Seduti allo stesso tavolo

Seduti allo stesso tavolo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

mercoledì 30 dicembre 2015

Numero 231 - Diciassette attimi di eterno (con Dario Lessa;-)...) - 30 Dicembre 2015


Ho aspettato l'ultima puntata del Blog del 2015 per dirvi tutta la verità e nient'altro che la verità su 
DARIO LESSA 
e i suoi 
"DICIASSETTE ATTIMI DI ETERNO" 
(Ed. Leucotea)

(tranquillo, Dario:-D)

Partiamo da lontano. Come l'ho conosciuto.
Attraverso Facebook, attraverso un suo annuncio che cercava scrittori da promuovere, attraverso un appuntamento in una certa libreria:
la libreria
Hemingway & Co.
Via Bergamo 8 - Monza

Eh sì, perché il nostro Dario, oltre ad essere un professore di Lettere, oltre ad essere uno scrittore, oltre ad essere organizzatore e conduttore di eventi importanti, come, da ultimo il Brianza Book Festival
porta avanti molto bene una libreria/confetto del centro, insieme alla sua dolce metà, Valentina Casati.

Ed è lì che l'ho incontrato per la prima volta.


La cosa curiosa di quel giorno è che quando ho messo piede in quella libreria è stato come guardare dentro ad una sfera di cristallo.
Vi spiego.
Ero reduce da un mesetto di tira-molla sull'aprire una libreria indipendente modello "C'è posta per te";-), avevo mille idee e anche il nome pronto, ma alla fine avevo considerato che non essendo io Wonder Woman, non potevo aggiungere un carico così grande alle tante cose che già faccio. Però mi era rimasto un po' di amaro in bocca. (Anche se potrebbe essere un progetto soltanto rimandato;-)...). 

Ma non divaghiamo... Entriamo nel vivo di questo numero parlando di "Diciassette attimi di eterno", salutiamo la libreria con questa bella scritta sulla sua vetrina;-)



Lì ho trovato il suo ultimo libro pubblicato, 
l'ho comprato e ho iniziato a  leggerlo.

Secondo me, caro Dario
sulla copertina dovresti scrivere, come prima cosa:
MANEGGIARE CON CAUTELA, 
POTREBBE ESPLODERE;-)

Ve lo dico subito: 
è un libro diverso
Non per niente sulla quarta di copertina c'è scritto:
Se ne consiglia una lettura lenta.

Dario Lessa è uno scrittore molto particolare, direi anche vagamente imparentato con James Joyce che col suo "Ulisse" 
esplorò la tecnica di scrittura definita "flusso di coscienza" in cui i pensieri scorrono senza l'uso della punteggiatura; 
ecco, in alcuni passi del suo libro, Dario si avventura lungo quella strada tortuosa senza avvisarci che potremmo andare in apnea! 

Funambolo delle parole, Dario ci concede, però, momenti di ampio respiro e sono i momenti che ho più apprezzato. Sono i racconti che mi hanno maggiormente coinvolta, quelli dove la narrazione si fa più pacata, anche se pur sempre brillante, ma che dà il tempo a chi legge di fare propri i bei periodi che si susseguono.
Perché nei diciassette attimi, ci sono tantissime belle frasi, profonde riflessioni, espressioni poetiche. 
E in quei momenti si assapora totalmente la sua capacità di raccontare... 
Quando poi, e ce ne accorgiamo, lui accelera accelera accelera, viene quasi voglia di dirgli: "Ehi, Dario, rallenta! Mi fai perdere metà del piacere se corri più dei tuoi pensieri, o se i tuoi pensieri corrono più della tua penna!"

Nei suoi racconti sfilano 17 figure maschili, 17 storie, 17 situazioni. 
17 (è uno dei miei numeri fortunati, ma questo non c'entra)

17 attimi dove l'autore esplora concetti come "il vuoto", quei vuoti che ognuno di noi ha nella propria vita e cerca di colmare come può; 

incontriamo una miriade di riflessioni sul "Tempo", il tempo che passa, il tempo che sfugge, il tempo che fu, il tempo che resta. 

