sabato 26 novembre 2022

Numero 418 - Parlo di me, Eleonora Duranti - 26 Novembre 2022


Alla richiesta della cara Stefania, “Scrivi qualcosa su di te. Qualcosa che faccia capire alle persone come sei e, soprattutto, chi sei!”, la mia risposta è stata automatica: “Certo, cara Stefania, con piacere! Sfrutterò il week-end e ti invierò il tutto entro i prossimi due giorni!”.
Ripensandoci ora, riconosco che la mia convinzione, sul momento, mi ha fatto onore. Peccato che fosse infondata. Completamente, infondata.
Già, perché malgrado il mio ottimismo e il mio entusiasmo, i famosi due giorni di calendario non mi sono mica bastati per buttare giù anche poche righe stringate su di me. Piuttosto, mi sono serviti per fissare lo schermo del portatile e farmi realizzare di aver detto una grossa, grossissima cavolata. 48 ore non mi sarebbero mai state sufficienti per analizzarmi e raccontarmi. Con molte probabilità, avrei fatto prima a cavare un ragno dal suo buco. E a me, i ragni, terrorizzano. Questa considerazione, perciò, suppongo possa dare una vaga, vaghissima idea sulle difficoltà che ho incontrato nella stesura del mio “Parlo di me”.
Tuttavia, pensa che ti ripensa, alla fine sono arrivata a una conclusione (d’altronde, gettare la spugna non rientra nel mio stile) e mi sono posta la domanda suprema: “Chi sono io?”
Io sono una ragazza come tante. Mi piacciono le lunghe, lunghissime camminate con la musica che pompa negli auricolari, i viaggi, la fotografia, i pomeriggi dalla nonna, le chiacchiere al telefono con le amiche, le sorprese… E i libri. Sì, per i libri ho proprio un debole. Da sempre. Ed è grazie/a causa loro, se ho coltivato l’arte, altrettanto suprema, della scrittura. E l’ho fatta mia.
“Frammenti” è stata la mia prima creatura. La cara Stefania l’ha definita così e, con il senno di adesso, non avrebbe potuto optare per un termine migliore. “Frammenti”, infatti, mi rappresenta; racchiude tutto di me in sé, fra le sue pagine e tra i suoi personaggi un po’ beati e un po’ dannati.
“Frammenti” è la prova tangibile del mio costante bisogno di scrivere.
Scrivere, per me, è una necessità, un’abitudine, un rituale. Un po’ come il tè delle cinque per Mister Bean e compatrioti. Di scrivere, non posso fare a meno. Tanto che, quando sono in ufficio e mi sto occupando di fatture e buste paga, il mio stomaco freme e le mie gambe iniziano a tamburellare contro la scrivania, quasi pretendano che avvii il countdown per il rientro a casa e la mia dose giornaliera di caratteri Times New Roman.
Si capisce, quindi, che non ho fatto della scrittura il mio lavoro. Non ancora, almeno. Però, ne ho fatto la mia passione. La mia passione più grande. Più travolgente. Più soddisfacente. E mi sforzo di assecondarla sempre e comunque e di non farla mai sentire ignorata. O scontata.
Molto altro, a essere sincera, non faccio. La mia routine si divide tra casa e lavoro ed è parecchio monotona, in confronto a quelle che animano il poliedrico universo di “Frammenti”.
È la scrittura, il mio lasciapassare per l’isola che non c’è; per questo, me la tengo stretta. È un po’ la bacchetta magica che trasforma la mia quotidianità, monotona e per nulla speciale, in un’avventura. In una bella, bellissima avventura.
Di questo superpotere, le sarò grata per sempre. Come lo sarò nei confronti della cara Stefania e della sua preziosa CE Edizioni Convalle. Grazie a loro, ho avuto l’opportunità di condividere i miei frammenti di vita con qualcuno che fosse esterno alle mie quattro mura, con qualcuno che fosse estraneo al mio piccolo mondo ordinario. Grazie a loro, “Frammenti” è uscito da un cassetto e ha imparato a volare. Sulla scia dell’eterno Peter Pan.


