La gara di scrittura 800 Metri di Parole è partita e ci ha già regalato otto racconti - quelli della prima tappa - davvero belli e vari.
I concorrenti dovevano scrivere un racconto, o una poesia o un monologo, o quello che pareva a loro, ispirandosi all'immagine che vedete e facendo entrare nel proprio testo qualcosa dell'immagine stessa.
Qui di seguito gli 8 racconti che ho inserito in base all'ordine di arrivo nella mia casella di posta.
Ora entrate in gioco voi, cari lettori.
Leggete e votate, scrivendolo in un commento a questo numero del blog.
Dovrete esprimere 3 preferenze, titolo e autore, e, se volete, anche spiegare il perché della scelta. Agli autori fa piacere ricevere la motivazione del voto.
Avete tempo per votare fino a mercoledì 19 novembre, ore 20, in modo tale che io possa fare i conteggi e comporre una prima classifica parziale.
Mi raccomando: votate non per simpatia, ma dimenticatevi chi ha scritto cosa, votate quello che vi avrà più colpito, emozionato, e che vi abbia lasciato qualcosa, e che sia - infine - collegato al dipinto di cui sopra.
IMPORTANTE: QUANDO COMMENTATE, METTETE ANCHE IL VOSTRO NOME. Grazie.
TRA ME E IL SILENZIO
Che silenzio. Sono ferma sulla soglia tra due stanze.
Il mio respiro sembra enorme in questo spazio che chiamo casa. Quando cammino,
i passi scandiscono la solitudine nella quale sono confinata.
Sfioro la parete con una mano. Pezzi di intonaco si
sfaldano e cadono a terra. I quadri di antenati defunti da tempo, il pavimento
a scacchi bianco e nero, tutto qui manifesta gli anni che ha. Anch’io li mostro,
nel procedere lento, nelle tante soste, nei ricordi che mostrano foto di un
lungo passato a fronte di un misero futuro.
Un tempo, su questo pavimento, ho imparato a giocare
a scacchi. Noi piccoli, fratelli e cugini, seguivamo le indicazioni di mio
padre, impersonando un pezzo del gioco ognuno. Io adoravo fare il cavallo. Rivedo quei
giorni, odo le risate. Si dice che il passato si rimembri con nostalgia, perché
si cancella il brutto e si tiene solo il bello di ciò che è stato. Non è vero.
Io ricordo anche i pianti, le liti e mi mancano anche quei momenti, quando non
ero sola, dove non c’era questo dannato silenzio.
Nel mio peregrinare raggiungo il divano rosso ai
piedi delle scale. È l’oggetto più nuovo della casa, preso da mio nipote per un
Natale di otto anni fa, l’ultima volta che l’ho visto. Non mi siedo, è troppo
basso per le mie ginocchia, non riuscirei più ad alzarmi.
Piano, tenendomi alla ringhiera di ferro battuto,
inizio a salire i gradini. Vado verso l’alto, seguendo la spirale della scala.
Mi ricorda la coda del gatto che veniva a trovarmi. Ogni sera si presentava
alla porta. Lo facevo entrare, gli davo da mangiare e le sue fusa mi
confortavano. È una settimana che non viene più. Mi fermo a prendere fiato,
approfittando della vista sul giardino dalla finestra che illumina queste
scale. Lo cerco tra l’erba incolta e le piante inselvatichite, ultima speranza
di scoprire che quel nobile animale non mi ha dimenticata, trovandomi inutile e
un peso come quelli che dovrebbero essere qui e non ci sono. Non c’è.
Continuo l’ascesa. I miei passi lasciano impronte
nella polvere dei gradini. Da quanto non salgo di sopra? Non me lo ricordo più,
come non rammento l’ultima volta che qualcuno mi ha fatto visita. Passo davanti
al ritratto di non so chi, nel silenzio rotto dal mio respiro affannato e
raggiungo il ballatoio.
Sono alla stessa altezza del lampadario. Un tempo
sontuoso, ora ha poche gocce di cristallo appese alla catena brunita. Un altro
vecchio oggetto, con la lampadina fulminata, che non serve a nulla. Come me. Continuo
a fissarlo mentre mi sporgo in avanti, perdo l’equilibrio e volo di sotto.
Il tonfo turba la quiete per pochi istanti. Mentre il
buio mi avvolge, il silenzio urla la sua vittoria e io ho il tempo di pensare a
quanto tempo passerà prima che mi trovino.
UNA STRANA NEBBIA
Manuel
sbuffò e, per l'ennesima volta, maledisse la sua imbecillità topografica, come
la chiamava lui. Si era perso un'altra volta. Doveva incontrarsi con gli amici
in Plaça Reial per un giro di tapas e sangria, ma la nebbia calata
all’improvviso sul Barrio Gotico aveva trasformato le stradine tortuose in un
labirinto di ombre che rimbalzavano sui muri.
Girò un angolo, poi un altro, e invece del brusio dei locali trovò solo
silenzio. Le luci giallastre dei lampioni tremolavano riflettendosi
sul selciato lucido.
Un portone attirò la sua attenzione. Imponente, di legno scuro, intagliato con
motivi floreali e aperto quel tanto da mostrare un leggero bagliore
all’interno. Manuel esitò, ma sperando di trovare qualcuno che gli indicasse la
strada, entrò.