Questi uomini che lui descrive sono spesso uomini soli, delusi dalla vita o da se stessi, uomini che non aspettano più, uomini che si aspettano di più, uomini vissuti, uomini ancora giovani, uomini che si accompagnano con il vino, uomini smarriti.

E tutto questo in uno stile che alterna un susseguirsi di parole espresse attraverso affermazioni e negazioni, periodi strutturati e destrutturati, come a voler esprimere, a mio parere, la confusione mentale di questi protagonisti, ma anche usando la scrittura come metafora della Vita in quanto sfuggevole ed inafferrabile.

Vi dirò, a tratti ho pensato: perdindirindina, ma il Lessa sarà la reincarnazione di un filosofo? Quasi quasi torno al liceo per un ripassino veloce;-)

Scherzi a parte, credo che questo libro sia da assaporare, soffermandosi sui bei passaggi.
Come la parte finale del racconto: "Andata e ritorno".
Commovente.

O come la chiusa del primo: "Cose fatte e non fatte"
"Pensare che basterebbe allungare un braccio, offrire una spalla, comprendere un sorriso, dare-darsi, offrire-offrirsi. Comprendere un sorriso, prendere un sorriso. E restituirlo."

Quanta verità in questo finale...

Caro Dario, ti aspettiamo con il tuo prossimo imminente romanzo in uscita, ormai siamo curiosi!

Che altro dire...

Giusto due righe per un personale grazie: la libreria Hemingway & Co. è stata la prima ad accogliere tra gli scaffali  il mio ultimo romanzo "Una calda tazza di caffè americano" e la prima ad organizzare una presentazione per me.



In bocca al lupo, a te, Dario, per la tua carriera di scrittore, e a Valentina per un seguito radioso da titolare della Hemingway;-)
Siete proprio carini e bravi!

...

Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle 


E...

BUON ANNO A TUTTI!!!!


lunedì 28 dicembre 2015

Numero 230 - E poi l'inferno - 28 Dicembre 2015


DOPO IL BUIO

Quando tutto ti parrà nero,
quando crederai di odiare il mondo
quando ti sembrerà di morire
quando ti mancherà il respiro
quando non avrai più lacrime
allora...
Guardati intorno e capirai
quanto sei fortunato.

Romano Lenzi


Nelle prime pagine del romanzo, ultimo arrivato nella mia biblioteca, leggo questa poesia che ben riassume e ci introduce nella storia. 

TITOLO
E poi l'inferno

AUTORE
Romano Lenzi

EDITORE
Rapsodia

Romano Lenzi: mi chiedo come mai questo autore mi ispiri simpatia da subito, e la risposta arriva presto: è di Livorno, dove ci sono metà delle mie origini da parte di padre ;-)
Inizio il suo romanzo e subito mi trovo a mio agio nello stile e nella storia che approccia un tema per me inusuale: il mondo del calcio, il mondo dello sport.

Mi sorprendo di come Romano riesca a rendere interessante un tema che certo non è in cima alla mia lista;-) ma ci riesce perfettamente e quasi mi dispiace quando la storia prende una via dove lo sport non è più il fulcro. O forse lo è, ma dal punto di vista delle delusioni, dei fallimenti  o delle magagne che si possono trovare in questo ambiente.

Si assiste ad una contrapposizione del Bene e del Male che come in ogni situazione, nessuna esclusa, si affrontano in un duello che può rivelarsi, a volte, mortale.

Da chi dipende?

Da noi stessi. E questo romanzo ce lo insegna. 
(O ce lo ricorda).

