportarti come piace a me."

Certa gente sa amare meglio i suoi animaletti domestici che le persone. Ma anche amare un cucciolo incondizionatamente non è facile. Che succede quando il tuo cane ti sveglia nel cuore della notte abbaiando inutilmente?
O se ti rovina  il tappeto buono del salotto con qualche incidente? Lo ami sempre tanto? Le mie bambine hanno un coniglietto. E' stato davvero duro amare quel coniglietto, dopo che mi aveva fatto un bel buco nel cancello di legno pregiato!

Una pianta, invece, è facile da amare così com'è. Quindi coltivare una pianta ci offre l'occasione di esercitarci ad amare incondizionatamente.

Come mai praticamente ogni tradizione spirituale sostiene l'amore incondizionato? Perché l'amore ha un enorme potere di trasformazione. L'amore incondizionato 
genera sentimenti di serenità tanto in chi lo dà, che in chi lo riceve.
Scegliti una pianta, dentro casa o sul terrazzo, o in giardino: comunque una pianta che vedi tutti i giorni. Esercitati ad amare e curare questa pianta come se fosse il tuo bambino (tra l'altro è più facile curare una pianta piuttosto che un bambino: niente notti insonni, niente pannolini, niente pianti disperati). Parla con la tua pianta, dille che le vuoi bene. Ama la tua pianta sia che fiorisca, sia che non fiorisca, che viva o che muoia. Amala e basta. Osserva come ti senti quando offri a questa pianta il tuo amore incondizionato. Quando offri questo tipo di amore non sei mai agitato, nervoso o irritato. Sei semplicemente in uno spazio amoroso. Esercitati in questo tipo di amore ogni volta che vedi la tua pianta almeno una volta al giorno.
Dopo un po', sarai capace di estendere il tuo amore assoluto e incondizionato anche ad altri esseri. Nota com'è bello amare  e pensa un po' se puoi offrire un amore del genere anche alle persone che ti circondano. Prova ad amarle senza pretendere che cambino o che siano diverse, per poter ricevere il tuo amore. Amale così come sono. La tua pianta può essere un'ottima maestra e può insegnarti la forza dell'amore.

da "Non perderti in un bicchier d'acqua"  di Richard Carlson

lunedì 14 aprile 2014

Numero 202 - Nuova puntata del Magazine - 14 Aprile 2014


Mettetevi comodi: 
è arrivato il nuovo numero del Magazine:-)
Oggi vi serve ben caldo:
1) Un nuovo consiglio per vivere meglio;-)
2) La nuova intervista con Brianza tv (bilanci e progetti)
3) Torna, a grande richiesta, Cinzia con le sue pillole d'arte!



IMPARA AD ASCOLTARE LA GENTE
Sono convinto da sempre di essere uno che sa ascoltare la gente. Ma anche se oggi sono diventato più attento di quanto non fossi una decina di anni fa, ammetto di essere solo un mediocre ascoltatore.
Essere un buon ascoltatore non significa semplicemente non interrompere gli altri quando parlano o finire la frasi per loro. Significa anche essere disposti ad ascoltare fino in fondo l'intero pensiero di chi sta parlando con noi invece di ascoltarlo aspettando con impazienza il nostro turno di ribattere.
In un certo senso, il fatto di non ascoltare gli altri è indicativo del modo in cui viviamo. Spesso ci comportiamo come se la conversazione fosse una gara di corsa. Sembra quasi che il nostro unico scopo sia di non lasciare il minimo spazio tra la fine del discorso dell'altro e l'inizio del nostro. Recentemente, mia moglie ed io ci trovavamo seduti al tavolino di un Caffé, orecchiando quel che la gente diceva intorno a noi. Pareva che nessuno ascoltasse quello che l'altro gli diceva, semplicemente parlavano tutti a turno senza ascoltarsi l'un l'altro. Allora chiesi a mia moglie se anch'io mi comportavo a quel modo. Con un sorriso, lei mi rispose: "Solo a volte."
Rallentare le risposte e diventare un buon ascoltatore ti aiuta a diventare una persona più serena. Ti libera dalla pressione, dall'ansia. Se ci pensi, vedrai che ti occorre un'enorme quantità di energia e ti costa un sacco di stress stare seduto sul bordo della sedia cercando di capire quando la persona di fronte a te (o all'altro capo del filo del telefono) avrà finito di parlare, per poter interloquire a tua volta. Ma se mentre aspetti che le persone con cui stai comunicando finiscano di parlare, ascolti semplicemente con maggior attenzione quel che ti stanno dicendo, noterai che la pressione se ne va. Ti sentirai di colpo più rilassato, e così pure il tuo interlocutore. Ti risponderà con più calma e lentezza, perché non si sentirà più in competizione con te per il "tempo a disposizione". 
Diventare un buon ascoltatore non solo ti farà diventare una persona più paziente, ma migliorerà anche la qualità delle tue relazioni con gli altri. A tutti noi piace parlare con qualcuno che ascolti veramente quello che stiamo dicendo.