Si ritrovò in un atrio ampio, dal soffitto altissimo, le pareti, scolorite e
scrostate, raccontavano di un passato splendore. Il pavimento era
una scacchiera di marmo annerito dal tempo. Un logoro divano arancione
contrastava con i mobili scuri e i quadri con ritratti che sembravano fissarlo. Tutto era immerso in una luce fioca color miele, in cui danzava una miriade
di granelli di polvere.
Davanti all’ingresso, si ergeva una scala monumentale con la
balaustra nera e lucida come ossidiana.
«Manuel!»
Si immobilizzò. La voce era sottile, quasi un soffio e sembrava venire
dall’alto.
«Manuel, vieni.»
Il cuore gli batteva forte, ma qualcosa in quella voce lo spinse ad andare
avanti.
Salì due gradini, poi uno e un altro ancora. A ogni passo la luce cambiava,
sembrava più calda, più viva.
Quando raggiunse il pianerottolo, vide una porta socchiusa.
La voce sembrava
provenire da lì. Appoggiò la mano sulla maniglia e spinse piano.
Vide una stanza identica all’atrio da cui era venuto: stesso divano, stessi
quadri e stessa scala che scendeva nel buio. Solo che. ora, sui mobili c'erano
tante fotografie con un solo soggetto, lui, Manuel.
Il ragazzo rabbrividì.
«Sei tornato, finalmente» mormorò la voce dietro di lui.
Si voltò.
Davanti a lui una ragazza con un lungo vestito bianco e grandi occhi scuri lo
stava fissando.
«Ti ho aspettato tanto, Manuel.»
«Ma io non ti conosco, non so chi sei.»
Lei sorrise.
«Dicono tutti così, la prima volta.»
Manuel sentì la paura attanagliargli lo stomaco. Guardò verso la scala, e vide
che era scomparsa. Una strana nebbia si stava addensando nella
stanza e con terrore Manuel capì che non avrebbe mai trovato la porta per
uscire da quel posto.
Fuori, Barcellona continuava a vivere tra le risate nei bar, il suono delle
chitarre e il profumo del mare che saliva dalle Ramblas.
Quando la nebbia si alzò, del portone non c’era più nessuna traccia.
Al suo posto una grande M rossa spiccava sul muro umido e scrostato.
IL VORTICE DELLA FOLLIA
Mi guardo intorno, la testa gira seguendo le maledette scale che portano al primo piano. Sento lo stomaco contrarsi, sale la rabbia e il ricordo di mia sorella che volava giù. La mia vita di bambino è stata una prigione dentro queste mura dalle finestre sbarrate, ma dopo la sua morte è stato un inferno. Anzi, follia.
Per tutti sono stato io, per gelosia, a farla cadere dalle scale. A niente sono valse le urla disperate per dimostrare la mia innocenza.
La rabbia, l’odio, recluso in questa casa sfortunata, hanno plasmato la mia adolescenza, fino al giorno in cui sono scappato maledicendo tutti, perfino la discendenza tanto agognata dai miei genitori. Mai avrei fatto proseguire una stirpe tanto funesta.
Dalle pareti scrostate appare a sprazzi il colore rosa adorato da mia madre; gli affreschi sulle volte a botte e a crociera cadono a pezzi, come le anime dei dannati che da secoli abitano qui. Nessuno dei miei avi è stato sano di mente. Loro sono i colpevoli di una mentalità sbagliata e giudicante; io, ingenuo, amavo mia sorella e mai le avrei fatto del male.
A volte le disgrazie accadono per scatenare una reazione, per fare cambiare binario a una vita predestinata. Mi sento così in questo momento, arrivato alla follia ma consapevole.
Distruggerò quel poco che è rimasto.
Lascio esplodere la rabbia.
Il tavolino all’ingresso è tarlato, lo distruggo subito. I cuscini rossi del divano li strappo con furore, polverizzo l’imbottitura logora.
Via, tutto sul pavimento, su quelle ipnotiche mattonelle dai rombi bianchi e neri, che spesso vorticavano insieme alle scale nei miei sogni peggiori.
Ho l’affanno per tanto impeto, ma non ho ancora finito. Sulla parete, sopra lo scrittorio c’è lui, il ritratto di mio padre, che desiderava l’erede. Ha avuto me, ma non avrà nessun altro dopo.
«Che tu sia maledetto, vai in mille pezzi!»
L’urlo mi eccita.
Il ritratto dell’altra è lungo la scalinata. Salgo in pochi secondi, ho l’amaro in bocca. Eccola, sicura, austera.
Hai ucciso la mia bambina, sei un mostro!
«Non è vero! Non è vero! Anche tu, vai in mille pezzi, maledetta!»
Ho rotto tutto. Sono soddisfatto… Ma…
«Chi mi chiama?»
Sento una voce…
«Chi c’è? Eveline, sorellina, sei tu?»
«Robert, sono io, Ann. Calmati, ti prego.»
Ann, mia moglie. Sapeva dove trovarmi. Sono esausto da tanto furore. Mi lascio cullare come un bambino, lei mi dona l’abbraccio che non ho mai avuto. Mi rendo conto di avere un aspetto animalesco.
«Robert, alzati, andiamo via. Dimentica tutto. Da oggi avrai una nuova vita. Sono incinta. Avremo un figlio, capisci? Ti restituirà l’amore che desideri.»