La storia: un calciatore all'apice del successo sacrifica se stesso e la sua salute per salvare la propria squadra dalla retrocessione. 
Si ritrova così, a 29 anni, a dover guardare in faccia una brutta realtà fatta di vuoti creati da un entourage che si defila ben presto, evidenziando rapporti di convenienza che si sgonfiano  di fronte agli eventi che colpiscono il giovane; 
una vita tutta da ricostruire dove l'unica cosa positiva pare l'amicizia con una ragazzina, ma la concatenazione degli equivoci porta il ragazzo sull'orlo del baratro dove scoprirà pentoloni colmi di brutte sorprese. 
Non voglio raccontarvi la storia per filo e per segno. Come sapete cerco sempre di dire poco e niente, perché i libri vanno letti e non voglio certo togliervi il piacere di scoprire, pagina per pagina, il romanzo in questione.

Vi dirò perché mi è piaciuto.

Mi è piaciuto perché è scritto in modo semplice, scorrevole, tenendo un ritmo che mantiene viva l'attenzione.
Mi è piaciuto perché descrive un mondo che conosco poco e ne svela alcuni risvolti poco edificanti, ma interessanti perché mostrano il rovescio della medaglia;
Mi è piaciuto perché parla di sport e del suo valore intrinseco, a patto che coloro che lo praticano mantengano ben saldi i principi morali di qualcosa che dovrebbe aiutare i ragazzi a vivere ciò che, in fondo, è una metafora della vita stessa;
Mi è piaciuto perché parla d'amore, a vari livelli, tra diverse persone; 
Mi è piaciuto perché mostra la debolezza umana, ma anche la capacità di risollevarsi sempre e insegna che, per quanto possa sembrare brutta una situazione, c'è sempre una via d'uscita: dipende da noi;
Mi è piaciuto perché parla di risalita personale, di capacità di adattamento alle varie situazioni che ci propone la vita nella sua imprevedibilità.

Secondo me, Romano Lenzi, con questo libro ha fatto
un bel goal!

Ma chi è questo scrittore che ha già all'attivo altri quattro romanzi?


Un signore con un bel po' di vita alle spalle e per questo con tanta esperienza, tanto vissuto pieno di eventi che l'hanno segnato profondamente, ma anche tanti bei regali che ha raccolto lungo il cammino.

Dice che non si sente vecchio, anche se lo è.
Secondo me non è vecchio manco per niente;-) 
Vecchio è chi si ferma e lui non mi pare abbia questa intenzione!

Ha già diverse presentazioni in programma, sia a Perugia, dove ora risiede, sia nella sua Livorno. (Chissà mai che non ci si possa incontrare proprio lì;-)...)

Alla mia domanda: 
cosa sogni?

Risponde...

Vivere con mia moglie fino all'ultimo secondo
La felicità della famiglia di mio figlio
Il bene dei miei nipotini
(e perché no)
Leggere qualche nota positiva sui miei romanzi, ma solo se veramente sincera, non costruita o dovuta.

Beh, caro Romano, 
per quanto mi riguarda, questa recensione rappresenta il mio pensiero al 100%.
Hai scritto un bel romanzo che io consiglio a tutti, uomini, donne, ragazzi, ragazze. Una storia che può interessare ogni persona, una storia che può insegnare qualcosa a qualsiasi lettore si avvicini al tuo 
"E poi l'inferno"
Una storia appassionante.

E per quanto riguarda gli altri sogni che hai elencato, sono sicura che li realizzerai tutti!
Noi di questo Blog te lo auguriamo con tutto il cuore.

...

Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle







domenica 20 dicembre 2015

Numero 229 - Col diavolo non si scherza;-) - 20 Dicembre 2015



Leggere un libro che s'intitola 
"(a) SYMPATHY  FOR THE DEVIL"  
durante il periodo natalizio, è come andare controcorrente;-), ma andiamo per ordine.

Titolo
(a) SIMPATHY FOR THE DEVIL

Autore
MATTIA CUELLI

Editore
RAPSODIA Edizioni

Mattia ed io abbiamo in comune la casa editrice, lui per quanto riguarda il suo primo lavoro, io per il mio quarto.
E così, navigando in questo mare;-), mi è capitato di incrociarlo tramite questa comune esperienza.

