Da svariati anni ama la scrittura, questa passione le ha fatto fare un cammino partecipando a vari corsi, fino ad arrivare a settembre 2019 a Edizioni Convalle. Attualmente sta partecipando al laboratorio di scrittura oltre che a quello di editing. Ha partecipato e vinto il "Premio Letterario Internazionale Massa città Fiabesca di Mare e di Marmo" anno 2020, per la sezione 100 parole. Sta scrivendo un romanzo che è in corso d’opera, insieme a tanti altri sogni nel cassetto della mente.
Cosa ti ha spinto a iniziare questo
percorso?
In percentuale a quanto letto e
valutato, secondo te, quanto di valido arriva a una CE?
Per la mia esperienza di valido
arriva veramente poco.
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Silvana Da Roit è nata nel 1960 a Domodossola, nella provincia del Verbano Cusio Ossola. Dal 2015 scrive articoli sul sito "I racconti del Viandante", storie della valle dell’Ossola per parlare della sua terra. Nel 2019 decide di seguire il Laboratorio di Scrittura Creativa di Stefania Convalle e nel 2020 partecipa al Premio Letterario "Dentro l’amore" ottenendo una menzione speciale. "I tunnel di Oxilla" è il suo primo romanzo. In uscita il nuovo romanzo "Niente come prima".
Cosa ti ha spinto a iniziare
questo percorso?
Ho iniziato questo percorso per
affinare capacità e competenze già apprese durante il laboratorio di scrittura
più pazzo del mondo, in modo da essere più sicura nella presentazione e
correzione dei miei scritti.
Molte di voi sono già autrici edite e altre lo saranno, ma tutte scrivete: com’è cambiato l’approccio alla tua scrittura personale?
Quando ho iniziato a scrivere, non
davo la giusta importanza alla formattazione. Ritenevo che il contenuto dovesse
prevalere sulla forma senza considerare che l’ordine, un font morbido e chiaro, aumentano il valore di un testo e predispongono il lettore a una lettura più
attenta. Durante il corso ho ridefinito l’importanza della punteggiatura
spostando l'accento da conoscenza grammaticale a respiro vero, quello che non
esalta il silenzio, ma che è capace di incantare l’immaginazione. Strada
facendo ho imparato che un testo deve essere pulito; via ripetizioni, refusi,
ridondanza di aggettivi e avverbi che non aggiungono nulla.
In questo percorso ti sei addentrata in alcuni dei passaggi che portano alla pubblicazione di un libro: valutazione di un testo per decidere se pubblicarlo; editing; controllo finale di un testo prima che vada in stampa. Cosa ti ha dato a livello personale sperimentare le fasi che conducono alla pubblicazione di un libro? Quale preferisci svolgere e perché?
Anzitutto ho capito l’urgenza di
allontanarmi dal mio gusto personale in tema di lettura, di bilanciare la
tendenza ad assumere il ruolo della maestrina dalla penna rossa o, al contrario,
di entrare in modalità chioccia perché l’autore ispira simpatia. Con la
valutazione dei manoscritti cerchiamo la bella scrittura, non personaggi.
In quanto all’editing vero e
proprio, non è sufficiente applicare regole prestabilite perché le variabili
sono molteplici e richiedono soluzioni diverse, caso per caso; insomma, una
sfida continua rispettando lo stile dell’autore.
La lettura finale, compito di
grande responsabilità, richiede massima concentrazione e vista da falco che vanno
applicate a ogni singola parola per riguardo all’autore e alla casa editrice.
Io trovo elettrizzante leggere
nuovi manoscritti, mi piace pulirne i testi; amo un po' meno la lettura finale,
ma non la disdegno.
Questa esperienza fianco a fianco con un’addetta ai lavori - l'editrice - cosa ti ha fatto capire di nuovo rispetto al lavoro dietro le quinte?
Sicuramente che è un mondo molto
più complicato di quanto abbia mai pensato, faticoso e impegnativo. Ma so che,
alla fine, vale la pena. Mettere il libro finito in mano all’autore equivale a firmare
sogni.
Cosa consiglieresti a un autore nel modo di proporsi a un editore?
Di preparare una educata mail di
accompagnamento allegando la sinossi dell’opera, il manoscritto ordinato e
pulito quantomeno da macroscopici errori grammaticali. Nel caso avesse
pubblicato più volte e con differenti case editrici, sarebbe opportuno
spiegarne la motivazione, la sincerità premia.
