CARO BABBO NATALE
Eh sì, alzi la mano chi non ha mai scritto da bambino la letterina a Babbo Natale o a Gesù Bambino.
Qui sopra c'è una mia letterina di quando avevo presumibilmente 6 anni, prima elementare, a giudicare dagli errori :-D
Di sicuro le richieste erano ben diverse 50 anni fa, ahimé - già mezzo secolo fa, aiuto, sono davvero vecchietta!!! - rispetto alle letterine che scrivono adesso i bambini che assomigliano di più a una lista nozze ;-)
Comunque, a parte tutta questa premessa, visto che tra due mesi sarà di nuovo Natale, vogliamo dare un po' di lavoro a Babbo Natale? Vogliamo provare a "tornare bambini" e a scrivere la nostra letterina?
Siamo grandi, è vero, ma se ci mettiamo lì, foglio e penna, apriamo il cuore e scriviamo cosa vorremmo davvero che Babbo Natale ci portasse, beh, chissà... Tutto può accadere ;-)
Io credo ai miracoli.
Mi è venuta un'altra idea: magari avete voglia di scrivere anche una fiaba su Babbo Natale. Non poniamoci limiti.
E poi niente vieta di votare i testi che più vi colpiscono, siano lettere o fiabe, magari abbinando un breve commento per spiegare cosa vi abbia coinvolto.
Chissà, magari i testi più coinvolgenti vinceranno una visita di Babbo Natale la notte del 25 Dicembre :-D
Io credo ai miracoli.
Mi è venuta un'altra idea: magari avete voglia di scrivere anche una fiaba su Babbo Natale. Non poniamoci limiti.
E poi niente vieta di votare i testi che più vi colpiscono, siano lettere o fiabe, magari abbinando un breve commento per spiegare cosa vi abbia coinvolto.
Chissà, magari i testi più coinvolgenti vinceranno una visita di Babbo Natale la notte del 25 Dicembre :-D
Aspetto le vostre letterine e le vostre fiabe che posterò qui, nel blog.
Come sempre, inviatele a:
steficonvalle@gmail.com
Tentar non nuoce e quindi...
forza e coraggio:
Caro Babbo Natale...
...continua tu!
I DUE BABBO NATALE
di
Riccardo Simoncini
(FIABA)
p.s. Riccardo ha scritto una fiaba disegnando personalmente le immagini, ma non sono riuscita a trasportarle sul Blog :-(
chiese: «Ma perché non sei più venuto a casa mia?»
di
Riccardo Simoncini
(FIABA)
p.s. Riccardo ha scritto una fiaba disegnando personalmente le immagini, ma non sono riuscita a trasportarle sul Blog :-(
A Federico, da papà
La neve cominciava a scendere giù in soffici chicchi
grandi. Ricopriva ogni cosa di bianco: le strade, le auto, le panchine del
parco. Un uomo la osservava da dietro il vetro della finestra, pensando che
fosse giunto il tempo di prepararsi: aveva un compito da svolgere.
Si avviò verso il suo armadio segreto, quello chiuso
da un grosso lucchetto, tirò fuori degli abiti rossi, e cominciò a spolverarli…
Dicembre era arrivato da qualche giorno e lo spirito
natalizio aveva pervaso ogni luogo. Nelle case e nelle scuole, le luci, le
palline colorate, gli addobbi spuntavano ovunque, come fiori in primavera o
funghi nei boschi. Tutti i bambini contribuivano a trasformare ogni angolo in
una festa. Sapevano che Babbo Natale sarebbe arrivato a breve, nottetempo, a
lasciare un dono per ognuno di loro. Molti avevano cominciato a preparare
biscotti con le loro mani da offrirgli insieme a un bicchiere di latte caldo, pregustando
già, nei loro sogni, il regalo che gli avrebbe portato.
E infatti, come ogni anno, la notte del ventiquattro
dicembre, Babbo Natale iniziò il suo giro per riempire il mondo intero di doni.
