Seduti allo stesso tavolo

Seduti allo stesso tavolo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

venerdì 14 maggio 2021

Numero 377 - Mandami il tuo racconto. Seconda tappa - 14 Maggio 2021


 

Seconda tappa della maratona di scrittura da cui usciranno altri tre racconti - e i rispettivi autori - più votati. 

Gli autori più votati di ogni tappa si sfideranno in una finale apposita nella quale si stabilirà il vincitore del gioco che riceverà come premio un buono sconto del valore di 40 euro per l'acquisto di opere di Edizioni Convalle. 

Leggete, dunque, tutti i racconti qui di seguito ed esprimete le vostre tre preferenze in un commento, scrivendo anche la motivazione. 

Verranno accettate votazioni dichiarate con il proprio nome (non ci piacciono le votazioni anonime, o con nomi parziali. Potete scriverlo nel commento che andate a fare).

Ma mi raccomando! Siate super partes!

- 1 -

Autrice: TANIA MIGNANI

Gelato gusto amarena


Che la vita insieme a te sarebbe stata del tutto imprevedibile avrei dovuto immaginarlo fin da quel giorno. Arrivasti in ritardo al nostro primo appuntamento, ma non mi meravigliai più di tanto, l'avevo previsto. In effetti mi ero preso qualcosa da leggere, anche se non ricordo più il titolo del libro. Ti aspettavo leggendo appoggiato al parapetto che dà sul fiume, in piazza Minghetti; non ti vidi arrivare ma sentii il click della macchina fotografica e la tua risata fragorosa. Ti ho voluto immortalare, mi dicesti. In realtà io appaio di lato nella foto, la vera protagonista della scena è la coppia al centro che si abbraccia. Alcune settimane più tardi, guardando insieme le fotografie dopo lo sviluppo, ci divertimmo moltissimo commentando la scena che avevi ritratto. I due che, incuranti, amoreggiano; la suora che allontana lo sguardo da loro quasi scandalizzata e io, a lato, mentre leggo e ti aspetto, appena un istante prima di vederti.

Ho poche e confuse immagini di quel pomeriggio ma ricordo bene come mi trascinasti in lungo e in largo per la città. Ti avevo chiesto se ti sarebbe andato di mangiare un gelato, mi pareva la mossa più consona da utilizzare per rompere il ghiaccio, non presagendo il tifone che mi avrebbe investito. Cominciammo a incamminarci per il viale con passo marziale, perché per te persino il gustare un gelato in compagnia implicava una scelta ben decisa. Per tutto il pomeriggio continuasti a pontificare sull'importanza che devono rivestire le scelte che compiamo nelle nostre vite e sul fatto che mai e poi mai ci si deve accontentare, nemmeno del primo gelato che ti viene offerto. Entravamo in ogni gelateria, tu osservavi i vari gusti soffermandoti sull’amarena, il tuo preferito, e uscivi con fare quasi sdegnato mentre io ti seguivo mormorando timide scuse ai gelatai che ci osservavano seccati. Finché, dopo chilometri, lo trovammo in un piccolo chiosco nella prima periferia. Ti riaccompagnai a casa esausto e, salutandoti, pensai: questa, o non la vedrò mai più, o me la sposo.

Com'è andata è evidente, visto che mi ritrovo in Piazza Minghetti a ricordare quel giorno di cinquant'anni fa, cercando di ritrovare il tragitto che compimmo alla ricerca del tuo gelato preferito. Ce l'eravamo ripromesso qualche anno fa, quando da una scatola in soffitta uscì questa vecchia fotografia. Come al solito, anche questa volta mi hai sorpreso, lasciandomi solo in questo schifo di mondo.

Ed eccomi qui, un vecchio patetico, senza più alcuna somiglianza con quel giovane di profilo. Provo a  ripercorrere il tragitto di quella domenica e mi chiedo, senza ricevere la temuta risposta, se alla fine, scegliendo di vivere la tua vita con me, ti accontentasti o pretendesti il meglio, come quel gelato al gusto amarena trovato per caso in un chiosco di periferia.

 

§§§

  

- 2 -

Autrice: PINUCCIA SASSONE

  Attimi in un click


La professione di magistrato consentiva ben poco tempo libero a Marisa. Da qualche anno, però, durante i week-end, non rinunciava a coltivare la sua passione: la fotografia.

A bordo della sua piccola utilitaria e l’inseparabile Nikon D 850 a tracolla, viaggiava in lungo e in largo, prediligendo luoghi affollati, a caccia di momenti da immortalare tra perfetti sconosciuti, nella semplice quotidianità in apparenza scontata.

Erano le diciassette di un nuvoloso sabato estivo, Marisa parcheggiò nella piazzetta adiacente al vecchio ponte, sotto il quale il fiume, tiepido e lento, scorreva.  Iniziò a scattare foto, fermandosi all'angolo del marciapiede da cui ogni visuale risultava perfetta.

La coppia presa da effusioni amorose la colpì per prima. La donna, appoggiata al muretto, gustava con gli occhi chiusi il bacio del suo uomo che la stringeva a sé, tenendole il viso tra le mani. I loro corpi avvinghiati respiravano passione e piacere.

Marisa ne approfittò, i giovani amanti erano incuranti di tutto ciò che potesse accadere attorno e la spontaneità di quel bacio rese giustizia alla foto.  Di sicuro erano felici di rivedersi.

Chissà, da quanto tempo si mancavano.

Intanto, la dolce voce del fiume accarezzava tutta la loro tenerezza.

Che nostalgia, pensò Marisa. Quella scena le ricordava Stefano, i loro incontri  alla stazione dopo mesi di lontananza. L’abbracciava sempre sollevandola da terra e baciandola per strada. Non si staccavano per ore. Eppure, quell'amore che sembrava indistruttibile finì proprio nella stessa stazione.

Era un giorno gelido, proprio come Stefano l'accolse quel pomeriggio,  sfiorandole solo la guancia con uno sfuggevole bacio.

D'improvviso tutto divenne chiaro, cadde la maschera delle bugie. Finì così, senza bisogno di altre spiegazioni. Un tormentato dubbio durato per anni.

Il pensiero di quel ricordo ancora doloroso fu distolto dall'arrivo di una suora, somigliava a Suor Cesarina, la sua prima insegnante d'asilo. Aveva lo stesso volto sorridente e curioso, avvolta nella sua veste talare, protetta dal Cristo del suo rosario appeso in vita e la piccola Bibbia nella mano.

Osservava di fronte a lei un gruppo di turisti tedeschi, intenti a consultare una cartina stradale. Sembravano in  un incontro di box per quanto chiasso facevano.

Nella stessa angolazione riuscì a riprendere anche il giovane che un po' più in là, seduto sul muretto, era immerso nella lettura di un libro.

In un unico scatto Marisa riuscì a riprendere insieme le tre immagini.

Un solo click, sconosciuti inconsapevoli avevano incrociato il loro cammino, per qualche minuto risultavano essere sulla stessa traiettoria della vita, compresa la sua.

Questo la affascinava: pensare che il mondo, in continuo movimento, senza alcuna pausa, crea coincidenze di  incontri senza sapere né come, né perché. Tutti accomunati da un attimo, proprio da quel preciso attimo indipendente da ogni volontà.

Accade ogni giorno, pensava Marisa, in qualunque dove del mondo: si piange, si ride, si nasce, si muore, si urla, si tace…proprio nello stesso medesimo momento.

È il calendario della vita, dove, con illuse comparse, unico regista è solo l'Universo.

 

§§§

 

- 3 - 

Autrice: ALESSANDRA D'ANGELLA

La luce dei ricordi 


«Te la ricordi questa foto?»

«Come potrei dimenticarla, è in assoluto la foto più bella che abbia mai scattato.»

«Le tue foto sono tutte belle.»

«Non è proprio vero in assoluto, non sono tutte belle allo stesso modo.»

«Vorrai dire, forse, che non sei legato a tutte allo stesso modo. Da quanto tempo non ci torni? Lì al muretto, intendo.»

«Da troppo.»

«Com'è possibile? Amavi così tanto quel posto.»

«Già… Si può dire che fosse il mio luogo del cuore. Da ragazzo ci andavo tutte le domeniche, al mattino. Mi sedevo a cavalcioni sul muro di pietra, con la mia reflex stretta tra le mani, e guardavo la gente che passava.»

«Lo so bene, venivo lì anch'io ogni volta che potevo, sperando di incontrarti. Avevi sempre un'aria così assorta. Sembrava quasi che aspettassi qualcuno.»

«Aspettavo il momento giusto.»

«Il momento giusto? Per cosa?»

«Per catturare un’emozione.»

«E da quando un'emozione si cattura? Un'emozione esiste proprio perché è libera. Catturarla equivale a consumarla.»

«Forse dimentichi che catturare emozioni è il mio lavoro. Sono un fotografo, ricordi? Scatto foto da trent'anni cercando di immortalare emozioni che non si ripeteranno mai più.»

«Sì, ma fissandole in un'immagine impedisci alle persone che le hanno provate di dimenticarle o di ricordarle nel modo che desiderano. Insomma, guarda questa fotografia, potresti mai negare che quel bacio sia esistito? O che in quel momento Piero e Giulia fossero felici?»

«Sai, sarebbe bello se qualche volta non ragionassi così tanto su ogni cosa. Questo tuo essere così razionale mi dà sui nervi.»

«Ho fatto solo un'osservazione. Non ho capito perché ogni volta che parliamo di loro trovi il modo per incupirti. Forse dovresti tornarci davvero al muretto, per realizzare che la realtà è mutevole e che loro non ci sono più.»