Sono rimasta incuriosita dal titolo del suo primo romanzo, e abbinandolo alla sua simpatia, immaginavo che avesse scritto una storia, per così dire, leggera... Una storia dove la figura del diavolo fosse raccontata simpaticamente; diavolo tentatore, sì, ma una sorta de "Il piccolo diavolo" di Benigni. Non so perché avessi creato in me questa aspettativa, ma era quello che pensavo di trovare: una storia che mi facesse sorridere, in leggerezza.

Ma non è quello che ho trovato.



Mattia Cuelli, giovane autore bresciano, esordisce con questo romanzo che, sicuramente, cattura e spinge il lettore ad andare fino in fondo.
Già, fino in fondo, come il protagonista Mark. Protagonista che fa di tutto per non essere amato dal lettore, anzi, direi che si tifa contro, anche se "il contro" chi è? O forse è meglio dire cosa è?

Dunque, mi sono messa comodamente seduta sul mio divano, incuriosita da questo nuovo scrittore. Le prime pagine mi hanno trovata perplessa, mi sembrava la solita storia già vista, dove l'aspirante suicida per situazioni avverse della vita viene salvato in corner da qualche entità, in questo caso malevola, trattandosi del diavolo. 
Dietro l'angolo si poteva intravedere il famoso, e già trattato in svariate salse,  patto col diavolo.
E va beh, mi sono detta, la solita zuppa.
Però è anche vero che tutto dipende da come gli argomenti vengono trattati e da come la vicenda si svolge. 
E quindi ho lanciato la sfida virtuale al Cuelli: 
vediamo cosa sai fare;-)

Ambientato negli States, ho notato una certa familiarità coi luoghi da lui descritti con attenzione e precisione. 
Adora e conosce bene gli Usa: un punto a suo favore! 

La storia, un po' strong, devo dirvelo, si fa interessante  col procedere della lettura. Il Cuelli inserisce colpi di scena a raffica e depista il lettore, trovando soluzioni originali in una trama costruita con abilità, e, volendo gettare uno sguardo allo stile, con padronanza della lingua italiana, che come dico sempre, tanto scontato non è;-)

E qui arriva il mio primo: bravo:-)

Non voglio raccontarvi la storia, perché qui più che mai, credo che la suspance sia assolutamente da rispettare mantenendo l'assoluto silenzio sullo snodarsi degli eventi che si fa sempre più pressante facendo immaginare diversi approdi e il finale arriva, in parte previsto, ma anche imprevisto. 
Un buon finale, direi.

Trovo, nel suo modo di narrare, l'influenza del famoso Stephen King, scrittore che ho amato e del quale ho letto quasi tutto. Voglio augurargli il medesimo successo;-)

Ma addentriamoci nei risvolti del romanzo.

Ad una prima, veloce ed immediata valutazione, sembrerebbe un'opera che vuole offrire al lettore solo una storia ben raccontata, una bella suspance, qualche salto sul divano :-O, ma niente di più che un romanzo d'azione/horror/thriller.
Un romanzo d'evasione per gli amanti del genere.

Però, voi che mi seguite, sapete che mi piace andare OLTRE e cercare il significato tra le righe di qualsiasi scritto.
 E io ci vado.

E chiedo all'autore:
"Cos'è il diavolo?"

Risponde Mattia:
" Cos'è il diavolo? Ti potrei rispondere che è il diavolo è un capro brutto e cattivo che travia anime per il gusto di farlo; ti potrei dire che il diavolo è quella stronzata di buon proposito che ti racconti per giustificare una pessima azione che stai per fare, asserendo che lo stai facendo a fin di bene e che a volte bisogna spaccare qualche uovo per fare una frittata.
Ti potrei semplicemente dire che il diavolo è il male.
Il male nella sua accezione più classica.
Il male primordiale.
Il diavolo può essere tutto e niente allo stesso tempo.
Poi, se entriamo nel campo religioso, il diavolo è semplicemente  un angelo caduto che bla bla bla.
La risposta più ovvia e sensata che ti posso dare è: Non lo so, ma mi fa paura, una dannata paura."

