Seduti allo stesso tavolo

Seduti allo stesso tavolo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

martedì 30 gennaio 2018

Numero 305 - Ma chi ha vinto la garetta di Natale??? - 30 Gennaio 2018



Vi ricordate la garetta di Natale? Quella della foto dell'alberello di Natale sul ponticello?

Prima di tutto voglio ringraziare tutte le persone/autori e autrici che si sono messe in gioco e hanno partecipato con il loro racconto di Natale ispirato alla foto:

Costanza Trotti
Laura Sala
Floriana Naso
Riccardo Simoncini
Daniela Nicoletti
Francesco Lisa
Maria Rita Sanna
Silvia Gussoni
Graziella Braghiroli
Lucrezia Medici
Laura Sabbadini
Marilena Mascarello
Daniela Perego
Elisa Calabretta
Tania Mignani
Giovanna Agata Lucenti
Marcella Manca
Tiziana Mazza

Un ringraziamento speciale a 
Claudio Gurra
per il video con la canzone di Natale :-)

Ma veniamo ai tre vincitori!

I 3 racconti più votati in questa gara fatta in amicizia, 
solo per condividere una passione, 
sono stati:

1° "Ogni Natale è così"
di Laura Sala

2° "Il profumo balsamico del Natale" 
di Silvia Gussoni

3° "Speranza"
di Lucrezia Medici


Voglio segnalare anche il 4° classificato a distanza di un solo voto dal 3°

"L'albero dai piedi di sacco"
di Costanza Trotti



E ora parliamo dei premi...

Avevo detto che ci sarebbe stata solo la gloria, è vero... 
Ma ho deciso di riconoscere un piccolo pensiero per i primi tre racconti arrivati sul podio.

Un caffè in mia compagnia :-D 
occasione in cui consegnerò un libro tra quelli pubblicati da Edizioni Convalle 
o scelti tra le mie opere precedenti. 
A sorpresa!

Quindi care Laura, Silvia e Lucrezia
a presto un appuntamento con sorpresa!

Appuntamento con la prossima gara!





lunedì 15 gennaio 2018

Numero 304 - Scrittrici work in progress - 15 Gennaio 2018

            


Un bell'esordio di tre mie allieve di scrittura, che per la prima volta si sono cimentate in un esperimento a 6 mani.
Sono state così brave che ho deciso di postare qui il loro racconto scritto passandosi la palla senza accordarsi prima, dimostrando elasticità mentale e grande sintonia!
Complimenti, ragazze!

Ed ecco a voi...