(tratto da "Non perderti in un bicchier d'acqua - cento regole per imparare a vivere meglio" di Richard Carlson) 
...
And now, 
su questi schermi :-D
la nuova intervista realizzata da Brianza Tv:-))


...

Edvard Munch
(1863 – 1944)
a cura di

CINZIA in arte FIDANZACINZIA

IL GRIDO



“Camminavo lungo la strada con due amici – quando il sole tramontò.
I cieli diventarono improvvisamente rosso sangue e percepii un brivido di tristezza.
Un dolore lancinante al petto.
Mi fermai – mi appoggiai al parapetto, in preda ad una stanchezza mortale.
Lingue di fiamma come sangue coprivano il fiordo neroblu e la città.
I miei amici continuarono a camminare – ed io fui lasciato tremante di paura.
E sentii un immenso urlo infinito attraversare la natura.”

In questo modo Munch spiega la nascita di uno dei dipinti più celebri della modernità.

E’ un’immagine che mirabilmente sintetizza, attraverso una potenza visiva stupefacente, il senso dell’irreparabile perdita dell’armonia tra uomo e cosmo, spinto fino ad un punto di non ritorno.

“il fiordo neroblu”, “rosso sangue”, le “lingue di fiamma”, i due amici che proseguono inconsapevoli la passeggiata, abbandonando il pittore alla paura: la natura ed i colori esistono in funzione della percezione interiore, diventando specchio dell’anima.

Non c’è più equilibrio, le linee ondeggiano pericolosamente, quasi risucchiate da un vortice, il ponte sembra scivolare verso l’osservatore.

La creatura che si volta in primo piano, sbarra gli occhi e porta le mani alle orecchie per non udire un urlo che, contemporaneamente, è suo e del mondo circostante; è l’immagine di ogni essere umano, senza sesso, senza razza,senza età, ridotto ai minimi termini, al punto da ondeggiare esso stesso.

E’ la rappresentazione del dolore universale.

_._._._._

Munch scopre che alcune sue tele, se sistemate una vicino all’altra, esprimono un’affinità di contenuto, come pervase da un’unica melodia, come trasformate completamente rispetto a quello che, singolarmente, rappresentano.
Il risultato gli sembra una sinfonia.

E’ il caso dell’insieme di dipinti battezzato, inizialmente, Studi per una sequenza di stati d’animo: “l’amore”, in cui sono riuniti “La Voce”, “Vampiro”, “Il Bacio”, “Madonna” ed “Il Grido”.














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Munch spiega in questo modo il legame tra le diverse tele:

“La lotta tra uomo e donna chiamato Amore.
A partire dagli inizi, in cui esso è quasi represso, fino al dipinto “Il Bacio”, dove la lotta vera e propria è cominciata.
La donna che si concede ed assume la bellezza addolorata di una “Madonna”.
Si riassume il mistero di un’intera evoluzione.
La donna nella sua diversità è per l’uomo un mistero.
La donna è allo stesso tempo una santa, una puttana ed un’amante infelice devota all’uomo.
Gelosia, un’immensa spiaggia desolata.
I capelli della donna si sono avvolti intorno a lui e hanno infiltrato il suo cuore (“Vampiro”).
L’uomo è distrutto dalla lotta.
Un’atmosfera malata nella natura è per lui un grande urlo – quelle nubi sanguigne come sangue che gocciola (“Il grido”). “

La pittura di Munch è una necessità vitale, un modo per approfondire e chiarire la sua vita, fonte principale d’ispirazione per le sue opere, lui stesso dice:

“In generale l’arte nasce dal desiderio dell’individuo di rivelarsi all’altro.
Io non credo in un’arte che non nasce da una forza, spinta dal desiderio di un essere di aprire il suo cuore.
Ogni forma d’arte, di letteratura, di musica, deve nascere nel sangue del nostro cuore.
L’arte è il sangue del nostro cuore.”



