domenica 26 febbraio 2023

Numero 437 - Parlo di me, Luca Verzulli - 26 Febbraio 2023


 

Parlo di me: l’ho sempre trovato difficile come compito fin dall’elementari, quando ti chiedevano di comporre quei temi per stimolare noi poveri bambini a pensare alla nostra identità. Ma io non so bene chi sono; come non lo sapevo allora, non lo so adesso.
Mi è sempre stato più facile creare immagini di me, personaggi estrapolati da qualche posto che mi facevano compagnia, ho sempre vissuto un po’ qui con tutti voi e un po’ in un altrove più divertente. Difatti, una delle mie battute preferite del film “È stata la mano di Dio” del grande Paolo Sorrentino, è quella tra il piccolo Paolo e il fratello maggiore, che recita così:
Fratello di Paolo: «A un certo punto, lo chiama un giornalista. E Fellini gli risponde: Il cinema non serve a niente, però ti distrae. E secondo me il giornalista gli avrà detto una cosa tipo, ti distrae da cosa? E Fellini gli fa, dalla realtà, la realtà è scadente.»
Lo stesso Paolo Sorrentino disse che fu proprio questo il motivo che lo spinse a fare cinema, e io mi rivedo pienamente nelle sue parole, solo che io mi sono buttato sulla scrittura, ma chissà cosa mi riserverà il futuro. 
Mi ritengo una persona sensibile che vive di alti e di bassi, entrambi momenti produttivi e importanti poiché nei momenti alti sono sempre fuori casa a socializzare, fare amicizie e conoscenze in ogni dove; nei momenti bassi, invece, tendo a chiudermi e a isolarmi, talvolta ne ho un bisogno naturale, come per ripulirmi e scrollarmi di dosso alcune cose che non hanno un nome. Questo secondo periodo è molto introspettivo e creativo. Sono due esatte contrapposizioni che fanno entrambe parte di unico essere, forse è questo che rende difficile rispondere alla domanda: “Mi parli di te?”. 
Pochi capirebbero, allora tendo a presentare solo una parte di me, quella che al momento fa più comodo. L’esperienza dei miei 28 anni mi fa capire quando ho bisogno di uno o dell’altro e mi comporto di conseguenza.
Ho iniziato a scrivere all’età di 16 anni, annotavo i miei pensieri, poi ho iniziato a trasformarli in poesie e da lì ne ho collezionate tante da spingermi a condividerle con gli altri, auto-pubblicandomi una raccolta di poesie intitolata “Il peso specifico di una carezza” su Amazon Kindle. 
Da lì in poi divenni un mangiatore di libri, quando lessi “Che Dio ci perdoni” di Amy Michael Homes e “La boutique del mistero” di Dino Buzzati, mi illuminarono su cosa volessi fare: scrivere una raccolta di racconti. Iniziai verso i 21 anni e con molta calma e pazienza arrivai al giorno, come per il primo libro, nel quale era pronto per essere condiviso con un pubblico. Iniziai a cercare online qualche casa editrice che potesse coronare questo sogno; tra case editrici poco trasparenti ed altre che chiedevano grandi cifre economiche per stampare il proprio libro c’era lei, Edizioni Convalle, solo libri di qualità, la prima cosa che lessi. 
Iniziai a informarmi, spulciare tra i forum. Mi sembrava veramente una casa editrice come quella che cercavo, meritocratica, gestita da qualcuno che ha veramente una forte passione per ciò che fa, una persona che ci mette la faccia e rischia in un mondo molto difficile come quello dell’editoria. Naturalmente sto parlando di Stefania Convalle, che ha trasformato il mio sogno in realtà. Colgo quest’occasione per ringraziarla ancora una volta, ringrazio anche Giuseppe e tutto il team che ha visionato e valutato il mio manoscritto.

Luca Verzulli


E adesso la parola all'editrice ;-)

Luca è stato, per me, una vera e propria scoperta.
Quando è arrivata la sua opera a Edizioni Convalle, in un primo momento sono rimasta perplessa perché alcuni racconti erano davvero forti... Poi ho deciso di pubblicare "Spogliati" perché ho scorto tra le righe e dentro le storie narrate, qualcosa di non comune. Il disagio esistenziale dei personaggi, le loro problematiche, alla fine non sono altro che i lati oscuri di tutti, anche se estremizzati. I racconti scuotono il lettore, ma inducono alla riflessione e questo è quello che cerco, come editore. 
Mi chiedevo se fossero autobiografici, in qualche modo, e devo dire che un po' il pensiero mi preoccupava! Poi ho conosciuto Luca, è venuto alla Fiera della Microeditoria, e mi ha colpito la sua gentilezza, la sensibilità che ha nello sguardo, la profondità dei pensieri. Impressione che si è confermata quando è venuto a casa mia per la diretta del giovedì nella Pagina Facebook di Edizioni Convalle, quando abbiamo presentato la sua opera.


Mi riconosco nel suo modo interiore, quello da lui accennato in questo parlo di me. Una persona, oltre che un autore, che ha tanto da dire e da dare, soprattutto a livello umano.

E quindi, se non l'avete ancora letto, ve lo consiglio caldamente.


Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle

martedì 21 febbraio 2023

Numero 436 - Esperimenti di scrittura - 20 Febbraio 2022


 

Proseguiamo con l'esperimento di scrittura che sto facendo nei miei laboratori. 
Come avete visto nei numeri 430, 432 e 434 di questo Blog, ho proposto una simulazione di un numero di una rivista creata da un caporedattore che aveva il compito di decidere quale tipo di giornale sarebbe stato, creando poi il numero con articoli o altro, scritti dai redattori assegnati.
Vi ricordo e sottolineo che è un esercizio del laboratorio, NON è una rivista vera. Però sono stati così bravi che un po' alla volta ve li faccio leggere!
La foto che vedete in testa a questo numero è la copertina della rivista immaginaria che ha impostato Cinzia Baroni, caporedattrice per questo esperimento. Una rivista dove la scienza e la cultura sono protagoniste.
Buona lettura!

ARCHIMEDE
Mensile di Scienza e Cultura

In questo primo numero ci occuperemo del tempo, ma non del clima meteorologico, parleremo di colui che impone ritmi, scandisce le giornate ed epoche in modo ineluttabile.
In particolare ci siamo occupati dei tre aspetti fondamentali del tempo: passato, presente e futuro e di come questi tre lati si collocano nelle nostre vite.
Siamo andati a scovare un paesino dove il tempo sembra essersi fermato; abbiamo fatto un'intervista a chi lavora con il tempo, quindi a un musicista, e infine ambiamo provato a dare la parola al tempo per sentire il suo parere.