Soltanto che adesso, però, era immobile in casa di
uno dei bimbi della sua lista. La luce intermittente delle lampadine illuminava
il suo volto stupito e pensieroso.
Era successo di nuovo!
Si era avvicinato piano all’albero e aveva trovato
una grossa scatola blu con un fiocco rosso su cui c’era scritto il suo nome: Babbo
Natale. Qualcuno aveva già lasciato un regalo al posto suo! Chi mai poteva
essere stato? E la cosa si era ripetuta molte volte negli ultimi anni…
Babbo Natale non aveva mai scoperto l’identità
dell’uomo che gli rubava il lavoro nella notte della vigilia. Le prime volte si
stupì non poco: lui era uno che faceva le sorprese, ma non era abituato a
rimanere sorpreso a sua volta!
Nel corso degli anni, però, si abituò a quella
bizzarria, sempre interrogandosi su chi ne fosse l’artefice, ma cominciando ad
apprezzare l’aiuto tanto gradito quanto inaspettato di questo sconosciuto. In
più, da sempre, Babbo Natale aveva il dono di vedere il contenuto dei pacchi
regalo e doveva ammettere, in tutta onestà, che quell’uomo aveva anche buon
gusto: automobiline telecomandate, bambole parlanti, dinosauri, piste, trenini,
peluche… tutti giocattoli graditi a ogni bimbo della Terra.
Era un vero mistero, ma aveva del lavoro da
terminare e poco tempo a disposizione, per cui bevve d’un sorso tutto il latte
caldo, assaggiò un biscotto, grattò la sua folta barba bianca e ripartì nella
notte.
Il signor Paolone, alto, grasso, con barba e capelli
folti e bianchi, somigliava davvero a Babbo Natale. Forse era per questo che
aveva comprato dei vestiti come i suoi, e forse era per questo che nella notte
della vigilia, girava per le case a lasciare regali ai bambini, proprio come
faceva lui!
In realtà nessuno sapeva che il signor Paolone si
comportasse così, svolgendo di nascosto i compiti che spettano a Babbo Natale
(eccetto Babbo Natale stesso, come ormai sappiamo).
Lo faceva da tanti anni ormai, e nessuno l’aveva mai
scoperto, perché lui era attento e silenzioso.
Finché quella notte…
Il signor Paolone procedeva quatto quatto come al
solito: si sarebbe avvicinato all’albero in casa dell’ultimo bambino della sua
lista, vi avrebbe lasciato sotto un dono e sarebbe sparito verso il letto di
casa sua dove avrebbe riposato tutto il giorno, dopo la grande fatica.
Ma qualcosa non andò come al solito, quella sera. Il
signor Paolone sentì dei rumori leggeri, degli scricchiolii sotto suole di
scarponi pesanti, e quei suoni si avvicinavano verso di lui! Cosa avrebbe detto
a chiunque lo avesse scoperto vestito di rosso a spartire doni nella notte di
Natale? Cominciò a sudare e si acquattò alla parete, sperando che tutto filasse
liscio.
In effetti i rumori cessarono, e dopo un po’ si convinse
finalmente a staccarsi dal muro e muovere dei passi verso la stanza dalla quale
li aveva sentiti provenire. Ma nello stesso istante anche Babbo Natale in
persona si mosse, e i due Babbo Natale sbatterono l’uno contro la pancia
dell’altro, sobbalzando dalla paura!
Immediatamente dopo, il signor Paolone si illuminò
in volto ed esclamò: «Allora tu esisti!»
«Certo che esisto», disse Babbo Natale, «lo sanno
tutti!»
Il signor Paolone adesso era perplesso: «Ma… da
quando sono diventato grande non ho più trovato il tuo regalo sotto l’albero,
la mattina del venticinque dicembre. Pensavo ti fosse successo qualcosa e ho
deciso di sostituirmi a te affinché i bambini non sentissero la tua mancanza.»