 DESTINI AFFIDATI ALLE ONDE
Racconto a sei mani


Capitolo 1
Marcella Manca

Aveva albeggiato da poche ore quando Nadia e Nicola si misero a correre, come ogni mattina, sulla splendida spiaggia di Villasimius, nella costa sud-orientale della Sardegna. Era un'altra calda giornata.
I due amici, entrambi taciturni e burberi al risveglio, avevano deciso di passare parte delle loro vacanze estive in quel paradiso e, amando la corsa, usufruivano della lunga spiaggia del Simius e del Timi-Ama per allenarsi e respirare lo iodio delle prime ore della giornata.
Dopo pochi minuti di movimento, le gambe di Nadia e Nicola si scaldarono e i loro corpi presero vigore, così come il loro umore. Da quel momento in poi i due si svegliarono veramente e cominciarono a guardarsi intorno, scorgendo i fenicotteri rosa nel lago salato, poco più all'interno della riva, gli uccellini che volavano da un ombrellone all'altro e le prime persone che prendevano posto sulla lunga spiaggia, a tratti frastagliata da piccole rocce. In un paio d'ore, quella stessa spiaggia,  si sarebbe gremita di turisti.
Le striature aranciate stavano lasciando il posto all'azzurro terso del cielo e il sole stava sbucando da dietro la collina quando Nicola emise un urlo di dolore. Il ragazzo cominciò a zoppicare. Nadia, sua amica da una vita, sapendo che Nicola non era uno che si lamentava per nulla, si fermò preoccupata.
«Cosa succede?» Gli domandò.
«Cavolo, mi sa che ho preso una brutta storta alla caviglia.» Rispose Nicola, appoggiandosi a uno scoglio lì vicino.
Nadia, infermiera all'Ospedale San Gerardo di Monza, iniziò a tastare con esperienza il piede dell’amico, muovendoglielo con grande maestria e decisione.
«Confermo, Nico. Tranquillo. È solo una piccola slogatura ma è meglio che non ci corri sopra.»
I due si spostarono, passando tra alcune rocce, per andarsi a sedere sulla sabbia asciutta. Nicola, con la coda dell'occhio, vide un oggetto sulla battigia, con il quale le onde stavano giocando insistentemente e che stonava col resto della natura incontaminata.
«Che diavolo è?» Si chiese ad alta voce, avvicinandosi a esso.
Nadia, che era più veloce dell’amico infortunato e aveva adocchiato subito l’articolo che incuriosiva Nicola, si abbassò e lo raccolse con stupore.
«Wow! Nico, guarda, una bottiglia con dentro un foglio arrotolato! Non mi è mai capitato di trovarne una…» La giovane era eccitata.
«A dire il vero l'ho trovata io…» Brontolò Nicola, raggiungendola lentamente.
«Uffaaaa, dai, non fare il solito!»
«Eh certo… E tu non fare la solita.»
Si guardarono e risero. Tra loro era sempre così. Una battuta di un certo spessore, la controbattuta di altrettanto spessore e, infine, la risata che stemperava il tutto.
«L'apriamo?»
«No, dai, guardiamola e basta! La teniamo per bellezza… Fa più figo…» Lo punzecchiò Nadia, ironicamente.
Nicola non la stava nemmeno ascoltando. Aveva già tolto il tappo di sughero dalla bottiglia di vetro ed era intento a srotolare il messaggio.
Leggendolo, entrambi si commossero. Si guardarono e si presero per mano fissando la pagina intonsa che conteneva solo tre parole: “GRAZIE, ANIMA MIA”.




