Parlo di me…
Caspita non è così facile, dovrei scrivere due puntate diverse di quel film sorprendente che è la vita: “Chi ero io?” e “Chi sono io?”.
Fra le due puntate c’è una netta linea di
demarcazione, un evento inaspettato che ha segnato la fine di una vita tranquilla, sicura, e l’inizio di una nuova vita tutta in salita, una salita che sto
affrontando con cautela, incertezza e umiltà, stando attenta a non lasciarmi
sopraffare dalle vertigini, e cadere giù.
Nelle mie vene scorre sangue
montano, ho trascorso un’infanzia spensierata e allegra tra giochi all’aria
aperta, bambole, gatti e corse in bicicletta. Ho studiato in collegio dalle
suore, protetta e guidata da regole ferree, e da lì sono passata con naturale
curiosità ed entusiasmo a vivere in città, condividendo un minuscolo
appartamento con alcune compagne di università, con pochi soldi e tanti sogni. Ho
sempre amato lo studio in generale, la musica, il nuoto e gli sport di montagna,
la natura e gli animali tutti. In una seconda vita – magari! – vorrei lavorare
come zoologa e girare il mondo studiando e curando le specie animali in
pericolo. Sono cresciuta credendo fermamente nell’amicizia e in generale nei
sentimenti veri e profondi che legano e collegano gli esseri viventi, e questi al
mondo infinito e misterioso di cui facciamo parte. Ho sempre cercato di vedere
il lato positivo della vita e delle persone, e di essere ottimista e fiduciosa
anche di fronte alle delusioni e alle esperienze dolorose: guarì guarì guarirà,
se non guarisce oggi guarirà domani, dicevano le nonne quando ci facevamo la “bua”,
no? Ecco, questo è sempre stato in un certo senso il
mio motto vincente.
Ma poi sul più bello, nel mezzo del cammin di nostra vita, succede l’evento inaspettato e irreparabile; la strada pianeggiante e luminosa diventa all’improvviso ripida e buia, e inizia la seconda puntata della mia vita. E decido che quel motto non mi piace più, che la nonna mi ha detto una bugia, o che la mia “bua” è un po’ troppo profonda per essere guarita dalla magia di una filastrocca.
E allora come faccio a difendermi, a scalare il pendio, a non lasciarmi cadere?
Devo indossare una giacca a vento bella pesante, agganciare i ramponi agli scarponi, imbragarmi per bene, aggrapparmi agli appigli lungo la parete scoscesa, guardare avanti, almeno con un occhio, e procedere pian piano. Uno dei ganci a cui mi affido d’istinto si chiama scrittura, inizio a scrivere pensieri, lettere, e soprattutto poesie, che sgorgano spontanee dal profondo della mia anima e mi regalano un po’ di pace e compagnia. Nasce così la mia opera prima, che fotografa con spietata sincerità la fase dell’esistenza in cui mi trovo ora: la silloge “Il Sole che tramontò a Est”, dove il Sole è un figlio, l’Est sono i suoi 18 anni e il tramonto è la fine del suo viaggio.
Sono quindi una poetessa per
caso, ma chissà, forse il caso mi porterà a scrivere ancora, la vita resta pur sempre un film sorprendente.
Milena Mutti
E ora la parola all'editrice...
Ricordo che un giorno mi arrivò da valutare per la pubblicazione una silloge poetica. Era quella di Milena Mutti.
Ricordo anche che Milena mi raccontava la sua storia di madre e le sue parole mi toccarono il cuore. Leggere le sue poesie è stato - ed è ogni volta che lo faccio anche adesso - una botta al cuore. Ogni verso trasuda di vita vera, emozioni vere, dolore vero. E lei, che si è trovata a rifugiarsi nella Poesia per motivi diversi da qualsiasi spinta creativa fine a sé stessa, ha composto liriche che mi fanno dire che è una vera e grande poetessa.
La Poesia percorre strade molto strane, a volte.
Nel suo caso la Via è stata ed è dolorosa, ma la Poesia - a volte - è anche una cura per l'anima. E voglio pensare che sia questo il caso.
Dopo qualche mese di conflitti personali, se fosse giusto o no farlo, Milena ha deciso di portare a termine questo progetto editoriale ed è uscito "Il Sole che tramontò a Est".
Personalmente nutro una grande ammirazione per Milena, per la sua forza e il suo coraggio. Donna con una grande dignità, combatte ogni giorno il suo personale dolore, ma credo abbia preso la strada giusta, quella di parlarne e di portare in giro la storia di suo figlio e di lei, mamma, che lo cerca ogni giorno.
E sono sicura che è dentro la Poesia che lo potrà trovare, a ogni alba, a ogni tramonto.
Un libro da leggere perché ha tanto da insegnarci, in quanto si va oltre la storia personale: le liriche assumono un significato universale, sul senso della vita e sulla forza dell'amore. Una poetessa, Milena, che si mette a nudo e questo ce la fa amare ancora di più.
Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle
��grandi, siete grandi�� Milena con la sua storia, Stefania con la tua delicatezza di coach attenta... grandi����
RispondiEliminaLa perdita di un figlio é un evento destabilizzante che spesso ti fa perdere la bussola;Milena però con umanità e potenza poetica ha saputo convogliare il suo immenso dolore entro un corso che aiuta sì lei a non impazzire ma anche chi come me ha vissuto,poco prima di lei, la stessa tragedia, perdendo il proprio adorato figlio per suicidio. Milena ha avuto "la fortuna" di incontrare una donna sensibile e propositiva come Stefania, ne é nata un'opera davvero commovente e di grandissimo valore artistico. Milena e Stefania sono un esempio di femminilità, amore materno e umanità che le rendono Donne speciali. Grazie per l'esempio che date.
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