Seduti allo stesso tavolo

Seduti allo stesso tavolo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

mercoledì 30 novembre 2016

Numero 255 - Chat,mica chat - 30 Novembre 2016


TORNIAMO AL PICCIONE VIAGGIATORE.
di
Stefania Convalle


Questa sera mi va di giocare, forse perché mi sono tolta il peso di un esame al cuore che mi preoccupava (sono più sana del dottore, non vi libererete ancora di me !) e non so perché mi sia venuto in mente il lato ironico dei miei periodi bui, quando ero da sola col mio cagnolone Rocky, alla ricerca dell’amore.
Una sera,  un’amica mi convinse a iscrivermi a una chat, dove, secondo lei, gli uomini cercavano l’amore vero!
Esattamente come Alice nel Paese delle Meraviglie, le credetti.
Le successive ventiquattro ore mi lasciarono sospesa a metà tra il divertimento e lo sconcerto: ma esistevano davvero maschi (e non dico uomini perché gli uomini sono assolutamente un altro pianeta) del genere?

Una sera come tante. Computer. Amaro. Cane ai miei piedi. Musica.
Curiosiamo un po’ in questa chat, va là!

Lui Toc toc, disturbo? (Frase classica. E fin qui, okay, tutto normale.)

Io No, certo! Ciao.

Lui Ciao, Bella! (Ciao, Bella? Ossignur, cominciamo bene.)   
Cometichiami,quantiannihai,quantoseialta,quantopesi,chemisuraportidireggiseno?

Io Scusa, ma non cerco avventure. Cerco l’amore.

Lui Ah…

MISSING.

Va beh, magari era solo un donnaiolo. Voglio avere fiducia.

Lui Ciao! (Beh, questo saluta normale.)

Io Ciao! Sai, prima ho chattato con un tipo che sembrava cercasse solo un’avventura!

Lui Ah sì? Ma pensa! Dai, non ti preoccupare, non siamo tutti così! Io non cerco un’avventura, cerco una storia seria.

Io Davvero?!

Lui Sì, credo all’amore.

Io Sono contenta! Raccontami di te…

Lui Vediamo, ho 33 anni, mi piace passeggiare nella Natura, amo il mare, il cinema e il teatro, mi piace leggere e… Scusa, una domanda: ma tu le indossi le autoreggenti?

MISSING. Io.

Mi sa che non c’è niente da fare.

Lui Toc toc, ci sei? (Ci risiamo. Vediamo un po’ questo qui che dice.) Sei carina… Posso mandarti la foto del mio... (avete capito, no?)

Io Ehhhhhh???? No che non puoi!!!

Lui Ah… (Ci resta male)

Io Guarda, probabilmente tu cerchi un altro genere di donna, io non cerco avventure…

Lui Mmmmmh, ho capito… Mah, senti, se ti mando la foto, così, senza impegno, tu guardi e decidi, magari cambi idea e ci vediamo!

La situazione è talmente assurda che rido.

Io Accidenti, che autostima! Sei davvero convinto che io possa decidere di uscire con te in base al tuo simpatico amichetto che abita laggiù???

Lui Mai dire mai. (Oh, ‘sto qui è proprio convinto!)

MISSING. Io.

Va beh, adesso mi cancello.

Lui Ehi,ci sei? (E adesso chi è questo qui?) Ciao, hai voglia di parlare con me? (Se non fai il cretino può darsi!)

Io Due chiacchiere, così, tra amici, va bene?

Lui Va bene. La mia ragazza mi ha lasciato…

Io Oh, mi dispiace…

Lui Dice che è troppo corto…

Io Cosa???

Lui ...

 (Ossignur, ci risiamo!)

Io Senti…

Lui No, aspetta! Tu sei più grande e hai esperienza (Uè, calmino, ancora non mi cedono il posto sul tram!)

Io Senti, ragazzo, se lei ti ha lasciato per questo, significa che è una cretina, mollala anche tu che è meglio.

Lui Sì, va beh, ma mi puoi aiutare? Puoi dirmi se è davvero piccolo? Misura tot centimetri.

O.S.S.I.G.N.U.R.

Io Senti, non lo so!

Lui Ma come, non lo sai! Avrai pur avuto qualche uomo!

Io Beh, certo, ma mica andavo a letto col righello!!!

Lui Va beh, ma dimmi a occhio!

(A occhio??)

Io Senti, mi sembra normale.

Lui Davvero? Grazie!! Sei un’amica!!

Io Sì va beh, buonanotte!

Lui Buonanotte, ci risentiamo!

Io Eh sì, come no…

ME NE VADO.

 Lui è permesso?

Io Veramente sto andando via.

Lui No, dai, aspetta, chi sei? (Mia nonna.) 

Io Guarda, ti dico subito che non cerco avventure, così non perdiamo tempo.

Lui Non ti preoccupare, nemmeno io.

Io Ah, bene. (Sì, come no, ci credo eccome!)

Lui Amo la poesia… (Caspita, vuoi vedere che questo non è come gli altri?)

Io Veramente? Io scrivo poesie! Sono una scrittrice.