Capitolo 2
Lucrezia Medici

Rimasero così per qualche minuto, con le mani intrecciate, come se avessero paura di potersi perdere. Non si erano mai sentiti e trovati così vicini l'uno all'altra. Nicola si staccò all'improvviso, asciugandosi le lacrime salate, come quel mare sardo, che gli rigavano il viso.
«In tre parole è racchiuso un pensiero così bello e profondo… chissà a chi era rivolto.»
Nadia, intanto, stava ancora contemplando quella frase, annusava la carta ingiallita che ormai sapeva di mare e vetro, accarezzava quelle parole color petrolio come se volesse entrarci. Ammirava quella grafia, così elegante e decisa.
«Mi piacerebbe portare a casa questa bottiglia. È come se mi chiamasse. La sento vicina.»
Nicola prese la bottiglia, arrotolò la carta e la mise al suo interno come l'avevano trovata.
Tornarono al loro appartamento, Nadia si fece per prima la doccia e Nicola ripensò al momento in cui le loro mani si erano cercate. Non aveva mai pensato a Nadia se non come amica, ma quel momento lo aveva scosso come  un brivido che non aveva mai provato prima.
L'acqua scendeva calda nella doccia, Nadia aveva l'abitudine di alzare la testa e lasciare che gli occhi e la bocca diventassero piccoli ruscelli dove l'acqua si divertiva a navigare. Anche lei, come Nicola, ripensava all'intreccio delle loro mani, al calore che il ragazzo le aveva trasmesso, alla loro improvvisa vicinanza. Poi il pensiero tornò a quella bottiglia. Il destino aveva fatto in modo che fossero loro due a trovarla. 
Nadia credeva molto nel potere del fato ed era convinta che nulla accadesse per caso, ma che tutto avesse una ragione ben precisa. Quella frase, “GRAZIE, ANIMA MIA”, le era entrata dentro come un'onda, tanto da farla commuovere.
Uscita dalla doccia, si asciugò i  lunghi capelli ricci, selvaggi come spesso era il suo temperamento. Si ricongiunse a Nicola che aveva appena acceso il computer: era solito  annotarsi i minuti di corsa di entrambi per verificare i loro miglioramenti.
«Quella storta mi ha fatto perdere qualche minuto rispetto a ieri, per non parlare del dolore che sento ora. Forse domani dovrò rimanere a riposo.»
«Sì, assolutamente, Nico! Altrimenti non ti godrai queste belle giornate di mare e sole. Anzi, oggi potremmo andare, se stai meglio, alla lezione di sub del villaggio.  L’insegnante è Susanna, quella ragazza che abbiamo incontrato ieri mentre eravamo in riva al mare.»
«Direi che è un'ottima idea. Farà bene anche alla mia caviglia, un po' di nuoto. Anche se ho il pensiero fisso di quella frase nella bottiglia.»
«Anch'io. Mi piacerebbe sapere chi l'ha scritta e soprattutto a chi era rivolto quel messaggio. E se non fosse mai giunto a destinazione? Potremmo essere noi a portarlo al destinatario se solo riuscissimo a capire chi l'ha affidato al mare!”
«Nadia, non correre troppo con la fantasia. Come potremmo mai scoprire tutte queste informazioni? E se risalisse a tanti anni fa?»
Nadia, smorzata nel suo entusiasmo, andò in cucina e iniziò a preparare il pranzo. Nicola era da sempre una persona razionale che difficilmente si lasciava trasportare dalla fantasia. Mentre Nadia era una sognatrice e amava esserlo. Mentre cucinava, osservava Nicola al computer.
«Nico, io voglio scoprire tutto su quella bottiglia. Se l'abbiamo trovata proprio noi due un motivo ci dev'essere!”
Nicola sorrise, ammirava il lato sognatrice e testardo della sua compagna di viaggio.




Capitolo 3
Daniela Nicoletti

«Faremo un tentativo, Nadia! Proveremo a cercare qualcosa o qualcuno che possa ricondurci al nostro ritrovamento». Nicola  la guardò con tenerezza.
Dopo pranzo, il ragazzo si sedette davanti al computer e, sebbene avesse qualche incertezza, cercò su internet: Messaggio in bottiglia.
Si aprì una pagina che attirò immediatamente la sua attenzione e che riportava una notizia in grassetto: "L'iniziativa Scrivilo al Mare. Le poesie ora viaggiano sulle onde. Il romanticismo esiste ancora".
Nicola cominciò a leggere ad alta voce; si trattava di un'iniziativa promossa da un'associazione di kayakers calabresi, organizzata circa nove mesi prima. L’evento, aperto a tutti, prevedeva di scrivere pensieri e poesie che esprimessero le sensazioni e le emozioni suscitate dal mare.
Quel mare che sapeva creare un rapporto intimo e indissolubile con chiunque si fermasse a guardarlo anche per un istante. I testi racchiusi e sigillati nei loro contenitori, sarebbero stati portati al largo dalle imbarcazioni dei kayakers e affidati alle onde.
Nicola fece delle ricerche più approfondite su quell'evento e, leggendo la notizia, riuscì a trovare il nome del presidente e l'indirizzo mail dell'associazione.
«Partiamo da qui, Nadia! Proviamo a contattare quest'associazione. Forse ci diranno a chi appartiene il messaggio che abbiamo trovato».
Negli occhi di Nadia si accese un lampo di felicità e di stupore al tempo stesso, accompagnato da un senso di gratitudine per Nicola che stava assecondando i suoi desideri.
La sera stessa scrissero al presidente dicendogli di aver trovato, sulle spiagge sud-orientali della Sardegna, un messaggio che forse poteva appartenere a quell'associazione, ma che non era identificabile perché privo di un nome e di un'etichetta. Chiesero delle informazioni più dettagliate su quell'evento così particolare e coinvolgente e comunicarono i loro recapiti telefonici e indirizzi mail per essere contattati.
Le informazioni non tardarono ad arrivare.
Felicissimo del ritrovamento, il presidente definì il mare un'enorme busta da viaggio. All'interno del tappo di sughero avrebbero trovato un numero che, a sua volta, era stato associato all'autore della frase.
Nadia, dopo aver letto la notizia, curiosissima ed eccitata, prese un taglierino e, con precisione chirurgica, tagliò a metà il tappo. Con grande meraviglia, al suo interno, scritto in rosso, c’era il numero 28.
«Nicola, forse ci siamo! Abbiamo trovato il numero. Il messaggio è partito dalla Calabria! Almeno adesso abbiamo un indizio. Credo che chiunque abbia scritto quel dolce pensiero, stia aspettando da troppo tempo una risposta».
Il giorno seguente ci fu uno scambio continuo di mail con l'associazione; il messaggio era stato scritto da una ragazza di nome Roberta. Per motivi di privacy non si potevano fornire altri dettagli, ma la notizia era stata comunicata alla famiglia della ragazza che, però, da due mesi non si trovava più in Calabria. 