Babbo Natale sorrise, abbracciò il signor Paolone e gli disse: <<Finchè il mondo sarà popolato da persone buone e altruiste come te, ci sarà sempre un Babbo Natale a distrubuire felicità!>>
Il signor Paolone sorrise a sua volta, poi si oscurò
in volto e Babbo Natale sorrise, abbracciò il signor Paolone e gli disse: <<Finchè il mondo sarà popolato da persone buone e altruiste come te, ci sarà sempre un Babbo Natale a distrubuire felicità!>>
chiese: «Ma perché non sei più venuto a casa mia?»
«Devi sapere» spiegò Babbo Natale, «che la lista dei
nomi dei bimbi ai quali porto il regalo ogni anno si compila automaticamente
con la magia dei sogni.»
«La magia dei sogni?» domandò sempre più stupito il
signor Paolone.
«Sì. I sogni, i desideri, i sorrisi dei bimbi sono i
regali più belli del mondo, e sono questi che tengono in vita lo spirito del
Natale e me. Probabilmente il tuo nome è sparito dalla mia lista perché tu hai
smesso di sognare ed avere desideri.»
«Ma sono diventato grande!» esclamò triste il signor
Paolone.
«Non importa.» rispose Babbo Natale, «Si può
crescere continuando a sognare. Sognare e desiderare. Non bisogna mai smettere.
Solo così vivrai il natale per sempre, dentro di te ed in comunione con il
mondo.»
Si salutarono: l’orologio correva e Babbo Natale
aveva ancora molti pacchi da consegnare.
Il signor Paolone, da quel giorno, si addormentò
ogni sera con un sorriso, e sognò tutte le notti dei sogni bellissimi.
Caro Gesù Bambino
Giovanna Di Giorgio
Caro
Gesù Bambino, io sono Gianna, Giovanna o come vuoi tu, non so se quest’anno
sono stata molto buona, ma tu sai meglio di me come è andata... giusto vero???
Bene tra poco è Natale e come di consueto si scrive la letterina per
chiedere qualcosa che riteniamo importante, almeno la mia mamma cosí mi ha
sempre insegnato; ed eccomi qui per chiedere, se possibile, tanta gioia per i
miei nipotini Carlotta e Jacopo, la buona salute per i miei familiari e per i
miei amici tutti, e poi se ti resta un po' di tempo... mi piacerebbe avere una
piccola casetta fronte mare... lo so, non sono richieste semplici, ma se
si deve sognare si sogna alla grande, quindi ti ringrazio del tempo che mi
dedicherai e aspetto speranzosa.
La
tua Gianna.
Caro Babbo Natale,
Caro Babbo Natale
Emma Barberis
“Caro Babbo Natale”
Così iniziava la letterina che scriveva il mio Lorenzo quando
era piccolo.
Poi si cercava insieme una busta sulla quale affrancare il
francobollo e lui mi pregava di andare subito a spedirla perché Babbo Natale avesse
tutto il tempo necessario per cercare i suoi regali sempre fuori dal comune, ma
non per questo meno preziosi.
E poi c’era l’interminabile attesa fatta di tante piccole
cose, un rito, quasi, che alla fine ci teneva uniti fino alla vigilia di Natale:
la cena dai nonni e la Messa a mezzanotte, sfidando la neve che spesso ci
regalava un paesaggio suggestivo, incantato.
Oggi mi chiedo dove sia finita quella magia per lui. Dove si
siano smarriti i sogni e lo stupore per un mattino che tardava ad arrivare ?
Cosa abbia attraversato la sua vita per giungere al vuoto di
certi giorni in cui nemmeno più Babbo Natale sembra avere un senso …
Ebbene, quest’anno gli scriverò io.
E gli chiederò veramente un lavoro di straordinaria bellezza:
gli dirò di questo giovane cuore che si è come perso nel mondo e che tanto ha
bisogno di gioia.
