SENZA
di
Stefania Convalle
Non so stare senza scrivere.
Chi, più di te, scrittore, può capirlo? Si scrivono
romanzi, e quando le storie che abbiamo raccontato volano via per la loro strada e vivono dentro i cuori di chi le legge, quando torniamo nelle nostre vite, che ne è di noi?
Chi vive per scrivere entra in una
crisi di astinenza che solo dal di dentro si può comprendere.
Le giornate volano vie frenetiche,
piene di successi da inseguire, burocrazie da attraversare, avversità in un
mondo che vuole profumare d’arte, ma che vive grazie a leggi che ad anime
come noi poco appartengono.
Voglia di fuggire, da chi, da che
cosa, non lo so, forse da noi stessi, forse dalla propria follia, da quella visione di un mondo fatto di parole e sensazioni che mettiamo qui sulla
carta e che ci regalano una vita che vale cento, mille altre vite.
Bruciamo in fretta, come le idee
che attraversano le nostre sinapsi, collegano neuroni che straripano di storie
da raccontare, vogliamo troppo da noi stessi, o forse no. In fondo quello che
vogliamo davvero è solo scrivere.
Scrivere.
Scrivere.
Scrivere.
Nell’infernale mondo della
comunicazione, quando puoi raggiungere tutto, tutti, sempre, adesso, in un
attimo, con dei mezzi che farebbero invidia agli alieni che abitano l’Universo,
ecco che basta una tastiera, uno schermo
illuminato, un po’ di musica, un
bicchiere che contenga qualche liquido magico, per volare, sì, per volare via.
E già mi sento meglio, tra tanti
come e perché, urgenze, scadenze, planning pieni di righe e appuntamenti,
telefonate da fare, moduli da compilare, cose da fare e che farò, non farò,
chissà, potrei morire domani e cosa resterebbe di me? Un’agenda piena di
impegni?
No, voglio che resti l’unica cosa
che so di fare bene, tra i tanti sbagli di una vita vissuta e vissuta fino in
fondo, piena di cantonate, colpi di testa, ricca di sogni avverati, okay, anche questo è giusto dire… Ma
cosa resterebbe di me se la vita finisse adesso, ora, qui, in
questa notte di Luna che ai nostri occhi è ancora un disco perfetto, ma che
annuncia già l’abbassarsi delle maree, dimmi, cosa resterebbe di me? Solo le
parole, le parole che si succedono, una dietro l’altra, come una magia, come
qualcosa che non si può contenere, arginare.
E allora andiamo avanti, continuiamo a raccontare di noi, della vita che ci appartiene, di un sogno che
possiamo vivere solo qui, nero su bianco, o bianco su bianco, perché resta solo
un foglio. Ma un foglio, anche solo un foglio qualunque, se ben piegato lungo
le linee giuste può diventare un aeroplano, di quelli che ci hanno insegnato i
nostri nonni a costruire, di quelli che possono far volare in alto, lontano, al
di là della vita stessa, al di là delle nostre dipendenze che ci tolgono
fiato e che ci fanno vacillare davanti
a una giornata storta, un piccolo aeroplano di carta che vale più di un
biglietto per l’Australia perché ci permette di volare in un attimo con la sola
fantasia, con le parole che sappiamo usare, gestire, domare come si doma una tigre.
Così mi sento, una tigre, sì,
questa sera mi sento una tigre, anzi no,
una pantera, mi hanno sempre affascinato le pantere, fin da quando vidi
quel vecchio film, Il bacio della
pantera, e io mi sento come lei, questa sera, come Nastassja Kinski, dentro
quel film; mi sento quella donna, anche se
non ricordo come vada a finire una storia vista tanti anni fa. Ma ricordo i
suoi occhi, il suo sguardo che mi assomiglia, quello di un animale in gabbia,
dentro la gabbia delle macchine del mondo moderno che ti stritolano, piano
piano, senza che tu te ne accorga, e fanno di te carne trita da gettare in
pasto alle belve che popolano questo pianeta che sta ansimando.
E allora ecco che qui, solo qui, in
una piccola stanza dalle pareti invisibili, qui e solo qui posso sedermi a un
tavolo e cominciare a viaggiare attraverso la mia voglia di infilare una
lettera dietro l’altra, alla ricerca delle parole, quelle giuste, quelle rotonde
e piene, quelle belle anche solo da guardare, ammirare, perché le parole sono
delle piccole opere d’arte; quelle che fanno vibrare le anime come le nostre,
come la mia, come la tua.
Quelle che ci liberano. E che si librano, e volano
volano volano per planare lì, dove sei tu adesso, lettore. Non so dove, ma so che ci
sei. E so che le stai aspettando.
Andiamo avanti, scrittore come me, lettore come me, andiamo
avanti.
Raccontami di noi.
Andiamo avanti. Non fermarti. Scrivi scrivi scrivo. Bellissimo pezzo, analisi di uno scrittore in un mondo troppo "reale" e complicato;lettore affascinato dal susseguirsi delle parole con sapienza infilate a formare una preziosa trama.
RispondiEliminaViva gli scrittori! Viva i lettori!
"Scrivi scrivi scrivo" Mi piace perché sei con me in questo pazzo difficilissimo ma affascinantissimo mondo!
EliminaE allora continuiamo insieme per questo viaggio che ci porterà lontano! Non so come si faccia il cuore qui, ma te ne posto uno grande come l'Australia (per restare in tema ;-)...)
Raccontiamo di noi, rompiamo la gabbia, viaggiamo. Il mio viaggio è iniziato un anno fa quando cliccai mi piace sulla tua pagina. Grazie Stefania ♡♡♡
RispondiEliminaIl cuore si trova nella seconda pagina dei caratteri numerici e speciali della tastiera ♡♡♡☆☆☆☆
Un anno fa... Che bella avventura, Maria Rita! :-)))))
Eliminap.s. ma dov'è la seconda pagina dei caratteri numerici etc etc??? Devo chiedere al Murru!!!! ;-)
Racconto dei racconti.
RispondiEliminaDi parole messe in fila, delle virgole che parlano, delle frasi che disegnano.
C'è qualcosa nella testa. Una fila di pensieri che ti mostrano una storia.
La scrivo.
E così prende vita.
Vero. Una storia che prende vita nella nostra mente. Un film da raccontare :-)
Eliminache entusiasmo Stefania!! Un pezzo carico di energia!! Sei speciale.. <3
RispondiEliminaGrazie, Marilena:-) L'energia me la date anche voi tutti! :-)))
EliminaTu sei fatta per scrivere, Stefy ! Ce l'hai nel DNA.
RispondiEliminaUn gran bel DNA.
Largo alle scrittrici,agli scrittori e a chi li ama!