Dietro la porta di stefi: il Blog della scrittrice ed editrice Stefania Convalle.
mercoledì 22 marzo 2023
Numero 441 - Il patto delle aquile - 22 marzo 2023
domenica 19 marzo 2023
Numero 440 - Parlo di me, Salvina Alba - 19 marzo 2023
Sono nata in una soleggiata giornata di fine ottobre di tanti anni fa nella mia amata Sicilia e forse per questo nella mia personalità sono presenti varie caratteristiche contraddittorie: dalla malinconia dell’autunno alla voglia di sorridere, dall’attrazione verso gli altri popoli, che mi ha spinta a studiare le lingue straniere e a viaggiare, al desiderio di starmene tranquilla in casa mia. Sarà perché sono un’isolana, ma adoro la solitudine e da sola non mi annoio mai. Mi piace leggere, vedere film e serie tv, ascoltare musica, suonare il piano (male), a volte perfino disegnare e… mangiare tanti dolci. E ovviamente scrivere.
Non è facile per me descrivermi ma, se proprio dovessi farlo con poche
parole, mi definirei un’insegnante che scrive romanzi. Sì, perché tanto tempo
fa ho scelto questo lavoro e ho dedicato tutta la mia vita alla scuola,
all’insegnamento, ai giovani che mi sono stati affidati nel corso di questi
lunghi anni.
La scrittura è venuta dopo, ma non troppo. Scrivo infatti da oltre
vent’anni, anche se ho sempre considerato questa attività un hobby, lo
strumento giusto per evadere da una quotidianità che a volte annoia, a volte
delude, a volte viene stretta.
Ho cominciato quando, cercando nuovi libri da leggere la sera ai miei
figli piccoli, ho ritrovato in un vecchio quaderno una storia che avevo
iniziato e mai finito diversi anni prima. Completarla è stato un atto voluto
poiché avevo sempre desiderato scrivere e dovuto perché mio figlio ha preteso
di conoscere la conclusione di quel racconto.
Da quel momento non ho più smesso e la pubblicazione del mio primo
romanzo non è stata una sorpresa per nessuno. In fondo, ero sempre stata la
classica ragazzina secchiona che adorava leggere e alla quale piaceva studiare
e ottenere il massimo dei voti. Da quando ho imparato a decifrare consonanti e
vocali, ho subito cominciato a divorare tutto ciò che trovavo attorno a me. La
lettura mi ha accompagnata in tutti i momenti della mia vita, anche i più
difficili, anche i più importanti, mi ha consentito di conoscere, apprendere,
scoprire, viaggiare, vivere tante altre vite. Sono convinta da sempre che i
libri impediscano di sentirsi soli.
Della scrittura invece adoro l’atto creativo, la possibilità di far
sorgere dal nulla o quasi un mondo tutto mio, il senso di onnipotenza che mi
regala la consapevolezza di essere il demiurgo delle mie storie, di poter
plasmare tutto a mio piacimento, di poter esprimere le mie idee. Prediligo la narrativa psicologica, il monologo interiore,
l’indagine dell’interno piuttosto che la descrizione dell’esterno. I miei
autori di riferimento, Stendhal e Camus, provengono dalla letteratura
d’oltralpe e forse non avrebbe potuto essere diversamente per una persona che
ha insegnato francese per quarant’anni.
L’incontro con Stefania e la sua casa editrice Edizioni Convalle è stato
frutto del caso, ma qualcuno sostiene che il caso non esiste e quindi, se ci
siamo trovate, vuol dire che doveva andare così. Questo incontro fortuito e
fortunato mi ha fatto conoscere una persona speciale e vulcanica e un gruppo
unito e solidale che si sostiene reciprocamente. È una grande emozione pensare
di farne parte anch’io, almeno un po’. La pubblicazione de "Il bosco di faggi",
il mio quinto romanzo edito, un’opera a cui tengo molto, mi consente di
proseguire la mia attività di autrice e questa è la cosa che desidero di più
perché, in fondo, la mia ambizione più grande è lasciare un ricordo di me ai
miei cari e far sì che il mio fantastico nipotino Alessandro, che oggi ha
appena otto mesi, possa un giorno sfogliare i miei libri e, attraverso le
pagine, ricordare la “nonna scrittrice”.