E ora la parola all'editrice ;-)

Quando ho conosciuto Eleonora, ho avuto la netta sensazione che la sua opera, "Frammenti", che avevo già letto ed editato, fosse proprio lei. L'opera e l'autrice erano perfettamente sovrapponibili. Non capita così spesso! Eleonora sembra una giovane donna che vive fuori dal tempo, nel senso che in lei vivono gli anni duemila, ma anche le atmosfere dell'Ottocento che troviamo nel primo romanzo breve della sua opera - Lettere - come anche la forza delle donne immerse nella Roma del 1492 di Mulieres; ma l'ho ritrovata nella modernità dei racconti delle raccolte che fanno parte dell'opera.
Ma la cosa che più mi ha colpito di lei è la totale assenza di presunzione. Parlavamo di "Frammenti" e sembrava non rendersi conto della perla che aveva scritto.
Lei è la sua scrittura e la sua scrittura è lei. Punto.


E così me la sono immaginata, mentre cercavo l'immagine giusta per la copertina, come quella donna che un po' defilata scrive, immersa nel mondo delle sue parole, solo per il piacere di farlo, solo per una passione che deve esprimersi in modo totale.
Poco importa, dico io, se la scrittura occupa spazi limitati delle sue giornate, mentre la vita chiede anche la consapevolezza che si abbia bisogno di svolgere un lavoro diverso. A volte penso che la dimensione più giusta sia proprio questa, per far restare la scrittura un rifugio dove rintanarsi per esplorare il mondo, senza che nessuno ci disturbi.
Sono davvero contenta di avere Eleonora in Edizioni Convalle, una culla per la sua opera, con l'augurio che cresca forte e saggia.


Alla prossima
dalla vostra 
Stefania Convalle

 

martedì 15 novembre 2022

Numero 417 - Masterbook, Fase 3, testi per il voto popolare - 15 Novembre 2022



E così siamo arrivati alla FASE 3 del Masterbook.

Gli 8 semifinalisti si sono sfidati con tre prove difficili.

Dovevano TRASFORMARE una poesia di Wislawa Szymborska in un racconto; dovevano scrivere una RECENSIONE della stessa poesia e, infine, scrivere LA LISTA DELLA SPESA, dando via libera alla propria creatività.

La prima prova puntava il riflettore sulla capacità del concorrente di mettere in prosa i versi di una poesia, senza togliere nessun elemento presente nella lirica, né aggiungerne di nuovi. Una prova difficile, ma di questo parleremo dopo perché sono nati dei problemi nell'esecuzione.

La recensione era finalizzata a valutare la capacità di analisi ed esposizione del concorrente.

La lista della spesa serviva a misurare la creatività.

Intanto voglio riportare qui di seguito la poesia della Szymborska.

AMORE A PRIMA VISTA

Sono entrambi convinti

che un sentimento improvviso li unì.

È bella una tale certezza

ma l’incertezza è più bella

Non conoscendosi, credono

che non sia mai successo nulla tra loro.

Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi

dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro

se non ricordano -

una volta un faccia a faccia

in qualche porta girevole?

uno “scusi” nella ressa?

un “ha sbagliato numero” nella cornetta?

- ma conosco la risposta.

No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere

che già da parecchio tempo

il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto

a mutarsi per loro in destino,

li avvicinava, li allontanava,

gli tagliava la strada

e soffocando una risata

si scansava con un salto

Vi furono segni, segnali,

che importa se indecifrabili.

Forse tre anni fa

o lo scorso martedì

una fogliolina volo via

da una spalla a un'altra?

Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.

Chissà, era forse la palla

tra i cespugli dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli

su cui anzitempo

un tocco si posava sopra un tocco.

Valigie accostate nel deposito bagagli.