La notizia mi sconvolge, piango. Le mani tremano. Le accarezzo i capelli, le guance, le labbra. Poco alla volta la visione di mia sorella svanisce. Ora vedo Ann, una luce nuova nei suoi occhi.
Mi sollevo, la stringo forte.
Scendiamo insieme le scale.
IL
SOSPIRO DELLA REGINA
Chiara
De Mas
«Ciao mamma.»
«Ciao cara, come state?»
«Stiamo tutti bene, ma siamo in pensiero per te. Natale si avvicina e quest’anno vorremmo che lo passassi qui con noi.»
«Io e tuo padre abbiamo festeggiato ogni cosa sempre e solo sotto questo tetto. Da qui non mi muovo.»
«Papà è morto da quasi dieci anni! Guardati, mamma! Vuoi restare sola in quella villa in rovina, a vivere nel passato piuttosto che qui con noi. Odierebbe vederti così.»
Ci fu un momento di silenzio, in cui rimbombarono gli scricchiolii del vecchio edificio.
«Ci rifletterò, ma ne dubito!» gridò infine e agganciò il telefono con forza.
Restò immobile un istante con la mano ancora sulla cornetta, poi tornò verso il salone. L’aria sapeva di cera e di chiuso.
Lidia poggiò la schiena stanca sul divano tappezzato da fantasie antiche, verde e avorio, sotto la grande scala a chiocciola che saliva verso il buio del piano superiore. Quelle stanze, un tempo piene di voci e passi, ora sembravano trattenere solo il peso del silenzio.
Quella villa imponente a volte faceva sentire Lidia e suo marito distanti, ma quel piccolo angolo sotto la scala, raccolto, intimo, profumava di casa. Li riuniva ogni sera: le partite a scacchi serali erano il loro rituale.
Soffiò via con il poco fiato rimasto la polvere dalla scacchiera e prese la regina nera: al contatto con il marmo freddo venne accarezzata da un brivido. Quei pezzi erano levigati dai tocchi e dai ricordi.
All’inizio giocava spesso contro lo spettro di suo marito, ma più il tempo passava, più l’eco del silenzio si faceva pesante.
Quella sera decise di giocare un’ultima partita.
Per ogni pezzo che avanzava sui quadranti, poteva immaginare i suoi commenti ironici e le risate soffocate per non disturbare la notte.…
«Eri molto più
bravo di me» sussurrò al vuoto. Alcune lacrime le inumidirono lo sguardo. «Arrivavamo
sempre a questo punto. Dicevi che avevo vinto anche se in realtà la partita non
era semplicemente terminata. Un vero re non sacrifica mai la sua regina, dicevi
sempre.»
Si guardò attorno. Osservò le pareti scrostate e portatrici dei segni del tempo. Non avevano più i colori vivaci e brillanti di un tempo, proprio come il suo riflesso allo specchio.
«Mi manchi tanto… Vorrei che fossi qui, ma non ci sei più…»
Inspirò lentamente, poi osservò le sue dita nodose e incerte sacrificare la regina. Il pezzo scivolò fino al centro della scacchiera.
«È ora, amore mio» sussurrò.
Scacco matto.
Rimase immobile per qualche istante, si trascinò alla finestra e l’aprì: il vento gelido di dicembre entrò portando con sé l’odore della legna bruciata nei camini accesi. Le luci delle case lontane, per un istante, le parvero calde e invitanti.
Lidia richiuse la finestra gonfia d’umidità e si fece strada lentamente verso il telefono.
Si guardò attorno. Osservò le pareti scrostate e portatrici dei segni del tempo. Non avevano più i colori vivaci e brillanti di un tempo, proprio come il suo riflesso allo specchio.
«Mi manchi tanto… Vorrei che fossi qui, ma non ci sei più…»
Inspirò lentamente, poi osservò le sue dita nodose e incerte sacrificare la regina. Il pezzo scivolò fino al centro della scacchiera.
«È ora, amore mio» sussurrò.
Scacco matto.
Rimase immobile per qualche istante, si trascinò alla finestra e l’aprì: il vento gelido di dicembre entrò portando con sé l’odore della legna bruciata nei camini accesi. Le luci delle case lontane, per un istante, le parvero calde e invitanti.
Lidia richiuse la finestra gonfia d’umidità e si fece strada lentamente verso il telefono.
ASPETTANDO GODOT
Rammentavo, più di ogni altra cosa, il suo passatempo preferito: la lettura, e poi quell’aria svagata, a volte un po’ tesa, quasi aspettasse qualcosa di nuovo, e qualcosa negli anni era sempre successo. Io avevo preso moglie e qualche anno dopo era mancato mio padre, lasciandola sola in una grande casa, con l’unica passione per i suoi libri. Quando si era ammalata seriamente, ha pianto un poco, confusa e stanca, ma si è lasciata condurre in silenzio e di buon grado nella residenza per anziani.
Bussavo contro il legno della
porta. Entravo senza aspettare il permesso di nessuno. Mia madre stava seduta
sulla sedia a rotelle, una coperta sulle gambe di fronte alla parete. Anche
stavolta il suo sguardo era rivolto al quadro appeso. Aveva una
fissazione per l’immagine raffigurata, ovvero la riproduzione di un’opera di un
artista belga dell’Art Noveau: Lechanteur che, usando una tecnica fotografica
abbinata all’intelligenza artificiale, creava nei suoi quadri un’atmosfera che sembra trascendere il reale.
«Ti ho portato il giornale, mamma. Come stai?»