Lui Perfetto, mia Musa…

Io Ehhhh?

Lui Ho un sogno, l’unico sogno è che tu venga da me e che io possa recitare ai tuoi piedi le mie poesie, sarai la mia regina…

MISSING FOREVER.

Il giorno successivo lo staff della suggestiva chat mi contatta per chiedermi come mai me ne fossi andata. :-D

Meno male che poi mi sono iscritta a Tango Argentino e ho incontrato Giuseppe, in carne e ossa!

Morale della favola: viva la vita vera!






lunedì 28 novembre 2016

Numero 254 - I sogni - 28 Novembre 2016



I SOGNI
di
Stefania Convalle

C'era una volta una bambina timida, schiva, sempre attaccata alle gonne della mamma.
Una mamma molto particolare, una donna che la bambina ha imparato a conoscere davvero dopo averla persa. Una mamma che amava la musica e che trovava pace e  armonia interiore solo davanti al suo pianoforte. Una mamma-artista che poteva avere il mondo ai suoi piedi per come suonava, ma che aveva chiuso il suo sogno in un cassetto per amore della famiglia e delle figlie. Però quella mamma/donna aveva un mondo dentro di sé pieno di amore, generosità verso l'essere umano, che non aveva confini. Una mamma che aveva insegnato alla bambina ad amare l'arte e, a modo suo, i suoi sogni accantonati. 
Altri tempi, altre realtà, altre responsabilità. Ma la bambina aveva imparato la lezione che attraverso un semino era entrato dentro di lei.

E quella bambina aveva anche un padre che con l'arte c'entrava poco, molto pratico, concreto, ma che allo stesso modo della donna che aveva sposato, possedeva determinazione e voglia di realizzare quello che per la propria famiglia sarebbe stato il meglio.

Quella bambina è cresciuta, ha fatto la sua vita all'insegna della rottura di qualsiasi schema, coltivando dentro di sé quello che sentiva appartenerle: un mondo artistico, un mondo fatto di muri da scavalcare, di scelte scomode.

Okay, sono io quella bambina. La mia vita è stata una continua ricerca: dell'amore, di una famiglia da creare, di una realizzazione personale. Non sempre le cose sono andate come volevo, diciamo quasi mai.
Sulla mia strada ho trovato muri altissimi, persone che mi hanno guardata come se fossi un'aliena perché sognavo, sognavo in grande, sognavo "l'impossibile".
Fallimenti? Tanti.
Sogni infranti? Parecchi.
Momenti bui? Ho perso il conto.

Credere in me stessa è stata, a volte, impresa titanica. E ci sono stati giorni, lo confesso, nei quali guardandomi allo specchio, mi sentivo una fallita.

Però è vero che il colpo di reni esiste. Ed è vero che non bisogna mai mollare. Mai. Perché la Vita è una scuola, frase scontata? Sì, ma niente di più rispondente al vero. 
Siamo nati per giocare una partita e anche se ci capita, nell'arco degli anni, più di una "mano" sbagliata, c'è sempre la possibilità di cambiare le carte. Il banco non vince sempre, no.

Oggi, cinquantaquattro anni, il giro di boa è fatto, i bilanci...chi li conta più... 
Non sono più giovane, e mai come oggi lo so. Nel pomeriggio ero con Rebecca, la piccola/grande Rebecca che oggi ha quasi otto anni, e guardando un film insieme a lei, dove due ragazzi correvano su una spiaggia e giocavano agli innamorati con tutta la vita davanti, ho pensato che lei non ha ancora conosciuto l'amore di un uomo, né le delusioni, tutto è ancora sul piatto, mentre io ho già sperimentato gli scherzi del Destino... 
Ma i sogni non mollano, e mi sento forte come un leone! 

Oggi ho un amore maturo e forte accanto a me. Ho la forza e anche l'incoscienza di puntare tutto sul tavolo da gioco, la consapevolezza che non è mai finita finché abbiamo voglia di realizzare qualsiasi cosa sia nel nostro cuore.
Perché ciò che conta è che i nostri sogni abbiano battiti forti e decisi, qualche extrasistole ce la possiamo anche concedere, ma la corsa non finisce finché non ci arrendiamo noi.

La legge della Vita.

Ho vissuto più di metà della mia vita, ma so che è ORA che la quadratura del cerchio è possibile.

Alla fine, non più bambina, porto ancora con me i sogni e le aspirazioni, insieme agli insegnamenti, dei miei genitori. E grazie a loro, grazie ai loro sacrifici dei quali io godo i frutti e i mezzi per realizzare ambiziosi progetti; grazie alle persone che ho saputo richiamare intorno a me; grazie al concetto di Amore e Ricerca della Via giusta; grazie a tutto questo so che posso farcela.

La vita è sempre pronta a mostrarti che... è possibile. E non importa quanti anni si abbia. 
Fino all'ultimo secondo, è possibile.

