sabato 26 novembre 2022

Numero 418 - Parlo di me, Eleonora Duranti - 26 Novembre 2022


Alla richiesta della cara Stefania, “Scrivi qualcosa su di te. Qualcosa che faccia capire alle persone come sei e, soprattutto, chi sei!”, la mia risposta è stata automatica: “Certo, cara Stefania, con piacere! Sfrutterò il week-end e ti invierò il tutto entro i prossimi due giorni!”.
Ripensandoci ora, riconosco che la mia convinzione, sul momento, mi ha fatto onore. Peccato che fosse infondata. Completamente, infondata.
Già, perché malgrado il mio ottimismo e il mio entusiasmo, i famosi due giorni di calendario non mi sono mica bastati per buttare giù anche poche righe stringate su di me. Piuttosto, mi sono serviti per fissare lo schermo del portatile e farmi realizzare di aver detto una grossa, grossissima cavolata. 48 ore non mi sarebbero mai state sufficienti per analizzarmi e raccontarmi. Con molte probabilità, avrei fatto prima a cavare un ragno dal suo buco. E a me, i ragni, terrorizzano. Questa considerazione, perciò, suppongo possa dare una vaga, vaghissima idea sulle difficoltà che ho incontrato nella stesura del mio “Parlo di me”.
Tuttavia, pensa che ti ripensa, alla fine sono arrivata a una conclusione (d’altronde, gettare la spugna non rientra nel mio stile) e mi sono posta la domanda suprema: “Chi sono io?”
Io sono una ragazza come tante. Mi piacciono le lunghe, lunghissime camminate con la musica che pompa negli auricolari, i viaggi, la fotografia, i pomeriggi dalla nonna, le chiacchiere al telefono con le amiche, le sorprese… E i libri. Sì, per i libri ho proprio un debole. Da sempre. Ed è grazie/a causa loro, se ho coltivato l’arte, altrettanto suprema, della scrittura. E l’ho fatta mia.
“Frammenti” è stata la mia prima creatura. La cara Stefania l’ha definita così e, con il senno di adesso, non avrebbe potuto optare per un termine migliore. “Frammenti”, infatti, mi rappresenta; racchiude tutto di me in sé, fra le sue pagine e tra i suoi personaggi un po’ beati e un po’ dannati.
“Frammenti” è la prova tangibile del mio costante bisogno di scrivere.
Scrivere, per me, è una necessità, un’abitudine, un rituale. Un po’ come il tè delle cinque per Mister Bean e compatrioti. Di scrivere, non posso fare a meno. Tanto che, quando sono in ufficio e mi sto occupando di fatture e buste paga, il mio stomaco freme e le mie gambe iniziano a tamburellare contro la scrivania, quasi pretendano che avvii il countdown per il rientro a casa e la mia dose giornaliera di caratteri Times New Roman.
Si capisce, quindi, che non ho fatto della scrittura il mio lavoro. Non ancora, almeno. Però, ne ho fatto la mia passione. La mia passione più grande. Più travolgente. Più soddisfacente. E mi sforzo di assecondarla sempre e comunque e di non farla mai sentire ignorata. O scontata.
Molto altro, a essere sincera, non faccio. La mia routine si divide tra casa e lavoro ed è parecchio monotona, in confronto a quelle che animano il poliedrico universo di “Frammenti”.
È la scrittura, il mio lasciapassare per l’isola che non c’è; per questo, me la tengo stretta. È un po’ la bacchetta magica che trasforma la mia quotidianità, monotona e per nulla speciale, in un’avventura. In una bella, bellissima avventura.
Di questo superpotere, le sarò grata per sempre. Come lo sarò nei confronti della cara Stefania e della sua preziosa CE Edizioni Convalle. Grazie a loro, ho avuto l’opportunità di condividere i miei frammenti di vita con qualcuno che fosse esterno alle mie quattro mura, con qualcuno che fosse estraneo al mio piccolo mondo ordinario. Grazie a loro, “Frammenti” è uscito da un cassetto e ha imparato a volare. Sulla scia dell’eterno Peter Pan.


E ora la parola all'editrice ;-)

Quando ho conosciuto Eleonora, ho avuto la netta sensazione che la sua opera, "Frammenti", che avevo già letto ed editato, fosse proprio lei. L'opera e l'autrice erano perfettamente sovrapponibili. Non capita così spesso! Eleonora sembra una giovane donna che vive fuori dal tempo, nel senso che in lei vivono gli anni duemila, ma anche le atmosfere dell'Ottocento che troviamo nel primo romanzo breve della sua opera - Lettere - come anche la forza delle donne immerse nella Roma del 1492 di Mulieres; ma l'ho ritrovata nella modernità dei racconti delle raccolte che fanno parte dell'opera.
Ma la cosa che più mi ha colpito di lei è la totale assenza di presunzione. Parlavamo di "Frammenti" e sembrava non rendersi conto della perla che aveva scritto.
Lei è la sua scrittura e la sua scrittura è lei. Punto.


E così me la sono immaginata, mentre cercavo l'immagine giusta per la copertina, come quella donna che un po' defilata scrive, immersa nel mondo delle sue parole, solo per il piacere di farlo, solo per una passione che deve esprimersi in modo totale.
Poco importa, dico io, se la scrittura occupa spazi limitati delle sue giornate, mentre la vita chiede anche la consapevolezza che si abbia bisogno di svolgere un lavoro diverso. A volte penso che la dimensione più giusta sia proprio questa, per far restare la scrittura un rifugio dove rintanarsi per esplorare il mondo, senza che nessuno ci disturbi.
Sono davvero contenta di avere Eleonora in Edizioni Convalle, una culla per la sua opera, con l'augurio che cresca forte e saggia.


Alla prossima
dalla vostra 
Stefania Convalle

 

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