E io aggiungo: 
il diavolo rappresenta, forse, il lato oscuro di noi? Il Tao lo insegna: non esiste il Male, senza il Bene. Nel Bene c'è sempre un piccolo puntino di Male e viceversa, in un perenne movimento.

Ebbene: il diavolo è questo?
Fare i conti con noi stessi e con il lato più "materiale, egoista, accentratore, a volte crudele, avido e malevolo" di noi?

Questo romanzo sta diventando un esame di coscienza!

Quanti di noi hanno sognato ricchezza e ogni ben di Dio (delizioso ossimoro) dichiarandosi disposti a tutto?
Quanti lo fanno davvero?
Quanti, invece, si chiedono se sia davvero ciò che conti nella vita?

Beh, andando OLTRE, il romanzo di Mattia ci spinge a guardare in faccia come i beni materiali non siano, poi, la rappresentazione della felicità e della serenità interiore.

Il "nostro" Mark, protagonista di questa storia avvincente, riesce ad avere tutto il materiale possibile: soldi, donne bellissime, successo.
Ma cosa ha perso? 
Di sicuro l'amore.

E a che prezzo ha avuto tutto questo?
E poi, è stato davvero uno scambio utile ai fini della felicità?

Quante riflessioni!

Eppure, Mattia, quando gli chiedo quale vuole essere l'eventuale messaggio che il suo romanzo intende trasmettere, risponde:
"Sia ben chiaro, non ho la superbia necessaria per dire che il mio scritto vuole insegnare o trasmettere qualcosa. Intendo il cinema e la lettura come attimi di svago nei quali estraniarsi da tutto e soprattutto NON riflettere su nulla. Just Enjoy."

Ai posteri l'ardua sentenza;-)



Per quanto mi riguarda, caro Mattia, (nella foto, insieme alla moglie),  posso dirti che io cerco sempre spunti di riflessione, emozioni, in tutto ciò che guardo e leggo. Di sicuro, il tuo romanzo mi ha fatto fare delle domande, quali, per esempio, quanto conti davvero il successo per uno scrittore;-) visto che il famoso Mark del libro, vende l'anima al diavolo per averlo.

Ho vissuto con distacco i momenti più cruenti del romanzo, essendo io una persona ultra sensibile che sviene alla vista del sangue;-); e non  ho avuto paura del buio , ma te lo potrò confermare dopo questa notte, quando avrà spento la luce;-)

Insomma, se all'inizio della lettura, ero molto perplessa... alla fine delle 200 pagine e oltre, posso dire che...
Mattia: mi hai convinta!
Sei uno scrittore;-)
MA, e lo scrivo maiuscolo, credo che tu abbia i numeri per chiedere di più a te stesso. Credo che tu abbia la proprietà di linguaggio, la fantasia, la padronanza nel costruire una trama, per chiederTI di più, per lasciarti alle spalle qualche colpo di scena complice effetti speciali very strong, per indagare di più la psicologia dei personaggi.

A volte non serve descrivere troppo, è sufficiente suggerire.

Quindi, convinta al 90%. Ti aspetto al prossimo round per aggiungere il rimanente 10.;-)

Nel frattempo, ti auguro di esaudire il tuo sogno di diventare uno scrittore che vive di questo lavoro, ma...
NIENTE PATTI COL DIAVOLO, MI RACCOMANDO!

...

Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle



lunedì 14 dicembre 2015

Numero 228 - L'intervista sul balcone ;-) - 14 Dicembre 2015


Sono talmente tante le cose che voglio  dire su quest'ultimo romanzo letto che non so da dove cominciare!

Cerchiamo di fare ordine;-)

TITOLO
Le stelle di Srebrenica

AUTORE
Daniela Quadri

EDITORE
Leucotea

Questo romanzo è stato una vera e propria rivelazione!
Le prime pagine, pur essendo scritte bene senza perdersi in inutili dettagli ed entrando subito nella storia, non mi avevano dato però l'idea di quello che avrei trovato dopo: una penna, quella di Daniela, assai talentuosa! 