Salvina Alba
domenica 12 marzo 2023
Numero 439 - Parlo di me, Barbara Galimberti - 12 Marzo 2023
Sembra facile parlare di sé stessi, eppure non è così, o per lo meno non lo è per me.
Da sempre, creare un personaggio e raccontare la sua vita mi è sembrato più agevole e in qualche modo più comodo. È stato quasi naturale mascherare le mie emozioni dietro le forti personalità dei protagonisti delle mie storie.
Trovarmi qui a scrivere di me stessa, anche se apparentemente semplice agli occhi di molti, per me, invece, è complesso, a tratti tortuoso, come lo è sempre stato nel passato e forse lo sarà nel futuro. Non sono mai stata una persona pronta a mettersi in prima fila, ma ho sempre preferito sedermi in un angolo, nascosta dagli sguardi delle altre persone.
Ma oggi, con le dita che corrono sulla tastiera, ho deciso che è arrivato il momento di raccontarmi per farmi conoscere da chi è lontano, ma anche per aprirmi un pochino di più verso chi vive quotidianamente nella mia vita.
Molte persone mi dicono che di me in realtà sanno poco, a parte che non bevo vino, non mangio funghi e tartufi.
Sono capace di ridere e scherzare con chiunque, ma difficilmente riesco a condividere le mie lacrime.
Per anni la danza mi ha permesso di abbandonare la mia mente e il corpo verso il mondo delle emozioni, da qualche anno anche la scrittura mi ha aiutata a proiettarmi in un universo parallelo e mi ha accompagnata a comprendere che lo sguardo degli altri, il loro giudizio, non è poi così importante per me stessa e non è necessario per realizzare i miei sogni.
Il cammino verso la scrittura non è stato facile. La mia vita ruota intorno ai numeri, visto che insegno economia aziendale, e le parole sono sempre state affascinanti, ma in qualche modo ho avuto difficoltà nell’avvicinarmi a queste, proprio perché la staticità del numero è sempre stata più facile da gestire, rispetto la dinamicità delle parole, che racchiudono le nostre emozioni, i nostri sentimenti e le nostre domande e le risposte.
Oggi, la lettura e la scrittura sono quasi diventate indispensabili, sono parte della mia linfa giornaliera. Nelle parole trovo me stessa, con i miei limiti e le mie potenzialità. Ho imparato a non giudicarmi, ma anzi a stimolarmi a guardare avanti, a provare nuovi percorsi e nuove sfide.
Sono orgogliosa e felice di ciò che sto costruendo nella mia vita. Diciassette anni fa sono diventata madre, dopo un percorso non facile. Oggi, guardo mio figlio e vedo in lui la donna che sta crescendo e che sta rispondendo, giorno dopo giorno, alle mille domande della vita. Da tanti anni sono anche moglie e penso che il matrimonio, o comunque la convivenza, sia un viaggio dove si incontrano ostacoli, non sempre facili da superare, ma se rifletto sugli anni che verranno, accanto a me non riesco a pensare a un’altra persona, se non a mio marito. E, fortunatamente, sono ancora figlia e sorella. Quel passato importante che ha posto le basi per il mio presente e per il futuro.
I miei numeri, i miei ragazzi a scuola, con i loro sorrisi e i loro bronci, sono la mia quotidianità e le parole, quelle che dico e quelle che scrivo, rappresentano me stessa, a volte molto luminosa e altre ombreggiata. Ma sono convinta che continuerò a essere innamorata delle parole e questo forse mi porterà a scrivere per sempre.
venerdì 3 marzo 2023
Numero 438 - Esperimenti di scrittura - 3 marzo 2023
Marco Lazzaro
Ora non ci rimane altro che sederci in riva al fiume e vedere passare i cadaveri di tutti quei propositi che ci eravamo prefissi come obiettivo.
Che cosa possiamo fare per evitare di compiere, anche quest'anno, la stessa strage?
La risposta è più semplice di quello che pensi.
Partiamo dal principio.