Capitolo 4
Marcella Manca

«Che dici, Nico, i recapiti di Roberta saranno rimasti uguali, vero?» Nadia pronunciò quella domanda come una supplica. Desiderava così tanto sapere di più sulla persona che aveva scritto quel messaggio, lasciato al potere delle onde e che la faceva sentire pericolosamente vicina al suo amico d'infanzia, che non vedeva l'ora di ulteriori informazioni. E se le cose fra lei e Nicola fossero destinate a cambiare? Nadia si stava interrogando sui suoi sentimenti, con animo inspiegabilmente speranzoso e al tempo stesso preoccupato.
«Ehi, dove sei?» Nicola era intento a scrutarla da dietro il tavolo, poggiato sulla sabbia, di un ristorantino splendido, “Il Miraggio”, il cui accesso avveniva direttamente da una spiaggia incantata a pochi chilometri da Villasimius. I due giovani si erano concessi una serata speciale per brindare al ritrovamento del messaggio nella bottiglia.
«Oh, scusa. Ero immersa nei miei pensieri!» Nadia fece una pausa perdendosi, per la prima volta in modo completo e penetrante, negli occhi nocciola del suo amico. Nicola, percependo lo stato d'animo che avvolgeva Nadia e che tormentava anche lui, si decise a prenderle la mano e, con un po' d'impaccio, se la portò alla guancia, tenendola lì, come se fosse il bene più prezioso.
«Cosa ci sta succedendo, Na-Nà?» Na-Nà era il soprannome che Nicola dava a Nadia da quando erano bambini e che ogni tanto utilizzava, per la gioia della fanciulla che lo adorava.
«Non lo so, Nico...» Nadia sorrise e, con le dita sulla guancia di lui, premute dalla mano di Nicola, cercò di accarezzarlo. I suoi occhi, verde-azzurri come il mare di fronte a loro, di solito decisi e ironici, erano caldi ed esitanti. «Credo… ehm, non so! Forse stiamo... Forse questa vacanza ci ha…»
«…avvicinati?» Concluse Nicola, esprimendo aspettativa, incertezza e desiderio al tempo stesso.
Nadia, un vulcano di giovane donna con un carattere molto impulsivo e tumultuoso, non resistette all'invito che il volto del ragazzo esprimeva. Si alzò, raggiunse Nicola, lo guardò dritto negli occhi e si chinò a baciarlo, prima dolcemente, e poi, prendendogli il viso tra le mani, con l'ardore che, dalla mattina precedente, sentiva avvolgerle cuore e anima.