La storia è ricca, procede in modo accattivante, tenendo viva l'attenzione del lettore che, pagina dopo pagina, conosce le protagoniste principali, Marta ed Elma, due donne che si conoscono casualmente e che diventano subito amiche e complici nel risolvere situazioni, difficili e di tensione, che si presenteranno nel manifestarsi degli eventi.

Marta, una giornalista free-lance, definita Miss Marple della Brianza dal simpatico carabiniere Nardone, personaggio che ispira simpatia dal primo istante, forse comparsa nella struttura del romanzo, ma ugualmente incisivo; Elma, bosniaca, ex moglie di un pericoloso criminale e mamma di Nadia, bimba affetta dalla Sindrome di Down, bimba alla quale il lettore si affeziona subito e quasi si vorrebbe entrare tra le pagine del libro per proteggerla;
e poi Rina, mamma di Marta, anziana donna che deve fare i conti con il terribile Alzheimer.

Le prime pagine del romanzo introducono questi temi importanti e non si riesce a capire quale strada la scrittrice sia intenzionata a percorrere, sembra quasi che cerchi di sviare la nostra attenzione con deviazioni che si rivelano, poi, il cuore e il nocciolo della storia.

Un romanzo non certo prevedibile e questo, per me, è un grande pregio. Niente è scontato, niente è come ci si aspetta. Si girano le pagine, una dopo l'altra, percorrendo strade principali o piccoli vicoli, tutti affascinanti e pieni di contenuto. 
Niente è superfluo: non una parola, non un pensiero.

L'autrice sa tenerci bene sul filo del rasoio, districandosi tra eventi piccoli e grandi, che andranno poi a definire il grande disegno della storia nella sua interezza.

La storia accende i riflettori su tanti temi importanti e ci spinge a porgere attenzioni a problemi seri quali le patologie che affliggono Rina e Nadia, ma lo fa in modo trasversale, quasi un accenno che non diventa il protagonista, ma un suggerimento a fermarsi un attimo intorno a queste tematiche verso le quali, a volte, porgiamo uno sguardo distratto, se noi o chi ci è intorno non ne è toccato.

Ma Daniela, autrice dalla grande sensibilità, ci suggerisce di non dimenticare che questi problemi esistono, lo fa con garbo, per scuotere con dolcezza le nostre coscienze.

Ma non sono queste tematiche, di nuovo, ad essere le protagoniste.

L'amicizia e la solidarietà tra Marta ed Elma, invece, è sicuramente il motore della storia, ma non il nucleo, a mio modesto parere.
E' interessante osservare le due donne, provenienti da culture diverse, l'una cristiana, l'altra musulmana, interagire in perfetta armonia, pronte all'ascolto delle reciproche confidenze relative ad infanzia e adolescenza. 
Ed è forse a questo punto della narrazione che cominciamo ad entrare nel cuore del romanzo. Le storie delle due donne, i ricordi, sono molto diversi... Se per Marta, ricordare la giovinezza la riporta a momenti piacevoli insieme alla madre e alla nonna, con suggestivi riferimenti alla vita di qualche decennio fa in una Brianza genuina e piena di colore... per Elma, invece, l'adolescenza è segnata da un evento tragico, quello della guerra della Bosnia -Erzegovina, e dei conseguenti orrori che molti di noi ricordano dai telegiornali che abbiamo, purtroppo, visto. Ma ascoltare un notiziario è una cosa, essere stati là, come Elma e la sua famiglia, è ben altra faccenda. 
I passaggi relativi a questi momenti della vita di Elma sono duri e faticosi da leggere, per una donna soprattutto, ma inducono a forti considerazioni sulle guerre, tutte le guerre, dove forse, alla fine, non vince nessuno, ma prevale solo la crudeltà degli uomini. 