Una notte, forse, lo stesso sogno,

subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti

è solo un seguito,

e il libro degli eventi

è sempre aperto a metà.


Che dire... Meravigliosa.


Veniamo alle dolenti note ;-)

La prova numero uno, evidentemente, non è stata compresa

dai concorrenti che hanno confuso la parola TRASFORMARE 

con la parola ISPIRARSI. 

Solo in due si sono avvicinati a come doveva essere svolta la 

prova. Gli altri se ne sono andati per la loro strada ;-) e hanno 

scritto racconti che, seppur belli, non c'entravano con la

modalità della prova. 

Questo ha messo in difficoltà la giuria tecnica e infatti i tre

concorrenti che hanno passato il turno, andando in finale 

giovedì sera, sono stati selezionati in base alle sole altre due 

prove (recensione e lista della spesa).

Quindi, la votazione popolare verterà anch'essa su questi due 

elaborati che riporterò qui di seguito. 

Ricordo che la votazione ha subito una modifica:

si dovrà votare IN SEGRETO scrivendo a 

steficonvalle@gmail.com

esprimendo nella mail i TRE concorrenti votati, 

con la motivazione.

Votazioni diverse non verranno considerate. 

Si potrà votare fino a giovedì 24 novembre, ore 12.


CONCORRENTE NUMERO DUE

Recensione

I versi della Szymborska colpiscono come fendenti di luce e spazzano via il buio della coscienza vigile di ognuno di noi. I due soggetti descritti nella composizione, infatti, si scoprono innamorati all’improvviso, ma la Poetessa – sapientemente - descrive e rende partecipe il lettore del lungo percorso, invisibile agli occhi della realtà apparente, che ha condotto tuttavia, sotto traccia, all’affermazione del sentimento che unisce le anime rappresentate nel testo. A disegnare il sentiero del loro amore sono, appunto, gli incontri inaspettati quanto fuggevoli, il casuale sfiorarsi delle mani sui campanelli e sulle maniglie delle porte nei luoghi dove i due si trovano a passare per avventura del destino e ancora le foglie degli alberi che dispettosamente sembrano collegarli, posandosi ora sull’uno ora sull’altra, nell’ineffabile gioco seduttivo del fato. Per l’Autrice niente si realizza sul momento, bensì attraverso un sinuoso quanto logico e coerente svolgersi degli accadimenti che la sorte da un lato e l’arbitrio degli uomini dall’altro preparano in un susseguirsi di emozioni che conducono al perfezionarsi del sentimento più antico del mondo: l’Amore. Non a caso la Szymborska in chiusura rappresenta l’evolversi degli eventi come un libro sempre aperto a metà, a testimonianza appunto di come tutto ciò che accade in questa vita avviene a seguito di un prima che precede un inevitabile dopo e non si produce mai d’improvviso senza concatenazione tra i fenomeni. Molto intuitivi questi versi e assai fluidi riescono quindi a stigmatizzare in maniera eccellente l’acritico percorso del sentimento umano restituendo al lettore il gusto intimo di una ricercatezza emozionale che profuma di autenticità.

Lista della spesa

1) 1 confezione di zucchero per addolcire le mie giornate più aspre;
2) 1 barattolo di pelati per colorare di rosso i piatti scialbi di questa stagione invernale;
3) 1 cassa di birre per aprire la breccia all’entusiasmo alcolico che travolgerà le mie serate;
4) 1 pacco di sale fino per rendere sapida ogni circostanza che mi troverò a vivere;
5) 1 salame piccante per pungere la mia lingua restituendole il gusto del proibito;
6) 1 tavoletta di cioccolata per stimolare la fantasia più sfrenata nel godimento;
7) 1 stinco di maiale per soddisfare la mia voracità carnivora;
8) 1 kg di patate per dialogare hegelianamente con la mia voracità carnivora;
9) 1 bottiglia di olio evo per permettere alla sintesi hegeliana tra stinco e patate di estrinsecarsi;
10) 1 pacco di fettuccine per dipanare i crucci esistenziali nel soave rito della pastasciutta.

