Ma quanto tempo è passato dall'ultima volta qui: un mese?!?
Questo già dimostra in quale frullatore io viva in questo periodo, impegni su impegni, ma una piccola pausa di qualche settimana fa è stata illuminante.
Ero in centro e sono entrata nella libreria Virginia e C0.
Dopo aver conversato con Raffaella e aver
fatto razzia di libri, come al solito quando entro in questo mondo, lo
sguardo si è posato su un vecchio libro
che mi guardava insistentemente ;-).
Raffaella, alla quale non sfugge un
singolo battito di ciglia, ha detto: “Prendilo! Te lo regalo.”
“Veramente?”
Ero sorpresa, non capita proprio
tutti i giorni!
Pare che lei abbia una teoria e
cioè che i libri hanno dei genitori e che “LO ZEN” di Alan W. Watts stesse
aspettando proprio me.
Dovete sapere che nella mia vita ho
fatto diverse cose, e una di queste è frequentare il Monastero “Il Cerchio” di
Milano per diventare operatrice Zen Shiatsu. Per tre anni ho praticato e
imparato molto sui meridiani energetici, medicina cinese, stati Kyo e Jitsu.
Una
goccia nel mare.
Ho osservato molto, ascoltato, vissuto lateralmente la vita
dei monaci.
Non mi sono fatta monaca buddista
:-) sono solo diventata una shiatsuka e la pratica mi ha aiutata a muovere
corde molto profonde di me che ho riversato nei miei libri.
Proprio in questi giorni, rileggendo "Una calda tazza di caffè americano"
che è dal tipografo or ora per una nuova edizione con la Edizioni Convalle, ho ritrovato tante cose del mio percorso attraverso le discipline orientali. e ripassare certi passaggi del romanzo è servito a ricordare qualcosa che avevo perso di vista: la capacità di gestire il tempo e le proprie ansie.
Ma torniamo a "LO ZEN" che mi ha fatto
ripercorrere le varie tappe di una strada che avevo già conosciuto, ho riletto
concetti filosofici e non, soprattutto non, di questa corrente di pensiero.
La cosa che mi ha colpita, e in
qualche modo rincuorata, perché a volte mi viene il sospetto di aver
dimenticato tutti quegli insegnamenti, è che lo Zen non prevede che si sia
santi! Eh no, una delle cose importanti è che lo Zen ha i piedi ben piantati in
terra. La testa nella bellezza del Cielo, ma i piedi non
perdono per un solo istante il contatto con la realtà.
Perché se è vero che lo Zen ha
ispirato, per esempio, la poesia di Basho, la cerimonia del tè, la tranquilla e
semplice architettura giapponese, è anche vero che ha prodotto il rigoroso
codice dei Samurai.
“L’aspetto paradossale dello Zen
sta in questa capacità di combinare la pace del Nirvana con l’intensa attività
della battaglia e le attività comuni della vita quotidiana.” Senza dimenticare
mai il proprio “centro”. Rigore, disciplina, ma anche e soprattutto tanta
elasticità.
“Ciò che soprattutto conta è
acquistare un certo atteggiamento mentale che si chiama immobile saggezza… Immobile non significa
essere rigidi, pesanti e privi di vita come una roccia o un pezzo di legno.
Significa il grado più alto di mobilità intorno a un centro che rimane
immobile. La mente raggiunge allora il più alto grado di alacrità, attenta a
dirigere la sua attenzione dovunque sia necessario… Vi è un centro immobile,
che però procede, spontaneamente, insieme alle cose che gli si presentano
innanzi. Lo specchio della saggezza le riflette istantaneamente l’una dopo
l’altra, rimanendo in sé intatto e non turbato.”
Ho ricordato che lo Zen è molto
concreto e il fulcro sta proprio nel non perdere di vista la vita che si vive,
momento per momento.
Fluire insieme alla vita, senza
cercare di afferrare l’onda del mare che muterebbe al solo contatto delle
nostre dita.
I Maestri Zen si servono dei famosi
Koan, quesiti surreali senza apparente o logica soluzione, che hanno il compito
di spingere ad uscire da schemi preordinati allargando la mente, farci comprendere
che la vita, tutto sommato, se vissuta senza resistenza ma con consapevolezza,
è più semplice di quanto si creda.
Il famoso “qui e ora” non
dev’essere solo una moda da occidentali apparentemente illuminati, ma
dev’essere veramente un qui e ora, dalla testa ai piedi, non perdendo mai di
vista il proprio centro.
Un filosofo si recò un giorno da un
maestro zen e gli disse: "Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i principi ed i suoi scopi."
"Posso offrirti una tazza di tè?" gli domandò il
maestro.
Ed incominciò a versare il tè da una teiera. Quando la tazza fu colma,
il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò. "Ma cosa fai?" sbottò
il filosofo. "Non vedi che la tazza è piena?""Come questa tazza"disse il
maestro” “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture, perché
le si possa versare dentro qualcos’altro. Come posso spiegarti lo Zen, se prima
non vuoti la tazza?”
Questo libro è servito a dare una
rinfrescatina a quello che avevo imparato, a farmi ricordare che vivere Zen non
è essere santi, ma è respirare con il respiro della vita. Non perdere il
centro, essere elastici per schivare e far passare senza fare muro le aggressioni
che possono arrivare dall’esterno, senza perdere il proprio personale
equilibrio attraverso un radicamento al nostro centro, autodisciplina e, perché
no, tanta autoironia!
Grazie, dunque, a Raffaella per
avermi donato questo libro che in un momento molto intenso della mia vita, ci sta
bene come il cacio sui maccheroni!
Scrittrice, sì. Editrice, sì. Donna
sempre in pista, sì.
Ma…
Ma ho ricordato che le onde del mare vanno ammirate e non
afferrate, perché in quel preciso momento non esistono più e il panorama è
cambiato.
Qui e ora. La soluzione di tutto?
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