Che cosa ci spinge quando, arrivati all’ultimo dell'anno, decidiamo di farci così male da pensare a elenchi di progetti per un intero anno?
È probabile che colti dall'euforia dei festeggiamenti iniziamo a credere di poter affrontare anche i mulini a vento, così ci lanciamo in utopistici propositi come portare la pace nel mondo o altri più abbordabili - ma altrettanto tosti – come da domani mattina, fare una corsetta appena svegli.
Si deduce che la prima cosa che sbagliamo è il tempismo.
Perché aspettare il trentuno dicembre per fare progetti, quando abbiamo un intero anno per procrastinare le nostre ambizioni all'anno successivo?
Quindi, ecco il primo proposito da mettere in atto: scrivere i propositi appena vengono in mente, magari calendarizzarli, così da non dimenticarseli lungo la strada.
Non sarà facile, ma se pensiamo a qualcosa di concreto sono sicuro che troveremo un sacco di errori da non ripetere o di cose da fare meglio in futuro, e quelli saranno dei perfetti candidati per la nostra lista ideale.
Secondo proposito: porre un freno a tutti i tentativi di migliorare il proprio carattere. Quella è una questione che non va rimandata all'anno dopo. Se pensi di avere un problema perché posticiparlo e non affrontarlo subito?
Usciti dalla palude del rimandare, possiamo ora concentrarci su ciò che possiamo in concreto pensare di realizzare.
Il primo punto è banale.
Siamo capaci tutti ad ascoltare Rihanna, no? Perché non provare a trovare un nuovo artista da supportare? E lo stesso concetto si può applicare a qualsiasi arte. Si può leggere un libro di un autore emergente o trovare qualche mostra nelle vicinanze per aiutare un illustratore o un pittore a farsi conoscere.
Il secondo proposito è quello di provare una cucina diversa dal solito. Non sei mai andato in un ristorante stellato? L'anno nuovo potrebbe essere l'occasione per provare un'esperienza diversa, oppure sei tra i pochi rimasti a non aver mangiato il sushi? Cerca un ristorante con una proposta alla carta e buttati a capofitto su sapori alternativi che potrebbero anche aiutare a espandere i tuoi orizzonti.
Ora che abbiamo sfamato anima e stomaco non ci resta che pensare alla sfera sociale. Tutti coloro che non vivono in una caverna nascosta nelle foreste del Molise hanno a che fare con una cerchia di persone più o meno vicine.
Per spiazzare piacevolmente gli altri non c'è nulla di meglio di un regalo. Un pensiero fatto a un parente o a un amico può migliorare la loro giornata, soprattutto se non sanno che è un proposito che hai letto su un articolo, quindi, taci.
Un'altra idea è quella di organizzare una bella vacanza in un posto in cui non sei mai stato, con qualcuno a cui tieni. Questo potrebbe rafforzare il legame con le persone scelte, ma anche farti conoscere una cultura o un modo di vivere differente da quello che conosci.
L'inizio dell'anno è un buon momento per pensare alla propria carriera lavorativa ricordandosi che, a meno di non essere ricchi ereditieri, il posto di lavoro è il luogo in cui passiamo gran parte della giornata, quindi essere soddisfatti è fondamentale.
Potresti partecipare a qualche corso online per aumentare le tue competenze, oppure cercare di migliorare i rapporti con i colleghi.
Se questo però non dovesse essere nelle tue corde, oppure piuttosto che pensare al lavoro preferiresti imparare da autodidatta a sdraiarti sul letto di chiodi di un fachiro, allora ti consiglio di focalizzarti sui tuoi hobby.
Però, non mettere troppa carne al fuoco. Potresti non avere il tempo libero necessario a seguire tutto quanto e finiresti col sentirti frustrato, ci siamo capiti?
Avete preso nota?
Ora che abbiamo considerato tutte queste idee, prendiamole e buttiamole via.
Al giorno d'oggi la vita è troppo frenetica per ragionare su queste cose e bisogna cogliere il momento.
L'unico consiglio valido è quello che, a meno di impedimenti di forza maggiore, non c'è miglior momento per fare qualcosa di quello attuale.