Stavano ancora ridendo della battuta pietosa che Nicola aveva fatto sulle cozze marinate in salsa di pomodoro ordinate da Nadia, risa per altro accentuate dall'ebrezza di scoprirsi innamorati e dallo squisito Torbato bianco che, fruttato e fresco, scendeva nelle loro gole con molta facilità, quando il cellulare della fanciulla squillò.
Nadia prese lo Smartphone dalla borsetta e guardò il display.
«Nico! È un numero sconosciuto!»
«Rispondi. Sbrigati!»
«Pronto…»
«Parlo con Nadia Pase?»
«Sì…»
Nadia aveva il batticuore, sentendo dall'altro capo del telefono una voce femminile. Nicola, intanto,  si era  alzato e le si era accostato con l'orecchio, per poter ascoltare.
«Sono Roberta Cetani. Mi hanno detto che lei e Nicola Barni avete ritrovato il mio messaggio…» Un singhiozzo bloccò le parole di Roberta. Nadia, allarmata per la sua reazione, cercò di essere premurosa e delicata.
«Roberta, stia tranquilla. Siamo qui. Il Destino ci ha uniti. Ora ha noi!»




Capitolo 5
Lucrezia Medici

Roberta non riusciva a trovare le parole giuste per esprimere tutte le emozioni che provava in quel momento. Nadia, entusiasta, proseguì: «Roberta, immagino quanto sia emozionata nel sapere che il messaggio ha raggiunto la Sardegna! Io e Nicola vorremo aiutarla nel consegnarlo al destinatario. Se non sono indiscreta, dove vive, ora? L'associazione ci ha comunicato che da due mesi non risiede più in Calabria. Vorremo tanto conoscerla di persona!»
«Nadia, grazie per l’appoggio. Mi sembra doveroso raccontare a entrambi il motivo per cui ho scritto quel messaggio, visto che lo avete ritrovato e siete stati così gentili nel cercarmi. Ma questo apre una ferita dentro me, una crepa che ancora non vede la luce.»
Nadia si sentiva in colpa. La sua testardaggine aveva portato Nicola a cercare ogni informazione su quel messaggio. Quando stava per prendere nuovamente parola, Nicola le strinse la mano, le fece cenno di alzarsi dal tavolo e avvisò il cameriere che sarebbero andati in veranda.
«Vedi, Nadia, ti posso dare del tu vero? Dalla voce sembri molto giovane»
«Certamente, Roberta...»
«Ho partecipato a questa iniziativa quando la mia bambina, Selvaggia, aveva compiuto un anno. Con suo padre Michael, ci siamo amati tanto, un amore di quelli tormentati, passionali. Un amore totale. Qualche anno fa abbiamo deciso di convivere. Le cose andavano meglio, le discussioni erano diminuite, tanto che il nostro amore mi sembrava sempre più forte. Un giorno, scoprii di essere incinta. Michael era al settimo cielo, mi accompagnò a ogni visita e alla prima ecografia, me lo ricordo come fosse ora, mi sussurrò, Siete le mie anime. Ma tutto cambiò, in poco tempo.»
Nadia strinse ancora più forte la mano di Nicola.
«Michael non mi lasciò alcun messaggio e quando provai a chiedere delle spiegazioni, il suo numero era già disattivato.  Da quel giorno, non l'ho più sentito e visto. Gli mandavo le foto delle ecografie per e-mail, alternavo messaggi disperati a messaggi nostalgici. Gli scrivevo frasi irripetibili, ma anche parole dolci. Non ha mai risposto e non ha mai visto Selvaggia. Non sa che ha una splendida bambina, dai capelli biondi come i suoi e con occhi verdi come i miei. Ho smesso di mandargli qualsiasi cosa. Ho affrontato momenti di crisi, in cui non sapevo se ce l'avrei fatta. Grazie a Selvaggia sono andata avanti.»
Nadia faticava a trattenere le lacrime e Nicola le accarezzava dolcemente la schiena bianca.
«Non ho mai smesso di amarlo. Il messaggio in bottiglia era per lui. “Grazie, anima mia”. Lo ringraziavo per avermi donato Selvaggia, il frutto della fusione delle nostre anime, come mi diceva Michael. Ho affidato al mare le mie poche parole perché gli arrivassero, dovunque lui fosse. Evidentemente non è ancora il momento per un chiarimento. Per dare un padre a Selvaggia. Il regalo più grande per me sarebbe ritrovarlo, ma non so da dove iniziare. Per questo è inutile che vi dica dove abito.»
Nadia e Nicola si guardarono. Non sapevano come confortare questa donna, dalla voce spenta e rassegnata.
«Non ho mai pensato che se ne fosse andato con un'altra. Forse sarò presuntuosa, ma l'ho escluso da subito. Penso che il problema sia più grave. Ma che problema potrebbe allontanare un padre dalla sua famiglia? Non so nemmeno perché sto raccontando a voi tutte queste cose!»
«Roberta, buonasera, sono Nicola. Ho ascoltato la storia e le voglio dire che noi ci siamo. La aiuteremo a ritrovare Michael. Vi meritate un'altra possibilità!»
Nadia si commosse, le sue lacrime si mescolarono all'acqua salata del mare e si rannicchiò sul petto del suo Nico. 