Babbo Natale sceglierà lui il regalo più adatto e insieme
sfideremo la stagione più grigia, quella in cui nulla sembra in grado di far
ritrovare il sorriso.
Caro Babbo Natale, sono la mamma di Lorenzo.
Caro Babbo Natale
Tiziana Mazza
Caro Babbo Natale
quest’anno per Natale vorrei… mmmh vediamo, la lista è lunga, beh, io comincio a scrivere,
poi tu scegli, se proprio non puoi accontentarmi in tutto!
Allora incominciamo: mi piacerebbe
ricevere un biglietto All Inclusive per un viaggio a San Pietroburgo, magari
per la crociera sul fiume Mosca – San Pietroburgo… oppure un viaggio per
Copenaghen o Stoccolma. Però ripensandoci, forse preferirei un biglietto open e
sempre All Inclusive per New York, o meglio ancora per il Messico, o per il
Machu Picchu in Perù, o ancora per l’Australia… Oh, accidenti, quanti posti ci
sono che non ho ancora visto e mi piacerebbe visitare!
Facciamo così, caro Babbo Natale, regalami un
viaggio intorno al mondo e non ci pensiamo più!
Allora, io la notte di Natale mi
piazzerò con il mio nasino (si fa per dire!) appiccicato al vetro della
finestra, osservando i soffici fiocchi di neve cadere dal cielo (perché sicuramente
nevicherà, no? Sennò che Natale è?) e ti aspetterò speranzosa, sognando lo
splendido viaggio che farò visitando posti mai visti prima, conoscendo nuove
persone e assaporando splendide specialità culinarie.
Cosa c’è di più bello?
Ah, dimenticavo, il biglietto naturalmente deve essere per due! Troppo esosa?
Beh, in fondo sognare è gratis, quindi tanto vale farlo in grande! E poi a
Natale mancano ancora due mesi, quindi, caro Babbo Natale, hai tutto il tempo per
organizzarti!!!
Ecco fatto: imbucata!
Caro Babbo Natale, oggi mi sono svegliata
molto presto, fuori era ancora buio e, come al solito, sono andata fuori a
respirare l'alba; la meraviglia delle stelle mi sorprende ogni volta e senza
luna sono ancora più belle. Il Grande Carro mi appare come un enorme punto di
domanda: tra poche settimane sarà Natale, e io cosa mai vorrò?
Niente, non
voglio più niente, non chiedo più niente; tanto lo so che le cose arrivano
quando meno te lo aspetti. Come quel desiderio che chiesi - quando? quindici
anni fa? ricordi? - , ecco, è arrivato quest'anno, ma in forma diversa, adesso
lo sto vivendo meravigliosamente. Tu solo sai i tempi e i modi, io devo solo
pazientare, accettare, ringraziare.
Detto
questo, mi piacerebbe conoscerti e poter parlare con te, perciò, se tu sei
d'accordo, passa da me quando avrai finito i tuoi giri - alle quattro o cinque
del mattino?- va benissimo. Io lascerò per te un dolcetto e ci beviamo insieme
un bicchiere di vino, io coca cola perché sono astemia, e mi racconterai un po'
di te. Ecco cosa ti chiedo: raccontami di te.
Un'ultima
cosina cosuccia: dato che qui non succede mai, puoi far venire giù una
“montagna” di neve? Quella che ti lascia a bocca aperta e di cui non si finisce
più di parlare. Dopo due giorni, però, sole spaccapietre!
Ti abbraccio
con affetto
Caro Babbo Natale,
non ho smesso di credere alla tua esistenza, nonostante i
miei cinquantaquattro anni suonati.
Dentro di me, sono ancora quella bambina che ti aveva
chiesto, quasi mezzo secolo fa, un paio di pantofole, delle “mutante” ;-), una
borsa e una bambola.
Mi piace pensare, in questo mondo che sta perdendo se stesso,
che tu ancora ti occupi di tutti i bambini e che viaggi nella magica notte di Natale
per accontentarli tutti.