Quale riflessione hai fatto leggendo e valutando testi proposti a questa casa editrice?
Dicono che in Italia si legga poco,
al contrario tutti si improvvisano autori. Non è scrivendo migliaia e migliaia
di parole che si diventa automaticamente scrittori; ci vuole esercizio, fatica,
umiltà, voglia di apprendere sperimentandosi. Attitudini e qualità spesso poco
presenti.
In percentuale a quanto letto e valutato, secondo te, quanto di valido arriva a una CE?
Risposta stringata, un 10% scarso.
§§§
Tiziana Mazza nasce a Milano nel
1962 dove compie gli studi umanistici con indirizzo in lingue straniere. Lavora
per quindici anni nel settore delle televisioni private, per lo più come
promoter video. Amante dello sport, del ballo e della lettura, ama cimentarsi
in molteplici attività, decide così di frequentare un corso di scrittura
creativa tenuto dall’amica scrittrice Stefania Convalle. In breve si appassiona
e partecipa a gare di scrittura sui blog on line e al Premio Letterario “Dentro
l’amore”, dove nell’edizione 2017 riceve la menzione per la poesia, e nel 2019
e 2020 si qualifica entrambe le volte nella rosa dei finalisti. "Sulle tracce di Lucifero" è il suo primo
romanzo, un giallo-rosa ambientato nel Triangolo Lariano dove vive attualmente. Fresco di stampa, "Compleanni in noir", racconti gialli.
Cosa ti ha spinto a iniziare questo percorso?
La
curiosità di apprendere l’arte dell’editing. Da quando mi sono appassionata alla scrittura, mi piace studiare tutto
quello che gravita intorno a questo mondo. Imparare a editare mi serve anche
per affinare la mia scrittura e arricchire il mio stile, senza tuttavia
snaturarlo.
Molte
di voi sono già autrici edite e altre lo saranno, ma tutte scrivete: com'è
cambiato l'approccio alla tua scrittura personale facendo questo percorso?
Sono
molto più attenta ai particolari, leggo e rileggo quello che scrivo fino a che
non mi convince, stando molto attenta alle ripetizioni e all’uso degli avverbi.
Cerco di usare un linguaggio di immediata comprensione. Tutto deve filare
liscio ed essere facile da capire per il lettore. Aborro il linguaggio
ridondante quando leggo e cerco, quindi, di evitare di commettere lo stesso
errore quando scrivo.
In
questo percorso vi siete addentrate in alcuni dei passaggi che portano alla
pubblicazione di un libro: valutazione di un testo per decidere se pubblicarlo;
editing; controllo finale di un testo prima che vada in stampa. Cosa ti ha
dato, a livello personale, sperimentare ognuna di queste tre fasi? Quale
preferisci svolgere e perché?
Sono tre fasi ugualmente importanti. Tutte molto delicate perché si ha a che fare con lo scritto che altre persone ci affidano. La fase di valutazione mi ha insegnato a mettere da parte i miei gusti personali e a guardare soprattutto alla bella scrittura, quella ricca di belle immagini che sa andare dritta al cuore del lettore. Alle volte una storia ben scritta risulta arida e quindi poco interessante, mentre spesso capita che una storia, un po’ zoppicante dal punto di vista grammaticale, presenti un contenuto meritevole di essere letto e pubblicato. La fase di editing a mio avviso è la più delicata. Devi riuscire a presentare lo scritto che ti viene affidato con il miglior vestito possibile senza lasciarti tentare dal gusto personale. Correggere gli errori e le incongruenze, alleggerire dove è necessario senza essere invadente con il tuo stile. Non è per niente facile. La terza fase, quella del controllo finale prima dell’andata in stampa, prevede la capacità di estraniarsi dal contenuto dell’opera per guardare solo alle parole, attenti a scovare anche il più piccolo refuso. Cosa non facile dopo che hai letto e riletto lo stesso testo più volte, perché a questo punto la mente legge più veloce dell’occhio e non vede più i refusi. È consigliabile che questa fase sia affidata a una persona che legga il testo per la prima volta, coglierà molto più facilmente l’errore.