AVERE CENTO ANNI E OLTRE: 
IN SARDEGNA È POSSIBILE
Reportage dall'inviata 
Emanuela Carmelita Tomiato 
 
Sono volata in Sardegna, zona sud-est, a cercare un paesino nell'Ogliastra, in provincia di Nuoro.
Dopo aver noleggiato un'automobile, ho impostato il navigatore e ho seguito le istruzioni. Trovato! Questo borgo si chiama Perdasdefogu (pietre di fuoco, ndr) ed è abitato da 1740 anime.
Nominato sulle guide turistiche della Sardegna, vanta luoghi di interesse naturalistico. Infatti, è presente una mostra permanente sulla fauna, fossili, minerali, rocce e insetti, tipici del luogo.
I più audaci qui possono visitare anche le grotte nel parco naturale Bruncu Santoru.
Ma questa piccola cittadina tra le colline è divenuta famosa perché detiene un meraviglioso primato: qui abita un numero rilevante di centenari, tanto che, nel Guinness World Record, Perdasdefogu è definito come il paese più longevo del mondo.
Le percentuali parlano chiaro: 1 ogni 222 abitanti ha un’età con tre cifre, la maggior concentrazione di vetusti al mondo, annuncia un famoso quotidiano.
Vorrei scoprire qual è il segreto e mi fermo a parlare con alcuni residenti.
Mi dicono di una storica famiglia, nove fratelli per un totale di 837 anni, di cui faceva parte Consolata. Lei sosteneva che qui si mangia sano, il piatto forte è un genuino minestrone e mio padre diceva che ci si deve alzare da tavola con un po’ di appetito e non con la pancia piena. Facendo così, è vissuta fino a 108 anni.
Deduco quindi che una dieta quasi completamente vegetariana possa diventare uno dei requisiti necessari per portare a questo traguardo.
Mi informano anche che tutti, in paese, lavorano nell'orto, fanno attività fisica, molti vanno al pascolo e custodiscono animali e greggi. Insomma, una sana vita campestre, all'aria aperta, a cui vanno aggiunte la bontà e la freschezza dei prodotti della terra.
Di sicuro ciò che conta maggiormente però è la salute mentale di questi longevi.
Incontro il Sindaco e mi spiega: «Perdasdefogu può costituire un modello, qui il vivere è sentirsi coccolati in famiglia e benvoluti dalla comunità; queste persone con età così avanzata sono tenute in grande considerazione, riusciamo a farle sentire come una risorsa. Anzi, di più, come un fiore all'occhiello per l'immagine del paese. Questo aumenta l'autostima di ogni abitante e favorisce un approccio positivo alla vita, a qualsiasi età.»
Aggiunge che tutto il borgo è coinvolto nella festa di compleanno di questi centenari.
È uno stile di vita molto semplice ed essenziale.
Queste persone, nate nel secolo scorso, hanno vissuto momenti importanti della storia, sono sopravvissute a due guerre mondiali, hanno creato le loro famiglie, ma soprattutto hanno custodito con semplicità il valore più grande: la vita.


IL TEMPO E LA MUSICA
Intervista a cura di 
Vittoriana Motta

Oggi abbiamo la fortuna di avere con noi un personaggio eccezionale, il professore   Adelmo Ghironi. Forse non tutti lo conoscono. Ex docente di Storia e Filosofia della Musica al conservatorio di Milano, ha accettato di concederci un'intervista, in cui l'argomento di cui parleremo sarà il tempo.
Chi meglio di lui, giovane ottantenne, esperto di una materia strettamente legata alla dimensione del tempo, per parlare di questo argomento?
Decidiamo di incontrarci al parco nel primo pomeriggio, durante la sua passeggiata quotidiana.
Lo vedo subito sulla panchina che mi aveva indicato: è un ometto distinto, assorto nella lettura di un libro che tiene in mano a distanza ravvicinata, mentre solleva gli occhiali sulla fronte, da buon miope. Quando mi vede alza il braccio, sistema gli occhiali dorati sul naso e mi viene incontro claudicante, appoggiandosi a un bastone dal pomo d'avorio. Ci scambiamo i classici convenevoli e ci avviamo camminando lungo il viale, mentre conversiamo come nonno e nipote.
«Stavo ripassando il Capitolo Undicesimo delle confessioni di sant'Agostino. Visto che l'argomento dell'intervista è il tempo, mi stavo documentando» dice sogghignando mentre mi fa l'occhiolino.
«E lei è d’accordo con quanto sostiene sant'Agostino?»
«Ogni filosofo ha una sua concezione del tempo: sono tutte molto affascinanti queste teorie. Io, se penso al tempo, penso alla musica. Sarà una mia deformazione professionale, o oserei dire passionale, ma trovo che tra le due ci siano molte affinità.»
«Si può dire che la musica sia un'arte temporale?»
«Direi di sì. La musica è un'arte che inizia, risuona e poi muore, un'arte che non esiste finché non torna in essere. La musica c'è quando è presente e non c'è più una volta svanita.
Un po' come il tempo. Prendiamo l'istante. Nel momento in cui lo pensiamo, lo nominiamo, l'istante appartiene già al passato: sparisce. Eppure tutta la nostra vita non è altro che un susseguirsi di istanti: è solo il presente che ci permette di agire, passato e futuro sono soltanto proiezioni. La musica è fatta di istanti. Scritta nel passato, magari verrà riproposta nel futuro, ma suonata è solo ora. Hic et nunc!»
«Professore, mi dica, si può fermare il tempo?»
«Sarebbe bello riuscire a fermarlo a piacere, ma sappiamo che questo non è possibile. Lui passa inesorabile e spietato. Le lancette scorrono, mentre il sole che va e viene ci ricorda che noi andiamo e non torniamo.
Tuttavia ci sono diversi modi per fermarlo: i ricordi mantengono vivo il tempo dentro di noi. Scrivere poesie, produrre un'opera d'arte: sono modi per farsi condurre fuori dal tempo. Grazie all'arte l’uomo può trascendere sé stesso.
La musica, in quanto arte, non ha tempo, emoziona anche a distanza di decenni o di secoli. La melodia riesce a trasportarci indietro facendoci rivivere momenti vissuti, anche più di quanto possa fare una fotografia o un profumo.
Inoltre viene tramandata in modo da essere sempre presente. Basti pensare a brani del Seicento che reinterpretiamo e rendiamo attuali. Per non parlare dei moderni mezzi di registrazione che permettono di fissare il tempo della musica e di congelare l'istante in cui è stata prodotta traghettandola nel futuro, rendendola così eterna.
Mia cara ragazza, potrei andare avanti all'infinito a parlarle di musica ma il tempo stringe e per me è giunta l'ora di rincasare.»
«E io non mi stancherei mai di ascoltarla, caro Professore.»
Estasiata lo saluto e lo guardo allontanarsi mentre cerco di riordinare le idee.