mercoledì 9 aprile 2014

Numero 201 - La gentilezza - 9 Aprile 2014


OGNI GIORNO PROVA A DIRE ALMENO A UNA PERSONA CHE IN LEI TROVI QUALCOSA CHE TI PIACE, AMMIRI O APPREZZI

Quante volte ti ricordi (o trovi il tempo) di dire agli altri che li ami, li ammiri o li stimi? Per molte persone, non è mai abbastanza. Quando infatti chiedo a qualche mio paziente quante volte gli capiti di ricevere da parte degli altri un complimento sincero, mi sento rispondere: "Non ricordo quando sia stata l'ultima volta che ho ricevuto un complimento." Oppure: "Quasi mai." O anche, un po' tristemente: "Non ne ricevo mai."

Sono molte le ragioni per cui in genere non esprimiamo verbalmente agli altri i sentimenti positivi che proviamo nei loro confronti. Ho sentito gente accampare scuse come: "Non hanno bisogno di sentirmi dire che li stimo - tanto già lo sanno." Oppure: "Ammiro molto quella donna, ma mi vergogno di dirglielo." Però se si prova a chiedere all'eventuale destinatario se sarebbe contento di ricevere qualche complimento sincero o comunque di suscitare negli altri una reazione positiva, nove volte su dieci la risposta è: "Ne sarei felice." Se il motivo per cui in genere non fai mai complimenti alla gente che ti circonda, è che non sai cosa dire, o che ti senti in imbarazzo o che hai la sensazione che gli altri già conoscano le proprie qualità, o ancora che semplicemente non hai l'abitudine a farlo, allora sappi che è il momento di cambiare rotta.

Dire agli altri che in loro apprezzi o ammiri qualcosa in particolare, è un "casuale atto di gentilezza". Non ti costa praticamente nulla (una volta che ci hai fatto l'abitudine) eppure ti ripaga con dei dividendi altissimi.

Molta gente passa tutta la vita a desiderare l'approvazione e la stima degli altri, specie dei genitori, mariti (o mogli), figli e amici. Tuttavia anche i complimenti che vengono dagli estranei possono essere molto graditi, se sono sinceri. Del resto a provare piacere non è solo la persona che riceve il complimento, ma anche la persona che lo fa. E' un gesto di affettuosa cortesia. Significa che i tuoi pensieri sono positivi nei confronti di qualcuno. E quando i tuoi pensieri sono ingranati in questa direzione, ti senti in pace con te stesso.

L'altro giorno ero dal droghiere e ho assistito a una incredibile dimostrazione di pazienza. La cassiera era appena stata aspramente redarguita senza alcun motivo da un cliente arrabbiato. Invece di reagire, la cassiera ha disinnescato la rabbia del cliente mantenendo la calma e la cortesia. Quando è arrivato il mio turno di pagare alla cassa, le ho detto: "Sa signora, sono rimasto molto impressionato da come ha saputo comportarsi con quel cliente." Lei allora mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto: "Grazie, signore. Ma lo sa che qui dentro lei è la prima persona che mi abbia mai fatto un complimento?" 

Ci avevo messo meno di due secondi a dirle quella piccola frase gentile, eppure è stato il momento più gratificante della giornata non solo per lei, ma anche per me.



Tratto da "Non perderti in un bicchier d'acqua - Cento regole per vivere meglio" di Richard Carlson 


martedì 1 aprile 2014

Numero 200 - La dura vita dello scrittore;-) - 1° Aprile 2014


La dura vita dello scrittore;-)

Ammettiamolo: non ci siamo scelti la professione più facile. E con questa prima frase mi sono autodefinita scrittrice :-D.
In effetti è così che mi sento; faccio tante cose, è vero, ne parlavo proprio ieri con il mio astrologo Stefano Vighi (persona extra-ordinaria nella sua professionalità e umanità);-) e si consideravano i vari interessi che attraversano la mia esistenza.
Però la scrittura rimane la Number One, la passione per eccellenza, quel quid che mi accompagna da tutta una vita.

Stamattina ne parlavo al telefono con la mia amica Ippolita, la Regina del Web:-), e le spiegavo il momento che sto attraversando, fatto di bilanci e riflessioni relative a questo percorso.
Percorso ad ostacoli: diciamolo.