Quindi, il segreto per non dover pensare a uno sterile elenco di volontà per il nuovo anno è, nientemeno, quello di aver cercato di realizzare più desideri possibili in quello passato.
Non buttiamoci giù di Nick Hornby, se non altro per il consiglio esplicito nel titolo rivolto come augurio a tutti.
Vogliamo provare a comprenderne il significato? Magari molti lettori lo conoscono già, ma tanti altri come me, forse, ne sono all’oscuro, inoltre, come per ogni giornalista che si rispetti, ritengo che la curiosità sia uno degli elementi base di questo lavoro.
Ho condiviso con questi meravigliosi esseri, i gatti, parte della mia vita, comprenderete pertanto il grande interesse che nutro per loro.
Da ragazzina seguivo mia madre, gattara per vocazione, nei suoi continui spostamenti alla ricerca di mici da sfamare e quant'altro, e mi divertivo ad annotare su fogli volanti quel crescendo di emozioni per poi riportarle su un quaderno, che ancora oggi fa bella mostra di sé sulla scrivania dell'ufficio.
Non lo sapevo, ma già da allora il seme della scrittura si era interrato in me.
La fortuna di scrivere per un giornale, inoltre, mi offre la possibilità di parlare di loro, i mici, e di narrarvi di quelle figure che, come mia madre, dedicano tempo ed energia a prendersi cura di quegli straordinari esseri.
Ogni gattara che si rispetti non ha orari e nemmeno concetti!
Questo proverbio, in realtà, l'ho inventato io. Mi era uscito così, di botto, una domenica mattina in pieno inverno quando sorpresi mia madre tutta infagottata dentro strambe vesti.
Sacrificare il tempo non mi pesa, ricevo in cambio più di quanto può darmi un qualsiasi essere umano, diceva sempre, e questo le bastava a farla ricredere su eventuali ripensamenti dettati talvolta dalla fatica. Aveva colonie ovunque e, quando credeva di avere finito, c’era sempre altro che l’attendeva altrove.
Era una paladina, mia madre, apparteneva a un pianeta sino allora quasi sconosciuto.
Ogni mattina prima di uscire da casa per recarsi al lavoro, controllava che nello zaino non mancassero i croccantini, poiché lungo il percorso poteva sempre trovare randagi di strada, dimenticati e spesso anche maltrattati. Aveva sempre sentito dire che i gatti erano esseri indipendenti, opportunisti e talvolta traditori. D'altronde si diceva anche che Giovanna d'Arco fosse una strega e spesso l'ignoranza fa grandi danni.
Ci sarebbe tanto da dire su questi esseri, ma sono felice se, anche solo per un attimo, ho risvegliato il vostro interesse. Scrivetemi, con il permesso della redazione ritaglieremo uno spazio dove anche voi, lettori, potrete dire la vostra e, perché no, presentarci i vostri gatti.
Ma non vi siete accorti che manca qualcosa? Il proverbio! Ditelo, pensavate me ne fossi dimenticata, vero? Invece, eccomi qua.
Allora, il proverbio ogni gatta ha il suo gennaio è dovuto al fatto che proprio in questo mese le gatte entrano in calore dando così inizio alla fecondazione. Questo avviene al Sud, mentre al Nord diventa il mese di febbraio per il semplice motivo che la temperatura più rigida non garantirebbe la sopravvivenza dei piccoli. Ancora una volta mi accorgo quanto la natura sia previdente e soprattutto non abbia bisogno della mano dell'uomo per gestirsi. Sono certa che in questo concorderete con me.
Vi saluto e vi lascio in compagnia dei nostri Miao.
Oggi per la rubrica Dimmi in che mese siamo e ti parlerò di una scrittrice conosceremo Patricia Highsmith.
Prima di parlarvi di questa autrice, desidero percorrere una breve carrellata di scrittrici che, prima e dopo di lei, hanno dato vita a gialli intriganti e thriller ad alta tensione.
Mi pare ovvio partire dalla regina del giallo, la britannica Agatha Christie che, dopo aver creato Hercule Poirot, esce nel 1930 con un giallo la cui protagonista è Miss Marple: la prima donna investigatrice nella storia della letteratura.