Sapevo che non mi avrebbe risposto in modo coerente, ma trattarla con rispetto era per me una dimostrazione di affetto.
«Godot? È arrivato Godot? Sei tu Godot?»
«No, mamma, non sono Godot. Sono Giorgio, tuo figlio.»
«Giorgio! Siediti qui, fammi compagnia. Aspetto Godot, il mio caro amico dai tempi della scuola, deve svelarmi il segreto del quadro, è molto preparato su ogni cosa, sono certa che lui sa cosa c’è in cima alla scala, quale misteriosa stanza nasconda quella casa tanto strana. Come succede in uno specchio, deve esserci un passaggio tra il mondo del reale e l’altrove. Un occhio magico in grado di rilevare ciò che è invisibile. Godot, lo confermerà.»
Io mi sedevo accanto a lei, e intanto pensavo a quel suo personaggio, il ricordo di un vecchio amico uscito dalla mente, associato alla reminiscenza di una memoria, scaturita da un libro letto in una lontana giovinezza.
Comunque, le sue condizioni erano migliorate da quando si era messa ad aspettare Godot.
«Godot? È arrivato Godot? Giorgio caro, anche tu aspetti Godot? Stai andando via? Non pensi che potrebbe arrivare quando tu non ci sarai?»
«No, mamma. Quando arriverà sarò qui con te, non ti devi preoccupare.»
«Ti ho portato il giornale, mamma. Come stai?»
Sapevo che non mi avrebbe risposto in modo coerente, ma trattarla con rispetto era per me una dimostrazione di affetto.
«Godot? È arrivato Godot? Sei tu Godot?»
«No, mamma, non sono Godot. Sono Giorgio, tuo figlio.»
«Giorgio! Siediti qui, fammi compagnia. Aspetto Godot, il mio caro amico dai tempi della scuola, deve svelarmi il segreto del quadro, è molto preparato su ogni cosa, sono certa che lui sa cosa c’è in cima alla scala, quale misteriosa stanza nasconda quella casa tanto strana. Come succede in uno specchio, deve esserci un passaggio tra il mondo del reale e l’altrove. Un occhio magico in grado di rilevare ciò che è invisibile. Godot, lo confermerà.»
Io mi sedevo accanto a lei, e intanto pensavo a quel suo personaggio, il ricordo di un vecchio amico uscito dalla mente, associato alla reminiscenza di una memoria, scaturita da un libro letto in una lontana giovinezza.
Comunque, le sue condizioni erano migliorate da quando si era messa ad aspettare Godot.
«Godot? È arrivato Godot? Giorgio caro, anche tu aspetti Godot? Stai andando via? Non pensi che potrebbe arrivare quando tu non ci sarai?»
«No, mamma. Quando arriverà sarò qui con te, non ti devi preoccupare.»
Per un momento la mamma tornava
serena. Io facevo qualche passo per la stanza, spingevo la sua carrozzella fin
sul terrazzo e mi mettevo a leggerle qualche pagina del giornale. Ma poco dopo
era nuovamente vinta dal suo incantesimo.
«Presto arriverà Godot, Giorgio riportami al quadro, ai piedi della scala, voglio essere pronta per vedere, per svelare il mistero.»
La guardavo sorridendo, le prendevo la mano.
«Figliolo, se dovessi andarmene prima che arrivi Godot, aspettalo tu per me, digli che ho aspettato tanto, e che lasci a te ogni segreto.»
Mia madre smetteva di parlare e poco dopo si addormentava.
Io andavo via camminando all’indietro, senza far rumore, lasciando la porta socchiusa, per quando sarebbe arrivato Godot.
«Presto arriverà Godot, Giorgio riportami al quadro, ai piedi della scala, voglio essere pronta per vedere, per svelare il mistero.»
La guardavo sorridendo, le prendevo la mano.
«Figliolo, se dovessi andarmene prima che arrivi Godot, aspettalo tu per me, digli che ho aspettato tanto, e che lasci a te ogni segreto.»
Mia madre smetteva di parlare e poco dopo si addormentava.
Io andavo via camminando all’indietro, senza far rumore, lasciando la porta socchiusa, per quando sarebbe arrivato Godot.
LA CASA
Tania Mignani
«Eccomi, mamma, sono tornato.»
MASCHERE
Ecco, si apre il sipario!
Sento il cuore scoppiarmi nel petto. Mi sembra di essere tornata bambina quando, da prima della classe, la maestra non perdeva occasione di lodarmi davanti ai compagni portandomi come esempio e finendo sempre per interrogarmi per prima.
Basta chiacchiere, ora si va in scena.
Mi piace esibirmi. Voglio imparare a crescere. Voglio imparare come si
diventa grandi. Voglio divertirmi!
Sì, ma sono anche timida, e poi a quale pubblico potrò presentarmi? Amici, parenti, che poi magari ridono pure di me?
Fare teatro è davvero elettrizzante, voi che ne dite? Oddio, mi sto già montando la testa. Ho pure le traveggole. Vedo la grande scala a chiocciola ricoperta da un tappeto rosso fiammante e io che scendo mentre rimbombano gli applausi di un pubblico inesistente. Non sono persone quelle che ho davanti, ma leoni in gabbia pronti a sbranarmi alla prima falsa battuta.