E se fosse vero? E se davvero io potessi chiederti qualcosa
e tu potessi arrivare qui a casa mia con la tua slitta e le renne? Non escludo
che il mio Rocky potrebbe abbaiare;-) ma forse no, ormai è vecchio e l’udito è
andato a farsi benedire. Puoi portarmi, come regalo, ancora un po’ di anni
insieme a lui?
In fondo ho tutto quello che mi serve, il necessario e anche
di più, tanto che devo liberarmi periodicamente di oggetti e vestiti che
riempiono mensole e armadi.
E allora, cosa potrei chiederti? Di esaudire i miei sogni? Diventare
una scrittrice famosa, per esempio! Mi sa
che stai ridendo sotto il barbone bianco, nella tua saggezza millenaria saprai
che sono tutte cose effimere.
Va beh, facciamo così, caro Babbo Natale: il 24 dicembre, prima
di andare a letto, metterò sul tavolo un bicchiere di latte e dei biscotti,
andrò a dormire e ti sognerò, e al mattino quando troverò ancora la casa in
piedi (che non è poco), l’amore a fianco e l’entusiasmo di sempre, potrò dire
di essere soddisfatta.
Però, se proprio ti avanza un biglietto per New York, lo
accetterò volentieri!
Caro Babbo Natale
Marisa Zenny
Caro Babbo Natale,
sono tanti anni che non ti scrivo
più, ma quest’anno ho pensato a te, ed
eccomi qua come
una bimba a sperare e a chiederti delle cose.
Non voglio regali, la vita mi ha
già dato tanto.
Ti chiedo di distribuire la magia del Natale
durante il corso dell’anno e non solo in quella notte
magica.
La magia del Natale è con noi quando siamo gentili con noi stessi e
con gli altri.
La magia del Natale è nell’aria, quando un papà alla sera, dopo la lunga giornata di lavoro ,
gioca con i suoi bambini, quando tuo marito
torna a casa e nonostante la stanchezza
ti
abbraccia, quando una tua amica ti
ascolta e ti sostiene nonostante sia piena di problemi,
quando un estraneo ti sorride migliorandoti la
giornata anche solo per un attimo.
Ecco la mia richiesta: che il mondo sia pieno di
questi piccoli atti di gentilezza e che siano
presenti per trecentosessantacinque giorni!!!!
Chiedo troppo???
E infine, la sera di Natale, visto che tu voli alto e sfiori le stelle, per
favore salutami il mio
papà e i papà e le mamme di tutti
noi, chiedi loro se sono orgogliosi di
quello che
stiamo facendo quaggiù, e se sì, quella notte libera un po’ di polvere di
stelle!
Quella scia luminosa che vedremo in cielo sarà la
risposta che ci renderà felici e che ci regalerà
un Natale magico.
Con affetto
Marisa
Il ciuchino di Babbo Natale
Una fiaba di Daniela Quadri
Babbo
Natale si rigirò tra le mani la lettera che Elwod, il più anziano degli Elfi,
gli aveva consegnato quella mattina. L’aveva già letta decine di volte e ancora
non riusciva a crederci. Il direttore dell’Ufficio del Lavoro del Polo Nord gli
comunicava che dal giorno seguente, raggiunto il limite massimo di anzianità
lavorativa, avrebbe dovuto considerarsi in pensione.
Lui,
Babbo Natale! Lui che aveva diligentemente consegnato milioni di regali a tutti
i bambini del mondo da quando… da quando non se lo ricordava più nemmeno lui,
ma doveva essere di certo un sacco di tempo visto che se lo era perfino
dimenticato.
«Per
mille fiocchi di neve!» Esclamò tirandosi la lunga barba bianca e dandosi una
grattatina sotto al berretto rosso che gli pendeva da un lato. Continuò a
leggere: il funzionario, dopo averlo frettolosamente ringraziato per tutti i
lunghi anni di onorato servizio, lo informava che il suo sostituto, il nuovo
Babbo Natale in carica, sarebbe arrivato l’indomani a mezzanotte.