Credeteci. E provateci.
Non mollate mai.
Mai.





domenica 27 novembre 2016

Numero 253 - Il treno che passa - 27 Novembre 2016


IL TRENO CHE PASSA
di
Stefania Convalle

Quanti treni, quanti. Non me lo ricordo nemmeno più. 
I treni della mia vita, quelli che ho preso, quelli ho perso per un soffio dopo una corsa a perdifiato sulla banchina e ho  visto allontanarsi senza di me, quelli che ho lasciato andare per paura o mancanza di coraggio.
Coraggio, paura, coraggio, paura: una bella lotta.

E adesso sono qui, davanti a quel vagone che ammicca e mi sussurra di salire. Paura di perdere, il grosso punto di domanda che ci viaggia accanto, sempre. 
Intorno a me un fiume di persone che sale, scende, indifferente persino a se stesse. L’umanità che si muove e decide in un attimo, istanti che non dimenticherà più.
L’orologio scandisce i minuti che mancano alla partenza, decisioni che corrono insieme alla lancetta dei secondi. Il tempo passa e mica torna, eh no, questo l’ho imparato! Sono di nuovo bambina con tutta la vita davanti, quasi avessi quel cappottino grigio, calze al ginocchio e stivali con le stringhe. Bambina che stringe il manico di una valigia piena di sogni e fiducia.
Assenza di suoni, silenzio, nonostante il rumore della stazione, voci mute, sorrisi e visi seri che guardo come in un film. Sono dentro o sono fuori? Dentro o fuori. Alla fine si riassume qui tutto il senso di un’esistenza.

Il capotreno, cantastorie di frammenti su rotaie sempre uguali, ha occhi attenti e forse persino lui si sta chiedendo  se stare dentro o fuori, e forse i secondi fuggono anche per lui, dietro quell’aria così composta e sicura. Sarà quella la vita che sognava? Sarà quella la poesia che il destino aveva scritto per quell’uomo nella sua divisa?
Lo guardo. Mi guarda. Che strano, sembra che i nostri pensieri si siano messi a conversare, li sento sorridere tra loro e accendersi una sigaretta dopo tanto tempo che non si fuma più.

Ecco, guarda l’orologio, controlla che tutti i passeggeri siano saliti, chiude le porte; ne manca solo una, la sua. Sale sul primo gradino, si ferma, si volta verso di me che sono ancora lì.
Mi porge una mano. 
Sali. Dai, sali e non ci pensare.

La vita è un’avventura: salgo.

mercoledì 16 novembre 2016

Numero 252 - La stanza senza porte (I racconti della buonanotte) - 16 Novembre 2016


La stanza senza porte
di
Stefania Convalle
(I racconti della buonanotte - 2)

Mi accade ogni notte. Stessa ora, stesso sogno.
Una stanza senza porte, mi trovo lì, non so come ci sono entrata, e non so come ne uscirò. Solo finestre da dove vedo i panorami più svariati. La stanza senza porte è strana, diroccata, abbandonata, trascurata, ma ha un bel pavimento sul quale cammino a passi incerti e curiosi.
E'  una sensazione che mi prende alla gola. I miei pensieri sembrano falene che  sbattono contro le pareti e più si scontrano con i muri scrostati e più diventano cupi, quasi si sentissero chiusi dentro una prigione perché pensieri… sbagliati. Prendono forma, li posso addirittura vedere per come diventano affamati mentre divorano loro stessi, perché in quella stanza non c’è altro se non loro.
Pensieri carnivori che cercano la via, l’uscita nascosta tra i mattoni. Non ce la fanno mai, mai prima del mio risveglio. Mai.
Ma stanotte, prima di addormentarmi, ho letto un vecchio libro che ho trovato su una mensola in alto della mia libreria, polveroso e quasi rassegnato a non essere più toccato dalle mani di qualcuno; sembravano massime, consigli per vivere meglio, forse solo per pensare nel modo giusto.

Ma c’è il giusto modo di pensare?

Caro amico, ricordati che la tua mente è come una stanza senza porte. I pensieri nascono e muoiono lì. Presta attenzione a come li partorirai, perché il loro essere determinerà il panorama che vedrai dalle finestre di quella stanza. Non è facile, ma se ogni sera, quando chiuderai gli occhi prima di dormire, t’immaginerai  sulla montagna più verde e maestosa, con le vette davanti a te, i tuoi pensieri si coloreranno e diventeranno leggeri e accoglienti.
Perché un bel pensiero trova sempre la via: ricordatelo.

Ci provo. 

martedì 8 novembre 2016

Numero 251 - Come ti vedi? - 8 Novembre 2016


Questo è un "gioco" per coraggiosi.

COME TI VEDI?

Siamo capaci di descriverci? Siamo obiettivi con noi stessi?
Ci conosciamo davvero bene?

Provate a descrivervi, come persone, pregi e difetti.
Tratteggiate il vostro carattere, così come lo vedete voi "da dentro" :-)

Come sempre, 
scrivetemi a
steficonvalle@gmail.com
inviandomi il testo del vostro personale ritratto.

Sono proprio curiosa...