CONCORRENTE NUMERO TRE
Recensione

La lirica è costituita da otto strofe di disuguale lunghezza in cui si alternano parti narrative e riflessive. Essa si apre sottolineando l’imprevedibilità di un incontro tra due persone che si amano, convinte di essersi unite per un sentimento improvviso.

La poetessa introduce la sua voce sotto forma  di domande, ora insinuando il dubbio che in realtà mille potevano essere le strade o le occasioni in cui due si sarebbero potuti incontrare, ora riflettendo sul caso e la sua imprevedibilità.

Bellissimi i versi in cui, riferendosi al gioco del destino, l’autrice trasforma un lessico comune in pennellate sintetiche e suggestive. I diversi quadretti alludono alla misteriosità del caso che gioca con l’esistenza degli esseri umani. Presuntuosi gli uomini che si ritengono protagonisti e arbitri delle proprie scelte, mentre rientrano in un gioco enigmatico di incastri, contrattempi, sussulti, noti soltanto al destino!

La conclusione lapidaria, quasi ermetica “Ogni inizio è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà” non vuole dare risposte, ma solo suggerire, con leggerezza e ironia, domande su temi profondi e misteriosi, quali la bellezza di ciò che può accadere per caso e trasformare la vita, e l’amore, ancora più seducente, quando arrivi inaspettato.

Lista della spesa

Vorrei che Fernando e Marisa rivalutassero la mia abilità culinaria finora da loro poco apprezzata; il prossimo invito dovrà perciò essere un trionfo.
Un buon risotto flambé al cognac sarà una coreografia perfetta. Mi servono quindi riso Carnaroli, scalogno, burro, emmenthal, parmigiano reggiano e ovviamente dell’ottimo cognac. Comprerò confezioni standard e per le dosi seguirò le ricette.
Come antipasto preparerei dei bigné da riempire con gorgonzola, quindi occorrono farina e gorgonzola cremoso.
E aggiungere una torta salata? Servirà quindi una sfoglia Buitoni, una confezione di bacon Tulip, uova e panna fresca da utilizzare anche per decorare la torta di nocciole, che costano un occhio, ma con duecentocinquanta grammi riuscirò a creare un capolavoro.
Un brasato al Barolo mi farà ben figurare, quindi oltre al manzo, acquisterò carote, sedano e due bottiglie di ottimo Barolo, anche per pasteggiare.
Le patatine novelle al forno saranno l’ideale contorno: ne servirà mezzo chilo.
Per il bagno, devo ricordare la carta igienica profumata e una saponetta Atkinsons alla lavanda.
 Aggiungerò alla lista qualche scatoletta di tonno e alicette per il gatto.
Credo di aver pensato a tutto: ora devo concentrarmi sul risultato e prendere i miei suoceri per la gola.
Mi pregusto già il successo!

CONCORRENTE NUMERO QUATTRO

Recensione
Esistono soffi di vento che sussurrano ma non dicono, abbracciano ma non stringono. Provocano brividi che la razionalità non può comprendere. Perché dove transita l’amore, ancorché solo percepito, non c’è spazio per nessun tipo di logica.
E questa poesia ne è la rappresentazione. La avverti come un soffio, un sussurro, un volto dai contorni sfumati che non sai se hai visto nei sogni o, addirittura, in un’altra vita.
È una sorta di celebrazione dell’ignoto. Perché è proprio tale incognita che, aprendo la porta delle emozioni, ci dà invece la certezza di essere vivi, vibranti e con il cuore che batte.
Volendola tradurre in prosa, si potrebbe quasi definire un racconto rosa con i tratti beffardi e divertiti di un giallo che intralcia i finali troppo scontati.
Li stupirebbe molto sapere che, già da parecchio tempo, il caso stava giocando con loro. Non ancora del tutto pronto a mutarsi per loro in destino, li avvicinava, li allontanava, gli tagliava la strada e, soffocando una risata, si scansava con un salto.
È un’opera che parla d’amore. Un amore impalpabile come l’aria eppure ostinato, caparbio e volitivo. Un sentimento che nasce prima di noi e, molto meglio di noi, comprende la reale essenza della vita.
Ogni inizio infatti è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà.
Perché l’incertezza… ha sempre un orizzonte da scoprire.
 