IL TEMPO CHE VERRÀ
Dialogo speciale con 
Pinuccia Sassone 
 
    
Da oltre una settimana il mio orologio fa scherzi strani, si ferma e si riavvia, e poi, di nuovo, si ferma e si riavvia. Quando riparte compaiono date anomale che non coincidono per niente con il tempo reale. 
Eppure ho sostituito le batterie, è incredibile!
Complice, anche la clessidra dai bulbi di cristallo, posizionata austera sul mobile della sala, che in perfetta sincronia con l'amico orologio non lascia fluire la sabbia. É un regalo ricevuto al mio cinquantesimo compleanno, alta poco più di mezzo metro, sfoggia all'interno granelli dorati, che fanno la gara per scivolare giù, uno dopo l'altro.
Quando mi soffermo a osservare quell'affascinante misuratore del tempo, comprendo che il colore di quei minuscoli frammenti non è stato scelto a caso: il tempo è prezioso, proprio come l'oro.
In questo periodo, piuttosto negativo, mi ritrovo spesso a fissare la clessidra. Le riflessioni a cui mi porta mi causano tanta tristezza; è rimasta ben poca la sabbia che ancora deve scivolare giù, proprio come la mia vita, c'è più passato che probabile futuro.
Nel guardare l'orologio fermo, però, ho l'illusoria sensazione che anche il tempo voglia fare una pausa e invece, imperterrito, galoppa comunque e senza tregua.
Sarebbe meraviglioso, penso, se potessimo, ogni tanto, fermarlo e farlo ripartire a nostro piacimento. Significherebbe allungare la vita, cancellare errori con la gomma di qualche tempo supplementare, eliminare pezzi di passato che non ci piacciono e ricostruirli per un presente e un futuro migliori.
Non illuderti, non mi fermo mai, sembra dirmi, ghignando, l’omino nero a forma di clessidra, stampato sul quadrante dell’orologio.
Mi prende il magone.
Intanto, la sabbia ha ripreso a scendere e l'orologio è ripartito, entrambi nello stesso preciso istante. Non è ieri, non è domani, è un oggi che non conosco. Mi giunge chiara la consapevolezza di aver perso tanto tempo, ingannata dall'illusione di poterne avere sempre altro a disposizione.
Per favore, rallenta, perché tutta questa fretta? dico all'omino del tempo.
Devo obbedire ai cicli della natura, sembra rispondermi, si susseguono ininterrottamente, senza alternative. Voi dovete capire come utilizzarmi al meglio, così da godere tutto ciò che la vita vi riserva. Lasciate per strada la vera essenza del vivere, distratti da falsi miti, perdendovi in cose inutili e assurde, mentre la vostra stessa vita se ne va.
Hai ragione, rifletto ad alta voce, da giovane sognavo il mio futuro, pensavo a tutto ciò che avrei potuto realizzare, sembrava possibile che i sogni potessero trasformarsi in realtà. Ma adesso, questo mondo non mi piace, non so più sognare, tutto è diventato difficile e nessuno è più disponibile all’ascolto.
Non fermarti su questi pensieri, incalza lui, io continuo a correre e tu perdi altri pezzi di me, pensa a ciò che può ancora essere e lascia andare ciò che è stato.
Niente di più vero!
Non è mai troppo tardi, ricomincio da me, penso, forse questo è il mio futuro migliore, convinta di non doverne perdere altro.
Ogni scheggia di tempo è un pezzo di vita che non tornerà più.

                                                   


 the end



Il mio commento da Coach alla rivista simulata:

Cinzia Baroni ha avuto un'ottima idea, quella di guardare il tempo da diversi punti di vista. Emanuela Carmelita Tomiato ci ha parlato della longevità, dei luoghi dove si vive a lungo, cercando di indagare sul perché Vittoriana Motta ha condotto un'intervista immaginaria dove il tempo viene guardato dal punto di vista musicale. Infine Pinuccia Sassone ha dialogato col tempo stesso, quello che corre e fugge via, mentre noi lo rincorriamo per tutta una vita.

Il risultato dell'insieme è risultato interessante, offrendo al lettore lo spunto per diverse riflessioni. Complimenti, dunque, alla caporedattrice Cinzia Baroni che ha proposto un numero di una rivista immaginaria davvero brillante.

Le redattrici, Emanuela Carmelita Tomiato, Vittoriana Motta e Pinuccia Sassone, seguendo le indicazioni di Cinzia, hanno scritto tre bei pezzi, che stimolano la curiosità del lettore.
A voi lettori di questo blog il giudizio, un pensiero, una critica nel bene e nel male serve a crescere.
Nei prossimi giorni posterò nel Blog (uno alla volta) gli altri esperimenti.



 Alla prossima

dalla vostra

 Stefania Convalle

 

 

                                                                                          

 




domenica 19 febbraio 2023

Numero 435 - Parlo di me, Tatiana Vanini - 19 Febbraio 2023


Ciao da me, ovvero Tatiana! Sono nata nel millennio scorso (classe 1978), e vivo in Valle d'Intelvi circondata dai monti e dalla natura. Il mio paese, Casasco, conta ben 241 abitanti: la metà sono miei parenti, l'altra metà è imparentata con la prima, insomma siamo un paese/parente!
Ho tante passioni. La mia famiglia, marito e figli compresi, i gatti, gli gnomi e il Natale, ma soprattutto i libri e la scrittura.
Leggo tantissimo, divoro libri su libri, sia per svago personale che per recensirli sul blog Libri e Recensioni.
Ho un'anima ironica, di cui “Scacco di torre per l'ispettore Ovvius” è un esempio lampante, ma grazie alla guida attenta e paziente di Stefania Convalle, scrittrice ed editrice che ha creduto in me, sto scoprendo che possiedo una sorgente profonda, dove si annidano altre storie, con ritmi e andamenti diversi.
Nel prossimo futuro spero e mi auguro di pubblicare altri romanzi, con trame diverse, per esplorare più che posso la magia della scrittura, sempre con Edizioni Convalle.


E adesso la parola all'editrice...

Diciamo che Tatiana, in questo Parlo di me, è stata molto molto moooooooolto sintetica! :-D Devo quindi intervenire io a raccontarvela un po', anche se la conosco da poco e non l'ho mai incontrata personalmente. Vediamo cos'ho capito di lei, e poi Tatiana ci dirà se ho indovinato.
Non mi ricordo il momento esatto della nostra conoscenza, ma di sicuro il ponte è stata Barbara Galimberti che le aveva parlato di Edizioni Convalle. Tatiana ha iniziato, quindi, a leggere le nostre opere e a recensirle. Poi ha iniziato a frequentare il mio Laboratorio di Scrittura creativa e lì devo dire che mi ha parecchio sorpreso; conoscevo la sua penna come fantasy (nel frattempo mi aveva inviato delle opere da valutare per la pubblicazione) e invece, attraverso i compiti che assegnavo di lezione in lezione, ho scoperto una penna profonda e matura, con un ottimo potenziale. 
Nel frattempo ha partecipato al  mio Masterbook e lo ha vinto! E ho deciso di pubblicare "Scacco di torre per l'Ispettore Ovvius". 

Ho scelto di pubblicare quest'opera perché per me non è un Fantasy. Sapete che non amo questo genere e infatti in  Edizioni Convalle non ci sono, a parte qualche caso eccezionale. Scacco di torre etc ;-) potrebbe essere tranquillamente un giallo tradizionale, se ripulito di qualche dettaglio che lo rimanda al fantasy. In quest'opera ho scoperto un altro lato di lei: l'ironia. Chi mette ironia nella scrittura, solitamente è ironico nella vita, perché l'ironia - come la simpatia - è una di quelle cose che non si può fingere: o c'è o non c'è. E io amo l'ironia!
E poi, dovete sapere, che è un po' secchiona! :-D Quando assegno "i compiti" per la prossima volta, nel laboratorio di scrittura, lei dopo nemmeno un'ora me li ha già inviati, anche se ha a disposizione due settimane, anche se dovessi chiedere di scrivere un racconto di trecentocinquantamila parole :-D.
Un razzo, insomma!
E allora mi chiedo: perché correre sempre quando si può passeggiare tra le righe di una pagina da scrivere? Che la scrittura sia una via di fuga? In fondo, una via di fuga lo è per tanti, forse per tutti coloro che scrivono, e ognuno dentro di sé conosce il suo perché.
Di certo, Tatiana è talentuosa, la strada è ancora lunga - OVVIUS ;-) - ma i presupposti ci sono tutti perché possa addentrarsi in una letteratura che non preveda Gargoyle di fuga.
Cara Tatiana, la narrativa classica ti aspetta e so che non la deluderai.


Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle

sabato 11 febbraio 2023

Numero 434 - Esperimenti di scrittura - 11 febbraio 2023


 

Proseguiamo con l'esperimento di scrittura che sto facendo nei miei laboratori. 
Come avete visto nei numeri 430 e 432 di questo Blog, ho proposto una simulazione di un numero di una rivista creata da un caporedattore che aveva il compito di decidere quale tipo di giornale sarebbe stato, creando poi il numero con articoli o altro, scritti dai redattori assegnati.
Vi ricordo e sottolineo che è un esercizio del laboratorio, NON è una rivista vera. Però sono stati così bravi che un po' alla volta ve li faccio leggere!
La foto che vedete in testa a questo numero è la copertina della rivista immaginaria che ha impostato Tania Mignani, caporedattrice per questo esperimento. Una rivista dove l'arte è protagonista.
Buona lettura!

ART’è (mozione)


Benvenuti tra le pagine della rivista online Art’è(mozione). 
L’arte declinata in emozioni 
Non aspettatevi recensioni dell’ultimo film in cartellone o del best seller ai primi posti di vendita. 
Non troverete monografie su autori o artisti. 
Non vi racconteremo della mostra più frequentata o della pièce teatrale del momento. Vi racconteremo solo le emozioni che l’arte ci ha donato. 
In questo numero: 
Barbara Galimberti ci parlerà di cinema raccontandoci un Natale un po' speciale. Ci farà accomodare insieme a lei, sul divano, sorseggiando una calda tisana e...  buona visione con i film del cuore di Barbara. 
 
Dove sarà capitata, questa volta, la nostra infiltrata speciale Camilla Terso
Indovinate un po'… Nel laboratorio di scrittura creativa della Coach Stefania Convalle. Sarà riuscita la nostra infiltrata a carpire qualche “segreto” dal laboratorio più seguito di Facebook? 
 
E infine la musica. Attraverso le parole di un commovente e intenso racconto di Barbara Romano, incontreremo Sally, la protagonista dell'omonima canzone di Vasco Rossi.

Non vi resta che girare pagina ed entrare nel meraviglioso mondo di Art’è(mozione).


Piangere a crepapelle
Divano, tisana e… il nostro film del cuore.
Barbara Galimberti
 
Dalla vita ci si aspetta di tutto, ma non certo ciò che è successo qualche giorno fa.  
Abbiamo aperto le finestre e mentre in gran parte dell’Italia il sole splendeva con tutta la sua maestosità, una Milano ricoperta di neve ha sorpreso noi cittadini. La luminosità del bianco ci ha fatto tornare indietro nel tempo, in quel lontano 1985, quell’anno ancora oggi ricordato per una straordinaria nevicata. E così, Milano si è chiusa in sé stessa come allora, in attesa che le sue strade possano ritrovare la forza per riaprirsi alla vita quotidiana. 
Sono bastate quarantott’ore e il bianco Natale ha invaso le strade milanesi. 
Piano piano le famiglie si sono riunite, dopo le corse frenetiche alla ricerca degli ultimi regali, mentre la corposa neve ha chiuso i portoni degli immensi palazzi milanesi. 
La sensazione di freddo, il desiderio di un focolare e di un abbraccio, troppo spesso dimenticato nella frenesia di tutti i giorni, ha riportato ad accendere i nostri televisori, certo più moderni e accattivanti rispetto a quelli del passato, ma sempre capaci di far avvicinare le persone, i fratelli alle sorelle, i nonni ai nipoti, gli uomini alle donne o agli amici di vecchia data.  
Una pellicola si è avviata nuovamente, dei volti conosciuti sono tornati su uno schermo, mentre le note di una colonna sonora ci hanno accompagnato verso quel calore ancora tanto desiderato. 
Tra cartoni animati, film d’avventura e magia, anche l’amore ha ritrovato il suo spazio. Quell’amore puro che la modernità troppo spesso non ha più voglia di raccontare. 
Così, la stessa televisione ci ha permesso di rivedere Love Story, famoso film di un lontano 1970, facendoci rivivere l’amore di Jennifer e Oliver e portandoci a perdere le nostre lacrime nel loro crudele e assurdo destino, avvicinandoci a un dolore acuto e profondo raccontato da quei due ragazzi così lontani nel tempo, ma così vicini alla nostra vita. Accucciati sul divano sotto una logora coperta, cambiando un semplice canale, la voglia di emozionarci ci ha fatto avvicinare a un amore più moderno, sempre pronto a toccarci nel cuore. E così il nostro grande schermo ci ha ancora permesso di viaggiare indietro nel tempo a Notting Hill, dove due giovani, così diversi tra loro, per un caso fortuito, al quale ancora noi crediamo con tutta la nostra forza, si sono incontrati. Ed è da quell’incontro che un amore moderno, non per questo meno commovente, ci ha permesso di piangere e ridere a crepapelle. Il magico sorriso di Julia Roberts e il fascino di Hugh Grant sono riusciti, ancora una volta, a coinvolgerci nella loro storia, diversa da quella di Love Story, ma altrettanto emozionante, dove lacrime e sorrisi ci hanno riportato ad ascoltare le nostre emozioni.  
Commozioni solo femminili? Fortunatamente, l’amore è un sentimento neutro e le emozioni vengono vissute in mille modi e da chiunque. 
Chissà se riusciremo negli anni futuri a ricordare questo magico bianco Natale, dove risate, lacrime e vecchi film ci hanno aiutato a ritrovare il calore di un abbraccio, la voglia di ridere e di coccolarci con le lacrime nate da una vecchia pellicola. 



Infiltrata Speciale: viaggio nel…
LABORATORIO DELLE PAROLE  
 Camilla Terso
 
Un libro, un compagno fedele nei nostri momenti vuoti, l’unico modo di viaggiare stando nelle nostre mura domestiche. Però vi siete mai chiesti cosa c’è dietro? Come le parole scritte su un foglio diventino emozioni forti?  
L’abbiamo chiesto a Stefania Convalle, autrice, editrice e talent scout.  
La chiamiamo al telefono dopo averci fatto assistere, eccezionalmente, a una delle sue lezioni online. Lezioni che durano anche ore. Si mostra accogliente con i suoi partecipanti, ma a tratti severa. Si vede che crede in ciò che fa. 
«Salve Stefania, grazie per averci fatto partecipare a una lezione del tuo laboratorio online e per averci concesso di fare quattro chiacchiere con te. Visto che abbiamo appena assistito, al laboratorio ci viene subito da chiederti: come nasce questa idea?» 
«Grazie a voi per   aver pensato a me per questa intervista. Tutto inizia dall’esigenza di condividere questo amore per la scrittura.  In principio, per un paio di anni, il laboratorio si è svolto in presenza. Precisamente nel salotto di casa mia. Poi la voce si è sparsa e i partecipanti sono aumentati e anche la loro provenienza geografica è cambiata, così ho iniziato a farli tramite gruppi WhatsApp. A pensarci ora mi sembra tutto così lontano. Infatti per le lezioni facevo lunghi messaggi vocali.  L’iniziativa è andata sempre meglio e sono dovuta passare a Facebook. Ho partecipanti da tutta Italia, da nord al sud.» 
«Aprire una casa editrice è stato un gesto coraggioso. Perché la scelta di diventare editrice?» 
«Non ci ho pensato poi molto. Da autrice ho conosciuto le pecche della piccola editoria ed essendo stata per molti anni dall’altra parte ho pensato di poter capire meglio gli autori.» 
«Come riesci, nei tuoi laboratori a stimolare la scrittura creativa?» 
«Inizia tutto con un’immagine, una musica, magari un brano classico di solo melodia per non confondere i pensieri, o una scena di un film. Poi, basta lasciarsi andare e le parole arrivano tutte insieme, di pancia, senza riflettere troppo, una dopo l’altra e la storia si scrive da sé. Nella scrittura creativa non si programma nulla. In seguito, a mente fredda, si passa alla fase due: il lavoro di limatura. Dove bisogna, assolutamente, rispettare le regole della lingua italiana e in questo sono molto esigente con me stessa e con gli altri.» 
«Cosa provi quando un tuo alunno arriva a pubblicare un libro?» 
«È una soddisfazione personale. Come quando mandi un figlio all’università e si laurea. Se i miei alunni arrivano a pubblicare con me vuol dire che scrivono belle cose, spesso molte di queste opere nascono proprio da un compito che assegno nel laboratorio. Perciò frutto di un percorso. Ognuno dei miei autori fa un percorso personale. Non per tutti la pubblicazione è immediata, come ogni cosa ognuno di noi ha tempi diversi. A volte sono terrorizzati da quel foglio bianco perché scrivere è soprattutto mettere a nudo le proprie emozioni e regalarle al personaggio.» 
«Grazie, Stefania, per la tua disponibilità. Ti salutiamo con la certezza di leggere ancora molte belle opere firmate Edizioni Convalle.» 
«Grazie a voi.» 


