sabato 22 ottobre 2022

Numero 415 - Destinazioni - Lapo Ferrarese


 

"Destinazioni" di Lapo Ferrarese (Phasar edizioni)

Destinazioni, un titolo che racchiude il senso della vita: qual è il nostro destino? Una serie di coincidenze?
Lapo Ferrarese è un amico e collega, perché entrambi editori ed entrambi scrittori.
Con grande curiosità e piacere ho letto il suo ultimo romanzo, uscito nel 2020.

Credo che l'età che si ha quando ci s'immerge nella pagine di questo romanzo sia un dato importante. Se si è giovani, ventenni, come i protagonisti della vicenda narrata, ci si avvicina ai protagonisti con una mentalità di chi - ancora giovane - vive la vita come se la morte fosse qualcosa di molto distante. Chi non si è sentito immortale a quell'età, invincibile, come se qualsiasi avventura o il premere sull'acceleratore non potesse mettere a rischio la propria vita? Oppure, più semplicemente, si pensa che niente possa metterci in pericolo, perché la morte non è proprio cosa contemplata.

Diverso è leggerlo alla mia età, sessant'anni suonati, quando si è camminato per un tempo considerevole per le strade dell'esistenza, e si conosce un po' la vita con i suoi colpi bassi e la consapevolezza acquisita che siamo tutti appesi a un filo invisibile.
Leggendo il romanzo, ho provato un senso di nostalgia per la giovinezza che è ormai un ricordo e la morte ha fatto già visita nella mia vita, toccando alcune delle persone a me più care. E soprattutto ho capito che la morte non guarda in faccia l'età di nessuno. 

Le pagine andavano via scorrevoli, dato lo stile fluido di Lapo, e m'immergevano in quell'incoscienza tipica dei ventenni, quando finite le scuole superiori, si regalano spesso e volentieri un girovagare per l'Europa, zaino in spalla, all'avventura, arricchendo quell'album dei ricordi da sfogliare insieme ai futuri nipoti o a ripercorrere con nostalgia quel modo di viaggiare che da grandi non ci attrae più: zero comodità, zero soldi, tante incognite. 
Si sorride di un sorriso malinconico, voltandosi indietro e ricordando come eravamo noi, all'età di quei giovani ragazzi che si perdono tra le tappe più gettonate dagli studenti che dormono negli ostelli o in un prato - non fa molta differenza - mangiano montagne di panini e pensano solo a godersi la vita.

Un romanzo che lascia il lettore, durante il dipanarsi degli eventi, in attesa di qualcosa che deve succedere, lo si sa fin dalle prime pagine. Il dramma è nell'aria, tra le pagine, e sappiamo che qualcosa di grave è accaduto. 
L'autore ci accompagna in questo diario del protagonista che rivive un arco di tempo breve, precedente alla tragedia finale. 
Viviamo nei suoi pensieri, lo ascoltiamo come un vecchio amico saggio che osserva chi ancora deve fare esperienza e cogliamo il messaggio finale che ci insegna - ancora una volta - che la vita va avanti. 

Lapo Ferrarese ci fa entrare nella mente del protagonista, nei suoi pensieri da giovane uomo, ma anche nelle riflessioni e nella consapevolezza che alla fine, se non è la nostra ora, la vita ci porta lungo quella che è la destinazione di ognuno.
Destino già scritto?
Chissà.
A voi lettori la risposta a questa domanda.
A Lapo i miei complimenti per aver scritto una bella storia che fa riflettere e che, anche attraverso a vari rimandi cinematografici e musicali, ci trasporta indietro nel tempo.



Alla prossima 
dalla vostra
Stefania Convalle


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