Ma Daniela è brava a farci respirare e cambia registro in fretta, per darci la possibilità di metabolizzare pagine difficili; ci riporta al presente delle due donne, che seppur pesante da sopportare per certe vicende che non vi svelo per non togliervi la suspance, è accompagnato in ogni momento dalla speranza.

La guerra, forse è lei protagonista trasversale di questo romanzo.

La guerra dei Balcani, attraverso i ricordi di Elma.
Ma anche la seconda guerra mondiale. 

E qui, per conto mio, entriamo davvero nella parte più bella, più ispirata, una pagina d'autore, una pagina da scrittore affermato.

La storia di Gustavo.

Non voglio dirvi troppo, perché secondo me queste pagine che non a caso sono posizionate nel cuore del libro, sono imperdibili e "Le stelle di Srebrenica" varrebbe la lettura anche solo per questo magnifico esempio di letteratura vera e destinata, a mio giudizio, a restare nel profondo intimo di chi leggerà. 
Mi sono commossa: devo dirlo.
Da scrittrice dico - e non mi capita spesso di farlo;-) - che sono pagine che vorrei aver scritto io stessa!

Leggetele e mi darete ragione. Ne sono convinta.

Gustavo è il vero protagonista, per me.

La guerra, due esempi nel romanzo, poche pagine, ma incisive. Quante riflessioni attraversano la mente! E quante domande, in automatico, si affacciano nei pensieri...

Forse era questo l'obiettivo di Daniela Quadri?

Ma nel suo libro, c'è posto anche per la leggerezza, pagine e parole dedicate ai sogni di Marta, all'amore, ai sorrisi dei bambini, alle cose che vanno bene, alle sorprese della vita.

E l'occhio che dedica alla sua Brianza, che è un po' anche mia, essendo io monzese di adozione, è stata una piacevole sorpresa; ritrovare luoghi, vie e ponti, vecchi negozi ed angoli,  posti dove vivo ormai da più di vent'anni, fa di questo libro, almeno per me, una piccola chicca.

Un romanzo perfettamente equilibrato.

Ma vogliamo conoscere un po' meglio questa autrice?



Daniela Quadri. 
Si definisce esordiente, ma è già al suo terzo romanzo.
Nella nostra "intervista sul balcone" :-D mi ha spiegato che, secondo lei, le lezioni non finiscono mai, e quindi preferisce tenere un profilo basso e sentirsi come se stesse scrivendo il suo primo lavoro! Atteggiamento umile, che le fa onore, anche se le ho detto che esordiente è ben altra cosa, e lei mi pare proprio una scrittrice navigata, che ben conosce trucchi e segreti del mestiere!

Sogna di diventare una scrittrice di professione, e di ritirarsi in qualche casetta in riva al mare per dedicarsi alle sue creazioni... Beh, secondo me ce la può fare! 
E vi dirò: se lo meriterebbe tutto.

Gemelli ascendente Toro, riservata ma sicura di sé; ho avuto il piacere di conoscerla personalmente ad una mia presentazione dove lei, con mio immenso piacere, ha ricoperto il ruolo di intervistatrice. E anche qui è stata una bellissima sorpresa!


Preparata e attentissima al mio romanzo, mi ha rivolto domande intelligenti, acute, piene di spunti per scatenare un dibattito tra il pubblico senza precedenti!

Insomma, cara Daniela, scrittrice, amante della natura, laureata in lingue, fotografa, intervistatrice doc:  ma c'è qualcosa che non sai fare??

Leggere e recensire il tuo romanzo è stato un grande piacere, un onore e se posso darti un consiglio, che è una brutta parola perché non è che tu ne abbia bisogno, mi sento però di dirti una cosa:

se riuscirai a scrivere sempre come hai scritto la storia di Gustavo, dove è evidente e salta all'occhio con forza (almeno all'occhio esperto di chi nella scrittura ci vive), l'abbandono alla forza della tua penna, facendo cadere muri e barriere, beh, guarda, sono sicura che potresti davvero entrare nell'Olimpo;-)

Io tifo per te!

...

Alla prossima 
dalla vostra

Stefania Convalle