«Se ragionassi come te e non avessi scattato questa foto, potrei anche convincermi che non ci siano mai stati.»

«Touché… Lo avresti mai detto che sarebbe andata così?»

«Certo che no, ero convinto che sarebbero invecchiati insieme.»

«Le cose nella vita non vanno sempre come vorremmo o come abbiamo in mente che vadano. E le persone spesso non sono quel che sembrano. Forse qualche segnale lo abbiamo avuto, ma abbiamo preferito non leggerlo.»

«Io non mi sono mai accorto di niente, te lo giuro. Se solo avessi ipotizzato quel che stava accadendo, penso che avrei fatto qualcosa, avrei tentato di capire, di aiutarli a sistemare le cose.»

«Davvero non ti sei mai reso conto che tuo fratello beveva e che picchiava sua moglie? Beh, sarai anche un bravo fotografo, ma sei proprio un pessimo osservatore.»

«Ma guardali, guarda questo bacio, noi non ne abbiamo mai avuto uno così. Sembravano così innamorati, come potevo immaginare.»

«Forse è per questo che ti piace questa foto, ti scagiona per non aver immaginato che sulle loro vite calasse il buio.»

«Probabilmente è come dici, questa foto disegna con la luce un momento felice; questa foto per me è la luce, non il buio.»


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- 4 -

Autrice: SILVANA DA ROIT

Chi di suora ferisce, di suora perisce 

 

Marcel arrivò trafelato davanti alla serranda chiusa, fece appena in tempo ad appoggiare la bicicletta al muro quando vide il suo capo svoltare l’angolo. Si stampò addosso l’espressione annoiata di uno che aveva aspettato ore.

«Buongiorno, Marcel. Stamani rischiavi di rimanere fuori un bel po'. La mia vecchia ha cucinato pesante ieri sera e stanotte non riuscivo a prendere sonno.»

Gli buttò le chiavi del negozio dicendo di iniziare ad aprire, intanto sarebbe andato a bersi un caffè, come Dio comanda, per mettersi in sesto.

«Ti porto qualcosa?»

«No, ho già fatto colazione. Grazie, lo stesso.»

Non era vero, ma non avrebbe mai ammesso di essere in ritardo anche lui. Desiderava con tutto sé stesso mantenere il lavoro che suor Colette gli aveva trovato appena uscito dal collegio. Infilò la tuta sporca di grasso e, prima di rimontare il motore a un vespino, diede un'occhiata al giornale che ogni giorno acquistava per il padrone.

Quando vide la fotografia della donna restò a bocca aperta. Era stata trovata in aperta campagna, il collo stretto dalla catenella di una borsetta. L'aveva vista solo il giorno prima, bella, elegante, una risata roca e sensuale che lo aveva inebriato, nonostante il suo cuore appartenesse a Nicole. Impossibile non accorgersi di lei, considerato che si lasciava baciare in pieno giorno sotto gli occhi di tutti, e l'uomo che la spingeva contro il parapetto della Senna affondando il viso contro quel collo da cigno, incurante degli sguardi invidiosi, era proprio quello del riquadro a destra dell'articolo.

Si diceva fosse il suo amante e che per vari motivi fosse l'unico indiziato, ma c'era un ma. Quel giorno era lontano chilometri a trovare la madre ammalata.

Eppure, era lui.

Durante la pausa pranzo si presentò al collegio chiedendo di suor Colette che appena lo vide perse pazienza e serenità.

«Ancora tu, benedetto ragazzo!» Il tono della voce la diceva lunga sulla sua esasperazione. «Ti ho già detto ieri che devi lasciar perdere Nicole in questi giorni, ha le prove d'esame! Quindi ascoltami bene, nonostante tu sia sempre il mio piccolo Marcel e Dio sa l'amore con cui ti ho allevato, lascia stare quella ragazza. Tra pochi mesi uscirà di qua e se sono rose fioriranno.»

«Non sono qui per Nicole, ma per l'altra, quella che hanno strangolato.»

Suor Colette impallidì.

«Cosa vai blaterando?»

«Ho visto la foto sul giornale, è stato quello là, sono sicuro. Si ricorda di quei due che si baciavano?»

La suora serrò le labbra secche cercando conforto nei grani del rosario. Se li ricordava, eccome. Aveva sentito la donna dire di smetterla, c’era anche una monaca nei paraggi. L'uomo aveva riso senza rispetto. Vorrà dire che il pinguino avrà da rimpiangere di non aver scelto un uomo in carne e ossa. Sacrilego!

Uscirono dal collegio uno di fianco all’altra, come una volta, diretti alla gendarmeria. Suor Colette ebbe la tentazione di afferrare ancora la mano del ragazzo. Come le mancavano quelle piccole dita, le ferite sulle ginocchia da medicare, le lacrime da consolare.


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- 5 -

Autrice: MARTINA CAMPAGNOLO

Come un fulmine a ciel sereno


Piero e io ci conoscevamo da anni. Lui era un cardiologo affermato di fama internazionale e io seguivo le sue orme, assistendolo durante gli interventi e i convegni.

Entrambi pensavamo di conoscere bene il cuore e i suoi elementi come pochi altri al mondo.  Ma ci sbagliavamo.

Era un ridente pomeriggio di giugno. Il sole caldo tardo-primaverile scaldava i nostri corpi e i marciapiedi sui quali camminavamo, con la leggerezza di chi non ha pensieri.  Rientravamo a piedi da un pranzo di lavoro, vicino a Piazza Navona, quando all'improvviso un tacco della scarpa si ruppe e incespicai.

D'istinto mi aggrappai a Piero e sentii il suo respiro sulle braccia e sul collo. Galeotto fu il fiume che scorreva sotto di noi e il cielo azzurro sopra le nostre teste. Complici furono i piccioni che tubavano alle nostre spalle e il vino che bevemmo.

Ci baciammo. Fu un bacio lungo e appassionato. Uno di quelli che non lasciano scelta, che scompigliano i capelli come una raffica di vento all'improvviso. Uno di quelli che fanno voltare le suore dall'altra parte, perché l'amore fa ancora paura. Un amore che era piombato nelle nostre vite come un fulmine a ciel sereno.

Sotto i raggi del sole, sotto gli occhi dei passanti imbarazzati, noi commettevamo un grave peccato per la società degli anni Sessanta. Un adulterio proprio al centro della città Santa. Piero era sposato e aveva due figli. Io avevo da poco annunciato la data delle nozze.

Eravamo due cardiologi che del cuore non avevano capito nulla. Ci eravamo amati per anni senza rendercene conto. Poi, la passione ci sorprese. E se quel giorno il mio tacco non si fosse rotto, forse non l'avremmo capito mai.

Iniziammo a fermarci di più al lavoro. A vederci anche fuori, di nascosto. A inventare congressi inesistenti che ci costringevano a stare lontano da casa interi fine settimana.

Ma si sa, le bugie hanno le gambe corte. E presto i sospetti, divennero indizi e una domenica mattina, mentre eravamo nella sua casa al mare, arrivò sua moglie insieme al mio fidanzato. 

Piero arrangiò una di quelle scuse come solo lui sapeva fare, con l'abilità di un venditore di fumo.

Sua moglie, donna devota e fedele, pendeva dalle sue labbra e credette a ogni parola.

Giovanni, il mio fidanzato, non se la bevve. Mantenne un atteggiamento diplomatico, ma seccato. Alla fine, senza tanti convenevoli, ce ne andammo. Voleva parlarmi, così disse. In realtà, mi fece una sfuriata di gelosia incredibile e litigammo.

Io non sapevo mentire, ammisi che non lo amavo più, che era finita e che c'era un altro nei miei pensieri, e non soltanto in quelli.

Mi lasciò sulla spiaggia come una conchiglia sbagliata e se ne andò. Quella fu l'ultima volta che lo vidi.

La stessa sera Piero arrivò a casa mia con un mazzo di rose rosse in mano e bussò. E io non riuscii a lasciare chiusa quella porta.

 

§§§


- 6 - 

Autrice: CAMILLA TERSO

 Isabelle


Ho passato una notte insonne al pensiero che oggi lo rivedrò; l’emozione mi distrugge, è la nostra ultima volta.

Circa un anno fa la casa di moda per cui lavoro mi ha offerto di esportare i miei modelli qui in Italia. Ho accettato subito… Ed eccomi qui.

Un mese dopo mi hanno chiesto di partecipare a un convegno presso l'Hotel Roma e in reception c'era lui. Non mi ha colpito subito, ma era gentile.

Mentre mi recavo in sala convegni il tacco della scarpa ha ceduto e io mi sono ritrovata per terra. Lui è venuto subito in mio soccorso e con l'arte di arrangiarsi tipica degli italiani è riuscito a riparare la mia scarpa, così ho letto il suo nome.

Mi sono sentita in dovere di dire il mio: mi chiamo Isabel. Lui ha riso e ha fatto segno al cartellino della sua giacca con sopra scritto Giovanni.

Ormai il convegno era sfumato, la scarpa non era ancora pronta, così siamo rimasti a chiacchierare per ore. Mi ha raccontato dell'Italia, delle sue bellezze e ne era fiero.

Da quel giorno non ci siamo più lasciati.

Ricordo la prima volta che mi ha portato a cena fuori, ma mi ha detto che se volevo gustare la vera cucina romana dovevo andare con lui in una trattoria; non mi ci aveva portato prima perché mi vedeva come una principessa.

Così la sera dopo eravamo in una bettola e dopo un bel piatto di bucatini alla carbonara e una coda alla vaccinara mi sono innamorata della città eterna… E di lui.