Giovanna di Giorgio

Una promessa è una promessa, quindi eccomi qui a cercare di scrivere come mi vedo; non è semplice, ma ci proverò in poche (???) parole.
Dunque... Io credo di essere una persona aperta e gioviale, per quanto riguarda il mio carattere; a volte ho difficoltà a dire quello che provo perché ho sempre paura di infastidire le persone, ma se vedo disponibilità dall'altra parte, allora ci provo;
sono stata una ragazza e un'adulta fortunata, non ho mai avuto grandi problemi, ho avuto una bella infanzia pur non vivendo nell'oro, ho sempre detto che i miei genitori non mi hanno mai fatto mancare niente, e di questo gli sarò sempre grata.

Se poi invece vogliamo parlare del mio aspetto fisico, ecco, qui il tasto è dolente.
Non mi sono mai piaciuta del tutto, non tanto per l'altezza non adeguata alla norma, non arrivo al metro e cinquanta, hihihihih, ma per il fatto che ho sempre fatto fatica a mantenere un peso decente, sono sempre stata (o quasi) cicciottella...no, diciamo grassotta, ecco, e questo mi ha sempre provocato disagio, almeno fino a qualche anno fa quando, cominciando a fregarmene un po', stranamente sono dimagrita di quasi 18 kg; eh beh, quello è stato un bel periodo, poi, di nuovo... sono ingrassata, e insomma, la fisarmonica continua, e questo, al mio "dentro" non fa bene;
quindi è un continuo volermi bene e non volermi vedere per niente.
Insomma, credo di essere una persona semplice, con i problemi che hanno tutti.



Daniela Perego


Che domanda. Come mi vedo? Non ci ho mai pensato, o meglio, nessuno me lo ha mai chiesto.
Difficile descriversi e parlare di sé, ma ancora una volta raccolgo la sfida di Stefania e ci provo.
Allo specchio non mi vedo proprio. Nel senso che l’immagine riflessa non mi appartiene del tutto; sono un po’ in sovrappeso, non rinnego il fatto che mi piaccia il cibo, ma io non mi sento così come mi vedo. Non per vanità o superbia, ma la tipa che mi guarda dallo specchio ha poco a che spartire con me; a parte gli occhi che, nonostante siano di un normalissimo color marrone, vivono di una curiosità infinita, sempre pronti a catturare quanto passi loro davanti. Indugiano sui particolari e poco o nulla sfugge.
Ritengo di essere una persona equilibrata, tranquilla, matura e molto accomodante. Tranne la solita eccezione che conferma la regola di qualche sfuriata, quando proprio raggiungo il limite della pazienza che mi fa un po’ difetto, ma col passare degli anni ho imparato a contare prima di sbottare.
La pigrizia certe volte ha il sopravvento e allora posso stare in casa anche più giorni senza uscire, se non ho impegni lavorativi, perché come una vera cancerina amo la casa. Può capitare che mi alzi la mattina con il “piede sinistro”, sempre per influenza astrale del segno zodiacale, ma sto imparando a scegliere il piede giusto con cui scendere dal letto.
Amo leggere e da qualche tempo mi diletto nella scrittura, mia passione da sempre; adoro andare al cinema, amo viaggiare. So ascoltare e, in questo mondo sempre più virtuale, mi piace incontrare le persone e stringere ancora le mani e abbracciare.
Insomma sono una persona come tante, normalissima con pregi e difetti, ma come tutti: unica!



Maria Rita Sanna

   
Mia madre mi ripeteva spesso che avevo i grilli in testa. 
Io non li sentivo, ma lei li vedeva. Oggi, con i cinquantadue anni che stanno per suonare alla porta, me li sento e me li vedo.
Mi vedo e mi sento ottimista, fiduciosa nella buona riuscita di una situazione; quando prendo un impegno, lo porto avanti con serietà, mi affeziono presto alle persone, dopo una prima diffidenza. Mi vedo gentile e disponibile; forse, leggermente dura con i miei familiari, insofferente in situazioni di vita monotona, nonostante sia molto abitudinaria.
Il mio difetto più grande è non saper distinguere la realtà dall'illusione. Quest'ultima, svanita, diventa tanto più insopportabile e deprimente quanto più valore affettivo gli ho dato.
In queste situazioni vengono in aiuto i miei grilli, regalandomi nuove musiche.



Riccardo Simoncini


01:19 - Lei: Io voglio sapere di te, non dell'idea che hai di me.

01:23   - Lui: Io?

Su di me ho poche idee e tutte confuse. Io sono un leone. Una roccia. Una forza indiscussa. Da sempre convinto di essere piccolo, tenero, timido, crescendo sono diventato quello che sono, senza sapere di esserlo. Da poco ho cominciato ad acquisire consapevolezza e sono stordito. Io non mi vedo così. Ma tutto e tutti mi fanno notare il contrario.
È micidiale scoprire di essere diverso da quello che credevi di essere. È pesante essere il riferimento di tanti, il sostegno per tutti. Non si può cedere. Mai.
Ed è piacevole e stancante allo stesso tempo.
Ma non sono preoccupato: ho solo bisogno di tempo, per crescere ancora un po’ ed assestarmi.