Lista della spesa
Impossibile non odiare la lista della spesa. La scrivi con meticolosa attenzione e poi la dimentichi sul tavolo. Oppure la prendi e, in mezzo al caos del supermercato, la smarrisci fra i carrelli.
Del resto è un elenco sterile, nozionistico e senza un briciolo di anima. E siccome credo che il cibo, in quanto forma d’amore, sia nutrimento per l’anima ancora prima che per il corpo, ho deciso di dare un abito nuovo a questi elenchi, tanto necessari quanto odiati.
Come? Trasformandoli in arte dei suoni.
La musica evoca e, in quanto tale, fa ricordare senza bisogno di scrivere.
Quando ascoltiamo un brano musicale sollecitiamo i nostri sensi che, così, diventano “abili” a ricordare.
Udito= senso di ascolto. È quindi lui a introdurci in questa particolare “lista della spesa”.
Vista= natura. Frutta e verdura ne sono l’espressione.
Tatto= pelle. Articoli per igiene personale ne sono le coccole.
Gusto=piacere. Bevande, carne, pesce sono tutto ciò che compiace il palato.
Olfatto=risveglio. Profumo di caffè… e la colazione è salva.
Ascolta musica e guardati intorno. Scopri la bellezza di un brivido sulla pelle e gustane l’emozione fino al punto in cui… sentirai il profumo della vita che ti aspetta.


CONCORRENTE NUMERO CINQUE

Recensione
Emergono pennellate precise dalle parole di Wislawa Szymborska!
Chi ama l’arte della poesia, qui troverà un orizzonte di immagini nitide e di emozioni profonde. 
L’autrice prende per mano il lettore, lo porta dentro le sue frasi, gli mostra sentieri inediti e strade che non immagina.
Gli apre pian piano il sipario della vita in un disegno chiaro e trasparente; il tessuto della storia degli uomini non ha fili casuali o rattoppi mal cuciti. È tutto in ordine.
Come guardando il rovescio di un ricamo: si scorgono i passaggi, ma sono solo una traccia imprecisa che si svela nel momento in cui si gira il tessuto.
La poetessa scrive che quello che è sarà, ma non ora.
Non c’è un incontro mancato, ma solo rimandato, perché non è il momento giusto.
L’appuntamento avverrà in un giorno specifico, in un’occasione precisa.
Magari due persone si erano sfiorate, incrociate, viste già in altre circostanze, ma i loro fili erano slegati, i loro cuori non erano pronti.
L’incontro è evento unico, riservato a te, a noi, e a nessun altro. Irripetibile coincidenza.
Assumono valore allora le strade, le scale, i corridoi che sanno in anticipo che avverrà qualcosa di straordinario, deciso dal destino.
Il caso stava giocando con loro: ci si abbandona a quanto stabilito dal tempo, che ci tira tranelli, ci taglia la strada, ci scansa con un salto e una risata.
Il prima esisteva, era già pensato.
Poi, se è destino, il caso toglierà il velo e si mostrerà, l’occasione capiterà.
Nonostante la Szymborska abbia ironizzato dicendo che la poesia piace solo a due lettori su mille, un libro di poesie è da tenere sempre sul comodino.
E le sue riescono sempre a riempire l’anima come un dolce soffio.