«Per
mille renne dell’artico!» Borbottò e – credetemi! – quando Babbo Natale diceva
così era davvero arrabbiato. L’indomani sarebbe stata la Vigilia di Natale; il
suo ultimo giorno di servizio e la sua ultima consegna di doni ai bambini.
Lanciò un’occhiata agli Elfi che, nel grande laboratorio a forma di abete,
correvano instancabili da un banco all’altro a confezionare i doni per i
bambini che erano stati buoni durante l’anno, e che li avrebbero trovati sotto
ai loro alberi la mattina di Natale.
C’erano
migliaia di pacchetti, rossi, verdi, gialli e blu, sparsi per tutto il laboratorio
e, una volta infiocchettati, gli Elfi li mettevano dentro un’enorme cesta. Una
cesta così enorme che non si riempiva mai: la cesta di Babbo Natale. Pensò che,
tra qualche ora, tutto quel trambusto sarebbe cessato, e lui avrebbe riposto il
vestito rosso fiammante ancora nuovo – lo aveva solo fatto allargare un pochino
in vita dove gli tirava sulla pancia – in naftalina. Già si immaginava le sue
future giornate da pensionato: sarebbe andato a pescare salmoni con gli orsi
bianchi e avrebbe giocato a palle di neve coi trichechi. Fece appena in tempo
ad asciugare una lacrima che gli tremava tra le ciglia, quando Elwod entrò trafelato
nel suo ufficio.
«Babbo
Natale, ho una brutta notizia! Vischio non ce l’ha fatta e si è addormentato
sotto i rami del grande Pino Bianco!» Gli comunicò con voce tremante. Dovete
sapere che quando le renne diventano molto vecchie vanno a sdraiarsi sotto un
grande pino bianco che cresce solo al Polo Nord, e lì si addormentano felici
per sempre.
«Ci
mancava solo questa!» Pensò Babbo Natale. Vischio era la sua renna più anziana
e la più esperta; quella che stava davanti a tutte le altre e le guidava per
far volare la sua slitta carica di doni. Con Vischio non aveva mai fatto un
incidente – era proprio una brava renna! – e solo lei sapeva come far scivolare
dolcemente la slitta nel cielo come se stesse correndo sulla neve fresca. E
adesso cosa avrebbe fatto senza di lei? Un’altra tirata di barba e una
grattatina sotto al berretto e, finalmente, l’idea arrivò.
«Sbrigati,
Elwod! Mettiti subito in viaggio verso il villaggio più vicino e trova una
renna giovane e forte per questa notte. Va’, corri più in fretta che puoi,
perché mancano poche ore alla consegna dei doni!» Elwod si infilò il berretto
magico coi sonagli e si mise a correre tra boschi e montagne piene di neve. Il
villaggio più vicino distava molti chilometri, ma con il berretto magico in
testa Elwod li percorse in un battibaleno e, dopo dieci minuti, era già nella
piazza del villaggio, dove quel giorno c’era il mercato del bestiame.
Elwod
gironzolò un po’ alla ricerca della renna che gli aveva chiesto Babbo Natale,
ma sembrava che tutte le renne giovani e forti fossero già state vendute. Alla
fine si avvicinò a un ragazzino vestito di cenci che teneva alla corda un
ciuchino bigio; il ragazzino tremava dal freddo e dalla fame, e il ciuchino se
ne stava tranquillo con le orecchie abbassate.
Fu
così che Elwod – degli Elfi si può dire tutto, ma non che non abbiano un gran cuore
– diede tre monete d’oro al ragazzino, e tornò da Babbo Natale col ciuchino
bigio che lo seguiva ragliando allegro.