Prendiamo il mio caso. Persona sconosciuta, col pallino della scrittura e grandi sogni, un bella manciata di ambizione, tanta determinazione e la voglia di arrivare al grande pubblico. Okay, da dove si comincia?

Non avendo santi in Paradiso, comincio a bussare alla porta di qualche casa editrice. Inizio da qualche grande, ok, lo ammetto, sono partita in quarta e infatti non mi hanno filato di pezza:-))) Così mi ridimensiono e mi avventuro nella giungla delle piccole case editrici dove devi girare armato di mille occhi bene aperti perché la fregatura accompagnata dalla lusinga è sempre dietro l'angolo.

Il sentiero è davvero difficoltoso e districarsi tra le varie Maghe Circe non è affatto facile. L'unica mia abilità sta nello stare alla larga da editori che ti chiedono di pagare per pubblicare, qualcosa non quadra - scrivo e devo anche pagare? :-\ Ma non dovrebbe essere il contrario?!?

Aiuto, svegliatemi, è un incubo!

Va beh, il pericolo numero uno l'ho sfangato, meglio di niente;-)

Ma l'agguato è dietro l'angolo e m'imbatto in alcuni editori che si definiscono tali ma non lo sono, che ne combinano di tutti i colori oppure ti tagliano le gambe, e la questione grave è che i diritti del tuo lavoro sono nelle loro mani (come dire che abbiamo dato i nostri figli in adozione e scopriamo che quei "genitori" sono pessimi: che senso di impotenza!!). Oppure ci sono editori piccoli, ma volenterosi che però non riescono a entrare nei grandi ingranaggi...

Ma si va avanti, tra cadute ed inciampi, la testa per fortuna è dura, la convinzione anche, e l'esperienza insegna, dopo tutto.

E ti insegna, prima di tutto, che "meglio soli che male accompagnati":-))) e le difficoltà misurano anche quanto sia grande il proprio sogno e quanto si sia determinati per concretizzarlo.

Ippi, la Regina del Web, mi ha detto che alla fine, la cosa che conta è il lettore che ti dice quanto sia stato bello-interessante-coinvolgente leggere il tuo libro.

Ed è vero.

La mia esperienza più importante è stata il portare in giro il tour di "Dentro l'amore" e "Storie in verticale", dove ho "calcato le scene" insieme a ballerini e attori, ideando un modello di presentazione credo originale, coniugando parole e tango. Sono stati mesi davvero magici, momenti che porterò sempre con me e ringrazio i lettori che mi hanno seguita in questa impresa, assistendo ai miei "spettacoli" e mostrando in maniera pratica il loro coinvolgimento acquistando il libro, perché, diciamolo, è quello il modo migliore per gratificare chi scrive;-)

A tal proposito, voglio raccontare un aneddoto che ancora oggi non mi spiego: alla fine di una presentazione, una signora è venuta da me e mi ha letteralmente ricoperta di complimenti - sei straordinaria-bravissima-spettacolare - ok, ok, adesso atterro, ma... com'è che poi se ne va senza il mio libro??? Ossignur, qualcosa non quadra!!! E' come se io entrassi in pasticceria, guardassi le torte, elogiassi il pasticcere, dicessi - che profumo! Che meraviglia! Ma i tuoi dolci devono essere una bontà! - e poi girassi i tacchi e me ne andassi senza comprare niente! Non c'è qualcosa di stonato in tutto questo?
Oppure quelli che danno per scontato che il povero scrittore debba regalare il libro: ma perché?!? Forse queste persone sono abituate ad entrare in libreria, prendersi il libro e uscire senza pagare? Mah! 

Comunque, a parte queste poche note stonate, nel percorso fatto prevale la buona melodia! E come dice la Regina del Web, quando un lettore mostra entusiasmo per un mio scritto, beh, volo alto:-) e la spinta per andare avanti arriva potente.

Momento di riflessione, questo. Momento di pausa per capire quale strada prendere, per cercare l'editore dei sogni: ci riuscirò? 

Ma la cosa più importante è che sto scrivendo di nuovo, quarto libro in lavorazione e mi piace, mi soddisfa e mi cattura e non vedo l'ora di sottoporlo a coloro che mi hanno letta nei lavori precedenti.

Alla fine, pensandoci bene, ciò che conta per uno scrittore è proprio questo. E quindi, avanti tutta!!