Quella serata si è conclusa con un lungo bacio.

Domani devo partire, dopo un anno insieme, ho il magone; non voglio andare, non so se riuscirò a prendere quel volo, mi mancherebbe troppo il mio italiano.

Mi vesto, voglio essere perfetta.

Scendo da casa e prendo un taxi che mi porterà sul Tevere.

Nel tragitto le lacrime bagnano il mio viso. Non posso farcela.

Eccomi arrivata, lui è lì che mi aspetta, lo vedo da lontano. Sta chiacchierando con un ragazzo che sembra afflitto dalle mie stesse pene d’amore.

Scendo dal taxi e faccio un bel respiro, sto per raggiungerlo per dirgli addio, ma un pensiero mi porta via. Cerco un bar in cerca di un telefono. Agitata, compongo il numero dell’ufficio di Parigi, non mi sembra vero che sto per farlo.

Risponde il mio capo, una raffinata signora dedita solo al lavoro. La saluto e con voce convinta le dico: «Non torno più, mi licenzio, rimango qui!»

Non le do nemmeno il tempo di replicare che ho già riagganciato.

L’ho fatto.

Esco dal bar e lui è ancora lì in piedi davanti a quel muretto, si muove impaziente e gioca con una scatolina.

Ho il cuore in gola, cerco di alzare il passo sui miei tacchi a spillo.

Finalmente gli sono davanti, lo guardo fino a che non si gira e i nostri sguardi si incrociano.

«Resto.»

Non dico altro.

Lui mi afferra, mi stringe e attorno a noi tutto scompare.


§§§


- 7 -

Autrice: LINDA SILVIA SCARPENTI

Fotografia Ispiratrice


«È arrivata, è arrivata!»

«È arrivata chi?»

«La fotografia ispiratrice per scrivere un racconto con non più di 500 parole!»

«Oh, finalmente, non vedevi l'ora… Tu!  Io un po' meno…»

«Sì, non vedevo l'ora, finché l'Editrice non l'ha postata!»

«Perché?»

«Perché, perché… Lo sai, il perché! Perché è difficile!»

«Che cosa vuol dire difficile? È una foto, un'immagine: dovrà pure trasmettere qualcosa, non credi? Darti qualche emozione, no?!»

«Emozione? Quale emozione? È una foto degli anni '60 in bianco e nero, scattata in primavera, nei giardini lungo la Senna – forse, potrebbero essere i Navigli, anche se Parigi o Milano ha poca importanza – che ritrae un piccolo gruppo di persone: una suora, una coppia che si bacia, un ragazzo che legge… Niente di più!»

«No, scusa, ti sembra poco? Come, niente di più? Basta guardarla per capire che di elementi ne hai a dismisura per trarne ispirazione.»

«Più la guardo e più mi domando da dove cominciare, anche se, però… Aspetta un attimo… È come se esistesse un filo conduttore tra i personaggi… Sì, ne sono convinta! È l'amore! Anche se non l'amore canonico tra uomo e donna.»

«Beh, sì, quel bacio è eloquente, ma non è che, forse...»

«Scusa, fammi finire! Cominciamo dalla suora che sembra essere sbucata dal nulla. Non pone attenzione a ciò che la circonda: appare assorta… Stranita. Grande è, però, l’Amore – quell’amore scritto con la A maiuscola – che prova nei confronti del suo Uomo, quell'Uomo. Timorata di Dio, lo segue nella castità, nella povertà e nell'obbedienza. Beata lei!»

«Che cosa intendi con beata lei

«Intendo che quell'Uomo non la tradirà mai!»

«Ecco la mia parte emotiva: sempre presente! Ti rendi conto di quello dici? Spiegami perché tutte le volte in cui…»

«Per cortesia, non interrompere sempre! Sulla destra, invece, si vede quel ragazzo che occupa una posizione decentrata, ma non per questo di minore importanza. L'amore per la lettura ne rapisce il pensiero, l’attenzione… La presenza. Non si accorge di chi gli sta accanto e di quello che gli accade intorno. Sembra essersi calato in una tranquillità mentale, nata da quella solitudine voluta. E quei due amanti che, addossati al muricciolo della sponda del fiume, si baciano dichiarandosi – sicuramente – amore eterno? Con quel bacio, lo scatto li ha resi protagonisti di quella calda e serena giornata primaverile, offrendo loro il centro della scena, proprio a coronarne l'importanza. L'amore reso immortale – lui, che mai lo sarà - non ha bisogno di parole… Quelle, le lascio a te, che sei la mia parte razionale.»

«Non credi che dalla foto si evinca anche l'individualità dell'essere umano, oltre all'amore? Se mi facessi parlare e guardassi oltre le…»

«Parlare? Per dire cosa? Che non ho idee? Lo sai che preferisco non chiedere aiuto, soprattutto a te, che fai tutto così facile… Ma dovrò pur scrivere qualcosa!»

«Infatti, volevo dirti che hai finito: sono quasi 500 parole.»


§§§


- 8 -

Autrice: COSTANZA TROTTI


Sono affacciata alla vetrata del palazzo, le finestre sembrano tanti occhi che guardano il viale. Quante volte sono entrata nelle storie di chi cammina, ho pensato con gli stessi pensieri, come adesso. 

Una suora è ferma sotto il grande albero, sembra smarrita, si guarda intorno mentre stringe la coroncina al collo per non sentirsi sola. Prega nel silenzio una preghiera di quelle semplici, le paure sono nascoste come i capelli sotto il velo, è in pace col mondo, lo sento.

A pochi passi da lei due innamorati si scambiano promesse a fil di voce, la giacca poggiata sul muretto, i cuori così vicini che i due battiti diventano uno. Non c'è domani, il momento sembra fermare il tempo, i sogni sono tutti stretti in un abbraccio. Non fanno caso al giovanotto seduto accanto, legge una lettera, la sfoglia, la accarezza, è lontano da casa. Le parole scritte diventano suoni: la porta si apre, i rintocchi del vecchio pendolo, il ribollio del sugo a fuoco lento.

La vita scioglie le trame, segue i suoi disegni, si fa dono sull'altare del mondo.


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- 9 - 

Autrice: ALESSANDRA NOBILE

La mattina


È una mattina di primavera. Fuori tira vento, ma è un vento tiepido e leggero. Il profumo del caffè inebria la stanza. Emma non riesce a iniziare il lavoro senza la sua tazzina di caffè. Le piace forte e bollente.

Come ogni mattina si mette alla finestra, e guarda giù. Guarda le persone camminare accanto al fiume.

C'è una suora. L'abito nero le lascia scoperto soltanto il viso e la punta delle scarpe. È anziana. Emma si chiede quali dolori si nascondano dietro a quel tessuto pesante e scuro. Chissà com’era la vita di quella suora quando ha pronunciato i voti. La immagina, giovane donna, varcare la soglia del convento: le porte che si chiudono dietro di lei, lasciando fuori il mondo, la gioventù, gli amori. Tutto ciò che poteva essere e non sarebbe stata, mai più. E poi la cerimonia di consacrazione: i lunghi capelli, lucenti, che cadono, come tanti fiori recisi, sul pavimento della chiesa. Mentre l’eco del suo sì attraversa le navate.

C'è anche una coppia. Si baciano. Lei veste elegante, senza maniche. Emma si chiede se non abbia freddo così, in quella mattina di primavera. Ma forse il freddo è una dimensione che non le appartiene più da quando ha conosciuto lui. Devono essere sposini freschi, o magari amanti. Quel bacio è una promessa, il loro modo di dirsi a presto, prima di venire trascinati nelle incombenze quotidiane. E vivranno ogni ora della giornata solamente in nome di quella promessa.

E poi c'è un giovane. È solo. Lo sguardo perso a scrutare le foglie del salice che solleticano l'acqua del fiume, mentre la stagione avanza, lusinghiera e allo stesso tempo beffarda. Lui è quello che più di tutti incuriosisce Emma: nel suo atteggiamento c'è qualcosa che lei non riesce ancora a decifrare.

Ecco che, d'improvviso, Emma li vede fare l'impossibile: la suora, i due innamorati e il giovane si stanno sollevando da terra, presi dentro a un alito di vento. Quel vento sottile che soffia spesso in riva al fiume. Alzandosi in volo si dirigono verso la sua finestra e attraversano il vetro. Stanno venendo da lei per raccontarle la loro storia, quella vera. Emma lo sa, e li aspettava.

Anche questa volta, come tutte le volte, la loro storia è diversa. Molto diversa da come lei l'aveva immaginata.

Per prima si avvicina la suora, le strizza l'occhio e già da quel gesto Emma capisce che, sul suo conto, era totalmente fuori strada. Poi, come se non bastasse, gli innamorati cominciano a litigare con furia, davanti ai suoi occhi increduli. Il giovane, invece, la fissa con aria di sfida. Emma nota che da vicino lui ha lo stesso sguardo beffardo della primavera in cui, poco prima, era immerso.

Ora a Emma non resta che ascoltarli e mettere per iscritto i loro racconti. In fondo sono arrivati lì da lei per questo. E il ticchettio della macchina da scrivere diviene il rumore dei loro passi mentre entrano nella pagina.

 

§§§


- 10 -

Autrice: PAMELA PIROLA 

La piazza


Davanti alla finestra osservo incuriosito la vita scorrere nella piazza. È  una calda mattina estiva e il vento muove le foglie degli alberi. Un via vai di persone camminano veloci, assorte nei loro pensieri e andando chissà dove.