Mi piacciono immensamente i bambini ed è per loro che voglio recitare. Potrei farlo mettendo in scena una nuova me, perché no? Sarò un clown! Più ci penso e più sento il solletico salirmi dai piedi fin su nella schiena, poi nel petto fino a raggiungere il cuore. Toc... Toc... Toc... Che emozione!
Vediamo un po’, oggi voglio provare a raccontarmi.
Sì, ma sono anche timida, e poi a quale pubblico potrò presentarmi? Amici, parenti, che poi magari ridono pure di me?
Fare teatro è davvero elettrizzante, voi che ne dite? Oddio, mi sto già montando la testa. Ho pure le traveggole. Vedo la grande scala a chiocciola ricoperta da un tappeto rosso fiammante e io che scendo mentre rimbombano gli applausi di un pubblico inesistente. Non sono persone quelle che ho davanti, ma leoni in gabbia pronti a sbranarmi alla prima falsa battuta.
Mi piacciono immensamente i bambini ed è per loro che voglio recitare. Potrei farlo mettendo in scena una nuova me, perché no? Sarò un clown! Più ci penso e più sento il solletico salirmi dai piedi fin su nella schiena, poi nel petto fino a raggiungere il cuore. Toc... Toc... Toc... Che emozione!
Vediamo un po’, oggi voglio provare a raccontarmi.
Ho sempre pensato di
avere dentro tanti suoni e colori, ma
non sempre mi riesce di dimostrarlo agli
altri. La voglia di esprimere i miei sentimenti resta bloccata dentro, in questa parte sinistra dove il ritmo
di una melodia spesso mal diretta dagli eventi mi tiene in vita.
Ho sempre viaggiato come una vela strappata dal vento sin da quando ero bambina. Dentro la valigia dei ricordi ho rinchiuso tutti i miei sogni. Quanta gente è passata davanti ai miei occhi! Gente che ride, che piange, ma ora vedo solo bambini. Il sorriso dei bambini è come un balsamo che entra nel mio cuore a placare timori e paure. Mi dà forza. Noi Clown non siamo persone come tutti gli altri, siamo come bambini smarriti che inseguono un sogno. Noi siamo sempre esistiti e il tempo non ci ha nemmeno sfiorati. Siamo eterni come i frutti selvatici, come l’erba dei sentieri che nessuno ha mai calpestato. Per noi, dopo la vita esiste un altro mondo. Noi Clown siamo quelli che riempiamo di risate il cielo.
Ecco, già immagino quel grande giardino chiamato Eden. Tanti volti diversi, alcuni meno noti e altri conosciuti. Tutti con una strana espressione, un’attesa. Ognuno di noi con una piccola grande storia dentro. Ora non provo più imbarazzo, è come se a un tratto dentro di me prendesse forma la voce delle emozioni. Chi sono veramente io, mi chiedo.
Spero davvero che un giorno, togliendo le nostre maschere, scopriremo un volto nuovo e in questo volto troveremo l’innocenza che avevamo al principio del mondo.
Mi pare pure bella, ora, questa stanza dal sapore antico. Persino i volti ritratti nel dipinto sembrano sorridere.
Ho sempre viaggiato come una vela strappata dal vento sin da quando ero bambina. Dentro la valigia dei ricordi ho rinchiuso tutti i miei sogni. Quanta gente è passata davanti ai miei occhi! Gente che ride, che piange, ma ora vedo solo bambini. Il sorriso dei bambini è come un balsamo che entra nel mio cuore a placare timori e paure. Mi dà forza. Noi Clown non siamo persone come tutti gli altri, siamo come bambini smarriti che inseguono un sogno. Noi siamo sempre esistiti e il tempo non ci ha nemmeno sfiorati. Siamo eterni come i frutti selvatici, come l’erba dei sentieri che nessuno ha mai calpestato. Per noi, dopo la vita esiste un altro mondo. Noi Clown siamo quelli che riempiamo di risate il cielo.
Ecco, già immagino quel grande giardino chiamato Eden. Tanti volti diversi, alcuni meno noti e altri conosciuti. Tutti con una strana espressione, un’attesa. Ognuno di noi con una piccola grande storia dentro. Ora non provo più imbarazzo, è come se a un tratto dentro di me prendesse forma la voce delle emozioni. Chi sono veramente io, mi chiedo.
Spero davvero che un giorno, togliendo le nostre maschere, scopriremo un volto nuovo e in questo volto troveremo l’innocenza che avevamo al principio del mondo.
Mi pare pure bella, ora, questa stanza dal sapore antico. Persino i volti ritratti nel dipinto sembrano sorridere.
PERCORSI SBAGLIATI
Al telefono, una voce già nota aveva commissionato al Topo, il migliore tra i ladri di arredi sacri, il furto di una tela celata nella sacrestia di un oratorio in mezzo al nulla. Una volta recuperata avrebbe dovuto portarla presso una villa abbandonata, nascosta da piante di alto fusto ed erbacce infestanti. Lì, l’amico dell’amico di un famoso antiquario l’avrebbe pagato, e amen. Doveva solo seguire la mappa che il mandante aveva infilato sotto i tergicristalli della sua vettura.
Il Topo, nonostante la cartina sbiadita dall’umidità notturna, aveva trovato l’oratorio, individuato il dipinto con facilità, adocchiato e fatto sparire un crocefisso d’argento massiccio, ché tanto prima o poi qualcuno l’avrebbe comunque preso, e si era diretto alla volta della casa.