Ho incontrato Sally,
Era dentro una canzone
Racconto di Barbara Romano
 
A passi lenti, inspirando l'odore pungente della salsedine, calpesto la sabbia umida del bagnasciuga che aderisce alle mie scarpe.  
Circondata dalla solitudine e dal vento gelido del mare d'inverno, lascio che il suono ancestrale dello sciabordio delle onde penetri il mio essere, in profondità.  
I gabbiani volano bassi, tra cumuli di nubi scure che si rincorrono nel cielo cinerino, mentre una figura esile percorre con passo incerto la passerella di legno che attraversa la spiaggia, fino alla battigia. 
Sally cammina per la strada 
senza nemmeno guardare per terra 
Rimane immobile, di fronte all'immensità della distesa d'acqua. D'istinto mi avvicino, in preda a una sensazione di ineluttabilità che sprigiona da questo incontro inatteso. 
Come per un muto accordo, indugiamo qualche istante in una sorta di silenziosa contemplazione. 
Poi lei si volta.  
Nei suoi grandi occhi, che spiccano nel viso scarno ormai sfiorito, vedo riflessi infiniti mondi e universi, che emergono e si confondono l'uno nell'altro.  
Che cosa ne è stato del tuo tempo passato?  le chiedo senza parlare, annichilita dall'incontenibile tristezza che trabocca dalla sua persona e si insinua furtivamente in me. 
Sally è una donna che non ha più voglia 
di fare la guerra 
Mi porge una fotografia, sbiadita dal trascorrere degli anni. Ritrae una giovane donna dai capelli neri e dagli occhi intensi, dello stesso blu vivido che sto guardando adesso.  
«Mi è capitato di essere una figlia sostitutiva, concepita sette mesi dopo la morte prematura del mio fratellino, e ho anche avuto la sventura di nascere femmina. Temo che mia madre non me l'abbia mai perdonato.» 
La voce flebile raggiunge esitante le mie orecchie, quasi avesse timore di materializzarsi. Ascolto, rapita, il suo racconto. 
«Forse per questo motivo, ho cominciato da bambina ad affondare le mani nella terra, modellando la creta d'istinto, per rispondere a una chiamata che mi ossessionava, alla quale non ho potuto sottrarmi. So di aver avuto un carattere ribelle, anticonformista e indipendente, ma non riuscivo a rinunciare alla scultura. Mi rendo conto che, allora, si trattava di un mestiere inconcepibile per una donna. Ci siamo trasferiti a Parigi perché potessi studiare e dedicarmi alla mia passione.  Lì ho conosciuto il mio Maestro, l’uomo che ho amato oltre me stessa, nonostante l'opposizione della mia famiglia. Sono stata la sua allieva prediletta. Vent'anni maggiore di me, era legato a una donna da cui aveva avuto un figlio. Aveva promesso di sposarmi, ma non lo ha fatto. E non ha mai lasciato la sua compagna. 
Sally ha patito troppo 
Sally già visto che cosa ti può crollare addosso 
Sally è già stata punita per ogni sua distrazione o debolezza 
Per ogni candida carezza data per non sentire l’amarezza  
Allora l'ho abbandonato io, ed è stato l’inizio della fine. Ho preso a lavorare giorno e notte, con rabbia e disperazione, dimenticando di mangiare, di lavarmi. A volte, accecata dalla furia, ho distrutto le mie opere a colpi di martello, nel tentativo di cancellare anche me stessa.  
Quando è morto mio padre, l’unico che mi abbia amata, sono stata richiusa dai miei familiari in un ospedale psichiatrico, dove sono rimasta per trent'anni senza ricevere visite, e non ho più potuto scolpire.    
Ma ora ho capito che, forse, sono stata una vittima e figlia reietta della mia epoca. Forse mi sarebbe bastato nascere cinquant'anni più tardi.» 
Si allontana leggera, quasi evanescente, nella luce rossastra del crepuscolo. 
Sally cammina per la strada sicura 
ormai guarda la gente con aria indifferente 
ma forse, Sally, è proprio questo il senso, il senso del tuo vagare 
forse davvero ci si deve sentire  
alla fine, un po’ male  
Mi accorgo di avere ancora in mano la fotografia. Sul retro leggo, stupita, una data: 1884. 
Perché la vita è un brivido che vola via 
è tutto un equilibrio sopra la follia 
gocce dal cielo che si confondono con le gocce nel mare. 
Senti che fuori piove 
senti che bel rumore 
Il suono della pioggia si dissolve in un applauso, mentre le ultime note della canzone vibrano ancora nell'aria.  
E un pensiero le passa per la testa 
forse la vita non è stata tutta persa 
forse qualcosa s'è salvato 
forse davvero non è stato poi tutto sbagliato 
forse era giusto così. 
Senti che bel rumore


The end

Il mio commento da coach alla rivista (simulata):
Tania Mignani ci propone una rivista che scava nelle emozioni scatenate da un film, o scrivendo un racconto. E aggiunge un'intervista per parlare di scrittura. A proposito dell'intervista, specifico che è frutto dell'invenzione e della penna di Camilla Terso che ha immaginato di intervistarmi e ha immaginato (dimostrando di conoscermi bene!) le mie risposte. 
Il risultato dell'insieme è molto delicato e pieno di sensibilità, com'è lei, la caporedattrice per questo compito: Tania Mignani.
Le redattrici, Barbara Galimberti, Camilla Terso e Barbara Romano,  hanno sposato le idee di Tania e hanno regalato a noi lettori dei pezzi colmi di immagini e sentimento.
A voi lettori di questo blog il giudizio, un pensiero, una critica nel bene e nel male serve a crescere.
Nei prossimi giorni posterò nel Blog (uno alla volta) gli altri esperimenti.


Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle


martedì 7 febbraio 2023

Numero 433 - San Valentino, parliamo d'amore - 7 Febbraio 2023


Si avvicina San Valentino. Eh, lo so che è una festa commerciale, che l'amore si deve dimostrare ogni giorno, etc etc. Però è bello dedicare un pensiero a chi ci è a fianco, siete d'accordo con me? 
E cosa c'è di più bello di regalare un libro che non ha data di scadenza, né rischia di appassire? (Anche se un libro con un bel fiore credo sia il top!).

Ho scelto per voi alcune opere di Edizioni Convalle, dove l'amore è tra i protagonisti principali.
In realtà l'amore è in quasi tutte le opere perché fa parte della vita e quindi, in un modo o nell'altro, è presente nella narrazione. Diciamo che ho deciso di proporre alcune opere che possono essere più appropriate per la ricorrenza di cui parliamo.

Per esempio, cominciamo da un'opera che è appena uscita. Una silloge poetica di Adelia Rossi. Già dal titolo capirete che è il regalo perfetto!


Restando nell'ambito delle silloge poetiche, mi viene in mente anche un'opera di Stefano Buzzi, dove si racconta una storia d'amore di una coppia, attraverso lo scorrere della stagioni.


Se la vostra amata, o amato, ama leggere la prosa, i racconti, per esempio... Ecco una raccolta che già dal titolo, capirete che potrebbe essere il regalo giusto!
Una raccolta di racconti di me medesima ;-)


Se vogliamo virare decisamente verso storie d'amore che contengano romanticismo, sì, ma anche la passione con momenti hot tra le pagine, ho l'opera giusta per voi: quella di Giuliana Degl'Innocenti.


Se invece vi piacciono le storie d'amore sì, ma dove a parlare è... l'altra... Ecco quello che fa per voi! L'ironia pungente di Tania Mignani con la sua raccolta di racconti è il regalo perfetto.


Voglio concludere questa breve carrellata con un'opera particolare. Se la vostra lei o il vostro lui ha un amore grande per gli amici cani, gatti e altri animali, ecco la raccolta di racconti che fa per voi. E inoltre farete anche un altro gesto d'amore: contribuire, con il proprio acquisto, alla donazione per un'associazione - Scodinzolando - che si occupa di dare una mano ai cagnolini senza famiglia.


Mi fermo qui, anche se - come ho detto prima - nelle opere di Edizioni Convalle c'è il sentimento dell'amore ovunque. Come nella vita di ognuno di noi.

Se volete saperne di più sulle opere proposte, potete farvi un giro nel sito www.edizioniconvalle.com o nella Pagina di Fb di Edizioni Convalle, dove potrete trovare un album di foto con tutte le pubblicazioni in catalogo e leggere nel dettaglio di cosa si tratta.

Per ordinare e avere in tempo il vostro regalo, la strada più veloce è usufruire del servizio e-commerce del sito o scrivere a edizioniconvalle@gmail.com
Riceverete il vostro pacchetto in un paio di giorni.

Meglio di così!


Alla prossima
dalla vostra 
Stefania Convalle


sabato 4 febbraio 2023

Numero 432 - Sperimentazioni di scrittura - 4 Febbraio 2023


Proseguiamo con l'esperimento di scrittura che sto facendo nei miei laboratori. 
Come avete visto nel numero 430 di questo Blog, ho proposto una simulazione di un numero di una rivista creata da un caporedattore che aveva il compito di decidere quale tipo di rivista si sarebbe inventato, creando poi il numero con articoli o altro, scritti dai redattori assegnati.
Vi ricordo e sottolineo che è un esercizio del laboratorio, NON è una rivista vera. Però sono stati così bravi che un po' alla volta ve li faccio leggere!
La foto che vedete in testa a questo numero è la copertina della rivista immaginaria che ha impostato Maria Rita Sanna, caporedattrice per questo esperimento. Un rivista musicale. E adesso che ci avviciniamo al Festival di Sanremo, mi sembra proprio che faccia al caso nostro.

Buona lettura!


LA MUSICA COME EVOLUZIONE DEL PENSIERO

Dalla musica si attingono fonti inesauribili di emozioni. Suoni, percussioni e vibrazioni hanno in dote un potere quasi magico: rinnovare il pensiero o muovere i ricordi, in una evoluzione di apertura mentale, costruzione di immagini e colori vividi.

Questo accade all'artista che si accinge alla creazione della musica e come per magia nasce un nuovo canto. Ce lo spiega bene Claudio Gurra artista estemporaneo che segue un ritmo fuori dagli schemi, sperimenta nuovi strumenti, rinnova le forme musicali. Infatti, ama definirsi spirito libero e il suo nuovo progetto musica Afonatonale ne è un esempio. L'ha intervistato per noi Graziella Braghiroli.

In ogni tempo si incontrano musicisti altrettanto vivaci e talentuosi come, per esempio, nel periodo della seconda metà dell’Ottocento: l'artista sognava un'arte senza confini, in cui la poesia diventasse anche pittura e musica. In questa interessante prospettiva Maria Grazia Conti ci fornisce vicende e aneddoti su come la parola scritta abbia influenzato il grande musicista Giuseppe Verdi. L'ideale di rivolta verso la convenzione si è evoluto in una grande amicizia.

Amicizia e Amore sono sempre stati esaltati nella musica in generale ma in particolare nella musica italiana. Stefano Buzzi ci offre un affresco della canzone italiana, nella storia del Festival di Sanremo, come costruzione di scenari idilliaci in cui ognuno può sognare l'amore e perché no progettare situazioni nella prospettiva di un futuro migliore. Le emozioni suscitate dalla canzone accomunano tutti e immaginare le famiglie raccolte intorno a una radio per ascoltare le canzoni di Modugno, della Zanicchi e della Pizzi sono una rappresentazione di quanto l'uomo abbia il desiderio di socializzare in nome dell'amore. Come, appunto, il Natale musicale invita a fare.