La mia attenzione è catturata da due giovani innamorati appoggiati al muretto di pietra, hanno gli occhi sognanti e i loro cuori sono pieni di amore. Si scambiano baci e carezze e si sussurrano dolci parole, chissà cosa si promettono. Sembra che intorno a loro ci si una bolla che li chiude dentro di sé e che li estranei dalla realtà.

Poco più in là, sempre appoggiato al muretto, un ragazzo di bell’aspetto legge il giornale, secondo me sta cercando un lavoro per evadere da questa città e far carriera in una di quelle multinazionali dove tutti entrano  in giacca e cravatta con la ventiquattrore in una mano e il caffè d’asporto nell’altra.

Solo la piazza sa la verità, le mie sono tutte ipotesi più che altro dettate dalla curiosità e dall’immaginazione.

Ma la presenza più particolare e che più desta la mia attenzione è la suora. Appena vede i due giovani innamorati volge il suo sguardo dalla parte opposta e sembra non approvare il loro comportamento. Quasi che quei  baci e quelle effusioni siano un peccato per i suoi occhi.

Vorrei anche io far parte della vita della piazza ma sono costretto a un periodo di reclusione in  casa e  mi limito a osservare. La piazza conosce i segreti di tutti e li custodisce gelosamente. Sui sampietrini camminano tantissime persone e chissà quali pensieri e problemi hanno in testa. Gli alberi sanciscono lo scandire delle stagioni. E il chiosco dei fiori è sempre allo stesso posto, frequentato da mariti e amanti che acquistano bouquet di fiori colorati per le loro donne.

È spettatrice silenziosa di promesse d’amore e di litigate.

All’improvviso sento urlare e vedo i due giovani che, mossi da rabbia, discutono animosamente. I toni sono sempre più accesi. Lui prende la giovane donna per un braccio e la strattona. Inizialmente sconvolta da quel gesto lei si getta contro di lui e con tutta la forza che ha lo spinge urlando che non  vuole rivederlo  mai più. L'uomo perde l'equilibrio e cade dal muro. Un salto nel vuoto che  finisce quando il suo corpo atterra con un  tonfo sull'asfalto della strada sottostante.

La donna, in preda alla paura e visibilmente scossa, scappa.

Una moltitudine di persone si è raggruppata attorno al corpo senza vita del giovane uomo ma nessuno pare preoccuparsi della fuggitiva.

La piazza ha assistito a un crimine e anche io. Non rimarrà impunito. Lentamente mi avvicino alla scrivania e prendo il telefono.

“Pronto polizia, ė appena accaduto un omicidio in Piazza Grandi, vorrei dichiarare ciò che ho visto.”


§§§


- 11 - 

Autrice: ELENA MAZZA

Addio

 


«Ce l'abbiamo fatta!»

Per suggellare l'evento la strinse fra le braccia e la diede un lungo bacio appassionato. La tensione degli ultimi giorni era stata tremenda. Con l'aiuto di Gabriele, Amanda aveva messo a segno il colpaccio che stava preparando da lungo tempo.

Si era sposata con Riccardo, di venti anni più grande di lei, piuttosto bruttino ma con un portafoglio molto gonfio e, soprattutto, con una smisurata attrazione per l'universo femminile. Come un ragno, aveva tessuto con enorme pazienza la sua tela e Riccardo, come aveva previsto, ne era rimasto impigliato.

Si era perfino iscritta a un corso di Burlesque per acquisire le tecniche che esaltassero la sua femminilità. Poi aveva modificato il suo abbigliamento, abbandonando il proprio stile elegante e classico per uno molto più vistoso e volgare, un sacrificio che era stato ben ripagato.

Dopo soli due anni era salita sull'altare.

Per superare il fastidio degli inevitabili momenti d'intimità, aveva imparato a chiudere gli occhi e a estraniarsi, immaginando di essere fra le braccia di un potenziale principe azzurro. Poi, un giorno, era arrivato lui, Gabriele, e la finzione non era stata più sufficiente per cancellare la repulsione.

Doveva liberarsi di Riccardo, senza perdere i privilegi acquisiti a prezzo di enormi sacrifici. Doveva aggirare la clausola dell'accordo prematrimoniale che l'avrebbe privata di ogni diritto in caso di tradimento, ma la stessa cosa valeva per lui: se si fosse fatto beccare a cornificarla, avrebbe dovuto sganciare un bel po' di grana, a sufficienza da consentirle di vivere in modo più che agiato per il resto della vita e con Gabriele al suo fianco.

L'idea era venuta ad Amanda, era ormai pratica su come irretire il marito. Aveva adocchiato una giovane ucraina appena arrivata dall'Est, con un corpo stratosferico e pochi scrupoli morali. Aveva mosso i fili in modo impeccabile, neanche fosse stata una burattinaia di professione e, oplà, il pollo era caduto nella rete. Gli scatti erano molto compromettenti, Riccardo non avrebbe potuto permettersi di trattare, rischiando che quelle foto finissero su qualche rotocalco: si sarebbe giocato reputazione e prestigio.

Aveva mosso bene le sue pedine sulla scacchiera e ora poteva godersi la bella vita fra le braccia di Gabriele senza doversi più nascondere agli occhi della gente. Che guardassero pure quella suora che fingeva di scandalizzarsi e quel ragazzo che si fingeva immerso nella lettura: il mondo intero doveva conoscere la sua felicità.


«Adesso: via libera!»

«Ok.»

 Una pistola fece capolino da sotto il libro, centrando in pieno i due piccioncini e costringendoli a un bagno fuori stagione nelle acque profonde sottostanti.

«Addio.»

Lo studente scese dal muretto e si avviò in direzione della suora. Quando s'incrociarono, batterono il cinque con un movimento veloce e svanirono all’orizzonte.

L'ombra di Riccardo sparì dietro alle tende della finestra, con un ghigno sulle labbra andò alla scrivania su cui era poggiata una scacchiera in alabastro. Fece la sua ultima mossa: scacco matto.


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Autrice: EMANUELA CARMEN TOMIATO

Stesso posto, stessa ora

 

L'appuntamento era sulla riva della Senna. Erano già dieci minuti che lui l'aspettava.

Allungava lo sguardo, la cercava giù in fondo tra le persone.

Eccola, con i capelli ben raccolti e il tubino nero avanzava elegante in mezzo alla gente, uno splendore.

I loro occhi si intrecciarono da lontano e appena possibile lo fecero anche le loro labbra.

Così allacciati, si appoggiarono al muretto, incuranti del mondo che passava accanto, perché loro erano il mondo.

Il resto non li turbava, né li sfiorava.

Loro erano il tutto.

Essere vicini era importante come l'aria, come il respiro che condividevano, come il tremito che sentivano in quel momento.

Le mani di lui si stavano facendo audaci.

Lo sguardo leggero di una suora lì vicina a loro non trapelava giudizio né condanna.

Anch'io ho amato così, pensò la sorella suora, abbozzando un mezzo sorriso. Sfiorò il crocefisso appeso al collo e lo strinse forte. Ora sei Tu il mio tutto!

Il suo sguardo poi si voltò dall'altra parte, lasciando spazio all’amore di proseguire la corsa nei cuori dei due giovani.

Iniziava a piovere.

Un giovanotto era seduto lì vicino ed era talmente assorto nella lettura di un libro che non si accorse che cadevano piccole gocce sulle pagine.

Guardò il cielo e si lasciò bagnare la faccia.

Richiuse il libro e si alzò. Lanciò un’occhiata veloce ai due innamorati che non avevano ancora smesso di baciarsi.

Ieri ero io al tuo posto e lei baciava me, con la stessa passione e con lo stesso abitino nero…


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Autrice: TIZIANA MAZZA

Se solo avessero saputo


 

Guardo la foto in bianco e nero senza riuscire a staccare gli occhi dai due giovani innamorati. Sembrano così felici mentre si baciano, incuranti di tutto e di tutti, anche dell'imbarazzo della monaca che distoglie lo sguardo da quel gesto peccaminoso.

Chissà che sensazioni avranno provato! Avranno sentito anche loro le tanto decantate farfalle nello stomaco?

Mi soffermo a guardare i dettagli, l'eleganza del vestito di mamma… Sì, perché i giovani nella foto sono i miei genitori, in un’epoca in cui io ero solo un progetto in divenire. Noto che la borsetta le è scivolata dalla spalla nell'impeto del bacio.      Doveva essere una giornata calda. Si era tolta il giacchino e lo aveva appoggiato sul muretto, mentre una folata di vento sollevava la giacca di papà.

Quanto erano belli!

Chissà se il giovane chino sul libro si era accorto della loro felicità. Forse li aveva perfino invidiati…

Provo una strana sensazione a guardare questa foto, mi sembra di spiare nell'intimità dei miei genitori. La mamma mi ha raccontato che dopo quel bacio papà le aveva giurato amore eterno e in quel momento, forse, lo credeva davvero. Quella romantica giornata si era poi conclusa in un casottello di un amico in campagna e nove mesi dopo sono nata io.

Tutto ha quindi origine da questo momento, immortalato per caso da un fotografo a caccia di belle immagini da esporre nel suo studio e che, di nuovo per caso, i miei genitori hanno notato in una vetrina passeggiando per strada.

Sono quindi io la causa della loro infelicità? Se il mio seme non fosse germogliato nel ventre della mamma, oggi loro sarebbero felici? Vivrebbero ancora?

Più li osservo e più mi rendo conto che non sono un incidente, non per quanto riguarda la mamma, almeno. Sono certa che per lei, procreare un figlio mentre si donava per la prima volta a papà, fosse stato un atto d'amore verso l'uomo che aveva scelto di avere accanto per tutta la vita.