Il portone si era aperto senza forzare, qualcuno doveva avere oliato per bene i cardini arrugginiti, e una volta all’interno lo lasciò spalancato, perché era meglio assicurarsi una via d’uscita libera e questo il Topo lo sapeva. Prima di avanzare su quello che pareva una scacchiera, e non un pavimento, chiese ad alta voce se ci fosse qualcuno.
Da quel momento iniziarono i guai.
Le gocce del lampadario iniziarono a tintinnare, il divanetto in velluto emanò sbuffi di polvere e persino gli antichi mobili emisero sinistri scricchiolii. Il Topo corse al portone per mettersi in salvo da quello che aveva tutta l’aria di essere una scossa di terremoto, ma l’uscio si chiuse davanti al suo naso e per quanto tirasse, per quanto spingesse non ci fu mezzo di riaprirlo. Solo quando il cuore rallentò il ritmo, si accorse del silenzio.
Tutto era immobile, tutto taceva. La luce che penetrava da una grossa apertura ovaloide si era offuscata e sulle pareti divorate dall’umidità si intravedevano sagome diaboliche che lo fissavano con occhi cangianti. Il Topo iniziò a tremare, sospettando che il furto del crocefisso avesse scatenato quell’insana situazione. Cavò l’oggetto sacro dallo zaino, lo posò sul tavolo tondo accanto al divano e indietreggiò con le mani in alto in segno di resa.
Un grosso quadro in cima alle scale oscillò a destra e manca.
«Mi lasci andare» supplicò, rivolto alla donna del dipinto. «Rinuncio anche al vecchio ritratto.»
La luce calò ancora, ma il viso della donna irradiava chiarore e metteva in evidenza la curva sinuosa delle scale. Un enorme punto di domanda. Chi sei? Chi sei, davvero? ripeteva una voce, affogandolo nell’angoscia. La realtà è che non sapeva rispondere, non sapeva proprio. E se non lo sapeva, non esisteva, non era niente. Era così doloroso essere un niente, così tremenda quella consapevolezza che crollò sulle ginocchia.
Una folata d’aria gli schiaffeggiò il viso e si accorse che il portone si era aperto. Fuggì senza crocefisso, senza zaino, come uno appena scampato a un’esecuzione.
Ormai al sicuro, riguardò la cartina.
Aveva sbagliato percorso, villa.
Era andato tutto male.
Che altri recuperassero il bottino... Lui, il Topo, un’angoscia simile non la poteva più sopportare.
Era andato tutto male.
Che altri recuperassero il bottino... Lui, il Topo, un’angoscia simile non la poteva più sopportare.
§§§
Complimenti davvero a tutti i concorrenti! Sarà difficile, per voi lettori, esprimere tre preferenze.
Alla prossima tappa!
dalla vostra


Complimenti a tutti gli autori! Le mie preferenze vanno a:
RispondiEliminaAspettando Godot di Luigi Besana
Il vortice della follia di MariaRita Sanna
Tra me e il silenzio di Tatiana Vanino
Grazie, Nicoletta, per aver letto e votato!
EliminaNel commento sopra sono risultata anonima, ma sono Zannoni Roberta
EliminaCorreggo il post precedente Tatiana Vanini
RispondiEliminaNicoletta Mandaradoni
Percorsi sbagliati Silvana Da Roit
RispondiEliminaLa casa Tania Mignani
Il vortice della follia Maria Rita Sanna
Ai primi tre posti:
RispondiElimina1. Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini
Mi è piaciuta molto la descrizione della casa e ho trovato il finale originale. Non ho mai letto romanzi di Tatiana, ma questo racconto mi ha fatto venire voglia di conoscere meglio il suo stile.
2. Percorsi sbagliati di Silvana Da Roit
Conosco bene la penna di Silvana che non delude mai!Un racconto da brividi.
3. Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
Graziella ha creato un alone di mistero con una storia particolare. Se da questo racconto nascesse un romanzo lo leggerei volentieri.
I racocnti erano tutti interessanti.Complimenti anche a Luigi Besana, il suo racconto è molto toccante.
Grazie per aver letto attentamente, si evince dal commento, ed aver votato.
EliminaAdelia Rossi,graziellaBraghiroli,Tania mignani
EliminaMarta
l'unico che mi piace è di Adelia Rossi
RispondiEliminase vuoi che il tuo voto al racconto di Adelia Rossi sia contato, devi esprimere altre due preferenze, cosa non difficile perché sono tutti meritevoli.
EliminaAdelia Rossi
EliminaMaria Rita Sanna
Tatiana vanini
Adelia Rossi,Tatiana Vanini,Maria Rita Sanna.
EliminaIo onestamente li ho trovati tutti interessanti: chi per un aspetto, chi per un altro, credo che tutti e otto abbiano fatto parlare quelle mura, poi ovvio bisogna fare una scelta per esprimere tre preferenze.In ogni caso in bocca al lupo a tutti.
RispondiEliminasono d'accordo. Sono tutti belli, scritti bene, idee diverse, atmosfere particolari. Io stessa avrei difficoltà a sceglierne tre.
Eliminacomplimenti. scelgo ,Maschere di Adelia Rossi. Poesie che vanno al cuore ❤️
Eliminapoi Aspettando Godod ,in una versione nuova e il respiro della regina Di Chiara dal Mas
EliminaInnanzitutto complimenti a tutti!