Maria Rita Sanna


LA MIA VITA È MUSICA

Intervista a Claudio Gurra


Non appena entro nello studio di Claudio Gurra mi sembra di essere stata catapultata nell’antro di Orfeo, il dio della musica, talmente la stanza è ricolma di strumenti di ogni genere e foggia. Alcuni mi sono del tutto sconosciuti.
Il Maestro è seduto al pianoforte con in testa il cappello che abbandona raramente. Mi sorride incoraggiante. So che non gli piace essere intervistato ma, questa volta, ha accettato di rispondere alle mie domande.
D. Iniziamo dalla domanda più ovvia: da quando ha iniziato ad amare la musica?
R. Penso di essere nato con la musica dentro. Forse perché la mia è una famiglia in cui la musica l'ha sempre fatta da padrone. Mia nonna era una melomane, appassionata di musica classica. Quindi erano sinfonie e opere a gogò tutte le volte che andavo a casa sua. E succedeva spesso. Mio padre e i suoi fratelli facevano parte di una band, un complesso come si diceva allora, e passavo ore seduto ad ascoltarli mentre provavano nel vecchio camper in fondo al giardino.
D.  Ma giocava, qualche volta?
R. Certo! (Sorride). Lei sta pensando che fossi un bambino solitario e introverso, vero? Per niente! In realtà avevo molti amici, e quando ero solo i Lego erano la mia passione ma è anche vero che costruivo strumenti con quello che trovavo. Una scatola di cartone senza coperchio, un bastone e delle corde ben tese bastavano a fare una meravigliosa chitarra. Il suono non era dei migliori ma a me bastava.
D. Davvero ingegnoso! Ma ha preso lezioni di musica o frequentato una scuola specifica?
R. Avevo più o meno sette anni quando ho iniziato a fare musica sul serio. Una cara amica di famiglia, tuttora bravissima pianista e cantante, veniva a casa mia per insegnarmi i primi rudimenti della musica. Ricordo ancora la soddisfazione di riuscire a leggere le note sul pentagramma e suonare poi sullo strumento. Probabilmente la mia passione per la composizione risale ad allora. Spesso le note mi frullavano in testa, prendevano forma e dovevo scriverle e suonare… e suonare… suonare. Andare a scuola mi sembrava una perdita di tempo quando c'era il mio pianoforte che mi aspettava. In realtà ho fatto il Conservatorio che dà sicuramente delle solide basi per chi vuole fare musica. Ma io mi sentivo imbrigliato, troppe regole da seguire. Come avrà già capito, sono un spirito libero, anarchico direi. (Ride)
D. Quindi verrebbe logico pensare che non abbia finito il Conservatorio.
R. Verissimo! L'ho abbandonato senza nessun rimpianto. In quel periodo avevo iniziato a cantare con la mia band nei locali della provincia. Il mio primo gruppo si chiamava Nylon food e Claudio Zamyski diventato in un secondo tempo Iconoclaste Ensemble. Da dove venissero questi nomi, non glielo so spiegare. Mi sembravano abbastanza strani e fuori dal comune per soddisfare la mia voglia di essere diverso, di non fare parte del gregge.
D. Mi risulta che lei insegni, ora. Ha dovuto adeguarsi o è stata una sua scelta?
R. Diciamo tutt'e due le cose. Non potevo cantare per le piazze in eterno. Anche se io l'avrei fatto volentieri. Ma il successo, quello vero, che ti decreta idolo delle folle non è mai arrivato.  I sogni di gloria sono sfumati e sono diventato maestro. (Sorride). In realtà adoro il mio lavoro. Riuscire a trasmettere agli alunni la mia passione per la musica è un gran bel traguardo.
D. Immagino. E progetti per il futuro, ne ha?
R. Certamente! Vorrei mettere in streaming tutte le mie canzoni, e sono veramente tante. Così chi vuole ascoltarmi può farlo tranquillamente. Poi vorrei portare avanti il mio progetto di musica afonatonale
D. Afonatonale? Mi faccia capire meglio.
R. Non basterebbe una settimana per spiegarglielo e non vorrei annoiare i suoi lettori con inutili tecnicismi. Diciamo che è uno studio che fonde e miscela melodia e armonia con afonia e atonalità. Un modo innovativo di fare musica con ritmi diversi.
D. So anche che ogni anno organizza una Festa della Musica nel paese in cui vive.
R. Sì. Da alcuni anni, in estate, c’è la giornata dei Buskers, i cosiddetti artisti di strada. Si ritrovano per suonare, cantare ed esibirsi per le vie dell'antico borgo in cui vivo. Fino a notte fonda, la musica la fa da padrone. La manifestazione richiama sempre molta gente ed è bellissimo vedere come le persone si lascino andare al ritmo della musica. Mi creda: la musica è vita!
L'intervista è terminata. Due bambini irrompono nello studio. Sono i figli dell'artista che lo reclamano a gran voce. Pare che debbano, tutti insieme, preparare il sushi. Che il nostro Claudio Gurra sia anche un valente cuoco?

Graziella Braghiroli



RIVOLUZIONE DELLO SPIRITO
Rapporto tra letteratura e musica

Già da quando apparvero le prime manifestazioni letterarie orali è sempre esistito un rapporto tra musica e poesia, tant'è che, per esempio, le prime forme letterarie greche e latine nacquero dalla combinazione di parole ripetute e poi cantate secondo un ritmo.
L'arte parte sempre dal cuore e tocca il cuore, ma per fare ciò richiede un linguaggio specifico e originale, che va conosciuto e padroneggiato dall'artista perché esso diventi veicolo di emozioni e sentimenti.
Al di là delle differenze, esistono però correlazioni profonde tra le diverse arti, come si è ben visto nell'età dell'Umanesimo e soprattutto del Rinascimento, periodi in cui uno stesso artista era capace di esprimere la propria creatività nella pittura, ma anche nella scultura, architettura e poesia.
Inizierà successivamente una specializzazione che segnerà la fine del genio trasversale e darà origine a una frammentazione del sapere e delle tecniche tipiche di ogni forma d'arte, che proseguiranno su strade autonome.
Mi piace però ricordare un movimento, la Scapigliatura, in cui avvenne una specie di osmosi tra pittura, musica e poesia: in esso l'artista sognava un'arte senza confini, in cui la poesia diventasse anche pittura e musica.
Prima di soffermarmi sul rapporto tra musica e letteratura vorrei però dare alcune delucidazioni su tale movimento, nato a Milano nel 1863. Il nome Scapigliatura fu dato da Cletto Arrighi, pseudonimo di Carlo Righetti nel romanzo La Scapigliatura e il 6 febbraio. Un dramma di famiglia, dedicato a una rivolta mazziniana avvenuta a Milano nel 1853. In esso si precisa che il termine indica la rivolta dei giovani d'ingegno contro tutti gli ordini stabiliti. La parola è l'equivalente del francese bohémien. Gli scapigliati sono i primi ad avvertire il disagio della caduta dell'aureola del poeta tradizionale e la nuova condizione di emarginazione o addirittura d'inutilità della letteratura.
Non accettando il manzonismo dominante e rifiutandone sia le soluzioni linguistiche sia gli atteggiamenti paternalistici e pedagogici, gli scapigliati optano invece per soluzioni linguistiche sperimentali, espressionistiche, capaci di legare insieme musica e pittura.
Ricordiamo tra i più autorevoli esponenti i fratelli Arrigo e Camillo Boito, Iginio Ugo Tarchetti, Carlo Dossi e, in Piemonte, Emilio Camerana.
Il letterato più appassionato di musica e impegnato a fare sentire l'impronta di una musica diversa, influenzata anche dalle innovatrici idee letterarie della Scapigliatura sarà Arrigo Boito (Milano 1842-1918).
Boito è poeta, narratore e musicista: nota è la favola di Re Orso e ancora più famosi i racconti, che anticipano il gusto horror e noir.
In questa poliedricità di interessi si nasconde il suo amore per la ricerca di un'arte organica, capace di unire in un'espressione unitaria le singole peculiarità.
Non tutti sanno del suo sodalizio artistico e umano con Giuseppe Verdi, iniziato nel 1880, che permise al grande musicista di aggiungere tre aurei tasselli alla storia della musica e della cultura: il rifacimento di Simon Boccanegra, Otello e Falstaff.
Non correva buon sangue tra i due artisti prima che iniziasse la loro collaborazione. Nel periodo in cui era uno scapigliato militante, Boito aveva offeso Verdi: in un'ode goliardica lo accusava di aver imbrattato con le sue opere l'altare dell'arte. Il riavvicinamento, complice l'astutissima Peppina, Giuseppina Streppoli, seconda moglie di Verdi, avvenne quando Ricordi propose a Verdi di musicare Otello. L'editore disse chiaro e tondo a Verdi che non vi era in Italia un letterato che conoscesse Shakespeare come Boito. E Boito, che nel frattempo era passato dal disprezzo alla stima sconfinata per Verdi, accantonò la partitura della sua seconda opera Nerone, pur di servire il Maestro nel modo migliore, diventandone il librettista.
Ma anche Falstaff, se esiste, lo dobbiamo ad Arrigo Boito: egli era convinto che Verdi, nonostante stesse per raggiungere gli ottant'anni, potesse ancora creare una partitura scintillante. Esiste un carteggio interessantissimo, pubblicato dall'Istituto Nazionale degli Studi Verdiani nel 2015, da cui si vede come l'influenza di Boito su Verdi abbia prodotto un capolavoro.
Il Falstaff di Verdi nacque il 9 febbraio 1893 alla Scala. Tra il pubblico, molto elitario, anche Puccini e Mascagni, letteralmente increduli dinanzi a un tale prodigio musicale. Questa commedia lirica entusiasmò anche musicisti di formazione tedesca come Richard Strauss, il quale scrisse a Verdi: «Il Falstaff ha suscitato in me una tale rivoluzione dello spirito e del sentimento, che con pieno diritto posso datare da questo momento un'epoca nuova della mia vita artistica.»
Tale prodigio musicale si può quindi ben capire se si osserva più da vicino la poetica di Boito, che pur non ben definita, rivendica un ruolo importante alla musica.
L'interesse per la musica vale anche agli altri artisti della Scapigliatura Milanese, tutti accomunati più dal rifiuto di determinate regole del perbenismo borghese e della tradizione letteraria che impegnati nella definizione di una poetica nuova; ma in nessun altro la musica raggiunse potenza ed efficacia paragonabili all'arte di Boito.
 