01:25 - Lei: Questo sei tu? Ti vedi così?

01:26 - Lui: Non so più cosa vedo. Vedo cambiamenti. Ma adesso so che sono forte. Sono cresciuto senza saperlo.

...


Stefania Convalle


Voglio rispondere anch'io alla mia stessa domanda: 
come mi vedo.

Piccola, morbida, accogliente.
E con questo abbiamo esaurito la parte fisica ;-)

Tenace. 
Credo sia il tratto del carattere che più mi contraddistingue.

Se credo in qualcosa, non mollo mai, fino a quando non ottengo quello che voglio.

Ma so anche fare un passo indietro quando capisco che non è più la mia strada, quindi posso anche affermare di avere una certa elasticità di carattere.

Mi vengono in mente almeno altri venti o trenta pregi ;-) ma sembra che non si possano dire ad alta voca perché si rischia di essere definiti "immodesti" :-D

Quindi meglio che mi fermi qui. Anche perché credo di avere un comportamento nella vita coerente a quella che sono, e quindi si vede tutto, in positivo e negativo.
Come si suol dire: sono un libro aperto.

In negativo... Beh, ho capito, anche ascoltando gli altri, che è difficile riconoscere i lati del carattere che vengono definiti "difetti", anche se credo sia tutto soggettivo e misurabile solo in relazione agli altri presi singolarmente.

In effetti non è facile guardarsi allo specchio e ammettere di avere qualche difettuccio;-) Impresa ardua verso se stessi, figuriamoci se si scrive su un blog!

Ma ci voglio provare.

Permalosa? Beh, sì, dai, lo ammetto, un pochino ;-) ma in mia difesa penso di esserlo solo se mi si appiccica un'etichetta che non riconosco dentro di me. Con gli anni, con l'età che avanza, ho anche imparato a ridere dei miei lati deboli, soprattutto davanti agli altri.

L'ironia è certamente un'arma che non mi manca!

Più precisamente: autoironia, che, tra parentesi, spesso salva la vita :-D

Poi ci sono i pregi "a doppio taglio", e lì, ho ancora tanto da imparare nella mia evoluzione personale...

Mi ritengo una persona generosa, ma me la prendo se poi vengo usata o se le persone non sono riconoscenti... Eh, lo so, questa è una confessione che mi costa, quindi apprezzate lo sforzo;-)
Irascibile? A volte.
Pigra? Abbastanza, ma il Sagittario che segna il mio ascendente mi salva e mi dà lo sprint per scalare l'Everest ogni giorno.

Sensibile, credo di esserlo, ma non so se definirlo un pregio o un difetto. Credo sia fifty fifty.

Paure? Poche. Le classiche: malattia, morte, fallimenti, povertà, solitudine.
Ma credo anche di avere un bel po' di coraggio.

Empatica. Ma questo è un pregio :-D
Leale. Anche questo è un pregio :-D
Paziente. All'ennesima potenza, sembra un pregio, ma a volte è un difetto.

Caspita, è difficile trovarsi dei difetti!!

Vendicativa? No. Però non dimentico i torti subiti, me li lego al dito e la fiducia è persa.
Ma se amo, allora le cose cambiano.
Credo di saper perdonare e, soprattutto, dimenticare.

Insomma, che ne dite, mi faranno santa? :-D

CI CONTO!!!!

...