RispondiEliminaIl mio primo voto va al racconto La casa di Tania Mignani per la bellezza della trama. La scelta della casa chiusa come ambientazione, il ritorno dell’uomo dopo una vita intera e quel trauma che gli aveva tolto la parola…tutto viene tenuto insieme con grande equilibrio. Piaciuto molto.
Il secondo voto va a Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini per lo stile scelto: essenziale, fatto di frasi brevi che, da sole, hanno evocato un’atmosfera silenziosa ma potente.
Il terzo voto va a Luigi Besana, per la scelta di aver considerato il quadro come un pezzo vivo della scena e l’idea degli occhi della madre, ormai confusi dalla malattia, che si perdono proprio in quella immagine. Complimenti!
1. Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini
RispondiElimina2. Il vortice della follia di Maria Rita Sanna
3. Il sospiro della regina di Chiara De Mas
Ecco le mie tre scelte.
Tutti narrati in prima persona (cosa che apprezzo poiché a mio parere avvicina di piú il lettore al protagonista). Il primo ha ottime descrizioni e un finale deciso, il secondo che ho scelto ha un bel lieto fine, mentre il terzo riesce a trasmettere tutta la sua nostalgia per una persona cara venuta a mancare.
Complimenti agli autori
Al Primo posto "La Porta del cuore" di Adelia Rossi.
RispondiEliminaSecondo :
"Aspettando Godot" di Luigi Besana Terzo : "Una strana nebbia" di Graziella Braghiroli.
LA PORTA DEL CUORE Adelia Rossi.
RispondiEliminaIL SOSPIRO DELLA REGINA
Chiara De Mas
PERCORSI SBAGLIATI
Silvana Da Roit
Le mie preferenze vanno ad Adelia Rossi con Maschere ,Il vortice della follia di Maria Rita Sanna,e Aspettando Godot di Luigi Besana.
RispondiEliminaGrazie per aver votato, ma puoi dire chi sei? Grazie.
EliminaComplimenti a tutti gli autori perché so che non è facile scrivere in un tempo ristretto, almeno lo è per me.
RispondiEliminaI miei preferiti
La casa di Tania Mignani
Ho trovato molto bello il fatto di ricordare con amore la
propria infanzia anche se in un contesto particolare!
Percorsi sbagliati di Silvana Da Roit
Mi ha fatto molto paura però è stato divertente che il labro ( Il
Topo) abbia dovuto o voluto lasciare la refurtiva nella villa
con la morale che rubare è sbagliato! :)
Il sospiro della regina di Chiara de Mas
Resta un'incognita nel finale, però trovo bello che questa
donna abbia deciso di voltare pagina, di andare avanti e
amare il presente
Questo dipinto ha scatenato la fantasia dei concorrenti dando vita a storie affascinanti, le tre che mi hanno più colpito sono:
RispondiEliminaTra me e il silenzio di Tatiana Vanini. Il racconto è tutto dentro al quadro, è ben condotto, in crescendo fino al gran finale che non si dimentica.
Aspettando Godot di Luigi Besana. Ho trovato originale il modo di inserire il quadro nella narrazione. Nel racconto si respira tanta tenerezza, particolarmente nel finale.
Percorsi sbagliati di Silvana Da Roit.
Una storia originalissima tra thriller e commedia, con tanta ironia.
Alla prox👏👏👏
Complimenti a tutti i partecipanti.
RispondiEliminaTra me e il silenzio di Tatiana Vanini, per la scrittura attenta nel mostrare le immagini che prendono forma durante la lettura.
Il sospiro della regina di Chiara De Mas, per l'intensità dei pensieri e delle emozioni.
Percorsi sbagliati di Silvana da Roit, per la storia che non ti aspetti.
Complimenti a tutti partecipanti, i racconti sono tutti molto belli ma i miei preferiti sono:
RispondiElimina1- Il vortice della follia- M.R. Santa
2- La casa - T. Magnani
3- Una strana nebbia - G. Braghiroli
Adelia Rossi
RispondiEliminaTatiana Vanini
Silvana Da Roit
1- Percorsi sbagliati di Silvana Da Roit
EliminaRacconto originale ed inaspettato, capace di trattenere il cuore in gola mentre nella mente la lettura disegna immagini vivide.
Nella sospensione del finale ho percepito un incontro con la propria coscienza.
2- Maschere di Adelia Rossi
Durante la lettura ho sentito l' imponenza dei sogni da bambino che ognuno di noi ha sperimentato dinnanzi ad una scala tutta da percorrere come la vita .
3- Il sospiro della Regina di Chiara De Mas
Bellissimo racconto sul dolore che imprigiona se non affrontato ma che libera se attraversato e lasciato andare .
Molto toccante.
Grazie per la lettura
Angela De Simone
Io voto per
RispondiEliminaIl vortice delle follie di Maria Rita Sanna
Maschere di Adelia Rossi
Aspettando Godot di Luigi Besabs
Grazie per aver votato, ma puoi dire chi sei? Grazie.
EliminaClara Pogliani
EliminaÈ stato molto difficile fare una scelta, tutti molto belli, alla fine ho deciso. La mia prima scelta ricade su IL SOSPIRO DELLA REGINA, di Chiara De Mas, la seconda TRA ME E IL SILENZIO di Tatiana Vanini, la terza LA CASA di Tania Mignani.
RispondiEliminaGrazie per aver votato, ma puoi dire chi sei? Grazie.
