Seduti allo stesso tavolo

Seduti allo stesso tavolo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

mercoledì 5 maggio 2021

Numero 375 - Conosciamo meglio chi valuta, legge e corregge le opere di Edizioni Convalle - Maggio 2021


A settembre 2020 ho lanciato un laboratorio di editing. L'intento era quello di creare un team che mi aiutasse nella scelta dei tanti manoscritti che riceve Edizioni Convalle, per poi lavorare fianco a fianco nelle fasi che precedono l'invio dei testi selezionati dal tipografo.
Chi non è un addetto ai lavori, raramente ha consapevolezza di quanto lavoro ci sia dietro a ogni libro pubblicato; quante ore, ore e ore, tantissime, per arrivare ad avere sul tavolo l'opera in carne e ossa.
Ricordo che una volta, una famosa agente letteraria mi disse che quando si trova una casa editrice seria, bisogna tenersela stretta. 
Ed è proprio così.
C'è l'errata convinzione che sia la casa editrice a dover cercare di non perdere gli autori, ma è vero il contrario, perché trovare una CE free che svolge un editing attento, legge e rilegge prima di andare in stampa, chiede il parere dell'autore per la copertina, investe il proprio denaro su nomi sconosciuti, anche se bravi, e poi porta sempre avanti, con i mezzi a disposizione, tutte le pubblicazioni, beh... L'autore stesso dovrebbe cercare di non perdere quell'editore!
A volte, purtroppo, da editore posso dire di averne viste di tutti i colori... Persone che danno tutto per scontato, altri che si montano la testa, altri ancora che pensano che l'editore, con tutto il da fare che ha, debba corteggiare l'autore come se fosse un fidanzato o l'amico del cuore. 
Però ho la fortuna di avere autori che sanno riconoscere il valore della mia CE e mio, che l'ho creata e porto avanti ogni giorno, insieme a Giuseppe, con tanti sacrifici.

Ma torniamo al laboratorio di editing.
Abbiamo lavorato insieme per mesi, direttamente sul campo, perché una cosa che ho imparato è che una goccia di pratica vale più di un mare di teoria.
La squadra che è nata e si è formata è forte, presente e soprattutto competente.
Oggi ve la voglio far conoscere meglio.
Ho rivolto a loro alcune domande alle quali hanno risposto in base all'esperienza fatta e credo che sia parecchio interessante conoscere il loro punto di vista: quello di editor.
Eccole qua, le magnifiche sette donne che cominciano ad avere un ruolo importante. Leggono, valutano, editano, controllano le bozze. Tostissime, ve lo dico.

In ordine alfabetico, ecco a voi il mio team.


CINZIA BARONI

Da svariati anni ama la scrittura, questa passione le ha fatto fare un cammino partecipando a vari corsi, fino ad arrivare a settembre 2019 a Edizioni Convalle. Attualmente sta partecipando al laboratorio di scrittura oltre che a quello di editing. Ha partecipato e vinto il "Premio Letterario Internazionale Massa città Fiabesca di Mare e di Marmo" anno 2020, per la sezione 100 parole. Sta scrivendo un romanzo che è in corso d’opera, insieme a tanti altri sogni nel cassetto della mente.

Cosa ti ha spinto a iniziare questo percorso?

È stata la voglia di migliorarmi a spingermi a iscrivermi al laboratorio di editing.

Molte di voi sono già autrici edite e altre lo saranno, ma tutte scrivete:  com'è cambiato l'approccio alla tua scrittura personale facendo questo percorso?

Ho interiorizzato ancora di più il concetto di sfrondare sfrondare sfrondare, non usare né una parola di più, né una in meno, rendere ancora più pulito il testo; mettere in risalto i propri punti di forza nella scrittura.

In questo percorso ti sei addentrata in alcuni dei passaggi che portano alla pubblicazione di un libro: valutazione di un testo per decidere se pubblicarlo; editing; controllo finale prima che vada in stampa. Cosa ti ha dato, a livello personale, sperimentare ognuna di queste tre fasi? Quale preferisci svolgere e perché?

All’inizio non è stato facile entrare nella parte dell’editor; essendo autrice mi immedesimavo in chi scriveva, tendevo a lasciare porte aperte quasi a ogni autore. Poi con la guida di Stefania ho iniziato a distaccarmi per fare valutazioni più obiettive. 
Delle tre fasi prediligo la valutazione per la pubblicazione e il controllo finale.
A livello personale sento un grande arricchimento.