Capitolo 6
Daniela Nicoletti

«Da domani cominceremo a cercarlo. Avremo bisogno dei suoi dati personali. Mi invii un messaggio. Non la… non ti lasceremo sola, Roberta!» 
Al mattino presto Roberta inviò a Nicola il suo messaggio, insieme a una fotografia.
La vacanza era ormai finita, Nicola e Nadia, abbracciati e pensierosi, fecero un'ultima passeggiata sulla spiaggia, immortalando nei loro ricordi l'immagine di quel mare azzurro e misterioso. 
Improvvisamente Nadia si fermò. «E se non se ne fosse andato spontaneamente e si fosse trattato di un incidente? E se avesse perso la memoria e non ricordasse più chi è? Se non avesse avuto la possibilità di avvisare nessuno?»
«Calma, calma, Na-Nà! Non avevo pensato a questa ipotesi. Effettivamente era tanto felice per l'arrivo della sua bambina, tra loro andava bene e allora cosa pensi sia successo?»
«Penso che la prima cosa da fare appena rientreremo a Monza sarà quella di consultare gli archivi dell’ospedale; lì c’è l’elenco dettagliato di tutte le persone ricoverate sia negli ospedali che nelle strutture riabilitative. Magari sarà registrato con qualche altro nome. Controllerò dalla data della sua scomparsa tutte le strutture del Sud e della Sardegna! Michael non può essere sparito come una bolla di sapone!».
I giorni seguenti furono molto faticosi ma Nadia, con la sua tenacia, non si lasciò spaventare da quei ritmi frenetici; passarono i mesi e le stagioni e i contatti con Roberta divennero sempre più frequenti; ogni giorno la informavano delle loro ricerche, senza perdere mai la speranza.
«Dove sei, Michael? Fatti trovare, ti prego! Selvaggia ha bisogno di te!» Esclamò Nadia ad alta voce, chiuse gli occhi e si assopì un momento.
Sognò il mare della Sardegna, la spiaggia, la bottiglia, un boschetto di pini marittimi e un edificio bianco con un'insegna "Centro di Riabilitazione Casa Sabina". Si svegliò di soprassalto, con il cuore in gola cercò il nome di quella struttura in Sardegna, e la trovò. Nadia, emozionata, raccontò il sogno a Nicola che, immediatamente, si mise in contatto con il centro; con quel nome, non risultava ricoverata nessuna persona, anche se nella struttura, da un po’ di tempo, c'era uno sconosciuto affetto da amnesia e senza un'identità.
«Devo andare in Sardegna, Nadia! Devo sapere se si tratta di Michael! Aspettiamo, prima di dire tutto a Roberta. Non voglio darle false illusioni!».
Nicola partì. Quel viaggio sembrò interminabile. Parlò subito con il dottore del reparto di neurologia; il paziente ricoverato era affetto da una totale amnesia che gli aveva provocato la perdita della memoria. Non ricordava più nulla! Era stato per diverso tempo in coma e poi, solo da due mesi, era stato trasferito in quel centro di riabilitazione. Se si fosse trattato di Michael, spiegò il dottore, le informazioni di Nicola, sarebbero state utili per la sua guarigione; ma sarebbe stato un processo lungo e difficile.
Chissà, forse la nebbia dei ricordi si sarebbe diradata piano piano.
Nicola chiese di potergli fare visita, entrò nella stanza e per un momento rimase senza parole. Era Michael!
Davanti a sé, vide un uomo malinconico e triste che, dalla finestra della sua camera, fissava il mare. 
Lo salutò: «Ciao, mi chiamo Nicola. Sono venuto a salutarti e a portarti una cosa che ti appartiene» e gli porse la fotografia che lo ritraeva con Roberta e il suo pancione.
Michael fissò a lungo quei volti estranei e irriconoscibili, che non trovavano posto nella sua mente e tornò a guardare il mare.
Il dottore informò Nicola che si sarebbero tenuti in contatto, così decise di ripartire e tornò a casa. Ad attenderlo c’era la sua Na-Nà che, apprese le notizie, scoppiò in un pianto di felicità e di tristezza al tempo stesso.
Come avrebbero raccontato a Roberta la verità? Come le avrebbero detto che, per Michael in quel momento, lei e Selvaggia erano solo due ombre del passato? Decisero di aspettare che le sue condizioni migliorassero.

Ogni giorno, Michael ripeteva lo stesso rituale. Guardava la fotografia nella speranza che quella ragazza dai grandi occhi verdi, gli ricordasse qualcosa o qualcuno. Non ne conosceva neanche il nome, ma le piaceva parlarle, sfiorarle il viso con un dito, tanto da cominciare a provare amore per lei.
Gli incubi, come dei flash accecanti, arrivarono presto nella mente.
Rivide il suo incidente, l'improvvisa partenza, il suo capo che pilotava a bassa quota un piccolo aereo privato, il volto di Roberta, il temporale, il segnale assente sul suo telefono, il pancione, lo schianto sugli scogli, il suo corpo ritrovato svenuto sulla spiaggia. Poi più nulla. Agitato e impaurito non riuscì a riprendere sonno; i ricordi volevano tornare decisamente al loro posto.
Solo il tempo sistemò le cose.

Passò un anno e in primavera, Nicola e Nadia si sposarono accompagnati all'altare da Selvaggia; Roberta fu la loro testimone. A fine giornata le dissero che per il viaggio di nozze sarebbero partiti tutti insieme per la Sardegna. Il tempo di preparare le valigie ed erano già in aeroporto.
Durante il viaggio le dissero di aver ritrovato Michael e le raccontarono finalmente tutto. Incredula e con il cuore che le batteva forte, Roberta scoppiò a piangere ininterrottamente. Da lì a poco lo avrebbero rivisto.

Michael, intento a scrutare il mare, si voltò e vide Roberta e Selvaggia davanti la porta della stanza, chiuse di nuovo gli occhi nella speranza che non si trattasse di un sogno e scoppiò a piangere, mentre tutte e due erano già tra le sue braccia.
«Siete le mie anime!» Furono le uniche parole di Michael per esprimere quell'immensa gioia.
I loro destini perduti nella profondità del mare si erano ritrovati.

Nicola e Nadia si abbracciarono forte. Erano felici.
«Ho un regalo per te, tesoro. Presto avremo un bambino!» sussurrò Nadia.   
Si guardarono profondamente e, con le lacrime agli occhi, Nicola le rispose «GRAZIE, ANIMA MIA!».