Ma le cose non sono andate proprio così, vero, mamma? Quanti anni avevi? Venti? Gli stessi che ho io oggi.

Guardo la foto e penso che io non proverò mai queste sensazioni, non riesco neanche ad avvicinarmi a un ragazzo, temo di soffrire, ho paura di morire…  Come te, mamma.

Quando l'amore ha cominciato a tramutarsi in odio? Quando papà ha dovuto abbandonare gli studi? Quando ha perso il lavoro perché tu non hai voluto che si trasferisse all'estero? O ancora prima, quando ha dovuto condividere il tuo amore con me?

Ti aveva promesso amore eterno, ma ti ha regalato l'inferno.

Se solo avessero saputo… Forse quel ragazzo e quella suora non avrebbero guardato da un'altra parte… Se solo avessero saputo, io adesso non sarei qui. 

Com'eri bella, mamma! 


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Autrice: SONIA SIGNORINO

Il sapore di un istante

 

Giulia fruga all'interno di uno scatolone pieno di ricordi.

Mi piace condividere con mia figlia frammenti di gioventù  ed è meraviglioso vederla mentre osserva con aria stupefatta oggetti a lei sconosciuti.

La manina paffutella e curiosa tira fuori una fotografia  scattata tempo prima.

Anni settanta: ero una ragazza piena di ambizione. Avevo  venticinque anni e non volevo più vivere in un paesino fatto di stereotipi. Decisi di partire, direzione: Londra.

Quella città mi aveva sempre affascinato, con i suoi bus rossi, le casette con i tetti spioventi che si alternavano a un’architettura più utilitaria e funzionale.

Avevo voglia di prendere a morsi la vita e affrontare quella sfida. Nessuno mi avrebbe fermata, neanche la diffidenza dei miei genitori che si erano mostrati ostili verso quella scelta.

In quel viaggio di sola andata, riponevo tutta la speranza, racchiusa nei miei 160 cm di statura. Ma ero a Londra, era Vita.

Cercai immediatamente lavoro, anche perché  i miei risparmi stavano rapidamente dilapidandosi.

Il “Biba”, un’azienda che si occupava di moda, mi assunse, e tra un vestito in lycra e una camicetta di seta presto divenne  la mia seconda casa.

I colleghi erano simpatici e dopo il lavoro  mi invitavano a bere una birra al pub, ogni giorno sempre lo stesso.

Una sera come tante, fatta di birra e snack ipercalorici adagiati come arredamento sul tavolino, mi avvicinai al bancone per prendere un bicchiere di vino e… Non poteva essere vero!

Riconobbi all'istante quel sorriso  incredibilmente perfetto, quegli  occhi  che erano stati in  grado di farmi vivere le  prime esperienze con l’amore. Era Leonardo!

In un attimo fui catapultata indietro di dieci anni. Ero di nuovo adolescente. Anche lui  mi riconobbe subito. Fu intesa immediata.

Ci scambiammo sorrisi, confidenze, sguardi e ci promettemmo di ritrovarci il giorno dopo a Trafalgar Square.

Andai a casa con il cuore che batteva a mille e, mentre il tempo sembrava essersi fermato rendendo l'attesa ancora più agognante, mi chiesi se era di nuovo amore,  folle, irrazionale.

Come potevo provare le stesse identiche sensazioni di dieci anni prima?

Mi preparai per l'incontro.

Tirai su i capelli, un paio di tacchi e un vestito semplice ma efficace.

Leonardo era già in piazza ad aspettarmi, mani in tasca e sguardo sicuro di sé. Il cuore stava per esplodermi.

Prese il mio viso tra le mani e fu subito magia. Nella grande piazza, la vita scorreva indisturbata, ignara che un uomo mi stava facendo provare delle sensazioni raramente vissute prima.  Una suora passeggiava, un ragazzo studiava, ma quel momento era fatto della nostra essenza. Mi baciò con trasporto.

“Mami!"

Una vocina mi destò dai pensieri.

Mi sorpresi a vivere quell'emozione come un presente ancora vivo, tangibile nella  testa e forse anche nel cuore, mentre Giulia con gli occhioni dentro il “cilindro magico” era ancora intenta a frugare. I suoi gridolini di bimba mi riportarono alla realtà fatta di piccole cose, di sorrisi, di granelli di serenità  ma il sapore dell’istante impresso in quella foto, difficilmente potrà mai estinguersi.


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Autrice: MARIA GRAZIA CONTI

Una sorpresa inaspettata.

 

26 maggio 1962

Oggi è il mio compleanno e sono davvero felice. Stamattina devo andare in biblioteca per portare avanti un capitoletto della mia tesi e stasera festeggerò  i miei 24 anni con Lorenzo, il mio fidanzato.

Sicura e con l'animo pieno di gioia, Lucia era uscita presto per recarsi in università. La mattina le piaceva percorrere a piedi il tragitto che separava casa sua dall’ateneo, sia per sgranchirsi le gambe sia per nutrire lo spirito. Le capitava infatti di meditare, strada facendo, e di fare progetti sulla sua vita  futura e quel tratto di strada  era una fucina di idee.

Camminava frettolosa lungo il viale del Parco del Valentino, il cui muretto dava un senso di tranquillità e protezione. Immersa nei suoi pensieri, alzò gli occhi: all'improvviso la vista si appannò, le venne un capogiro che per poco non la fece cadere. A poca distanza da lei, Lorenzo stava baciando una ragazza bellissima, incurante dei passanti e del luogo.

Noi non abbiamo mai osato comportarci così in pubblico, mentre  ora lui  si lascia andare sfacciatamente come fosse ammaliato da quella  entreneuse.

Fuori di sé dalla disperazione, pensò di girare alla larga per evitare uno scandalo in pubblico: in realtà li avrebbe volentieri affrontati tutti e due.

La giornata passò in un'altalena di dubbi, pianti, momenti di rabbia e di paura. Lo scoramento provato  aveva lasciato posto a un orgoglioso desiderio  di chiarezza. Anche se Lorenzo le avesse dato una spiegazione, sentiva spezzata la fiducia e svaniti i progetti di una vita insieme.

Alla sera Lorenzo arrivò, puntuale e premuroso come al solito. La baciò affettuosamente, come se nulla fosse, e nel momento culminante della festa porse  il suo  regalo: un grazioso collier d’oro con un cuoricino di corallo.

A Lucia vennero alle lacrime agli occhi, non per l'emozione, come pensarono gli altri, ma perché Lorenzo le appariva ora come un impostore, di cui non  fidarsi più.

Decise di non dire nulla, quella sera: c'era troppa gente, lei aveva bisogno di un'occasione a tu per tu per sapere la verità.

Due giorni, dopo lungo la stessa strada, vide la stessa scena: la ragazza era sempre appariscente e vestita  ancora più da sera che da giorno.

Questa volta il suo comportamento fu diverso: a passi veloci si diresse verso la coppia teneramente avvinghiata, diede un brusco colpo sulla spalla del ragazzo, decisa ad affrontarlo.

Scosso, il giovane si voltò all’improvviso, ma quale fu la sorpresa di Giulia quando si accorse che l'individuo, davvero molto somigliante a Lorenzo - due gocce d'acqua - non era lui!

Confusa e mortificata, Lucia biascicò qualche parola di scusa e si allontanò velocemente.

Mai la vita le era sembrata così bella: era stato tutto un terribile equivoco. Ora però non riusciva a perdonarsi per avere in cuor suo dubitato del ragazzo che da anni le stava vicino e le aveva dato tante prove di sincero affetto.

Decise di non fare parola a Lorenzo di ciò che le era successo e di godersi la sua vicinanza e il suo amore con maggiore passione!


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Autrice: GIULIANA DEGL'INNOCENTI

La verità ci renderà liberi


Era riuscito a strapparle un sì per un appuntamento alle diciotto di quel tardo pomeriggio primaverile e per questo si sentiva euforico. L'umore di Gabriele era da sempre ostaggio della ciclotimia: bastava un sorriso d’approvazione a catapultarlo sulle pulcherrime vette dell'entusiasmo e un semplice contrattempo a gettarlo nello scoramento più totale, flesso sotto il giogo dello sconforto. Era fatto così.

L'aveva conosciuta proprio in questo modo, a seguito di una dimostrazione relativa ad alcune creme fondotinta che era riuscito a organizzare presso la redazione della rivista femminile dove lavorava Raffaella. Tante chiacchiere, panegirici, enfasi a profusione e alla fine della fiera Gabriele aveva già piazzato dieci confezioni allo staff dell'ufficio, aveva praticamente convinto tutte le impiegate. Tutte… tranne lei. Questo gli aveva procurato un forte avvilimento e dopo aveva iniziato a desiderarla in modo ossessivo.

La ricontattò, desiderava rivederla, stare con lei, conoscerla meglio. Anche a Raffaella interessava trascorrere del tempo insieme a lui, ma a ogni proposta di incontro, sia pur mantenendo un contegno estremamente gentile, rispondeva sempre di no, che non poteva, che aveva da lavorare. Tutto questo fino a quando decise di affrontarlo e quindi di rivederlo. Iniziò così una frequentazione saltuaria, costituita da fuggevoli appuntamenti a fine giornata nei posti più disparati della città.  Gabriele le riferiva del suo lavoro mentre la immaginava nuda, rovesciata sul divanetto della pasticceria dove stavano conversando, totalmente asservita alla sua folle passione, mentre Raffaella si dimostrava conciliante dinanzi ai suoi discorsi professionali manifestando, tuttavia, sempre un elegante distacco e nessun coinvolgimento personale. Non la capiva. Era un enigma, per lui. Lei lo pensava sempre e lo desiderava, ma la dannata paura che quel sentimento fuori da ogni umano controllo le paralizzava ogni sua volontà; il suo orgoglio, poi, faceva il resto.