Daniela Quadri


Chi sono?
A volte non mi capisco nemmeno io, figurarsi che gran casino cercare di spiegare chi sono agli altri!
Vabbè ci provo, ma solo perché a pelle mi sono simpatica. 
A pelle già dice molto di me; sono una che ci impiega due secondi a decidere se c’è feeling con una persona appena conosciuta, questione di ormoni o qualche altra diavoleria chimica dicono, ma mi prendo il mio tempo, anche anni, per capire che è arrivato il momento di mandare al diavolo qualcuno! Non sarò una scheggia in fatto di decision-making - uè si vede che bazzico nel marketing! - ,ma quando il dado è tratto non ce n’è più per nessuno.
Quando chiudo la porta, butto via chiavi e chiavistello e questo vale per tutti: amici, parenti e amanti. Perché non c’è cosa peggiore - per me che mi fido del prossimo, che cerco sempre di trovare del buono in tutti, che concedo non due, ma tre o quattro opportunità - che sentirmi usata, tradita o presa in giro.
Non faccio uso di bugie, nemmeno quelle bianche, e mi vengono le bolle quando becco qualcuno in flagrante! Chi perde la mia fiducia, non deve nemmeno provare a sudare le sette camicie, butterebbe soltanto via i soldi della lavanderia! Una volta persa, è persa, inutile parlarne ancora. E poi bastian contrario come sono, ogni insistenza sortisce esattamente l’effetto contrario.
Sì, lo so, sono una talebana, ma meglio avere chiara la distinzione tra il bianco e il nero che nascondersi dietro 50 sfumature di grigio (sic). Che poi senza mezze misure lo sono anche nei miei lati positivi: fedele, generosa, altruista, disponibile, anche a rischio di darmi della scema quando mi ritrovo a fare i conti con l’indifferenza e l’ingratitudine.
Sensibilità e senso del dovere a mille, diplomazia e faccia tosta a zero; prendo fuoco come un cerino per tutte le ingiustizie del mondo, ma mi si legge in faccia, tipo luminaria di Natale, quando sono a disagio o in difficoltà.
Non faccio neanche uso di sostanze stupefacenti; nella maggior parte dei casi sono già stupefatta di mio. Dei piccoli-grandi risultati che ho raggiunto con il sudore della fronte, con un impegno e una forza di volontà che mi hanno valso il soprannome Costanza,  e con una pazienza che fa sfigurare persino Giobbe. E mi stupisco ogni volta che mi ritrovo a discutere e a litigare con quella Daniela paurosa, intimorita dalle novità e dai cambiamenti, terrorizzata dai grandi drammi  (si legge malattie e morte) che, prima o poi, mi toccheranno da vicino. Insomma con quella parte lagnosa, permalosa, amletica e un po’ vigliacchetta che, ogni tanto, sbuca fuori e mi mette i bastoni tra le ruote.
Forse è meglio così, perché se non ci fosse anche lei - il lato oscuro di questa Gemellina - sarebbero cosini amari per chi mi sta accanto!
Ma ve la immaginate una Daniela sempre esuberante, egocentrica, briosa, ironica, pungente, sarcastica? No, dai! Un po’ va bene, ma sempre… Che palle! Non la sopporterei nemmeno io.
Allora mi tengo così come sono, anche perché la garanzia soddisfatti o rimborsati per questo articolo ancora non l’hanno inventata, e mi prometto che cercherò di concentrarmi sulle tante cose positive che la vita mi ha donato (non sto a elencarle ma Chi deve saperlo, sa che Gli sono grata dal profondo del mio cuore); soprattutto le due persone che mi hanno sempre amata incondizionatamente e che lo faranno fino al loro ultimo respiro.
Direi che per una che preferisce ascoltare, piuttosto che parlare di sé, ho già scritto abbastanza. Il pippone è finito, andate in pace (se non dovessimo sentirci più, sappiate che il fulmine mi ha presa in pieno…). 




domenica 6 novembre 2016

Numero 250 - Il racconto più breve della storia: 78 parole - 6 Novembre 2016


DJ NELLA NOTTE
di
Stefania Convalle

Un piccolo studio dalle pareti verdi, il mio vestito di questa notte. Lo indosso volentieri, amo questo lavoro fatto di parole sussurrate a un microfono, radioascoltatori nottambuli che chiedono attenzione.

Notte stellata a tutti, cari amici che mi seguite, chi c'è in linea?

La telefonata arriva e rimbalza sulle pareti. La voce roca e impastata di alcol trascina parole di solitudine e disperazione.

Come ti chiami?

No - risponde lento - chiedimi come mi chiamavo.

Off line.

Numero 249 - Un laboratorio tra scrittura, abbracci ed emozioni - 6 Novembre 2016


Uno dei primi esperimenti dei  laboratori di scrittura creativa che conduco è indagare il senso del tatto. 
Come? 
Stiamo in un abbraccio, ma non un abbraccio qualsiasi! Un abbraccio di fiducia, di abbandono, di incontro tra due energie. 
E dico sempre: gustatevelo, ascoltatelo, ponete attenzione alle emozioni che suscita, vivetevelo senza fretta e poi... descrivetelo con le parole.

Ecco qui "Gli abbracci" descritti dai miei allievi, abbracci diversi tra loro, abbracci di tutti i generi: spontanei, cercati, amati, imbarazzati, forzati, amichevoli, coccolosi, silenziosi, partecipati, distaccati, titubanti, affettuosi... 
Ma sempre E.M.O.Z.I.O.N.A.N.T.I

Rigorosamente in ordine alfabetico.




L'abbraccio
di Sergio Bertinelli

(Abbraccio lei)

L’ho abbracciata tante volte, a casa sua, a casa mia, la conosco da quasi 30 anni, ma quella volta il contatto con il suo corpo mi ha collegato a tutta la tristezza che c’era nel mio cuore, nei nostri cuori.
Avevo resistito fino alla fine, con un prete che non avrebbe emozionato o ispirato neppure madre Teresa di Calcutta, con quel procedere nella funzione funebre piatto come non mi ricordavo fosse possibile, e mi stava montando una sorta di tristezza in più, di rammarico in più, di convincimento che non era giusto che l’ultimo saluto alla mia mamma dovesse essere così privo di sentimento per mano di quel prete troppo vecchio per capirci e troppo lontano da quella funzione per parlarci.
Quell’abbraccio, però, mi aveva proiettato nel mondo reale, avevo sentito in quel contatto tutto l’affetto e la tristezza di chi aveva perso un'altra Rina, la nonna, della stessa età della mamma e con un rapporto molto, molto simile al mio.
E non c'era stato più scampo, le lacrime, sopite fino a quel momento, parevano scendere senza più freni;  i singhiozzi, in un crescendo scoordinato, muovevano i nostri corpi senza più barriere, senza più inibizioni, in un'unione dove l’amore e il dolore si stavano mescolando, come non mi era mai capitato.
È stato l’abbraccio più emozionante della mia vita.