«Per
mille pupazzi di neve!» Esclamò Babbo Natale al vederli arrivare, e, questa
volta, era davvero sorpreso. Ma che strana renna era mai quella? Si domandò
tirandosi la barba e grattandosi la testa contemporaneamente. Se la vista non
lo tradiva, anche se ultimamente le lenti dei suoi occhiali erano diventate
sempre più spesse, quello era un asino. Ma sì, un quadrupede dal pelo bigio e
con le orecchie lunghe come… come un asino, appunto! Babbo Natale guardò Elwod
e poi l’asino, l’asino e poi di nuovo Elwod ed ebbe un’idea. Quella notte la sua
slitta avrebbe volato sopra ai tetti delle case come ogni anno.
Don,
don, don. Gli orologi stavano battendo la mezzanotte e la consegna dei doni non
era ancora terminata. La slitta aveva sfrecciato a gran velocità nel cielo
grazie a un bel ciuchino bigio che, orgoglioso delle grandi corna posticce
legate alle orecchie, aveva guidato e incitato le compagne senza un attimo di
riposo. Mancava solo un ultimo villaggio da visitare, un ultimo dono da
consegnare e poi tutto sarebbe finito. Babbo Natale abbassò le redini e la
slitta atterrò dolcemente vicino a una capanna di legno e paglia.
Babbo
Natale scese dalla slitta e si mise sotto braccio l’ultimo pacchetto. Era
davvero una povera capanna quella; non c’era nemmeno il camino, ma dalla porta
spalancata veniva un gran luce che illuminava la notte tutt’intorno. Quando
entrò rimase a bocca aperta.
Un
bambino appena nato giaceva in una mangiatoia; i mantelli di lana ruvida della madre
e del padre gli facevano da coperta, mentre il fiato di un bue lo scaldava dal
gelo della notte. Babbo Natale si avvicinò e, quando vide il sorriso del bambino,
il pacchettino che teneva tra le mani gli sembrò piccolo e inutile. Stava per
nasconderlo dietro la schiena quando il bambino indicò con la mano il ciuchino,
e sorrise di nuovo a Babbo Natale. Il ciuchino si scrollò via le corna da renna
con un raglio allegro, e si stese accanto al bue a scaldare col suo fiato il
bambino nato la notte di Natale.
Quando
Babbo Natale ripartì la sua slitta aveva una renna in meno, ma era così leggera
e veloce che superò perfino una stella cometa. Da quel giorno non sarebbe più
stato Babbo Natale, ma la gioia che aveva nel cuore l’avrebbe conservata per
sempre. Tese l’orecchio e gli sembrò di sentire il raglio di un ciuchino. Si
tirò la barba, diede una grattatina sotto al berretto e sorrise; quello era
stato il più bel regalo di Natale.
La letterina
di
Daniela Perego
Caro Babbo Natale
quanti anni sono passati
dall’ultima lettera? Qualche decennio.
Voglio ancora credere che tu
esista, nonostante abbia superato il mezzo secolo di vita.
Cosa chiedere?
Sicuramente non beni materiali, perché sarebbe troppo costoso: un'auto nuova,
una casa più grande e moderna, un viaggio o altro.
Non la solita pace nel mondo perché
troppo utopistica. Il genere umano predica la pace ma non sa convivere e
rispettare il prossimo. E in questo mi ci metto anch’io in quanto umana e
soggetta a sbagliare.
Qualcuno ha scritto che sarebbe
bello spargere la magia del Natale tutto l’anno. Credo che nel periodo
natalizio non ci sia una vera magia, solamente le convezioni spingono tutti a essere diversi; indossiamo la maschera della bontà vendendo buonismo a poco
prezzo.
Non fraintendermi, caro Babbo
Natale, non ho perso il senno e non sono una cattiva persona (credo e lo dice
chi mi conosce), solamente non vedo niente di positivo in questo tempo fatto di
apparenza, egoismo, perdita di valori; tutto ciò fa presagire un futuro triste
senza riscatto.