Quel giorno fiancheggiarono il fiume, l'ora preserale avvolgeva gli alberi e le case che si stagliavano ai lati di quel serpente d’acqua, ingenerando un gioco cromatico che virava dal giallo all’arancione creando così un’atmosfera che sembrava prestata all’amore.

D'un tratto a Gabriele parve scorgere nel sorriso di lei l'incoraggiamento a prendere l'iniziativa e a dichiararsi. Desiderava baciarla: da morire. Si voltò allora di scatto in cerca di aiuto e intravide una suora che, accigliata, procedeva lungo il marciapiedi a testa bassa; volse lo sguardo sul lato opposto e scorse uno studente intento nella lettura, probabilmente di un testo universitario. Nessun dettaglio pareva essergli in una qualche maniera di conforto e approvare il suo intento. Eppure lui sentiva di amarla e di volerla, al di là di ogni umana comprensione. Decise allora di baciarla, così, senza tanti preamboli: le avrebbe insinuato la lingua tra le labbra e lei si sarebbe arresa accogliendolo in un bacio umido e travolgente. L'avrebbe respinto? Allontanato per sempre? Ma come faceva a saperlo se non ci provava?

Così, improvvisamente, interruppe la conversazione e avvicinandosi a lei la costrinse ad accostarsi al muretto e a guardarlo negli occhi. E poi…

Finitelo voi dai, mi è venuto a noia.


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Autrice: ELISABETTA MOTTA


Ho sempre creduto che un bacio contenesse la felicità della vita. Fino a oggi.

Dopo un forte litigio, Samanta e io ci siamo lasciati bruscamente. Per sempre. Ma addio è solo una parola. Io non voglio che sia per noi la rottura definitiva e così le ho chiesto di raggiungermi qui, dove siamo soliti incontrarci.

Samanta non mi ha risposto. Il suo silenzio non lascia presagire nulla di buono. Sono venuto ugualmente ad aspettarla, seduto di fronte al Tevere, la testa china, perso nei miei pensieri. Ho ancora una piccola speranza nel cuore che lei possa arrivare.

Il cielo è grigio, in sintonia con il mio stato d’animo, anche se non promette pioggia, per fortuna. Roma è triste quando piove. E non ho bisogno di ulteriore malinconia.

Poco distante da me, c'è una coppia. Quell’uomo e quella donna sono felici di stare insieme, innamorati, a giudicare dalla passione con cui si baciano. Per un attimo provo un moto di invidia e di rabbia. Vorrei anch'io stringere tra le braccia la mia Samanta. Ma non posso.

Lei non c'è. Verrà? Sì, verrà, mi ostino a pensare. Non può avere deciso di scrivere la parola fine. E i nostri progetti insieme? E l'amore che ha sempre detto di provare per me? Dove sono finiti? Ha deciso di gettare tutto al vento?

I secondi passano, e poi i minuti. È già trascorsa un'ora, ma Samanta non si vede ancora. Lei che era così vicina a me, adesso mi sembra una chimera irraggiungibile.

I fiori sui rami degli alberi attorno, lasciano cadere i loro petali, che lentamente vanno a posarsi per terra formando un tappeto bianco e inebriando l’aria del loro dolce profumo di primavera.

Ma nel mio cuore non è primavera.  

Sento dei passi che si avvicinano. Provo un sussulto. È lei. Sì, deve essere lei. Sono pronto a correrle incontro e farla volteggiare, ricoprendola di mille baci. E a prometterle che insieme saremo felici per sempre.

Alzo la testa, carico di speranza. Il cuore mi batte all'impazzata.

E invece resto immobile. La delusione mi pervade come un'onda anomala che mi fa affogare nel mare in tempesta della mia stessa anima.

Quei passi non sono di Samanta. Ma di un'altra donna, la cui figura è avvolta da un saio nero. Un vistoso rosario oscilla sulla sua lunga veste svolazzante, al movimento dell’incedere. È una suora; sorride, lei ha il suo Dio a consolarla. Mi sento ancora più solo. Abbandonato anche da Lui, in questo mondo in bianco e nero che non ha più colori per me.

I due amanti continuano a baciarsi, incuranti di ciò che succede attorno a loro.

E io lecco le ferite del mio cuore che ormai sa che Samanta non verrà. Mi asciugo una lacrima. Ma poi mi dico che non serve piangere, non serve intristirsi.

E allora non mi rimane che sorridere, anche se non credo più che un bacio contenga la felicità della vita.


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Autore: CARMINE SCAVELLO 

L'amore è nell'aria!


Con un po' di fantasia, è un giorno di primavera a Milano. La fotografia mostra una scena nella zona dei navigli, mentre intorno si respira un'aria carica di amore e di attesa. Quattro passeggeri aspettano il tram n°9 e, poi, ognuno, alla fine del viaggio, andrà per la propria strada. Nella grande città tutti sono circondati da tante persone e, nel contempo, ognuno è solo con i propri pensieri. Le persone ritratte si vedono tra di loro e forse non si guardano nemmeno; ognuna impiega il tempo dell’attesa del mezzo pubblico in modo personale. 

Lo studente ripassa l'ultima lezione prima dell'esame di laurea di medicina; non vede l'ora di terminare gli studi per andare in America come ricercatore. È talmente concentrato nella lettura del libro che non si accorge nemmeno della presenza degli altri passeggeri che aspettano il tram con lui. Ama tantissimo il lavoro di medico che l'attende e sogna di andare in giro per il mondo a portare la sua esperienza a servizio dei più deboli; non cerca la gloria, ma essere ricordato come un vincitore, che non ha mai mollato, sul male. Da quando un suo amico d’infanzia si ammalò di una rara malattia, che lo costrinse a stare sulla carrozzina, ha fatto una promessa a sé stesso di documentarsi sulla patologia e portare il suo aiuto ove ci fossero stati dei casi come il suo amico. Ha sempre avuto fede in Dio e conta che i suoi sforzi siano premiati in quanto sono destinati a una buona causa, quella di debellare le malattie e aiutare coloro che non possono pagarsi le cure. Sa che le lacrime non hanno colore e che la sofferenza è democratica!

La suora guarda lontano l'orizzonte e vede col pensiero, oltre i palazzi, la casa missionaria in Africa dove svolge il suo lavoro di cura per amore di Dio e del prossimo. Tutti gli abitanti del villaggio l'attendono con gioia e pregano in chiesa che assolva presto la sua missione a Milano e ritorni al suo lavoro. Ci sono tutte le premesse che la sua vecchia parrocchia di provenienza abbia racimolato un bel po' di fondi per quelle popolazioni martoriate dalla guerra, dalla carestia e dalla siccità. Da quando è diventata suora ha dato un calcio al suo passato e ha messo la sua vita nelle mani della Misericordia.

I due ragazzi, al centro della scena, si promettono eterno amore e fedeltà a vita in un caldo e caloroso abbraccio. Sono innamorati e, incuranti di sguardi curiosi che nessuno dei presenti rivolge loro, si scambiano baci carichi di passione. L'un l'altra vanno fiduciosi incontro al futuro, contando sul loro legame duraturo, che rappresenta le fondamenta su cui costruire il loro nido d’amore. Chi ben comincia è alla metà dell’opera; se son rose fioriranno, dice un vecchio detto; se sono innamorati si sposeranno! I loro visi puliti dimostrano tutta la serietà di due bravi ragazzi che hanno fatto la scelta giusta e se si coniugheranno era scritto nel cielo.


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Autore: RICCARDO SIMONCINI

Lungo Tevere


«A Mario! Hai sentito?»

«No. Sentito che?»

«É perché l’ha fatta silenziosa, però mo' li sentirai a tutti che se lamentano de 'sta puzza.»

«Sempre meglio di quando li fanno vibranti che ti sconquassano pure la malta.»

«E c'hai ragione pure te.»

«A Mario…»

«Eh?»

«Da quant'è che semo qua, a Ma'?»

«Eh, tanto.»

«Però sai, Ma', a me nun è che me dispiace così assai. N'avemo viste de cose, io e te, stando qua.»

«Sì. Abbiamo visto tutti i fondoschiena di Roma.»

«Dai Ma', nun fa lo schizzinoso, che quarche anno fa te vedevo quanno te s'appoggiaveno quell'ova sode che c'avevi un sorriso che te s'allargava fino ar Cupolone. Eh, Mario? Mannaggia, che chiappe avemo visto, io e te.»

«Eh.»

«Però o sai Ma', a me me piace un sacco quanno i culi so' due. Adesso dirò na cosa che te stupirà, ma a me l’amore ch'avemo sostenuto io e te me piace. Hai presente quanno s'appoggiano mentre se baciano? O quanno se mettono l’uno 'mbraccio all'artro e se strigneno forte forte. A me me piace. Me piacciono i sederi, ma l'amore me piace di più.»

«A Mario!»

«Eh?»

«E sai cosa me strazia pure?»

«Che cosa?»

«E lacrime. E lacrime dell’innamorati tristi. Ce so' vorte che so' così tante che arrivano fino a noi. Tu e senti, Ma'? C'hanno un sapore diverso de' a pioggia e uno diverso dar Tevere. Me so' sempre chiesto se prima o poi, a fine giro, c'arrivano ar fiume nostro le lacrime di sti poveri disgraziati.»