La lista della spesa 

Manca poco. Non vedo l’ora che arrivi la collega del prossimo turno così finisco.
Devo scappare a fare la spesa e stasera voglio davvero stupire.
Menù: filetto in crosta e tiramisù.
Nel fogliettino ho scritto alcuni ingredienti. Ovviamente la carne e la pasta filo.
E il contorno? Prendo delle patate per fare il purè, mezzo litro di latte, del burro e del parmigiano.
Mi serve anche del pane, aggiungo magari dei grissini che fanno così chic: mi fermo dal panettiere, che, più che un panettiere, quello lì mi sembra un gioielliere, coi prezzi che ha. Vabbè!
E il vino? Una bottiglia di rosso, prendo l’Amarone o il Dolcetto Barbera? Chiederò all’addetto, io non ne capisco niente.
Mancano delle verdure crude: carote, sedano, rapanelli e finocchi, un pinzimonio e via.
Prendo uva bianca: una sciacquata ed è pronta, comodissima, e un melograno.
Savoiardi, uova, cacao in polvere, caffè; lo zucchero a casa ce l’ho; e… panna o ricotta? Meglio ricotta per il tiramisù: stiamo leggeri.
Prendo dei fiori da mettere al centro del tavolo.
Inizio a preparare, che fame! Ti aspetto…

 

 CONCORRENTE NUMERO OTTO

Recensione

Non esiste nulla di ordinario nella vita.
Sembra essere questo il leitmotiv che accomuna l’intera produzione della poetessa polacca Wislawa Szymborska, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1996.
Se è pur vero che i suoi componimenti toccano spesso argomenti di respiro etico, riflettendo sulla condizione degli esseri umani, anche a livello politico e sociale, il tratto più significativo dei suoi versi rimane tuttavia l’incanto, la meraviglia che sottende a ogni evento, la manifestazione del dono raro di saper rappresentare le piccole cose quotidiane in modo «stupefacente».
Ecco quindi che il poeta, nell’unicità del suo ruolo, attraverso la dote dello stupore, dell’ispirazione e dell’ironia, è in grado di trasformare il mondo da ordinario in straordinario. Perché, «nel linguaggio della poesia, in cui ogni parola ha un peso, non c’è più nulla di comune e normale» come precisa la poetessa stessa, nel discorso tenuto in occasione del conferimento del Nobel.
Così la sua poesia vive della realtà abituale, attraverso l’uso di un linguaggio intelligibile ai più, perché diretto, semplice, ma non banale o superficiale.
Tale capacità di cogliere il lato trascendente dell’esistenza, espressa tramite il verso libero, la leggerezza formale, lo stile colloquiale che contraddistinguono le sue opere, si palesa anche in AMORE A PRIMA VISTA, che dà il titolo a una raccolta pubblicata da Adelphi nel 2017.
Il poema, elogio dell’inaspettato, indaga la casualità dell’amore e la sorpresa del primo incontro, focalizzandosi sull’unicità che ogni istante porta con sé. Viene raffigurato un sentimento che scaturisce da una serie di atti sospesi, irrealizzati, ripercorrendo a ritroso la storia di quel primo incontro attraverso una lunga serie di domande, alle quali non è possibile dare una risposta.
Un sentimento che, pur essendo autentico, appartiene a un destino imperscrutabile, a un gioco della sorte, di cui non si possono che scorgere enigmatici segnali. 
 
La lista della spesa
Ha smesso di piovere. Un timido raggio di sole fa capolino tra le nubi che, dopo aver liberato il loro grigio carico di ACQUA benefica sul mondo sottostante, galleggiano chiare, soffici, nel cielo. Sembrano quasi scolpite nel BURRO.
In punta di piedi è arrivato l’autunno. Il sentiero che attraversa il bosco, a ogni passo, restituisce un sentore di resina e FUNGHI dall’intenso odore terroso, mescolato all’aroma dolciastro delle ultime bacche dei MIRTILLI e delle MORE, che occhieggiano dai cespugli ancora grondanti.
Dietro una curva della stradina appare un fiumiciattolo; una nebbia leggera, evanescente, si sprigiona dalla sua superficie, rendendolo simile a un nastro di LATTE. Tra i ciuffi d’erba spicca la scura buccia lucente delle prime CASTAGNE, cadute dagli alberi che fiancheggiano il corso d’acqua.
Nei campi, dove cresce la ZUCCA, sorge una casupola. Sull’aia, invasa dalla fragranza del PANE in cottura, una contadina si fa largo tra le galline, in un turbinio di penne e schiamazzi, per raccogliere il dono prezioso delle UOVA.
Accanto all’uscio, un cesto di CACHI maturi profuma l’aria di serenità.
 
