IL TRENO CHE PASSA
di
Stefania Convalle
Quanti treni, quanti. Non me lo
ricordo nemmeno più.
I treni della mia vita, quelli che ho preso, quelli ho
perso per un soffio dopo una corsa a perdifiato sulla banchina e ho visto allontanarsi senza di me, quelli che ho
lasciato andare per paura o mancanza di coraggio.
Coraggio, paura, coraggio, paura:
una bella lotta.
E adesso sono qui, davanti a quel
vagone che ammicca e mi sussurra di salire. Paura di perdere, il grosso
punto di domanda che ci viaggia accanto, sempre.
Intorno a me un fiume di
persone che sale, scende, indifferente persino a se stesse. L’umanità che si
muove e decide in un attimo, istanti che non dimenticherà più.
L’orologio scandisce i minuti che
mancano alla partenza, decisioni che corrono insieme alla lancetta dei secondi.
Il tempo passa e mica torna, eh no, questo l’ho imparato! Sono di nuovo bambina
con tutta la vita davanti, quasi avessi quel cappottino grigio, calze al
ginocchio e stivali con le stringhe. Bambina che stringe il manico di una
valigia piena di sogni e fiducia.
Assenza di suoni, silenzio,
nonostante il rumore della stazione, voci mute, sorrisi e visi seri che guardo
come in un film. Sono dentro o sono fuori? Dentro o fuori. Alla fine si
riassume qui tutto il senso di un’esistenza.
Il capotreno, cantastorie di
frammenti su rotaie sempre uguali, ha occhi attenti e forse persino lui si sta chiedendo se stare dentro o fuori, e forse i secondi fuggono anche per lui, dietro
quell’aria così composta e sicura. Sarà quella la vita che sognava? Sarà quella
la poesia che il destino aveva scritto per quell’uomo nella sua divisa?
Lo guardo. Mi guarda. Che strano,
sembra che i nostri pensieri si siano messi a conversare, li sento sorridere
tra loro e accendersi una sigaretta dopo tanto tempo che non si fuma più.
Ecco, guarda l’orologio, controlla
che tutti i passeggeri siano saliti, chiude le porte; ne manca solo una, la
sua. Sale sul primo gradino, si ferma, si volta verso di me che sono
ancora lì.
Mi porge una mano.
Sali. Dai, sali
e non ci pensare.
La vita è un’avventura: salgo.
bellissima e tenera, come sempre mi dai un'emozione bellissima, grazie Stefania <3
RispondiEliminaGrazie, Giovanna:-) Mai perdere i treni!!! Bacione :-)
EliminaBellissimo.
RispondiEliminaE' un fuori concorso, e dunque posso pronunciarmi ;p
Ho sperato, mentre leggevo, che la donna salisse a bordo. E' bello quando il racconto ti porta a desiderare che accada qualcosa (specie in così poche righe), ed è bello ANCHE quando il finale coincide con le tue aspettative, realizzandole.
Mi piace!
Grazie, Sig. Giudice Speciale! :-))))
EliminaIn fondo credo che "i treni" siano sempre da prendere!
Chissà che ne penserai della calda tazza di caffè americano... :-)
Non che abbia molti dubbi, ma ovviamente ti farò sapere anche di quello!
Elimina;)
Indubbiamente bello come sempre i tuoi scritti. Ha fatto venire voglia anche a me di prendere il mio treno se mai dovessi trovarmi in una stazione dei sogni.... buon viaggio a te e un saluto al capotreno virtuale.
RispondiEliminaGrazie, Dany, del tuo affettuoso seguirmi sempre in modo tanto partecipe! :-) E comunque... questo specifico treno rappresenta quello che sarà il "nostro" viaggio ;-)
EliminaBellissimo. Salirei ora sul primo treno e via....Magari! Chissà, forse il mio treno è passato ed io non ci son salita.. A parte questo mio pensiero, che altro non è che uno stato d'animo, penso a quanto piace ai bambini vedere passare i treni.. Ricordo che portavo sempre le mie figlie alla stazione ed erano incantate! Forse i bambini di oggi un pò meno.
RispondiEliminaBeh, "il treno del laboratorio" l'hai preso ;-) e chissà dove ti porterà! :-)) I treni che passano nella vita, credo siano tanti, non li prendiamo tutti, certo, ma l'importante è non restare sempre fermi sulla banchina ;-)
EliminaGrazie per il commento e un bacione! p.s. sto incidendo la vostra lezione on line!! :-)
Bellissimo Stefania e, soprattutto, vero! La vita, come la stazione, ti pone davanti a delle scelte, come tanti treni fermi al binario in attesa di partire. Si sale su uno di essi e poi... chissà?
RispondiEliminaGrazie, Tania! Sai quanto io ti apprezzi come autrice e quindi un tuo complimento mi gratifica molto :-) Anche perché, ahimé, a mio parere ancora mi conosci poco come scrittrice, ti mancano dei miei pilastri ;-)
EliminaPer quanto riguarda il treno di cui parlo, beh, metaforona del momento attuale :-D Salire o non salire sul treno di un progetto ambizioso quale il fondare la mia casa editrice? Sai, la paura fa 90! ;-) Ma il capotreno rappresenta tutte le persone che mi appoggiano, in primis i miei allievi del laboratorio. Faremo belle cose e ovviamente, cara Tania, dovrai essere dei nostri :-)))
Bellissimo racconto. Quando ero bambina e ragazza prendevo spesso il treno. Ora dopo tanti anni son tornata bambina,ho ripreso il treno e ora viaggio grazie a te Stefania. Mi lascio trasportare da te. Ti abbraccio forte :)
RispondiEliminaWow, grazie Maria Rita!!! Ma dove ci porterà questo treno? Chissà :-))))
EliminaIl treno, una splendida metafora della vita e tu cara Stefi, che ami le sfide e hai ancora la voglia di scoprire nuovi orizzonti, mettendoti sempre in gioco, su quel treno ci sei salita e io ti ammiro per questo tuo coraggio... oltre ad apprezzarti come scrittrice che mi regala emozioni!
RispondiEliminaWow! Anche tu non scherzi, sei sempre a scuola!!!
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