«A Ma'…»

«Ehhh!»

«T'ha ricordi a suora, Marietto? Quella che se n'è scappata quanno so' arrivati quei due che stavano pieni de baci fino a qua? Je se so' piazzati davanti e quella è scappata! Che ride! »

«Ma non è andata così. Sorrideva. È stata gentile. Li ha lasciati alla loro intimità. Si vedeva che amava l'amore anche lei.»

«Se, se, vabbè, tu sei sempre bono co' tutti Mariè.»

«A Mario!»

«Eh!»

«E l'artisti, Ma'? Quanto so' belli l'artisti? Che se siedono colla tela o cor quadernetto e te fanno guardà er monno attraverso l'occhi loro, che a me che sto sempre fermo qua me pare quasi de vedè scenari diversi.»

«Già.»

«Me piacciono un po' meno quanno s'appoggiano co li gomiti appuntiti pe' guardà er fiume nostro. Je vedo la faccia, ma me danno fastidio i gomiti. Preferisco er culo, 'nsomma. Amore, culi, artisti, gomiti… ognuno c'ha a classifica sua.»

«…»

«In fondo è bello qua, a Mario. Manco t'accorgi der tempo che passa. Ma da quant'è che semo qua, Ma'?»

«Da tanto. Almeno dai tempi delle foto in bianco e nero… ma semo MATTONI, Arfedo. 'Ndo artro voi stà?»


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- 20 -

 Autrice: MARIA RITA SANNA

La felicità ruba la vista


Se non fosse stato per il vento non sarei uscita. Amo il vento, è il respiro di Dio, in lui trovo il mio. E vivo.

Le mie consorelle sono rimaste ben felici quando ho proposto loro di uscire per le commissioni del giorno. Oggi sono euforica e piena d’amore per la vita.

Lungo la strada mi soffermo sul ponte, osservando il grande albero di mimosa, tutto fiorito; di tanto in tanto il vento si colora di giallo. Anche il mio ricordo diventa giallo.

Ritorno al giorno in cui, dieci anni fa, Salvatore mi promise amore eterno regalandomi un grosso mazzo di mimose. Fu un gesto semplice ma dettato dal cuore e io, ebbra di giovinezza e ingenuità, gli regalai il mio, ancora acerbo. Vissi un periodo davvero felice, ma non capivo che la felicità ruba la vista restituendo illusione. Lui sparì senza dirmi una parola, lasciandomi l’amaro delle chiacchiere della gente.

La sofferenza ha lasciato il posto al perdono, grazie all’abito nuovo e alla preghiera. Il giallo è diventato pure il mio colore preferito. Fino a oggi. Fino a ora su questo ponte.

Sento delle voci alle spalle, parlano allegre. Un uomo e una donna mi superano urtando il gomito. Si rincorrono acchiappandosi. Sorridono felici, stringendosi appoggiati al parapetto. Il fruscio del vento tra le fronde dell’albero, lo scorrere dell’acqua sotto al ponte, sembra un quadro poetico ma l’improvviso gracchiare di una cornacchia disturba la mia quiete. La felicità ruba la vista, restituendo illusione. Osservo meglio l'uomo, ha i capelli brizzolati, avrà la mia età. Si volta a guardarmi, forse per scusarsi dell'urto di poco prima. La folata di vento, stavolta, mi toglie il respiro. È lui, Salvatore, l'uomo che ha rubato il mio cuore tanti anni prima. Lo riconosco. Tutto il dipinto poetico si scolora, diventando un macabro miscuglio di sfumature senza contorni. Il perdono è volato nel vento, mentre inciampo nelle radici mai seccate della sofferenza.


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- 21 -

Autrice: GIULIA LANDINI

Suor Adegat


Corse trafelata lungo la Senna, un piede dietro l'altro avanti a sé, guardandosi intorno circospetta, poi gettò il breviario.

Un paio di metri più avanti due giovani si baciavano con passione; non ricordava di aver mai provato sentimenti così travolgenti per qualcuno di diverso dal suo Signore.

Si sentì soffocare; la verità stava affondando nel fiume.

Adesso nessuno l'avrebbe conosciuta più, tranne lei.

Nel silenzio di quel circospetto confessionale tra sé e la natura, chiese scusa.

C'era tutto là dentro, poche frasi qua e là a distrarre occhi indiscreti e le verità sconcertanti del convento nascoste tra le righe.

Lo guardò lento inzupparsi e poi a picco andare giù.

Signora, tutto bene? Ha perso qualcosa? le disse un giovane che fino a poco prima stava chino, intento a leggere un libro.

La suora fece cenno di no con la testa e si avviò sulla strada di ritorno.

Si sentiva più leggera di un bagaglio a mano, ma più pesante nella propria coscienza.

Avrebbe dovuto tenerlo? Renderlo al legittimo proprietario? Portarlo alla polizia?

Non ci riuscì.

 

Vent’anni dopo

Un'indiscrezione, una chiamata anonima da una cabina telefonica.

So come sono andate le cose, da vent'anni nella canonica è nascosta sotto la polvere la verità. Cercatela davanti all'altare.

Proprio in quel punto, intera nella sua giovinezza, stava sepolta la ragazzina scomparsa due decenni prima.

L'aveva sempre saputo Suor Adegat, malgrado mantenesse il silenzio, complice morale di tanto orrore.

Fornì tutti i dettagli necessari e non appena attaccò il telefono scelse di raggiungere il suo segreto.

Si lasciò andare, gettandosi in quel punto della Senna che l'aveva vista insabbiare tutto.

Nell’acqua ascoltò in silenzio: doveva essere quella la pace.


§§§


Votate! Votate! Votate!

L'ultimo giorno per poter votare è giovedì 20 maggio.

Si ricorda che i finalisti della prima tappa (Tiziana Mazza, Sonia Signorino, Riccardo Simoncini) si sfideranno insieme ai  vincitori delle successive tappe, in una finalissima a colpi di parole :-D.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

    

 

 

 

 

                

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


74 commenti:

  1. NR. 2: riflessioni profonde sulla vita, un racconto che fa riflettere
    nr.16: mi ha divertito l'imprevedibilità del finale
    nr.21: una storia molto forte che ti colpisce come un pugno
    Tania Mignani

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  2. Racconto n.7 di Linda Scarpenti per l’originalita’ della storia; racconto n. 9 di Alessandra Nobile per il finale inaspettato, anche se un po’ surreale; racconto n. 20 di Maria Rita Sanna per la capacità, anche in poche righe, di trasmettere forti emozioni.

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  3. Racconto n.6 di Camilla Terso. Mi ha colpito la grande emozione che nasce da un incontro fortuito e che poi alimenta un sentimento talmente forte da spingere una donna a cambiare completamente il corso della propria vita. Le grandi scelte, spesso, sono alimentate dai sentimenti, dalle emozioni, e non dalla ragione. Probabilmente, la ragione interviene dopo, per motivare delle scelte di vita già fatte

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    1. Caro Maurizio, è necessario che voti altri due racconti. Tre preferenze.

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    2. Chiedo scusa, non mi ero reso conto fosse necessario esprimere tre voti. Provvedo subito, inserendo gli altri due. Bella iniziativa, complimenti!

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    3. Racconto n.5 di Martina Campagnolo. Mi è piaciuto il modo in cui descrive una situazione molto rischiosa, nel rapporto uomo-donna in ambito professionale. Basta una "scivolata" per passare da un rapporto di stima, fiducia, apprezzamento professionale, a una tempesta di emozioni, le cui conseguenze sono inevitabili. In questi casi, probabilmente, il "distanziamento sociale" è l'unica forma di prevenzione; non esiste un vaccino!

      Racconto n.14 di Sonia Signorino. Mi ha rievocato il ricordo di quando, da piccolo, mia madre mi lasciava frugare tra le sue foto. Le parole del racconto mi hanno fatto rivivere una bella esperienza d'infanzia, che porto ancora teneramente con me. Si tratta di rare occasioni in cui noi figli riusciamo a vedere i nostri genitori da una prospettiva alternativa.

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  4. Complimenti a tutti gli autori.
    12 e 21 sono quelli che mi hanno colpito maggiormente.
    Aggiungo il numero 11 per il bel finale a sorpresa

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  5. Complimenti a tutti: i racconti sono molto belli!
    1- Tania Mignani per l'originalità e la sensibilità della narrazione.
    18- Carmine Scavello per la capacità di scavare nell'animo dei protagonisti e di immaginare il loro vissuto.
    20- Maria Rita Sanna per le descrizioni e l'abilità di produrre emozioni nel lettore.

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  6. Racconto 12 Stesso posto stessa ora
    Per la capacità di delineare, con grande delicatezza, i sentimenti di ogni personaggio.
    Racconto 17
    Perché ha saputo raccontare bene, usando il contrasto tra l’immagine della primavera che fiorisce e quella della tristezza che avanza nel cuore, quel che accade quando si rompe un’illusione.
    Racconto 20 La felicità ruba la vista
    Perché leggendolo mi è sembrato di attraversare anche io, assieme alla protagonista del racconto, quel viale. Mi è sembrato di sentirli e vederli davvero, i profumi e i colori tratteggiati in quel racconto, e anche di vivere l’annebbiamento finale della vista della protagonista.
    Alessandra Nobile

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  7. Ecco i racconti da me votati nell’ordine. Non è stato facile e mi scuso con gli altri autori che non ho escluso a priori, ma solamente perché era stato richiesta una classifica:

    1.Tania Mignani: un tuffo nel passato con un epilogo costellato di tristi ricordi

    2.Pinuccia Sassone: una fotografa a caccia di scoop inciampò nel suo passato

    3.Silvana Da Roit: costruzione di un racconto che si tinge di giallo

    Buona serata e un bacione

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  8. sono tutti belli, ma i miei preferiti sono il n.2 di Pinuccia Sassone perché riesce a descrivere bene la scena e il n.3 di Alessandra D'Angela perché con un semplice dialogo riesce ad affrontare un tema delicato. Infine in n. 10 Pamela Pirola per il suo giallo inaspettato.