Quale
di queste fasi preferisco? È difficile rispondere a questa domanda. Mi sono
piaciute tutte e tre. Ma forse quella dell’editing, seppur mi abbia spaventata
per la responsabilità di cui mi sono sentita investita, una volta finito il
lavoro mi ha dato più soddisfazione. Mi piace comunque anche andare alla
ricerca dei talenti da pubblicare; mentre per quanto riguarda il controllo
finale, sebbene più noioso, credo di esserci naturalmente portata, molto spesso
infatti mi ritrovo a scovare refusi anche nelle opere che leggo per diletto.
(Deformazione professionale?)
Questa
esperienza fianco a fianco con un'addetta ai lavori - l'editrice - cosa ti ha
fatto capire di nuovo rispetto al lavoro dietro le quinte?
Ho
imparato, o forse dovrei dire sto imparando, che è un duro lavoro che solo
l’esperienza, accompagnata da tanta sensibilità, consente di svolgere al
meglio.
Cosa
consiglieresti, ora che hai acquisito esperienza, a un autore nel modo
di proporsi a un editore?
Quale riflessione avete fatto leggendo e valutando testi proposti a questa casa
editrice? Siate sincere.
In percentuale a quanto letto e valutato, secondo voi, quanto, di valido arriva
a una CE?
La
prima cosa che consiglierei a un autore è quella di rileggere bene il proprio
testo prima di inviarlo a una CE, soprattutto l’incipit che è la parte che più
incide sul giudizio dell’editore; se l’incipit è sgrammatico o insulso,
l’editore non perderà tempo a proseguire nella lettura, soprattutto se ha molte
opere da visionare. La maggior parte dei refusi sono eliminabili con un po’ più
di attenzione. Con l’ausilio di un correttore o di Wikipedia si potrebbero
evitare anche molti errori grammaticali che, diciamolo, non sono certo un buon
biglietto da visita. Un po’ più d’attenzione anche all’impaginazione non
guasta, se l’opera si presenta bene l’editore parte meglio disposto verso
l’autore. E infine consiglierei un po’ di autocritica, alcuni scritti sono
davvero improponibili, un laboratorio di scrittura creativa potrebbe essere un
buon punto da cui partire.
Per
quanto riguarda la percentuale di opere valutate in modo positivo sulla
quantità ricevute da una casa editrice, devo dire che è molto bassa; potrei
azzardare che uno su venti merita un approfondimento e che, poi, uno su
cinquanta si concretizza in una pubblicazione.
§§§
TANIA MIGNANI
Tania
Mignani, autrice bolognese, ha già al suo attivo premi e pubblicazioni:
vincitrice della sezione racconti nel Premio Letterario "Dentro
l’amore" nel 2016 e seconda classificata, nella stessa sezione, nel 2017.
"Dalla A alla Zeta" è la sua opera d’esordio, un Divertissement
scritto insieme ad altri tre autori. La sua seconda pubblicazione, la raccolta
di racconti "L’Altra" (Edizioni Convalle) pubblicata nel 2018, ha
ottenuto il secondo posto nel Premio Letterario Città di Arcore, nella sezione
opere edite. Alla fine del 2020 è uscita la sua seconda opera personale,
"Nessuno è innocente. Nemmeno tu", racconti noir.
Segue
i laboratori di scrittura di Stefania Convalle.
Cosa ti ha spinto a iniziare questo percorso?
La curiosità di essere dall’altra parte. Cercare di capire cosa cerca un editore in una nuova opera. Quali sono le caratteristiche che fanno preferire un manoscritto rispetto a un altro. Inoltre, migliorare la mia scrittura, ampliare il vocabolario e le competenze grammaticali.
Molte di voi sono già autrici edite e altre lo saranno, ma tutte scrivete: com'è cambiato l'approccio alla tua scrittura personale facendo questo percorso?
Partecipare a un laboratorio di Editing mi ha aiutato ad acquisire alcune tecniche relative alla stesura di un testo. Capire come strutturare un racconto che invogli l’editor (e i lettori) a proseguire nella lettura.
In questo percorso vi siete addentrate in alcuni dei passaggi che portano alla pubblicazione di un libro: valutazione di un testo per decidere se pubblicarlo; editing; controllo finale di un testo prima che vada in stampa. Cosa ti ha dato, a livello personale, sperimentare ognuna di queste tre fasi? Quale preferisci svolgere e perché?
