Sono nata in una soleggiata giornata di fine ottobre di tanti anni fa nella mia amata Sicilia e forse per questo nella mia personalità sono presenti varie caratteristiche contraddittorie: dalla malinconia dell’autunno alla voglia di sorridere, dall’attrazione verso gli altri popoli, che mi ha spinta a studiare le lingue straniere e a viaggiare, al desiderio di starmene tranquilla in casa mia. Sarà perché sono un’isolana, ma adoro la solitudine e da sola non mi annoio mai. Mi piace leggere, vedere film e serie tv, ascoltare musica, suonare il piano (male), a volte perfino disegnare e… mangiare tanti dolci. E ovviamente scrivere.
Non è facile per me descrivermi ma, se proprio dovessi farlo con poche
parole, mi definirei un’insegnante che scrive romanzi. Sì, perché tanto tempo
fa ho scelto questo lavoro e ho dedicato tutta la mia vita alla scuola,
all’insegnamento, ai giovani che mi sono stati affidati nel corso di questi
lunghi anni.
La scrittura è venuta dopo, ma non troppo. Scrivo infatti da oltre
vent’anni, anche se ho sempre considerato questa attività un hobby, lo
strumento giusto per evadere da una quotidianità che a volte annoia, a volte
delude, a volte viene stretta.
Ho cominciato quando, cercando nuovi libri da leggere la sera ai miei
figli piccoli, ho ritrovato in un vecchio quaderno una storia che avevo
iniziato e mai finito diversi anni prima. Completarla è stato un atto voluto
poiché avevo sempre desiderato scrivere e dovuto perché mio figlio ha preteso
di conoscere la conclusione di quel racconto.
Da quel momento non ho più smesso e la pubblicazione del mio primo
romanzo non è stata una sorpresa per nessuno. In fondo, ero sempre stata la
classica ragazzina secchiona che adorava leggere e alla quale piaceva studiare
e ottenere il massimo dei voti. Da quando ho imparato a decifrare consonanti e
vocali, ho subito cominciato a divorare tutto ciò che trovavo attorno a me. La
lettura mi ha accompagnata in tutti i momenti della mia vita, anche i più
difficili, anche i più importanti, mi ha consentito di conoscere, apprendere,
scoprire, viaggiare, vivere tante altre vite. Sono convinta da sempre che i
libri impediscano di sentirsi soli.
Della scrittura invece adoro l’atto creativo, la possibilità di far
sorgere dal nulla o quasi un mondo tutto mio, il senso di onnipotenza che mi
regala la consapevolezza di essere il demiurgo delle mie storie, di poter
plasmare tutto a mio piacimento, di poter esprimere le mie idee. Prediligo la narrativa psicologica, il monologo interiore,
l’indagine dell’interno piuttosto che la descrizione dell’esterno. I miei
autori di riferimento, Stendhal e Camus, provengono dalla letteratura
d’oltralpe e forse non avrebbe potuto essere diversamente per una persona che
ha insegnato francese per quarant’anni.
L’incontro con Stefania e la sua casa editrice Edizioni Convalle è stato
frutto del caso, ma qualcuno sostiene che il caso non esiste e quindi, se ci
siamo trovate, vuol dire che doveva andare così. Questo incontro fortuito e
fortunato mi ha fatto conoscere una persona speciale e vulcanica e un gruppo
unito e solidale che si sostiene reciprocamente. È una grande emozione pensare
di farne parte anch’io, almeno un po’. La pubblicazione de "Il bosco di faggi",
il mio quinto romanzo edito, un’opera a cui tengo molto, mi consente di
proseguire la mia attività di autrice e questa è la cosa che desidero di più
perché, in fondo, la mia ambizione più grande è lasciare un ricordo di me ai
miei cari e far sì che il mio fantastico nipotino Alessandro, che oggi ha
appena otto mesi, possa un giorno sfogliare i miei libri e, attraverso le
pagine, ricordare la “nonna scrittrice”.
Salvina Alba
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