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  9. Ma solo 3??? ��
    Comunque a me piacciono:
    1- dolcione, nostalgico, con un nell'incipit
    3- voler fermare un momento in modo da convincersi con prove tangibili che sia diverso da com'è in realtà. Un concetto molto bello. Mi piace molto il finale.
    19- mi piacciono i protagonisti inanimati che si animano e raccontano, mi ha fatto sorridere
    Mi piaceva anche il n.8, sembra una poesia...
    Ma ne vuoi solo 3 cattivona!!!!���������� Comunque se posso voto tutti e 4 sennò i primi 3
    Giulia Landini

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  10. Io voto il 2, ,3 e il 6 perché sono i racconti che più mi hanno fatta emozionare e mi hanno coinvolto maggiormente

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  11. Sono davvero in crisi questa volta, i racconti sono tutti belli e più li leggo, più vado in tilt... a ogni modo tocca fare una scelta.
    I mie preferiti sono:
    - il 6 di Camilla Terso, perché di Isabelle ho apprezzato il coraggio di far vincere l'amore... Credo che arrivi un messaggio meraviglioso dalla sua storia;
    - il 10 di Pamela Parola, perché mi è piaciuto il senso di giustizia del suo protagonista e poi perchè proprio non mi aspettavo che il racconto avesse quella evoluzione;
    - il 21 di Giulia Landini, perché man mano che leggevo, del segreto di Suor Adegat riuscivo a percepire il peso... Mi è arrivato in tutta la sua potenza quel tormento che alla fine l'ha spinta a ricercare la pace.

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  12. 3 Alessandra D'Angella
    Mi piace la riflessione sulla razionalità,
    7 Linda Silvia Scarpenti
    Originale narrazione, sembra il pensiero in diretta.
    11 Elena Mazza
    Un bel colpo di scena finale, la vendetta.
    Bellissimi tutti i racconti complimenti.
    Maria Rita Sanna

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    1. Grazie, Maria Rita, sapere che ti è piaciuto mi emoziona davvero!

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  13. - 19 motivazione: esilarante, sagace, originale
    - 12 motivazione: ironico, asciutto, dissacrante
    - 20 motivazione: struggente, introspettivo, riconciliante
    Giuliana Degl’Innocenti

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  14. 7 Linda scarpenti : veramente originale
    11 elena mazza : bel colpo di scena finale
    13 tiziana mazza : trasmette la tristezza che la vita a volte crudele può generare

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    1. grazie davvero!

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    2. Il commento deve essere firmato, gentile Unknown. E' sufficiente che faccia un altro commento dicendo chi sia. Grazie!

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    3. Scusa Stefania , ho fatto casino inserendo i commenti.
      Franco Tremolati

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  15. Difficile decidere chi votare tutti molto carini. Visto che bisogna fare una scelta direi 7, 13, 19 sono diversi e particolari

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    1. Gentile Anonimo, il commento non può essere anonimo per la votazione. Puoi aggiungere un commento dicendo chi sei. Grazie.

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    2. Sono Elena Mazza,non mi prende l'account

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  16. Racconto numero 9: surreale e per questo affascinante.
    Racconto numero 12: disilluso e struggente.
    Racconto numero 19: ironico ed originale

    Bravi tutti e un saluto da Patrizia Solari

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  17. mi sono piaciuti tutti molto, davvero complimenti a tutti! dovendo scegliere, voto per il n. 5 - Autrice: MARTINA CAMPAGNOLO - Come un fulmine a ciel sereno
    per giovedì 20 ne invierò anche io uno!

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  18. 1- romantico
    5- sentimentale
    16 - imprevedibile

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  19. e siccome adoro i gialli voto anche per il n. 11 - Autrice: ELENA MAZZA - Addio
    Ancora complimenti a tutti :-)

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    1. cara Anna, manca il terzo voto, devi esprimere necessariamente tre preferenze

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  20. 18 Maggio 2021

    Tiziana Mazza
    Se solo avessero saputo

    Un riflesso nell0 specchio della vita. Una luce che si spegne nell'ombra degli eventi. Cerchiamo negli anni una causa, una colpa. Lentamente il tempo si posa come una patina su una fotografia.

    Luigi Besana

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    1. Wow! Grazie Luigi. Quale onore! Il tuo commento è poesia😍

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  21. Questa volta tutti i partecipanti si sono superati, ma dopo una lunga riflessione ho deciso:

    1. Gelato amarena:
    Racconto romantico e malinconico che crede nell'amore eterno reso vivo con i ricordi.

    19. Lungo Tevere:

    Il racconto è davvero originale, divertente e nello stesso tempo profondo. Complimenti per l'estro!

    20.La felicità ruba la vista

    Racconto ben scritto che fa percepire tangibile la sofferenza della suora.



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  22. ecco il mio terzo voto: racconto n. 6 - Autrice: CAMILLA TERSO - Isabelle

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  23. Pinuccia Sassone

    Attimi di un click

    Espresso molto bene il mondo nel suo moto inarrestabile, come la realtà in cui siamo immersi, senza capire lo scopo, il motivo ultimo.

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  24. Alessandra Nobile

    La mattina

    Dipinto di un mattino surreale, come un quadro di Chagall

    Luigi Besana

    (Firmo anche per il precedente: Attimi di un click)

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  25. 4 perché amo i gialli
    5 perché intrigante
    14 perché perché dalla precisa descrizione nei dettagli sembra di essere stati catapultati nella Londra degli anni 70.. e per la suspense del finale che ti lascia con la curiosità di sapere se Leonardo sia diventato suo marito e se la piccola sia la loro figlia.

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  26. Eccomi infine a votare. Ogni settimana diventa sempre più difficile scegliere tre racconti. Sono tutti belli, alcuni mi hanno colpito di più, tra questi scelgo:
    Nr. 1 Gelato gusto amarena di Tania Mignani, davvero particolare soprattutto il finale con quella domanda aperta senza risposta.
    Nr 7 Fotografia Ispiratrice di Linda Silva Scarpenti, un racconto fresco e originale, mentre lo leggevo mi vedevo il colloquio tra le due persone, come in un film.
    Nr 11 Addio di Elena Mazza, un giallo ben strutturato che ben descrive la fotografia e con un finale a sorpresa.
    Alla prox e di nuovo complimenti a tutti.

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  27. Ecco: per la serata del 14 maggio questi sono i miei racconti preferiti.

    18 (Carmine Scavello): originale, profondo, particolare

    19 (Riccardo Simoncini): spiritoso, dissacrante, vivace, bello il punto di vista del racconto narrato da un MATTONE

    20 (Mari Rita Sanna): amo il vento, quindi amo moltissimo la frase iniziale quando dice che “il vento è il respiro di Dio”; eccezionale, un incipit veramente straordinario.

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  28. Votare diventa sempre piu difficile. Comunque cosi ho deciso.
    1° Il numero 7 "Fotografia ispiratrice" di Linda Silvia Scarpenti. Lo trovo originale. Un racconto nel racconto. Mi sono sentita dentro la storia come se stessi partecipando anchio alla gara. Brava!
    2° il numero 1
    "Un attimo di click "di Pinuccia Sassone. Bella narrazione. Sono salita sulla giostra delle emozioni e devo ancora scendere... Brava!!
    3° il numero 16 " La verità ci renderà liberi" di Giuliana Degli Innocenti. Originale! Il finale ha stuzzicato la mia inventiva e l'ho subito fatto mio creando a mia volta una storia. La scrittura di Giuliana accresce la mia conoscenza. Con lei, il "mio" vocabolario diventa sempre più ricco. Chapeau!

    A tutti i partecipanti vanno i miei complimenti. Ci vediamo alla prossima.

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  29. Voto:
    21- Forte e intenso
    8- conciso,bello
    7- ironico
    Cinzia panconi

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  30. mi piacciono i racconti 16 e 19 perchè con questa foto mi aspettavo racconti d'amore e invece mi hanno fatto ridere molto. Poi voto il 13 perchè mi piace la nostalgia delle fotografie
    Anna Incandela

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  31. Numero 6
    Numero 19
    Numero 21
    Le motivazioni le scriverò domani :-)

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  32. N. 6 Camilla Terso. Mi è piaciuta Isabella, racconta la capacità delle donne che sanno scegliere rischiando anche il certo per l'ncerto, trasportate unicamente dal cuore. Incoscienti o coraggiose? Mi seno una di loro.
    N. 19 Riccardo Simoncini. Racconto in simpaticissimo romanesco che dà voce a un protagonista inanimato, il mattone che immobile al suo posto ne ha viste di tutti i colori.
    N. 21 Giulia Landini della serie.. l'abito non fa il Monaco. Inquietante storia di una suora che porta addosso di una verità nascosta e insabbiato e piuttosto che raccontarla preferisce scomparire dal mondo.
    È stato difficile imbarazzante scegliere. Tutti bei racconti accomunati da tanti pensieri spunti di grande riflessioni. Complimenti

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  33. Mi scuso per gli errori

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