Per dovere di cronaca, però, si deve ricordare che Carolina Invernizio, nata a Voghera nel 1851, già nel 1909, con alle spalle una sessantina di pubblicazioni di romanzi gialli, storici e d’appendice, si cimentava con le investigazioni al femminile uscendo con il libro “Nina, la poliziotta dilettante”, riscuotendo notevole successo soprattutto in America Latina.
Nel 1990 compare sulla scena dei thriller americani una giovane e promettente Kay Scarpetta, personaggio nato dalla penna della giornalista e scrittrice Patricia Cornwell: il medico legale che ormai da decenni conduce le investigazioni con il collega e cognato Marino e tiene col fiato sospeso milioni di lettori. I libri venduti, infatti, sono tantissimi e si può dire che attualmente sia una delle più amate scrittrici viventi di thriller al mondo.
Penelope Poirot, invece, è il personaggio creato da Becky Sharp, un'immaginaria discendente anglo-belga del personaggio creato da Agatha Christie. Le prime traduzioni sono disponibili nel nostro Paese già dal 2016.
Nel panorama editoriale italiano, invece, spicca il personaggio di Alice Allevi, brillante e maldestra allieva di medicina legale, che si ritrova, come il prezzemolo, sempre in mezzo a delicati casi di omicidi, nato da un’idea di Alessia Gazzola, e da cui è stata tratta una fortunata serie televisiva. Stessa storia per la commissaria Lolita Lobosco, invenzione della pugliese Gabriella Genisi, che dal 2010 si prodiga per la risoluzione dei casi sui tacchi altissimi delle sue Louboutin, e che di recente abbiamo visto anche sul piccolo schermo.
In questo nutrito panorama di autrici troviamo, come accennavo all’inizio, Patricia Highsmith, statunitense, nata il 19 gennaio 1921 e considerata una delle più abili scrittrici di thriller psicologici al mondo.
Purtroppo, non riscuote grande fama e successo in Patria, soprattutto per i temi scomodi trattati, come la condizione omosessuale o la perversione a cui l’essere umano può arrivare, quale l'attrazione verso il male, mentre viene molto apprezzata in Europa e dai registi. Nata a Fort Worth, in Texas, ama da sempre la scrittura e nel 1950 esordisce con il libro thriller “Sconosciuti in treno” che le vale l'attenzione di Hitchcock, il quale ne fa una trasposizione cinematografica intitolata “L’altro uomo”.
Sono molte le sue opere che diverranno dei film, come “Il talento di Mister Ripley”, “Carol”, “Delitto in pieno sole”. La Highsmith, però, non dimostra grande entusiasmo per la produzione cinematografica derivante dalle sue opere; piuttosto schiva, anticonformista e annoiata dalla routine, cambia spesso città fino a trasferirsi dapprima in Inghilterra, poi in Francia e negli ultimi anni in Svizzera sino alla sua morte avvenuta nel 1995, dove conduce una vita al riparo dalla notorietà, spesso in compagnia delle donne che amò.
Trattandosi del primo articolo dell'anno, quale miglior lettura potrei proporvi di questa autrice, se non “I due volti di gennaio”?
Scritto nel 1964, edito da Bompiani nel 2000, neanche a dirlo diventò un film nel 2014, ed è la storia ad alta tensione di Chester e Colette, marito e moglie americani in fuga perché truffatori. L'uomo, riconosciuto da un poliziotto che è sulle loro tracce, è costretto a ucciderlo, ma all'assassinio assiste anche un’altra persona: Rydal, un americano che vive in Grecia per sfuggire al suo passato ingombrante. Quest’ultimo si offre di coprire l'omicidio e aiutare i due nella fuga, nascondendoli. In un crescendo di fascinazione e seduzione, i tre non riescono più a controllare i loro istinti, fino a quando Chester si accorge che tra Colette e Rydal sta nascendo una forte attrazione… Il resto non ve lo svelo, se vorrete sarà la vostra lettura del mese.
Noi ci ritroviamo a febbraio, buona lettura!
I due volti di gennaio e Il talento di mister Ripley di Patricia Highsmith
Nei prossimi giorni posterò nel Blog (uno alla volta) gli altri esperimenti.