...


L'abbraccio          
di Rosanna Calandra

(Abbraccio al maschile)

 Sei arrivato così di corsa nella sala affollata che prima ancora di conoscere il tuo viso, ho riconosciuto la tua voce: "Eccomi, sono qui, come ti posso aiutare?" Hai esclamato!
 Ho alzato lo sguardo e in pochi secondi ho superato la cattedra e il groviglio di cavi che facevano da spartiacque. Quando le mie braccia oblique, quasi perpendicolari al pavimento, ti hanno circondato, tutta l’aria che respiravo sapeva già del tuo profumo. Giusto il tempo di chiudere gli occhi e ho sentito con le mie mani quella poca carne sulle tue spalle, troppo poca rispetto al mio troppo seno contro il tuo petto.
 Ti ho stretto, ma con timore, trattenendo un po’ il respiro, timorosa che quel lieve movimento del mio torace creasse ulteriori malintesi. Pochi secondi, ma sufficienti per sentire il tuo sesso, innocuo, che allo stesso modo credo si sia imposto un immobile silenzio. C’eravamo conosciuti solo dodici ore prima, quando una telefonata di pochi minuti ti aveva raccontato. Ci siamo visti la mattina seguente e un abbraccio di pochi secondi mi ha detto molto di più di te.

...



L'abbraccio
di Michele Fierro

 (Abbraccio a mia figlia)

Il saluto, sulla soglia della porta di casa, è un rituale ormai, dopo quasi sette anni.
Dalla fine del week end trascorso insieme passeranno quindici giorni prima di rivederci e la mia bambina, che ho appena riaccompagnato a casa dalla sua mamma, mi corre incontro nello stesso identico modo in cui lo aveva fatto il giorno prima, quando ero andato a prenderla.
Si stringe forte a me, dopo aver fatto quel balzo in su che diventa sempre più difficile da contrastare a mano a mano che cresce, che diventa più grande.
Ne sento il profumo intenso della pelle, della donna che sta per sbocciare, e delle incertezze di ieri che stanno rapidamente, troppo rapidamente, diventando certezze. Eppure è un bene, si sa.
Posso avvertire la gioia nei suoi occhi, anche senza guardarli, perché è la stessa gioia che mi dà il tenerla fra le mia braccia, la gioia di sentirla serena che è, in ultimo, il solo scopo del mio essere padre, mai abbastanza presente, che solo così riesco a sentire di avere raggiunto.
Mi dà l’ennesimo “strizzone”, con quelle braccette smilze, mentre le accarezzo i capelli morbidi identici a quelli di mia madre e, nel tenerla stretta a me, riaffiorano i ricordi della donna che mi ha dato la vita, in questo abbraccio che sa di “passaggio”, con me nel mezzo nel ruolo di veicolo nemmeno tanto inconsapevole.
Mi saluta aggiungendo alla stretta un sonoro bacio sulla mia guancia, colmo di tutto l’amore incondizionato di cui non ho ancora perso nemmeno una briciola.
E le speranze, quelle che ripasso ogni notte prima di addormentarmi, di vederla donna adulta, forte e risoluta, di sconfiggere ogni paura e saperla al sicuro, di poterla proteggere ogni volta che ne avrà bisogno, si ripresentano nella mia mente nel pieno di questo abbraccio e così, in questo momento, so che ce la farà.
Sicuramente ce la farà perché, almeno lei, è forte.

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L'abbraccio 
di Barbara Gallo

Disagio, secco, ossa, il tessuto del vestito che indossa mi provoca fastidio, profumo di pulito, necessità di porre una distanza, guardando negli occhi ma con distanza fisica. Senso di oppressione, soffocamento, ho bisogno di parlare per mascherare il disagio, riempire il vuoto con parole evitando discorsi personali.

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L'abbraccio
di Marilena Mascarello


(Esperienza di abbraccio una donna)

Accolgo nell'abbraccio mia figlia.
Lei, alla mia richiesta, rimane perplessa - non ci si abbraccia a comando - mi dice. Premetto che non ho mai lesinato abbracci alle mie figlie, anche da adulte quali sono ora, ma sono spesso dimostrazioni di affetto fugaci.
Dopo un primo momento, mi guarda ammiccante con un ampio sorriso e allarga le braccia. Le vado incontro e la stringo io per prima. Lei si lascia avvolgere rimanendo ferma, mi mette le braccia intorno alle spalle, resta rigida, poi ride divertita.
Frequentando un corso di biodanza ho avuto l'opportunità di allenarmi all'abbraccio; con i compagni di corso ho riscoperto l'emozione del contato umano. 
Ma con mia figlia è meraviglioso! 
L'abbraccio stretta, la sollecito con delle carezze, provo un'infinita tenerezza e un senso di calore che proviene dall'energia che inconsapevolmente mi passa. Lei è più alta e sembro essere io la bambina in cerca di sicurezza, appoggio il viso sulla sua spalla, lei ride ancora, poi si scioglie e dopo pochi attimi tutto il corpo aderisce al mio e appoggia la testa sulla mia. Stiamo così… 
E torno al giorno in cui l'abbracciai per la prima volta, un esserino piccolo adagiato sul mio corpo, mi commuovo intensamente. Qualche attimo e poi ridiamo insieme, ancora abbracciate.

