Seduti allo stesso tavolo

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Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

domenica 27 novembre 2016

Numero 253 - Il treno che passa - 27 Novembre 2016


IL TRENO CHE PASSA
di
Stefania Convalle

Quanti treni, quanti. Non me lo ricordo nemmeno più. 
I treni della mia vita, quelli che ho preso, quelli ho perso per un soffio dopo una corsa a perdifiato sulla banchina e ho  visto allontanarsi senza di me, quelli che ho lasciato andare per paura o mancanza di coraggio.
Coraggio, paura, coraggio, paura: una bella lotta.

E adesso sono qui, davanti a quel vagone che ammicca e mi sussurra di salire. Paura di perdere, il grosso punto di domanda che ci viaggia accanto, sempre. 
Intorno a me un fiume di persone che sale, scende, indifferente persino a se stesse. L’umanità che si muove e decide in un attimo, istanti che non dimenticherà più.
L’orologio scandisce i minuti che mancano alla partenza, decisioni che corrono insieme alla lancetta dei secondi. Il tempo passa e mica torna, eh no, questo l’ho imparato! Sono di nuovo bambina con tutta la vita davanti, quasi avessi quel cappottino grigio, calze al ginocchio e stivali con le stringhe. Bambina che stringe il manico di una valigia piena di sogni e fiducia.
Assenza di suoni, silenzio, nonostante il rumore della stazione, voci mute, sorrisi e visi seri che guardo come in un film. Sono dentro o sono fuori? Dentro o fuori. Alla fine si riassume qui tutto il senso di un’esistenza.

Il capotreno, cantastorie di frammenti su rotaie sempre uguali, ha occhi attenti e forse persino lui si sta chiedendo  se stare dentro o fuori, e forse i secondi fuggono anche per lui, dietro quell’aria così composta e sicura. Sarà quella la vita che sognava? Sarà quella la poesia che il destino aveva scritto per quell’uomo nella sua divisa?
Lo guardo. Mi guarda. Che strano, sembra che i nostri pensieri si siano messi a conversare, li sento sorridere tra loro e accendersi una sigaretta dopo tanto tempo che non si fuma più.

Ecco, guarda l’orologio, controlla che tutti i passeggeri siano saliti, chiude le porte; ne manca solo una, la sua. Sale sul primo gradino, si ferma, si volta verso di me che sono ancora lì.
Mi porge una mano. 
Sali. Dai, sali e non ci pensare.

La vita è un’avventura: salgo.

15 commenti:

  1. bellissima e tenera, come sempre mi dai un'emozione bellissima, grazie Stefania <3

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  2. Bellissimo.
    E' un fuori concorso, e dunque posso pronunciarmi ;p
    Ho sperato, mentre leggevo, che la donna salisse a bordo. E' bello quando il racconto ti porta a desiderare che accada qualcosa (specie in così poche righe), ed è bello ANCHE quando il finale coincide con le tue aspettative, realizzandole.
    Mi piace!

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    1. Grazie, Sig. Giudice Speciale! :-))))
      In fondo credo che "i treni" siano sempre da prendere!
      Chissà che ne penserai della calda tazza di caffè americano... :-)

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    2. Non che abbia molti dubbi, ma ovviamente ti farò sapere anche di quello!
      ;)

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  3. Indubbiamente bello come sempre i tuoi scritti. Ha fatto venire voglia anche a me di prendere il mio treno se mai dovessi trovarmi in una stazione dei sogni.... buon viaggio a te e un saluto al capotreno virtuale.

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    1. Grazie, Dany, del tuo affettuoso seguirmi sempre in modo tanto partecipe! :-) E comunque... questo specifico treno rappresenta quello che sarà il "nostro" viaggio ;-)

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  4. Bellissimo. Salirei ora sul primo treno e via....Magari! Chissà, forse il mio treno è passato ed io non ci son salita.. A parte questo mio pensiero, che altro non è che uno stato d'animo, penso a quanto piace ai bambini vedere passare i treni.. Ricordo che portavo sempre le mie figlie alla stazione ed erano incantate! Forse i bambini di oggi un pò meno.

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    1. Beh, "il treno del laboratorio" l'hai preso ;-) e chissà dove ti porterà! :-)) I treni che passano nella vita, credo siano tanti, non li prendiamo tutti, certo, ma l'importante è non restare sempre fermi sulla banchina ;-)
      Grazie per il commento e un bacione! p.s. sto incidendo la vostra lezione on line!! :-)

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  5. Bellissimo Stefania e, soprattutto, vero! La vita, come la stazione, ti pone davanti a delle scelte, come tanti treni fermi al binario in attesa di partire. Si sale su uno di essi e poi... chissà?

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    1. Grazie, Tania! Sai quanto io ti apprezzi come autrice e quindi un tuo complimento mi gratifica molto :-) Anche perché, ahimé, a mio parere ancora mi conosci poco come scrittrice, ti mancano dei miei pilastri ;-)
      Per quanto riguarda il treno di cui parlo, beh, metaforona del momento attuale :-D Salire o non salire sul treno di un progetto ambizioso quale il fondare la mia casa editrice? Sai, la paura fa 90! ;-) Ma il capotreno rappresenta tutte le persone che mi appoggiano, in primis i miei allievi del laboratorio. Faremo belle cose e ovviamente, cara Tania, dovrai essere dei nostri :-)))

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  6. Bellissimo racconto. Quando ero bambina e ragazza prendevo spesso il treno. Ora dopo tanti anni son tornata bambina,ho ripreso il treno e ora viaggio grazie a te Stefania. Mi lascio trasportare da te. Ti abbraccio forte :)

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    1. Wow, grazie Maria Rita!!! Ma dove ci porterà questo treno? Chissà :-))))

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  7. Il treno, una splendida metafora della vita e tu cara Stefi, che ami le sfide e hai ancora la voglia di scoprire nuovi orizzonti, mettendoti sempre in gioco, su quel treno ci sei salita e io ti ammiro per questo tuo coraggio... oltre ad apprezzarti come scrittrice che mi regala emozioni!

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