Ho partecipato al Laboratorio a fasi alterne quindi non ho ancora sperimentato in toto tutti i passaggi che portano dalla scelta di un’opera alla sua pubblicazione. La fase che preferisco è la prima, la valutazione di un testo, pur essendo la più complicata in quanto necessita di un distacco dai propri gusti personali per un giudizio il più possibile oggettivo.
Questa esperienza fianco a fianco con un’addetta ai lavori – l’editrice – cosa ti ha fatto capire di nuovo rispetto al lavoro dietro le quinte?
Mi sto rendendo conto di quanto lavoro ci sia dietro un’opera letteraria. La valutazione del livello di Editing necessario a un testo non è un lavoro da poco. C’è bisogno di una buona preparazione linguistica e grammaticale e del distacco necessario, soprattutto se l’Editor è a sua volta scrittore, per non snaturare lo stile dell’autore apportando modifiche secondo il proprio.
Cosa consiglieresti, ora che hai acquisito esperienza, a un autore nel modo di proporsi a un editore?
Innanzitutto, la chiarezza nell’esposizione del proprio manoscritto e curriculum. Una sinossi coincisa ma che renda l’idea del tipo di opera e dell’argomento trattato, insieme a un breve riassunto della trama, può essere un utile strumento per l’Editore per valutarla con attenzione. Nel caso in cui il testo venisse giudicato adatto alla pubblicazione, l’autore dovrà collaborare con l’Editor per apportare le modifiche ritenute necessarie.
Quale riflessione hai fatto leggendo e valutando testi proposti a questa casa editrice?
La scrittura è un’arte e come tale merita rispetto. Non pretendo di scoprire il nuovo Manzoni o il Calvino degli anni 2000. Chi scrive e lo fa con passione, umiltà e amore per questa arte trova tutto il mio rispetto. Posso non condividere le argomentazioni, può non piacermi il genere scelto, posso trovare la storia banale e poco interessante. Sono considerazioni personali che devono essere messe da parte per valutare oggettivamente il testo. Ciò che non tollero è la mancanza di rispetto nei confronti della lingua, la nostra lingua. L’errore capita a tutti, le discordanze verbali, qualche ripetizione di troppo, per non parlare poi della punteggiatura… Sono un’autrice e incappo spesso in questo tipo di errori e di refusi, nonostante legga più volte ciò che scrivo. Purtroppo, a volte, ci si imbatte in gravissime lacune grammaticali: verbo avere senza "h", "c’è" senza apostrofo, "gli" per sottintendere "a lei", intollerabili data l’alta scolarizzazione delle ultime generazioni. Secondo la breve esperienza maturata, difficilmente chi indugia in tali strafalcioni scrive testi interessanti e originali; la bocciatura del manoscritto, in quei casi, avviene senza indugi e ripensamenti.
In percentuale a quanto letto e valutato, secondo te, quanto, di valido arriva a una CE?
Come già specificato, la mia esperienza nell’Editing è abbastanza limitata e i manoscritti che mi sono stati proposti finora non sono stati valutati adatti alla pubblicazione. Purtroppo, ho letto testi poco interessanti e originali fin dalle prime battute o, al contrario, quando i primi capitoli parevano promettere qualcosa di buono, venivano poi smentiti dai successivi. Come Stefania ci ripete spesso, la nostra ricerca deve essere finalizzata a individuare "le belle penne", quegli autori che denotano un tratto distintivo e riconoscibile, indipendentemente dalla storia narrata. Una sfida molto stimolante per chi ama la scrittura e la lettura e, per citare una battuta di film da duri: è uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo…
§§§
Maria Rita Sanna è nata a Cagliari
nel 1964 e vive a Quartu S. Elena. Appassionata di libri e delle tradizioni
della Sardegna, ama raccontare le emozioni attraverso la poesia, anche in
lingua sarda. Ha partecipato al Premio Letterario "Dentro l’amore",
classificandosi al terzo posto, sezione racconti, nell’edizione 2019; nelle
edizioni precedenti si è classificata sempre tra i finalisti e ha ottenuto menzioni
speciali. Nel 2018 ha esordito con la pubblicazione della raccolta di racconti "Pane e fragole", Edizioni Convalle, dedicati alla cultura e alle tradizioni
della Sardegna. Da oltre due anni segue il Laboratorio di Scrittura Creativa di
Stefania Convalle. "Mandorla amara" è il suo primo romanzo.
Cosa ti ha spinto a iniziare questo percorso?
Ho iniziato questo percorso con spirito di avventura. Dopo la scrittura
creativa volevo sperimentare una nuova strada nella scrittura e lettura, per
imparare e migliorare la mia. Grazie a Stefania Convalle è stato possibile.
Molte di voi sono già autrici edite e altre lo saranno, ma tutte scrivete: com'è cambiato l'approccio alla tua scrittura personale facendo questo percorso?
Il cambiamento significativo l’ho visto nella scrittura, leggendo. Ho
imparato a dare più valore a ogni frase e soprattutto a far valere il mio
pensiero, secondo il mio modo di parlare.
In questo percorso vi siete addentrate in alcuni dei passaggi che portano alla pubblicazione di un libro: valutazione di un testo per decidere se pubblicarlo; editing; controllo finale di un testo prima che vada in stampa. Cosa ti ha dato, a livello personale, sperimentare ognuna di queste tre fasi? Quale preferisci svolgere e perché?
Valutare un testo è difficile. A prima vista può sembrare un testo
scarso perché non è ben scritto, e questo distrae parecchio dalla storia, non
riesco a immedesimarmi nel protagonista. Al contrario potrebbe essere una buona
scrittura, corretta, ma vuota di emozioni. La difficoltà sta nel catturare
alcune immagini o frasi e riuscire a entrare nella testa dell’autore. È
interessante leggere e valutare nuove opere ma ritengo sia un lavoro di grande
responsabilità.
L’editing è un lavoro faticoso, è necessario mettere in colonna, in riga,
controllare l’estetica del testo sulla carta. Poi, arrivano le correzioni vere
e proprie, e lì bisogna ingrandire le lettere – la tecnologia è una grande
evoluzione – tagliare, aggiungere, invertire, dare un senso a ogni frase ma
senza stravolgere il contenuto o il pensiero dell’autore. Questo lavoro lo
paragono a un lavoro di contabilità in cui è necessario manovrare sui conti
senza far trapelare lo sbilancio. La cosa facile, per me, sta nel fatto che il
testo sia già stato ammesso. Preferisco questa fase alle altre due.
Il controllo finale ritengo sia un lavoro di grande responsabilità.
Bisogna trovare i piccoli, piccolissimi, difetti. Questo è un grande lavoro di
pazienza.
Questa esperienza fianco a fianco con un’addetta ai lavori – l’editrice – cosa ti ha fatto capire di nuovo rispetto al lavoro dietro le quinte?
Fare questo lavoro è stimolante per vari aspetti. Si imparano i trucchi
del mestiere, oltre la scrittura. Si impara l’impaginazione e la grammatica. Si
impara il significato di ogni frase e lo si sperimenta anche attraverso i testi
classici o i testi dedicati a questo mestiere. Stefania mi ha insegnato
l’importanza di un testo ben scritto, il valore di saperlo leggere,
interpretare e scrivere.
Cosa consiglieresti, ora che hai fatto un po’ di esperienza, a un autore nel modo di proporsi a un editore?
Il consiglio è: devi leggere il tuo testo a voce alta, farti
autocritica, correggere tutti gli errori grammaticali con l’aiuto di un buon
dizionario. Devi presentarti in modo educato e con poche parole, elencando e
dimostrando il tuo percorso letterario, se c’è; altrimenti esponendo il tuo
progetto con umiltà. Soprattutto devi credere nel tuo testo e avere pazienza di
aspettare l’esito.
Quale riflessione hai fatto leggendo e valutando testi proposti a questa casa editrice?
Purtroppo, ammetto che in maggioranza non ci sono state grandi
scritture tali da aver suscitato emozioni. I testi sono risultati poco
corretti, male impaginati; frasi spoglie di significato e confuse nelle
immagini ma soprattutto cariche di termini inutili, come avverbi e aggettivi
che disturbavano la lettura. In pochi casi è capitato un buon testo, anche se necessitava
di pulizia.
In percentuale a quanto letto e valutato, secondo te, quanto di valido arriva a una CE?
Secondo me, solo il dieci per cento delle opere sono buone per una CE.
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Che dire... A voi i commenti su quanto affermato dal team. Sarebbe interessante conoscere il vostro pensiero. Chi vuole, lo può scrivere in un commento. E noi risponderemo.
dalla vostra
Stefania Convalle
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