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L'abbraccio
di Teresa Pancallo

(Un amore lontano)

E' bastato un abbraccio per riportarmi indietro nel tempo. Sono passati circa vent'anni da quando ci siamo visti l'ultima volta, eppure, quel bacio sul collo, la barba morbida che mi solletica un po', il calore del tuo corpo, mi fanno riprovare le stesse emozioni di allora... Rivedo me, giovane donna seduta alla macchina da scrivere, e te che arrivi alle mie spalle e poni un leggero bacio sul mio collo. Una lieve nostalgia... Forse il rimpianto per quello che poteva essere un grande amore e che le mie paure hanno fatto svanire.

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L'abbraccio
di Daniela Perego

(un uomo)

Così come un ormeggio sicuro in porto, al riparo dalle mareggiate, l’abbraccio è protezione, calore, scioglie le tensioni e regala benessere pacificando le tempeste emotive.
Circondati da braccia amorevoli e forti in cui sentirsi a casa, lasciarsi andare totalmente, alleggerendo il cuore e la mente dai pensieri come una cura alle avversità quotidiane; l’abbraccio è presenza, consolazione, incoraggiamento e molto altro, non solo un semplice gesto d’affetto.
Avvolti dalle braccia della persona amata, abbandonarsi piacevolmente in un abbraccio d’amore che risveglia i sensi e scatena emozioni da condividere, complicità, tenerezza e intimità.
L’abbraccio è un gesto semplice che può racchiudere un mondo.

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L'abbraccio
di Carla Pozzi

(Mia figlia)

L'abbraccio più bello è quello con te. Nel nostro abbracciarci c'è dentro tutto: amore, dolcezza, sofferenza e speranza.
E' un calore avvolgente che sa di buono.
La sensazione che mi arriva dritta al cuore, quando ci troviamo unite nel nostro bisogno di abbracciarci, oltre all'amore infinito, è quella di trasmetterti la forza e il coraggio, che tanto ti servono nella vita.

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L'abbraccio 
di Daniela Quadri

(Andrea)

La tua pelle mi avvolge con il profumo dell'amore. 
Sa di muschio ombroso e spezie lontane. Ruvida e dura, là dove la mia ti accoglie come pesca setosa maturata al sole caldo dell'estate. 
Lecco il sale amaro sulle cicatrici della tua anima.
Sento i battiti del tuo cuore che danzano al ritmo del mio respiro. 
Il tuo calore scioglie quel grumo nero di paura che soffoca le mie notti.
Accarezzo lentamente il tuo volto umido di desiderio e imploro il tempo di fermarsi per sempre nelle pieghe sottili della tua carne.
E mi abbandono  a questo abbraccio eterno che mi salverà dal buio della morte.

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L'abbraccio 
di Carmen Ronco

Cerco di descriverne uno che mi è capitato abbracciando la mia responsabile, sì, la responsabile, proprio lei, che non è un'amica, ma  una persona che mi ha sempre rispettata e accolta bene. 
Non poteva essere che un abbraccio di rispetto, pensando che a lei tenevo e le volevo bene. 
Al mio fianco c'era la mia collega/amica che si era stupita e aveva detto, una volta uscite: "A me, però, un abbraccio così non l'hai mai dato." 
In effetti,  pensandoci bene, poteva risultare differente, perché lei, è sì un'amica, ma ho avuto anche qualche discussione e mai un chiarimento. 
Sentivo che lei aveva percepito qualcosa di diverso, ma per vari motivi io non riesco neanche più ad abbracciarla.

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L'abbraccio
di Maria Rita Sanna

(abbraccio un uomo)

Abbracciare un uomo è diverso da abbracciare una donna: trovo molto più imbarazzo, mi sento goffa e non vedo l'ora di finirlo subito, perché quei pochi secondi mi sembrano un'eternità.
Oggi ho abbracciato Riccardo, è un ragazzo di circa ventiquattro anni, e credo che anche lui fosse imbarazzato, certo non sono una miss, però si è mostrato disponibile alla mia richiesta di esperimento. 
Il suo abbraccio è stato dolce e discreto, quasi a volermi confortare, ho pensato che probabilmente sarà un marito tenero e un padre amorevole. Molto spesso invidio  i giovani perché li vedo abbracciarsi tra loro indistintamente, maschi e femmine, e lo fanno con tanta naturalezza. E' bello vederli.
Purtroppo per l'educazione che ho ricevuto la mia disinvoltura negli abbracci si è fermata a circa sedici anni, e dopo molti anni di dubbi e incertezze adesso riscopro questa splendida esperienza.


Che dire, 
abbracciate di più!


E voi, in quale abbraccio tra quelli descritti, vi siete identificati di più?