Vorrei che tu avessi il potere di
piantare, in ogni essere umano, il seme della ragione, della bontà d’animo,
dell’altruismo, del buonsenso; soprattutto in quelli cui il destino riserva il
privilegio di essere incaricati di “muovere” i fili del comando, la saggezza,
l’umiltà e l’onestà di compiere il dovere per il bene comune. Che poi dovrebbe
essere anche il loro.
A me basta la salute insieme alle
persone care, il lavoro che mi accompagni fino all’età della pensione, un
pizzico di fortuna per quello che verrà.
Un caro saluto e se passi da queste
parti troverai come sempre dei biscotti e un bicchiere di latte sul tavolo per
te.
Buon viaggio.
Daniela
La mia non è una vera lettera a Babbo Natale, ma il testo di una fiaba che ho scritto ed illustrato per mio figlio.
RispondiEliminaNon ci sono i disegni, ma il senso rimane!
Ciao a tutti.
Ciao Riccardo, a me la tua favola è piaciuta molto. E' originale e colma di sentimento: quello che soprattutto a Natale dovrebbe circolare per il mondo.
EliminaEmma
Ciao, Emma.
EliminaGrazie per le parole di apprezzamento. Anche l'altra lettera è molto toccante.
L'amore per i figli ispira solo cose belle! :)
Prova commento, uno due tre prova :-D
RispondiEliminaBellissima la lettera di Riccardo Simoncini. Fantasia e amore di padre hanno creato una storia toccante....Bravo.
RispondiEliminaGrazie, davvero.
EliminaBella lettera Maria Rita Sanna. Idea geniale vole fare "due chiacchiere " con Babbo Natale per conoscerlo meglio. Magari si potesse. ...
RispondiEliminaMi associo al pensiero di Daniela, davvero originale l'idea di fare la conoscenza di Babbo Natale a "tarallucci e vino"...magari invitate anvhe me?
RispondiEliminaGrazie Daniela Perego e Tiziana Mazza. Ho espresso ciò che davvero sento.
RispondiEliminaBella lettera Stefania. ...in effetti cosa chiedere? Però sarebbe emozionante rimanere svegli ad aspettare il "signore in rosso "...chissà! Il bambino che c'è in noi ancora ci crede....
RispondiEliminaComplimenti a Marisa per la lettera. ..magia del Natale distribuita tutto l'anno, perché no? Sentiamo il bisogno di più gentilezza, rapporto umani meno freddi ed emozioni da vivere seppur nelle piccole cose. Brava.
RispondiEliminagrazie Daniela ! devo ringraziare tantissimo Maria Rita per avermi fatto conoscere il vostro bellissimo blog e per aver trovato il coraggio di scrivere a Stefania che ringrazio
EliminaBellissima fiaba Daniela Quadri. La magia del Natale mi ha avvolto e sono volata insieme a Babbo Natale nel suo ultimo viaggio di :lavoro " ; poi nella misera capanna che ognuno di noi ogni tanto dovrebbe rammentare. Una grande luce di speranza e amore da condividere nel mondo. Complimenti
RispondiEliminaGrazie Dani! 💖 In fondo è Natale ogni volta che dentro torniamo bambini. 😀
RispondiEliminaUn saluto dal ciuchino! 😊
Grazie Dani! 💖 In fondo è Natale ogni volta che dentro torniamo bambini. 😀
RispondiEliminaUn saluto dal ciuchino! 😊
Daniela Quadri la tua favola è bellissima. Più che i bambini ogni anziano vorrebbe sentirsela raccontare.
RispondiEliminaGrazie Maria Rita! Hai ragione; infatti l'ho stampata per tempi futuri... quando Babbo Natale fatichera'a trovare la strada di casa mia, almeno mi ricorderò chi era! 😊
RispondiEliminaDaniela Perego sarebbe bello veder germogliare il seme della bontà dove c'è il deserto :) bella la tua lettera :)
RispondiEliminaGrazie mille Maria Rita. ☺💜🎅
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