«Ciao, stasera faccio tardi. Passi tu dal supermercato? La lista della spesa è sul tavolo.»
«Lista della spesa? Pensavo fosse uno dei tuoi racconti…»
È  dura vivere con una scrittrice!

 

E ORA TOCCA A VOI, CARO PUBBLICO!

VOTATE, VOTATE, VOTATE!

Il concorrente più votato sarà il quarto finalista!


Vi ricordo di leggere bene la modalità per votare. 

I voti espressi nel blog non saranno validi.


Non posto in questo numero i testi dei tre concorrenti che 

sono passati in finale onde evitare confusione.


Nella diretta del 24 novembre (ore 21), nella Pagina Facebook 

di Edizione Convalle, saprete i nomi dei quattro finalisti!




Alla prossima 

dalla vostra

Stefania Convalle

martedì 1 novembre 2022

Numero 416 - Parlo di me, Mariapaola Peretto - 1° Novembre 2022


Parlo di me.
Chissà se posso iniziare a parlare di me dicendo che amo le vacanze al mare? Mi chiamo LA Mariapaola o LA MP, per chi decide che possiamo entrare subito in confidenza.
Sono nata nel 1974 e posso affermare di essere una matura esordiente, un ossimoro! Anche se essere acerbi non sarebbe poi così male. Quando racconto ai conoscenti di avere appena pubblicato un romanzo, mi guardano stralunati e mi dicono: “Ma dai, non sapevo di questa tua passione!”
La mia risposta?
“Fino a poco fa nemmeno io!”
Già, perché nel mio passato ho creduto di essere una bambina e poi una ragazza portata per le materie scientifiche, matematica in primis. Ma poi, il risveglio in seconda Liceo Scientifico, il professore di Matematica ha detto a mia mamma:
“Sì, sua figlia va abbastanza bene ma non possiamo certo dire che sia portata per la matematica.”
Quindi non avevo ancora capito niente di me? Avevo frainteso? Rimane il fatto che nel corso della mia formazione scolastica e universitaria ho sempre scelto indirizzi più scientifici e quantitativi che letterari, pur amando leggere da sempre. La lettura per me è una passione con andamento sinusoidale, per tornare alla mia cara matematica, con picchi verso l’alto e verso il basso. Posso passare periodi interi a non leggere e altri a non dormire la notte, pur di finire questo capitolo e poi smetto.
È così che è iniziata la mia avventura! Mi spiego, non sono mai stata precoce, ho imparato ad andare in bici a quasi sette anni, ho avuto un figlio a quarantadue anni e mi sono sposata a quarantasette. L’incidente sta proprio qui, mi sarei dovuta sposare a quarantasei (non giovanissima, comunque), ma la pandemia e le serrate selvagge mi hanno fatto spostare la data di matrimonio, fino a quando, a cinque giorni dall’altare, il nostro adorato figliolo è finito in quarantena con conseguenti disdette, selvagge pure quelle. Sono scoppiata su tutta la linea, al punto di uscire di casa con due scarpe diverse senza nemmeno accorgermene! Nel male, ho avuto modo di toccare con mano, nonostante le dovute distanze, l’affetto e la solidarietà di amici e parenti. Un’amica mi ha consigliato la lettura di alcuni titoli distensivi, principalmente romanzi d’amore. Li ho divorati ma, a quel punto, io e la mia tesi in statistica siamo giunte a una conclusione: tutti i protagonisti delle storie d’amore hanno un requisito in comune. Così, visto che nelle mie letture avevo avvertito una lacuna e visto che ai bambini si insegna l’inclusione, mi sono detta: “Ci penso io a scrivere un romanzo che abbia come protagonista un uomo che non risponda a quel requisito.”
Il caso, la fortuna, l’impegno e la voglia di fare hanno portato all’abbraccio di questa novellina con Edizioni Convalle e oggi sono qui, emozionata come al primo giorno di scuola, che apro il pacco che mi ha inviato la casa editrice.