Questa esperienza fianco a fianco con un'addetta ai lavori - l'editrice - cosa ti ha fatto capire di nuovo rispetto al lavoro dietro le quinte?

Ho toccato con mano quanto lavoro c’è da fare prima che un libro vada in stampa. Ho capito che ci vuole tanta passione e amore per la scrittura per far brillare un testo.

Cosa consiglieresti, ora che hai acquisito esperienza, a un autore nel modo di proporsi a un editore?

A un autore consiglierei educazione, rispetto e umiltà.

Quale riflessione hai fatto leggendo e valutando testi proposti a questa casa editrice?

La riflessione che ho fatto sulla valutazione dei testi che sono arrivati a Edizioni convalle è che se prima pensavo che il mondo fosse pieno di gente strana, adesso lo penso ancora di più. Tanti testi sconclusionati, per non parlare della stranezza di alcuni autori.

In percentuale a quanto letto e valutato, secondo te, quanto di valido arriva a una CE?

Per la mia esperienza di valido arriva veramente poco.

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SILVANA DA ROIT


Silvana Da Roit è nata nel 1960 a Domodossola, nella provincia del Verbano Cusio Ossola. Dal 2015 scrive articoli sul sito "I racconti del Viandante", storie della valle dell’Ossola per parlare della sua terra. Nel 2019 decide di seguire il Laboratorio di Scrittura Creativa di Stefania Convalle e nel 2020 partecipa al Premio Letterario "Dentro l’amore" ottenendo una menzione speciale. "I tunnel di Oxilla" è il suo primo romanzo. In uscita il nuovo romanzo "Niente come prima".

Cosa ti ha spinto a iniziare questo percorso?

Ho iniziato questo percorso per affinare capacità e competenze già apprese durante il laboratorio di scrittura più pazzo del mondo, in modo da essere più sicura nella presentazione e correzione dei miei scritti.

Molte di voi sono già autrici edite e altre lo saranno, ma tutte scrivete:  com’è cambiato l’approccio alla tua scrittura personale?

Quando ho iniziato a scrivere, non davo la giusta importanza alla formattazione. Ritenevo che il contenuto dovesse prevalere sulla forma senza considerare che l’ordine, un font morbido e chiaro, aumentano il valore di un testo e predispongono il lettore a una lettura più attenta. Durante il corso ho ridefinito l’importanza della punteggiatura spostando l'accento da conoscenza grammaticale a respiro vero, quello che non esalta il silenzio, ma che è capace di incantare l’immaginazione. Strada facendo ho imparato che un testo deve essere pulito; via ripetizioni, refusi, ridondanza di aggettivi e avverbi che non aggiungono nulla.

In questo percorso ti sei addentrata in alcuni dei passaggi che portano alla pubblicazione di un libro: valutazione di un testo per decidere se pubblicarlo; editing; controllo finale di un testo prima che vada in stampa. Cosa ti ha dato a livello personale sperimentare le fasi che conducono alla pubblicazione di un libro? Quale preferisci svolgere e perché?

Anzitutto ho capito l’urgenza di allontanarmi dal mio gusto personale in tema di lettura, di bilanciare la tendenza ad assumere il ruolo della maestrina dalla penna rossa o, al contrario, di entrare in modalità chioccia perché l’autore ispira simpatia. Con la valutazione dei manoscritti cerchiamo la bella scrittura, non personaggi.

In quanto all’editing vero e proprio, non è sufficiente applicare regole prestabilite perché le variabili sono molteplici e richiedono soluzioni diverse, caso per caso; insomma, una sfida continua rispettando lo stile dell’autore.

La lettura finale, compito di grande responsabilità, richiede massima concentrazione e vista da falco che vanno applicate a ogni singola parola per riguardo all’autore e alla casa editrice.

Io trovo elettrizzante leggere nuovi manoscritti, mi piace pulirne i testi; amo un po' meno la lettura finale, ma non la disdegno.

Questa esperienza fianco a fianco con un’addetta ai lavori - l'editrice - cosa ti ha fatto capire di nuovo rispetto al lavoro dietro le quinte?

Sicuramente che è un mondo molto più complicato di quanto abbia mai pensato, faticoso e impegnativo. Ma so che, alla fine, vale la pena. Mettere il libro finito in mano all’autore equivale a firmare sogni.

Cosa consiglieresti a un autore nel modo di proporsi a un editore?

Di preparare una educata mail di accompagnamento allegando la sinossi dell’opera, il manoscritto ordinato e pulito quantomeno da macroscopici errori grammaticali. Nel caso avesse pubblicato più volte e con differenti case editrici, sarebbe opportuno spiegarne la motivazione, la sincerità premia.

Quale riflessione hai fatto leggendo e valutando testi proposti a questa casa editrice?

Dicono che in Italia si legga poco, al contrario tutti si improvvisano autori. Non è scrivendo migliaia e migliaia di parole che si diventa automaticamente scrittori; ci vuole esercizio, fatica, umiltà, voglia di apprendere sperimentandosi. Attitudini e qualità spesso poco presenti.

In percentuale a quanto letto e valutato, secondo te, quanto di valido arriva a una CE?

Risposta stringata, un 10% scarso.

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TIZIANA MAZZA

Tiziana Mazza nasce a Milano nel 1962 dove compie gli studi umanistici con indirizzo in lingue straniere. Lavora per quindici anni nel settore delle televisioni private, per lo più come promoter video. Amante dello sport, del ballo e della lettura, ama cimentarsi in molteplici attività, decide così di frequentare un corso di scrittura creativa tenuto dall’amica scrittrice Stefania Convalle. In breve si appassiona e partecipa a gare di scrittura sui blog on line e al Premio Letterario “Dentro l’amore”, dove nell’edizione 2017 riceve la menzione per la poesia, e nel 2019 e 2020 si qualifica entrambe le volte nella rosa dei finalisti. "Sulle tracce di Lucifero" è il suo primo romanzo, un giallo-rosa ambientato nel Triangolo Lariano dove vive attualmente. Fresco di stampa, "Compleanni in noir", racconti gialli.

Cosa ti ha spinto a iniziare questo percorso?   


La curiosità di apprendere l’arte dell’editing. Da quando mi sono appassionata alla scrittura, mi piace studiare tutto quello che gravita intorno a questo mondo. Imparare a editare mi serve anche per affinare la mia scrittura e arricchire il mio stile, senza tuttavia snaturarlo.


Molte di voi sono già autrici edite e altre lo saranno, ma tutte scrivete: com'è cambiato l'approccio alla tua scrittura personale facendo questo percorso?               


Sono molto più attenta ai particolari, leggo e rileggo quello che scrivo fino a che non mi convince, stando molto attenta alle ripetizioni e all’uso degli avverbi. Cerco di usare un linguaggio di immediata comprensione. Tutto deve filare liscio ed essere facile da capire per il lettore. Aborro il linguaggio ridondante quando leggo e cerco, quindi, di evitare di commettere lo stesso errore quando scrivo.


In questo percorso vi siete addentrate in alcuni dei passaggi che portano alla pubblicazione di un libro: valutazione di un testo per decidere se pubblicarlo; editing; controllo finale di un testo prima che vada in stampa. Cosa ti ha dato, a livello personale, sperimentare ognuna di queste tre fasi? Quale preferisci svolgere e perché?

                

Sono tre fasi ugualmente importanti. Tutte molto delicate perché si ha a che fare con lo scritto che altre persone ci affidano. La fase di valutazione mi ha insegnato a mettere da parte i miei gusti personali e a guardare soprattutto alla bella scrittura, quella ricca di belle immagini che sa andare dritta al cuore del lettore. Alle volte una storia ben scritta risulta arida e quindi poco interessante, mentre spesso capita che una storia, un po’ zoppicante dal punto di vista grammaticale, presenti un contenuto meritevole di essere letto e pubblicato.  La fase di editing a mio avviso è la più delicata. Devi riuscire a presentare lo scritto che ti viene affidato con il miglior vestito possibile senza lasciarti tentare dal gusto personale. Correggere gli errori e le incongruenze, alleggerire dove è necessario senza essere invadente con il tuo stile. Non è per niente facile. La terza fase, quella del controllo finale prima dell’andata in stampa, prevede la capacità di estraniarsi dal contenuto dell’opera per guardare solo alle parole, attenti a scovare anche il più piccolo refuso. Cosa non facile dopo che hai letto e riletto lo stesso testo più volte, perché a questo punto la mente legge più veloce dell’occhio e non vede più i refusi. È consigliabile che questa fase sia affidata a una persona che legga il testo per la prima volta, coglierà molto più facilmente l’errore. 

Quale di queste fasi preferisco? È difficile rispondere a questa domanda. Mi sono piaciute tutte e tre. Ma forse quella dell’editing, seppur mi abbia spaventata per la responsabilità di cui mi sono sentita investita, una volta finito il lavoro mi ha dato più soddisfazione. Mi piace comunque anche andare alla ricerca dei talenti da pubblicare; mentre per quanto riguarda il controllo finale, sebbene più noioso, credo di esserci naturalmente portata, molto spesso infatti mi ritrovo a scovare refusi anche nelle opere che leggo per diletto. (Deformazione professionale?)                                  


Questa esperienza fianco a fianco con un'addetta ai lavori - l'editrice - cosa ti ha fatto capire di nuovo rispetto al lavoro dietro le quinte?     


Ho imparato, o forse dovrei dire sto imparando, che è un duro lavoro che solo l’esperienza, accompagnata da tanta sensibilità, consente di svolgere al meglio.


Cosa consiglieresti, ora che hai acquisito esperienza, a un autore nel modo di proporsi a un editore?
Quale riflessione avete fatto leggendo e valutando testi proposti a questa casa editrice? Siate sincere.
In percentuale a quanto letto e valutato, secondo voi, quanto, di valido arriva a una CE?

 

La prima cosa che consiglierei a un autore è quella di rileggere bene il proprio testo prima di inviarlo a una CE, soprattutto l’incipit che è la parte che più incide sul giudizio dell’editore; se l’incipit è sgrammatico o insulso, l’editore non perderà tempo a proseguire nella lettura, soprattutto se ha molte opere da visionare. La maggior parte dei refusi sono eliminabili con un po’ più di attenzione. Con l’ausilio di un correttore o di Wikipedia si potrebbero evitare anche molti errori grammaticali che, diciamolo, non sono certo un buon biglietto da visita. Un po’ più d’attenzione anche all’impaginazione non guasta, se l’opera si presenta bene l’editore parte meglio disposto verso l’autore. E infine consiglierei un po’ di autocritica, alcuni scritti sono davvero improponibili, un laboratorio di scrittura creativa potrebbe essere un buon punto da cui partire.

Per quanto riguarda la percentuale di opere valutate in modo positivo sulla quantità ricevute da una casa editrice, devo dire che è molto bassa; potrei azzardare che uno su venti merita un approfondimento e che, poi, uno su cinquanta si concretizza in una pubblicazione.


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TANIA MIGNANI

Tania Mignani, autrice bolognese, ha già al suo attivo premi e pubblicazioni: vincitrice della sezione racconti nel Premio Letterario "Dentro l’amore" nel 2016 e seconda classificata, nella stessa sezione, nel 2017. "Dalla A alla Zeta" è la sua opera d’esordio, un Divertissement scritto insieme ad altri tre autori. La sua seconda pubblicazione, la raccolta di racconti "L’Altra" (Edizioni Convalle) pubblicata nel 2018, ha ottenuto il secondo posto nel Premio Letterario Città di Arcore, nella sezione opere edite. Alla fine del 2020 è uscita la sua seconda opera personale, "Nessuno è innocente. Nemmeno tu", racconti noir.

Segue i laboratori di scrittura di Stefania Convalle.


Cosa ti ha spinto a iniziare questo percorso?


La curiosità di essere dall’altra parte. Cercare di capire cosa cerca un editore in una nuova opera. Quali sono le caratteristiche che fanno preferire un manoscritto rispetto a un altro. Inoltre, migliorare la mia scrittura, ampliare il vocabolario e le competenze grammaticali.


Molte di voi sono già autrici edite e altre lo saranno, ma tutte scrivete: com'è cambiato l'approccio alla tua scrittura personale facendo questo percorso?


Partecipare a un laboratorio di Editing mi ha aiutato ad acquisire alcune tecniche relative alla stesura di un testo. Capire come strutturare un racconto che invogli l’editor (e i lettori) a proseguire nella lettura. 


In questo percorso vi siete addentrate in alcuni dei passaggi che portano alla pubblicazione di un libro: valutazione di un testo per decidere se pubblicarlo; editing; controllo finale di un testo prima che vada in stampa. Cosa ti ha dato, a livello personale, sperimentare ognuna di queste tre fasi? Quale preferisci svolgere e perché?


Ho partecipato al Laboratorio a fasi alterne quindi non ho ancora sperimentato in toto tutti i passaggi che portano dalla scelta di un’opera alla sua pubblicazione. La fase che preferisco è la prima, la valutazione di un testo, pur essendo la più complicata in quanto necessita di un distacco dai propri gusti personali per un giudizio il più possibile oggettivo.


Questa esperienza fianco a fianco con un’addetta ai lavori – l’editrice – cosa ti ha fatto capire di nuovo rispetto al lavoro dietro le quinte?


Mi sto rendendo conto di quanto lavoro ci sia dietro un’opera letteraria. La valutazione del livello di Editing necessario a un testo non è un lavoro da poco. C’è bisogno di una buona preparazione linguistica e grammaticale e del distacco necessario, soprattutto se l’Editor è a sua volta scrittore, per non snaturare lo stile dell’autore apportando modifiche secondo il proprio.


Cosa consiglieresti, ora che hai acquisito esperienza, a un autore nel modo di proporsi a un editore?


Innanzitutto, la chiarezza nell’esposizione del proprio manoscritto e curriculum. Una sinossi coincisa ma che renda l’idea del tipo di opera e dell’argomento trattato, insieme a un breve riassunto della trama, può essere un utile strumento per l’Editore per valutarla con attenzione. Nel caso in cui il testo venisse giudicato adatto alla pubblicazione, l’autore dovrà collaborare con l’Editor per apportare le modifiche ritenute necessarie.


Quale riflessione hai fatto leggendo e valutando testi proposti a questa casa editrice? 


La scrittura è un’arte e come tale merita rispetto. Non pretendo di scoprire il nuovo Manzoni o il Calvino degli anni 2000. Chi scrive e lo fa con passione, umiltà e amore per questa arte trova tutto il mio rispetto. Posso non condividere le argomentazioni, può non piacermi il genere scelto, posso trovare la storia banale e poco interessante. Sono considerazioni personali che devono essere messe da parte per valutare oggettivamente il testo. Ciò che non tollero è la mancanza di rispetto nei confronti della lingua, la nostra lingua. L’errore capita a tutti, le discordanze verbali, qualche ripetizione di troppo, per non parlare poi della punteggiatura… Sono un’autrice e incappo spesso in questo tipo di errori e di refusi, nonostante legga più volte ciò che scrivo. Purtroppo, a volte, ci si imbatte in gravissime lacune grammaticali: verbo avere senza "h", "c’è" senza apostrofo, "gli" per sottintendere "a lei", intollerabili data l’alta scolarizzazione delle ultime generazioni. Secondo la breve esperienza maturata, difficilmente chi indugia in tali strafalcioni scrive testi interessanti e originali; la bocciatura del manoscritto, in quei casi, avviene senza indugi e ripensamenti.


In percentuale a quanto letto e valutato, secondo te, quanto, di valido arriva a una CE?  


Come già specificato, la mia esperienza nell’Editing è abbastanza limitata e i manoscritti che mi sono stati proposti finora non sono stati valutati adatti alla pubblicazione. Purtroppo, ho letto testi poco interessanti e originali fin dalle prime battute o, al contrario, quando i primi capitoli parevano promettere qualcosa di buono, venivano poi smentiti dai successivi. Come Stefania ci ripete spesso, la nostra ricerca deve essere finalizzata a individuare "le belle penne", quegli autori che denotano un tratto distintivo e riconoscibile, indipendentemente dalla storia narrata. Una sfida molto stimolante per chi ama la scrittura e la lettura e, per citare una battuta di film da duri: è uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo…


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MARIA RITA SANNA


Maria Rita Sanna è nata a Cagliari nel 1964 e vive a Quartu S. Elena. Appassionata di libri e delle tradizioni della Sardegna, ama raccontare le emozioni attraverso la poesia, anche in lingua sarda. Ha partecipato al Premio Letterario "Dentro l’amore", classificandosi al terzo posto, sezione racconti, nell’edizione 2019; nelle edizioni precedenti si è classificata sempre tra i finalisti e ha ottenuto menzioni speciali. Nel 2018 ha esordito con la pubblicazione della raccolta di racconti "Pane e fragole", Edizioni Convalle, dedicati alla cultura e alle tradizioni della Sardegna. Da oltre due anni segue il Laboratorio di Scrittura Creativa di Stefania Convalle. "Mandorla amara" è il suo primo romanzo.

Cosa ti ha spinto a iniziare questo percorso?

Ho iniziato questo percorso con spirito di avventura. Dopo la scrittura creativa volevo sperimentare una nuova strada nella scrittura e lettura, per imparare e migliorare la mia. Grazie a Stefania Convalle è stato possibile.

Molte di voi sono già autrici edite e altre lo saranno, ma tutte scrivete: com'è cambiato l'approccio alla tua scrittura personale facendo questo percorso?

Il cambiamento significativo l’ho visto nella scrittura, leggendo. Ho imparato a dare più valore a ogni frase e soprattutto a far valere il mio pensiero, secondo il mio modo di parlare.

In questo percorso vi siete addentrate in alcuni dei passaggi che portano alla pubblicazione di un libro: valutazione di un testo per decidere se pubblicarlo; editing; controllo finale di un testo prima che vada in stampa. Cosa ti ha dato, a livello personale, sperimentare ognuna di queste tre fasi? Quale preferisci svolgere e perché?

Valutare un testo è difficile. A prima vista può sembrare un testo scarso perché non è ben scritto, e questo distrae parecchio dalla storia, non riesco a immedesimarmi nel protagonista. Al contrario potrebbe essere una buona scrittura, corretta, ma vuota di emozioni. La difficoltà sta nel catturare alcune immagini o frasi e riuscire a entrare nella testa dell’autore. È interessante leggere e valutare nuove opere ma ritengo sia un lavoro di grande responsabilità.

L’editing è un lavoro faticoso, è necessario mettere in colonna, in riga, controllare l’estetica del testo sulla carta. Poi, arrivano le correzioni vere e proprie, e lì bisogna ingrandire le lettere – la tecnologia è una grande evoluzione – tagliare, aggiungere, invertire, dare un senso a ogni frase ma senza stravolgere il contenuto o il pensiero dell’autore. Questo lavoro lo paragono a un lavoro di contabilità in cui è necessario manovrare sui conti senza far trapelare lo sbilancio. La cosa facile, per me, sta nel fatto che il testo sia già stato ammesso. Preferisco questa fase alle altre due.

Il controllo finale ritengo sia un lavoro di grande responsabilità. Bisogna trovare i piccoli, piccolissimi, difetti. Questo è un grande lavoro di pazienza.

Questa esperienza fianco a fianco con un’addetta ai lavori – l’editrice – cosa ti ha fatto capire di nuovo rispetto al lavoro dietro le quinte?

Fare questo lavoro è stimolante per vari aspetti. Si imparano i trucchi del mestiere, oltre la scrittura. Si impara l’impaginazione e la grammatica. Si impara il significato di ogni frase e lo si sperimenta anche attraverso i testi classici o i testi dedicati a questo mestiere. Stefania mi ha insegnato l’importanza di un testo ben scritto, il valore di saperlo leggere, interpretare e scrivere.

Cosa consiglieresti, ora che hai fatto un po’ di esperienza, a un autore nel modo di proporsi a un editore?

Il consiglio è: devi leggere il tuo testo a voce alta, farti autocritica, correggere tutti gli errori grammaticali con l’aiuto di un buon dizionario. Devi presentarti in modo educato e con poche parole, elencando e dimostrando il tuo percorso letterario, se c’è; altrimenti esponendo il tuo progetto con umiltà. Soprattutto devi credere nel tuo testo e avere pazienza di aspettare l’esito.

Quale riflessione hai fatto leggendo e valutando testi proposti a questa casa editrice? 

Purtroppo, ammetto che in maggioranza non ci sono state grandi scritture tali da aver suscitato emozioni. I testi sono risultati poco corretti, male impaginati; frasi spoglie di significato e confuse nelle immagini ma soprattutto cariche di termini inutili, come avverbi e aggettivi che disturbavano la lettura. In pochi casi è capitato un buon testo, anche se necessitava di pulizia.

In percentuale a quanto letto e valutato, secondo te, quanto di valido arriva a una CE?  

Secondo me, solo il dieci per cento delle opere sono buone per una CE. 

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Che dire... A voi i commenti su quanto affermato dal team. Sarebbe interessante conoscere il vostro pensiero. Chi vuole, lo può scrivere in un commento. E noi risponderemo.



Alla prossima

dalla vostra

Stefania Convalle

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