Maria Grazia Conti




BUON FESTIVAL E FELICE SANREMO
 
Anche quest’anno è già Natale.
E no, non state leggendo questo pezzo con un mese di ritardo, anzi, a volerla dire tutta, siete addirittura quasi in anticipo: siamo infatti alle porte della settimana più bella e più magica per tutti gli amanti della musica italiana e in particolare del Festival di Sanremo.
Ebbene sì, ci siamo! Sanremo 2023 sta per cominciare.
Come dite? State pensando che paragonare Sanremo a Natale sia un po’ troppo esagerato? Forse sì, lo ammetto. O forse no.
Da più di settant'anni il Festival catalizza la nostra attenzione e ci fa vivere una settimana da favola. Certo, per respirarne la magia bisogna essere amanti della musica, dello spettacolo, della televisione, della cultura, della moda, delle storie e chi più ne ha più ne metta... Insomma, bisogna essere innamorati della kermesse musicale più importante dell'anno.
Un evento che da sempre sforna canzoni che poi diventano la colonna sonora delle nostre vite e del racconto del nostro paese. Un evento che va di pari passo con la storia della nostra amata Italia e che ne evidenzia il costume e la società con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. 
Pensateci bene. Siamo partiti nel 1951 con Grazie dei fiori cantata da Nilla Pizzi e siamo finiti lo scorso anno con Brividi cantata da Mahmood e Blanco, passando per Vola colomba, Nel blu dipinto di blu, Zingara, Adesso tu, Occidentali’s Karma e Soldi, solo per citare qualche titolo delle canzoni che hanno vinto. Titoli che messi uno in fila all'altro segnano un percorso, una evoluzione della musica che va a braccetto coi tempi che cambiano e che passano.
E qual è l'unico comune denominatore? Qual è la costante che tiene insieme un Gino Latilla che canta della bellezza di tutte le mamme del mondo con i Maneskin che invece riversano tutta la loro rabbia verso la gente che parla senza sapere di che ca… Diavolo parla?
È il Festival di Sanremo.
Il Natale della musica italiana.
Sul palco dell’Ariston - e su quello del Casinò di Sanremo per le prime edizioni - è sempre andata in scena la rappresentazione della nostra società. Idee, tendenze, rappresaglie, rivoluzioni culturali, messaggi politicizzati e, soprattutto, per fortuna, musica e canzoni.
Se la canzone italiana è arrivata a toccare ogni angolo del mondo è anche merito del Festival, di quello che è stato negli anni cinquanta e sessanta. A me affascina e suggestiona immaginare le famiglie raccolte intorno a una radio per ascoltare le canzoni di Modugno, della Zanicchi e della Pizzi; trovo sia un affresco meraviglioso di ciò che è stato il nostro bel paese.
Che poi è un po’ quello che succede anche oggi: chi di voi, amanti del Festival, non crea gruppi d'ascolto davanti alla TV almeno per la serata finale? In questo periodo dell'anno, per me, le parole che suonano meglio - messe una vicina all’altra - sono: pizza, birra e Sanremo.
Sembra o non sembra una serata bella come la vigilia di Natale?
Se invece ancora siete titubanti, se ancora non riuscite a vestire con la fantasia Amadeus da Babbo Natale, il mio consiglio è quello di prendervi qualche giorno di vacanza e andare a toccare con mano la Festa. Sì, con la effe maiuscola.
Siete mai stati a Sanremo durante la settimana del Festival?
Prendete il carnevale di Rio, le luci di Las Vegas, la magia natalizia di New York e mettetele insieme. Mischiate, salate a vostro piacimento e ancora non avrete raggiunto la realtà che si respira per le strada della cittadina ligure.
Le poche centinaia di metri che uniscono Piazza Colombo all'Ariston sembrano davvero il centro del mondo. Sembra di essere in una bolla, una di quelle che quando la giri cade la neve. Basta sostituire i fiocchi con i coriandoli e l'effetto è quello.
Si cammina lasciandosi trascinare dall'euforia della gente. Tutto quello che succede nel mondo si mette in pausa, anzi, tutto quello che accade nella vita di ognuna di quelle persone che vogliono essere parte della festa si prende un momento di tregua.
E parlo della gente comune, di noi. Di noi che sgomitiamo per riuscire a vedere un cantante da vicino, oppure che esultiamo per una performance seguita in diretta in uno dei tanti maxischermi, o ancora che aspettiamo per ore, mangiando sublimi tranci di focaccia, di ascoltare i nostri idoli durante una delle tante interviste che fanno per radio e televisioni dislocate in ogni angolo della città.
E poi, scusate, non dimenticate che a contorno di tutto questo circo c'è anche il mare.
Viste le temperature già gradevoli a febbraio non potrei certo paragonare Sanremo alla Lapponia, ma al paese dei balocchi sì, eccome.
Dunque non ci resta che metterci comodi e sentirci come in avvento.
Io per sicurezza ho scritto anche la letterina: caro Ama Natale, portaci tante belle canzoni da ricordare per tutta la vita. 

Stefano Buzzi


The end 

 
Il mio commento da coach alla rivista (simulata):
Maria Rita Sanna ha svolto con precisione il compito di immedesimiamoci in un caporedattore. La sua Rivista musicale si diversifica tra passato, presente e imminente futuro, facendo una passeggiata nel mondo musicale a 360 gradi. Un quadro davvero interessante e poliedrico.
Le redattrici Graziella Braghiroli, Maria Grazia Conti e il redattore Stefano Buzzi,  sono stati bravi a rispondere alle direttive di Maria Rita, scrivendo pezzi pertinenti alla tipologia di rivista scelta.
Complimenti a Maria Rita e alla sua squadra per l'esperimento riuscitissimo! 
A voi lettori di questo blog il giudizio, un pensiero, una critica nel bene e nel male serve a crescere.
Nei prossimi giorni posterò nel Blog (uno alla volta) gli altri esperimenti.


Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle