Seduti allo stesso tavolo

Seduti allo stesso tavolo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

venerdì 20 dicembre 2024

Numero 459 - Gara Lampo seconda edizione - 20 Dicembre 2024


Torna la GARA LAMPO, la gara di scrittura delle vacanze natalizie, già sperimentata con successo nel 2022.

Vi ricordo il regolamento:

- la gara è aperta a TUTTI, compresi gli autori di Edizioni Convalle. Insomma, è un gioco e tutti possiamo giocare. Quasi quasi partecipo anch'io ;-)

- per partecipare bisogna inviare un racconto di massimo 500 parole (titolo escluso) o una poesia di massimo 30 versi. Ma se volete potete partecipare sia con un racconto che con una poesia. 

- il tema è libero.

- dovete inviare l'elaborato in formato word all'indirizzo steficonvalle@gmail.com ENTRO il 6 gennaio 2025.

- gli elaborati devono essere inediti e mai pubblicati neppure sui social.

- la partecipazione è gratuita MA è gradito e apprezzato l'acquisto di un'opera di Edizioni Convalle. Questo gioco comporta un impiego di tempo da parte mia e quindi credo sia carino da parte di ogni partecipante ricambiare regalandovi una bella opera da leggere. 

- tutti gli elaborati verranno pubblicati in questo numero del Blog, man mano che li riceverò. Questo vi darà modo di leggere con calma i vari testi, ed eventualmente di rileggerli, per poi arrivare alla votazione con le idee chiare.

- la votazione si potrà fare quando tutti i testi in concorso saranno pubblicati nel blog, e cioè dal giorno 8 gennaio 2025. 

- la votazione si svolgerà nel seguente modo: dovrete scrivere in un commento a questo numero del blog quali sono i vostri TRE testi per voi più belli. Il commento dovrà comprendere il nome e il cognome di chi lo sta facendo. Non si accettano commenti anonimi.

- il giorno 16 gennaio 2025, nella diretta del giovedì sera (ore 21) nella Pagina di Edizioni Convalle, verranno letti i racconti che saranno saliti sul podio, ma anche i più meritevoli (a mio giudizio).

- io assegnerò il PREMIO DELLA CRITICA e lo sapete... Sono cattivissima! ;-)

- I vincitori eletti dal voto popolare e quelli che avranno ottenuto il premio della critica riceveranno una nota critica del testo, una sorta di scheda di valutazione che comprende l'analisi dei punti forti e dei punti deboli (se ce ne sono). La scheda di valutazione ha un valore importante perché rientra nei servizi editoriali. Inoltre, i testi vincitori e i relativi autori avranno una puntata del blog a loro dedicata. Una bella vetrina, mi permetto di dire.

Avete letto tutto per bene? Mi raccomando!

Quindi possiamo partire!

Qui di seguito potete cominciare a leggere i testi già arrivati, ma per votare, attenzione, dovrete aspettare la data indicata nel regolamento. 

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Elaborato 1
GLI ASINI VOLANO
Sandra Morara

Se l'Olga gli avesse detto che gli asini volano lui, il Lucio Sempinteri detto Rimbamba, ci avrebbe creduto.
Vuoi i ricci scomposti di quella chioma leonina, vuoi il rosso vermiglio sulle labbra, vuoi le calze nere, a rete, su quelle gambe ben tornite, o vuoi il balcone che trasbordava di abbondanza…
Insomma, bastava uno sguardo a stecchirgli il cuore e - lo so che non dovrei dirlo, e invece lo dico - pure il piano di sotto ci aveva lo scombuglio.
40 scoccati da almeno un quarto di secolo ma, non mi vergogno a dirlo, mia moglie ancora mi produce l'effetto - per non parlare delle fette di prosciutto sugli occhi.
Sul pavimento - lasciati lì alla diavolo boia e con una certa urgenza - un paio di mutande che non erano le sue, un calzino, non solo spaiato, ma pure bucato, e una maglietta nera pubblicitaria con su scritto verde fluo: GINO che lavora di fino - idraulico pronto intervento.
Ma cosa… Ma come…?
Calma e gesso.
Oh caro te, grazie al cielo sei arrivato - per giunta in anticipo - sapessi cosa mi è capitato…
Cose da non credere, e magari tu non ci crederai, perché se non l’avessi visto con i miei occhi nemmeno io ci crederei, ma tant'è…
Me ne stavo bella tranquilla a farmi un pisolino, quando - santapazienza - mi sono trovata un asino nel letto.
E, lo giuro sulla tua testa, io ci ho provato a scacciarlo facendo sciò sciò pussa via con le mani, ma niente da fare.
Sai quanto sono testardi gli asini.
Mah, veramente io sapevo i muli…
Asini, muli, non ha nessuna importanza, non sono forse della stessa razza?
E per fortuna che quando ti ha sentito arrivare si è spaventato ed è scappato via a gambe levate volando dalla finestra.
Ah, questa è proprio bella. Che Gino fosse un asino non è un segreto, che non sa nemmeno fare una O con un bicchiere, e quando giochiamo a briscola fa sempre casino a segnare i punti, per non parlare di quando perde e deve contare i soldi per un cicchetto, ma che ci provasse a volare…
Sai le risate domani quando gliela racconto agli amici del bar.
Il Don - che per via delle voci di popolo, tutto sapeva, anche se non vedeva - non riuscì proprio a trattenersi e, seduta stante, gli scappò uno sghignazzo talmente sonoro da trapassare non solo i timpani suoi e del povero astante, il Lucio Sempinteri detto Rimbamba, che dietro la grata penitente snocciolava i cavoli suoi, ma pure i sette muri.
Non bastasse, anche il confessionale ci mise del suo e - ahimé - con l'eco inopportuno di un maledetto rimbombo rivelatorio, mise tutta la faccenda in piazza.
Una vera goduria per le beghine in fila davanti al rifugio peccatorum per lo spurgo dei peccati.
Un'isperata opportunità. Una golosa circostanza. Un po' d’erba fresca da brucare per almeno una settimana.
Ma sono pronte a scommetterci - forse anche di più.

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Elaborato 2
BASTAVA SOLO UN TI AMO
Milena Mutti

Le sarebbe bastato 
uno “scendi, ti aspetto”
un messaggio notturno
un bacio rubato.

Le sarebbe bastata
la follia di un momento
una rima inventata
una rosa portata dal vento.

Bastava solo un “ti amo”, 
il primo di cento.

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Elaborato 3
MARIANNA
Graziella Braghiroli

Il portico della vecchia cascina è inondato da un insolito sole autunnale e immerso nel silenzio.  Si sente soltanto il cigolio di una sedia a dondolo. Laggiù, vicino al vecchio glicine, è seduta Marianna, mia sorella. Segue il dondolio ritmico della sedia, lo sguardo perso nel vuoto. Non si accorge della mia presenza. La osservo, notando quanto sia  invecchiata in questi ultimi mesi, quanto si stia allontanando dalla vita, come se un'onda inesorabile la trascinasse via.
Marianna ha quindici anni più di me che sono il più  giovane. In mezzo ci sono, o meglio, c’erano altri tre fratelli, tutti maschi. Lei ci ha fatto da mamma. La nostra è  morta quando avevo cinque anni e non me la ricordo. Per noi l'unico punto di riferimento è sempre stato Marianna. Grazie a lei abbiamo avuto una famiglia. Chissà se lei ha mai desiderato averne una tutta sua? Non ce lo siamo mai chiesto.
Ricordo che per un periodo - avrà avuto una trentina d'anni - ha frequentato un certo Gregorio. Faceva il maestro nella scuola del nostro paese e veniva spesso a casa nostra. Né io né i miei fratelli lo sopportavamo. Gli trovavamo tutti i difetti e ne parlavamo malissimo a Marianna. Ma lei non ci ascoltava. Era radiosa. Non penso di averla mai più vista felice come allora. Era cambiata. Canticchiava mentre faceva i lavori di casa, non si arrabbiava più per il nostro disordine e, cosa inaudita, si metteva un velo di rossetto sulle labbra e qualche goccia di lavanda Coldinava, la sua preferita, dietro le orecchie. Quando avevo capito che mia sorella si profumava per Gregorio, ero corso in camera sua e con tutta la cattiveria dell'adolescente che ero, avevo scagliato la boccetta contro il muro, lasciando a terra tutti cocci. Non ho mai  dimenticato lo sguardo di Marianna mentre, senza dire una parola, raccoglieva i resti del suo profumo.
Qualche mese dopo quell'episodio, Gregorio era stato trasferito in un'altra scuola e non avevamo più saputo nulla di lui. Marianna era tornata a essere quella di sempre, anche se, a volte, la sorprendevo a fissare il vuoto con un'espressione triste che non le avevo mai visto prima.
Gli anni sono passati. Io e i miei fratelli ci siamo sposati,  abbiamo avuto figli e nipoti. Marianna è sempre rimasta il nostro porto sicuro. Per lungo tempo, le domeniche e le feste comandate, la famiglia al completo arrivava alla cascina e lei cucinava per tutti. Divoravamo i casoncelli fatti a mano, l'arrosto, le patate al forno che si fondevano in bocca, la sua torta paradiso. Se chiudo gli occhi mi sembra ancora di sentirne il profumo.
Col passare del tempo, gli inviti si erano fatti più rari per poi scomparire del tutto.
I vecchi se ne sono andati e i giovani hanno di meglio da fare. Siamo rimasti soli, io e Marianna. Ormai, mi riconosce a stento. L'onda la sta portando via. E io l’accompagnerò, tenendole la mano, come lei ha fatto per tutta la vita.

§§§§§§§
 
Elaborato 4
CENTO ANNI
Camilla Terso

Oggi è il suo compleanno.
Negli ultimi tempi la guardo come se, davanti a me, ci fosse una clessidra che mi ricorda che il nostro tempo insieme è ormai poco e prezioso. Osservo il suo viso paragonabile a una cartina stradale montuosa con le cime imbiancate e i suoi occhi a tratti assenti che, con la sola vicinanza dei figli, tornano a brillare. Oggi è più bella che mai: nonna Lina compie cento anni.  Un secolo tondo.
È disorientata perché vede la sua casa piena di gente: figli, nuore, nipoti e pronipoti, così decido di sederle accanto e, prendendola per mano, la rassicuro. Dopo un po' arriva il signore con la fascia, come lo chiama lei.
«Chi è quell’uomo e che ci fa qui a casa mia?» mi domanda agitata.
Le rispondo che è il Sindaco e che è venuto apposta per i suoi cento anni e scherzando le dico che è diventata una celebrità.
In quel momento una domanda sfiora la mia mente: ma conviene vivere tanto?
È una cosa che mi spaventa e mi affascina allo stesso tempo. Sempre mentre la osservo, celando un sorriso che lei ricambia con una bocca da lattante, mi chiedo chissà a quanti cambiamenti è sopravvissuta.  Quante persone avrà incontrato nella sua strada e quante ne avrà perse.  Mi sorprende di come il dolore della morte di un figlio non l'abbia uccisa. La risposta è una sola: è una donna di altri tempi.
Qualche anno fa, quando i suoi ricordi erano ancora tutti interi, era capace di rapirmi con i suoi aneddoti, spesso accompagnati dai colori crepuscolari. Storie dove si perdeva e il suo viso sembrava prendere la forma del periodo a cui faceva riferimento il ricordo, oppure, ero io che m'immedesimavo troppo in lei. Però, se parlava di quando era una bambina e della sua bambola di pezza, fatta di qualche stoffa di abito riciclato fino all’impossibile, proprio in quel preciso momento, il suo volto diventava fanciullesco. Scorgevo il suo sguardo innamorato e ancora pieno di pudore quando parlava del suo grande amore per il nonno; l'unico uomo per lei con cui ha fatto sette figli e trovavo assurdo come rammentasse ogni cosa di ognuno di loro. 
Ora ricorda ben poco e dice cose senza un filo logico. Mi fa tenerezza, quella stessa dolcezza che aveva per me quando restavo i pomeriggi interi in sua compagnia.
Alcuni filosofi dicono che l'ingenuità che caratterizza gli anziani serve a far sparire, in loro, il terrore che caratterizza ogni uomo: quello della morte.
Arriva il momento della torta e del soffio delle candeline, delegato a Sofia, la più piccola della famiglia, perché il secolo appena passato ha tolto a nonna Lina tutto il fiato.
La serata volge al termine, la vedo stanca, così l'aiuto a mettersi a letto, proprio come faceva con me quando ero bambina.
«Buonanotte nonna, ci vediamo domani» le dico dandole un bacio.
«Non chiedere più di ciò che il Buon Dio ti dona» mi dice addormentandosi.

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Aspettiamo i prossimi testi! 

 Stefania Convalle


martedì 3 dicembre 2024

Numero 458 - "Giorni da cane" e "Le lettere di Esther", le mie impressioni - 3 dicembre 2024


Ci sono dei romanzi che ti sorprendono, inaspettatamente, perché - chissà perché - di fronte alla narrativa contemporanea a volte siamo un po' snob. Ci avete fatto caso? 
Ho incrociato questo libro nella Libreria di Alice di Rimini, in occasione di una mia presentazione. Gironzolavo tra gli scaffali e "Giorni da cane" mi ha incuriosito, sia per la copertina, sia per il titolo, essendo io cane-dipendente.
Quando l'ho iniziato, il breve prologo mi ha lasciata perplessa. Praticamente c'era tutto quello che non mi piace: troppe descrizioni, troppi nomi, insomma, ho pensato che fosse un buco nell'acqua.
Però sono andata avanti.
E... wow...
Anzi: wow-issimo.
Stile, dieci e lode. Brillante, bel ritmo, moderno ma nel senso giusto del termine, perché alle volte si pensa che moderno sia uguale a una scrittura senza cura, banale, piena di luoghi comuni, sincopata ed elementare; forse perché ci sono tante persone che pubblicano ma non sanno scrivere (sono cattiva, lo so) e quindi si diventa diffidenti rispetto ad autori che non conosciamo. 
Ma torniamo al romanzo in questione. 
Erica Waller scrive benissimo, è ha uno stile tutto suo quando descrive macro e micro, che siano paesaggi o caratteri dei personaggi, emozioni o sentimenti, gioie e dolori.
Tre personaggi principali: George, un vecchio rimasto vedovo da poco; Lizzie, una giovane donna che vive in un rifugio per donne maltrattate; Dan, un counselor con un disturbo ossessivo compulsivo. Tutti hanno a che fare con un cane, ma ogni cagnolino in questione rimane laterale, una silenziosa presenza anche per il lettore. 
La storia procede tramite brevi capitoli (adoro i capitoli brevi!) e in una deliziosa alternanza conosciamo la storia dei tre personaggi. All'inizio non c'è alcun collegamento tra loro, ma piano piano ci sarà qualcosa che metterà l'uno sulla strada degli altri.
Non voglio raccontarvi la trama, ma vi invito a leggerlo perché è una grande storia che parla di sentimenti, di perdita, di assenza, di amore, di rinascita.
C'è humor, c'è commozione: c'è la vita.
Insomma, mi è piaciuto tantissimo. Si è capito?

Ma passiamo al secondo romanzo che ho appena terminato.


Questo è stato un regalo da parte di una mia cara lettrice, non solo delle mie personali opere, ma anche di quelle della mia casa editrice: Edizioni Convalle. Laura Beretta, sapendo che conduco da tanti anni un laboratorio di scrittura, è rimasta incuriosita dalla storia di questo romanzo e me l'ha regalato. 
La protagonista, una libraia francese, decide di fare un laboratorio di scrittura anomalo: gli iscritti dovranno scriversi delle lettere, alla vecchia maniera, con carta e penna per poi spedirsele con la posta. L'idea è interessante e si basa su questa conversazione epistolare. All'inizio si fa un po' fatica a seguire questo incrocio di lettere, botta e risposta, perché ognuno di loro deve scrivere ad almeno due dei compagni di laboratorio, e alcuni di loro hanno nomi simili, i conseguenza il povero lettore è quasi costretto a farsi uno specchietto :-D 
Però, quando si entra nelle dinamiche, si rimane coinvolti dalle storie di ognuno e alcune pagine sono davvero coinvolgenti, talmente coinvolgenti che, una volta concluso il laboratorio, quando la parola torna alla libraia, perde molto brio, ma si tratta solo delle ultime pagine per definire come proseguiranno i rapporti nati tra i vari personaggi. Insomma, mi è piaciuto, anche se "Giorni da cane" trovo sia più romanzo come passo narrativo. 

Ora ho iniziato "Diario d'inverno" di Paul Auster, un libro ancora diverso, bello tosto a livello di profondità, ma di questo vi parlerò quando l'avrò terminato.

Naturalmente vi consiglio sempre e PRIMA DI TUTTO ;-) le opere di Edizioni Convalle che, come sapete, sono solobelleopere! 
C'è davvero l'imbarazzo della scelta e leggendo anche narrativa contemporanea, come i romanzi di cui vi ho parlato in questo numero del Blog, devo dire con grande orgoglio che i nostri non sono da meno, anzi, a volte sono anche superiori come scrittura e intensità.
Magari potete dare un'occhiata: www.edizioniconvalle.com





Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle