Sei anni di Edizioni Convalle.
Ho scritto una lettera che ho letto nella diretta Facebook dedicata a celebrare questo giorno.
Per chi volesse vedere il video, dove faccio anche alcuni ringraziamenti e poi leggo la lettera (ascoltarla, secondo me, è più bello!) potrà rivederla selezionando questo link:
https://www.facebook.com/solobelleopere/videos/696042598860359
Però ho deciso di riportare qui il testo della lettera.
Una lettera scritta a cuore aperto, esattamente come vivo io.
Eccola qui.
Una lettera scritta a cuore aperto, esattamente come vivo io.
Eccola qui.
Cara Edizioni Convalle,
mi pare strano rivolgermi così a
te, un po’ come dare del Lei a un proprio figlio, ma questo è il nome che ho
scelto per te.
Sei nata da un’idea di una sera d’autunno, complice un bicchiere di
Amarone. Il vino rosso fa passare le paure e ci rende più coraggiosi, e così
sei diventata realtà qualche mese dopo.
Sei nata il 2 febbraio di sei anni fa. Ero emozionata, sai? Come una mamma
che vede per la prima volta la sua bambina, quella sera ho brindato perché eri
entrata ufficialmente nel mio mondo e in quello dell’editoria.
Avevo paura. Paura di non essere all’altezza di farti crescere e
diventare forte e grande, ma non è andata così male se oggi siamo qui a parlare
di te.
All’inizio ero piuttosto imbranata, mi imbarazzavo quando mi chiamavano editrice,
mi sembrava strano e ridevo di me.
Insieme abbiamo cominciato a muovere i primi passi, non ero da sola,
c’era Giuseppe al mio fianco, e in punta di piedi siamo entrati in questo
complicato pianeta. Mentre mi addentravo nel mondo dell’editoria, da questo
lato della scrivania, scoprivo che c’era una miriade di cose da imparare, di
faccende burocratiche da sbrigare, di autori pronti a saltare sulla nostra
barca piena di idee e di entusiasmo.
Ricordo ancora quando è arrivata la prima opera pubblicata, non mi
sembrava vero di stringere tra le mani un libro in carne e ossa portato alla
luce dal nostro lavoro. E abbiamo brindato anche quella sera, Giuseppe e io.
Penserai che hai due genitori ubriaconi, ma non è così. Ci piace celebrare ogni
piccolo o grande traguardo, perché la vita è così, bisogna essere capaci di
dirsi "bravo!" a ogni gradino che si sale.
Un gradino alla volta, senza fermarci mai. Questo abbiamo fatto. A volte
siamo rotolati giù per un piede in fallo, magari ci siamo fatti un po’ male,
abbiamo versato qualche lacrima – soprattutto io, Giuseppe no, lui è un duro –
ma ci siamo sempre rialzati e abbiamo guardato verso l’alto.
Non abbiamo permesso a qualche sbucciatura alle ginocchia di piegarci e
farci mettere all’angolo.
Ti ricordi quando siamo andati per la prima volta al Salone di Torino?
Solo l’idea ci faceva paura. Ma che orgoglio vedere il tuo nome scritto in
grande sullo stand a noi riservato. Le persone chiedevano informazioni su di
te, chi fossi, da quando tempo esistessi, da dove venissi.
Da dove venissi… Da un sogno, rispondevo io.
In questi anni abbiamo incontrato migliaia di persone, abbiamo detto il
tuo nome innumerevoli volte, ti abbiamo difeso quando ti guardavano con aria di
sufficienza, come se fossi talmente piccola da non essere presa in
considerazione. Non eri una Big, per loro.
Non è stato facile, tu lo sai perché sei stata sempre presente ogni
istante, e hai vissuto ogni difficoltà incontrata. Hai visto le ore spese per
portarti avanti, hai condiviso i nostri sacrifici, il tempo rubato al sonno e a
una passeggiata al parco: c’erano le opere da leggere, correggere, impaginare,
e tutto ciò che si deve fare prima che l’opera arrivi sul tavolo, pronta per i
lettori.
C’eri anche quando le ombre attraversano i miei occhi mentre pensavo che
forse eri un ostacolo per la mia carriera di scrittrice. Sai dei bocconi amari
che ho dovuto digerire, quando capivo che alcuni addetti ai lavori o lettori non
prendevano in considerazione le mie personali opere perché sembrava che me le
fossi autopubblicate… è vero, ero diventata l’editrice di me stessa, come dar
loro torto. Ho capito che a loro nulla importava se avevo iniziato a scrivere e
pubblicare tanti anni prima e avevo avuto editori che mi avevano scelta; e
nemmeno tenevano in considerazione i premi e i riconoscimenti ricevuti prima e
dopo. Sono arrivata quasi a provare imbarazzo per il tuo nome sulle copertine
dei miei libri, come se valessero di meno. Sono arrivata anche a pensare di farmi pubblicare da altri, solo per
zittire menti piene di pregiudizi, ma poi mi sono fermata a riflettere: davvero
ero disposta a privarti del sostegno che la vendita delle mie opere davano alla
tua crescita? Ho messo via il mio narcisismo e l’ho chiuso in una scatola.
L’amore per te era più forte e ho pensato che... chissenefrega di coloro che non
lo capiscono!
È stato ed è impegnativo esserti "madre", lo ammetto, ma quando la
stanchezza e qualche delusione di troppo sembrano prendere il sopravvento,
penso a tutti gli occhi che noi – insieme – abbiamo fatto brillare!
A quanti sogni abbiamo realizzato.
Ogni volta che arriva una nuova opera dal tipografo e arriva nelle mani
dell’autore, non mi perdo mai quella luce negli occhi. È la soddisfazione più
grossa per noi, quello che ci ripaga di tutto, ci sentiamo fieri, orgogliosi, importanti
per il lavoro che facciamo.
Ora cominci a essere grande, le radici affondano nel terreno che è
fertile di idee, progetti, alberi che stanno crescendo e dai cui rami sbocciano
fiori profumati pieni di colori.
Il cielo è azzurro e se si affaccia qualche nuvoletta grigia, la scaccio
con la mano. Ogni tanto piove, ma la Natura c’insegna che serve anche questo,
giusto?
L’altro giorno, in occasione del tuo compleanno, ho messo uno sull’altro
tutti i libri che abbiamo pubblicato per scattare una fotografia. Lo sai che la
pila è alta più di me? Beh, sei alta solo un metro e 53 centimetri, non ci
vuole tanto, penserai. Però sai anche quanta passione abbiamo messo in ogni
centimetro che forma una colonna composta di quasi 110 opere. E tante sono già
lì, quasi pronte per andare ad aggiungersi.
Ho imparato tanto in questi anni, insieme a te. Che cosa? mi chiedi. A
leggere dentro le persone, tra le righe delle opere e guardandole negli occhi.
Ho imparato a smussare gli angoli del mio carattere, quello impetuoso che a
volte mi rema contro, ma forse qui tu non c’entri, dipende dall’età:
sessant’anni tondi tondi: hai una mamma anziana!
Eh sì, la grinta c’è sempre, le idee nascono come funghi nella mia testa
e i progetti sono molteplici, ma a volte la stanchezza mi pesa sulle ossa.
Vorrei rallentare, ma poi penso che il tempo corre, come la vita, e tu hai
tanta strada davanti a te: ti devo aiutare a diventare sempre più grande e
forte.
La mia – nostra – forza è che questo cammino non lo stiamo facendo da
soli: hai tanti zie e zii, che sono le nostre autrici, i nostri autori. Ti
vogliono bene, lo sai? E per me è una gioia quando parlano di te e dicono la "nostra" casa editrice.
Voglio dirti ancora un paio di cose in questo giorno così importante.
La prima è che i miei genitori, "i tuoi nonni", sarebbero orgogliosi di te
e di quello che sei diventata. È grazie a loro se tu sei potuta nascere. Non
lo dimentico.
La seconda è una piccola riflessione relativa alle case editrici che
definiscono piccole, come te.
Chi scrive sogna le BIG, i grandi nomi, perché pensano che possano
realizzare tutti i loro desideri. E a volte librerie e lettori, per fortuna
pochi, non ci considerano perché non hai un nome altisonante.
Sai cosa penso?
Penso che le BIG sono le case editrici come te, che nascono da una
passione, che si sudano pezzo per pezzo questa realtà che stiamo costruendo.
Penso che le BIG siano quelle come te perché hanno un cuore.
E col cuore, lo sai, si può andare lontano.
E noi ci andremo, te lo prometto.
Il resto è storia...
Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle
Bellissima lettera. Mi sono commossa.❤❤❤
RispondiEliminaHo letto e ri-letto, inspirando passione e meraviglia. Ho sentito l'odore della carta e della buona fatica e il brillio di occhi grati.
RispondiEliminaGrazie per ciò che siete e fate.