“Un amore illegale”, il mio romanzo di esordio esiste davvero, su carta, qui davanti a me, nelle mie mani. La notte scorsa non ho dormito, avevo la testa piena delle dediche che intendo fare agli amici, nel momento in cui porgerò il mio libro.
La scrittura di questo romanzo è stata per me una rivelazione, mentre creavo le situazioni e i personaggi vedevo la trama gonfiarsi e nella mia mente la visualizzavo come la pasta del pane, quando la si lascia a riposo per qualche ora. Sì, lo so, penso spesso al cibo, mi piace mangiare. Inoltre, ho percepito nella stesura del mio romanzo un’occasione per riflettere, perché sì, è una storia d’amore, ma è anche un’esortazione, prima di tutto a me, a non avere paura del cambiamento. Abbandonare le proprie abitudini è destabilizzante, dentro al guscio si sta al sicuro e al caldo, ma la sfida sta proprio nell’uscire da lì, bagnati e infreddoliti per vedere cosa c’è fuori. Dentro non si può crescere, lo sforzo e la fatica di lasciarsi alle spalle ciò che è noto, è la sfida che racchiude in sé la promessa di una crescita.
E se non fosse così? Se la crescita non arrivasse? L’importante è essere onesti con sé stessi e sapere che non si è rimasti fermi, ma ci si è provato!


E ora la parola all'editrice ;-)

Questa storia assomiglia a una bella favola. Un giorno arriva nella casella di posta manoscritti.ediconvalle@gmail.com una mail di Mariapaola Peretto dove mi propone la sua opera prima "Un amore illegale". Il team delle mie collaboratrici l'ha letto, ne abbiamo parlato e poi ho comunicato all'autrice: sei dei nostri! 
Il suo angelo custode è stata Maria Rita Sanna che l'ha presa per mano durante l'editing per far brillare insieme la bella storia che si narra nel romanzo.
Quando l'ho conosciuta di persona al Salone di Torino, ho notato subito due cose.
La prima: che è una stangona :-D (rispetto a me, naturalmente ;-) ).
Ecco le prove!


E la seconda cosa che ho notato subito è stata la simpatia naturale.
Mi è piaciuta, ho capito che è una donna in gamba, che si dà da fare e lo fa con allegria e semplicità! Un'arma vincente, lo dimostrano anche i risultati che sta ottenendo col suo romanzo.
Mi piace questo suo essere in prima linea, da donna intelligente ha compreso che i tempi di oggi nel campo dell'editoria sono un po' diversi dal passato: ora i lettori bisogna conquistarseli a tu per tu, e mi piace moltissimo la sua idea attuata nella prima presentazione: ambientarla in un cortile! (Questa idea gliela devo rubare! Le presentazioni nei cortili! Super!)
La semplicità, a mio giudizio, paga sempre.


Insomma, che dire, mi piace la sua autenticità e la sua ironia che mette anche nella sua scrittura, un'ironia che, come spesso accade, cela un animo sensibile.
E poi, diciamolo, a Torino mi ha regalato dei biscotti buonissimi e quindi, che dire, ha saputo prendermi per la gola! ;-)

Scherzo, naturalmente, lunga vita all'ironia! E in bocca al lupo a Mariapaola Peretto che, secondo me, saprà sorprenderci ancora!


Alla prossima
dalla vostra 
Stefania Convalle