EliminaSalve, sono Zannoni Roberta. È stato molto difficile fare una scelta, tutti molto belli, alla fine ho deciso. La mia prima scelta ricade su IL SOSPIRO DELLA REGINA, di Chiara De Mas, la seconda TRA ME E IL SILENZIO di Tatiana Vanini, la terza LA CASA di Tania Mignani.
EliminaScusa, lo faccio subito : Clara Pogliani
RispondiEliminaSalve Clara, ma hai votato due volte?
EliminaVotò Maschere di Adelia Rossi
RispondiEliminaGrazie per aver votato, ma devi esprimere altre due preferenze perché il voto sia valido.
EliminaComplimenti davvero a tutti e mica facile la scelta...
RispondiElimina1 Aspettando Godot: tenerezza infinita
2 La casa
Muto e amato
3 Percorsi sbagliati
Ironia della sorte
Ciao, i miei voti vanno a:
RispondiEliminaUna strana nebbia di Gabriella Braghiroli
La casa di Tania Mignani
Maschere di Adelia Rossi
Kathiuscia Moresca
Tutti meritevoli, ma bisogna sceglierne solo tre:
RispondiEliminaTra me e il silenzio T. Vanini
Maschere A. Rossi
Percorsi sbagliati S. Da Roit
Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini. Per la bella descrizione della casa e per il finale che non ti aspetti. Bello.
RispondiEliminaAspettando Godot di Luigi Besana.
Per il viaggio tenero e dolente nella mente della madre.
La casa di Tania Mignani.
Il tornare al proprio io bambino nell'unico posto dove era stato felice. Struggente.
Grazie per aver votato, ma chi sei?
EliminaRita Sommavilla
EliminaOttimi racconti. Io scelgo:
RispondiEliminaAspettando Godot di Luigi Besana
Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini
Il sospiro della regina di Chiara De Mas
Complimenti a tutti gli autori. Le mie preferenze vanno a:
RispondiElimina1) MASCHERE - Adelia Rossi
2) TRA ME E IL SILENZIO - Tatiana Vanini
3) IL SOSPIRO DELLA REGINA - Chiara De Mas
Buona serata! ⭐️
Ayelen D'Odorico
Complimenti a tutti gli autori perché storie tutte di sentimento.
RispondiEliminaQueste sono le mie preferite.
In ordine di lettura
. Il vortice della follia
Maria Rita Sanna
(Rivalsa, liberazione e riscatto da una vita di condanna)
. La casa
Tania Mignani
(Ritorno all'amore)
. Maschere
Adelia Rossi
(La casa dell'innocenza)
Attendo prossima tappa.
Tutti bravi, ma dovendo scegliere:
RispondiEliminaTania Mignani originalità dell'ambientazione
Adelia Rossi il punto di vista
Maria Rita Sanna tinte forti e lieto fine
Maura Hary
Mentre aspettavo Godot è arrivato Luigi Besana e mi ha commosso con il suo racconto. Prima scelta
RispondiEliminaSono cascato per le scale anch’io ma era un’altra casa. Ho rivissuto tutto con Tatiana. Seconda scelta
Mi ha fatto tenerezza la sfiga del Topo e mi sono quasi affezionato, come Silvana. Terza scelta
P.S. Ho apprezzato molto la diffusa capacità di raccontare e sono curioso di leggere la storia delle bambine…
Cesare Sordi
Cesare, se non fossi, dovrebbero inventarti :-)
EliminaChe piacere leggere questi splendidi racconti.bravi tutti.i miei voti vanno a :
RispondiEliminaUna strana nebbia - Graziella Braghiroli
Mi ha tenuta incollata al racconto ...
Il sospiro della regina - Chiara De Mas
Mi ha commossa...
Aspettando Godot - Luigi Besana
Che tenerezza...
In bocca al lupo a tutti!
Che bella gara Stefy<3
Alessandra Pozzi
Maschere Adelia Rossi
EliminaUna strana nebbia Graziella Braghiroli
Aspettando Godot Luigi Besana
I miei complimenti a tutti gli autori per questi bellissimi racconti! Ho trovato maggiormente evocativi, per trama e linguaggio:
RispondiElimina1 "Tra me e il silenzio" Tatiana Vanini
2. "La casa" Tania Mignani
3. "Aspettando Godot" Luigi Besana
Resto in attesa di emozionanti nuove letture! Cristina Bellavita
- PERCORSI SBAGLIATI
RispondiElimina- MASCHERE
- TRA ME E IL SILENZIO
Ma... Complimenti a tutti gli autori, difficile scegliere!
N.1 Il vortice della follia di Maria Rita Sanna
RispondiEliminaN.2 Percorsi sbagliati di Silvana da Roit
N.3 Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
I miei complimenti a tutti voi autori, avete scritto racconti belli e originali. La scelta è stata difficile, avrei votato ognuno di voi, i fantastici e temerari otto
Lella Brioschi
Maschere - Adelia Rossi
RispondiEliminaIl vortice della follia - Maria Rita Sanna
La casa - Tania Mignani
Lucia Fabrizio
Ho votato
RispondiEliminaPrimo: Maschere di Adelia Rossi.
Secondo: Il sospiro della regina di Chiara de Mas.
Terzo: Aspettando Godot di Luigi Besana.
Anselmo Picco.
Buona Domenica! Le mi tre preferenze vanno a :
RispondiElimina- 'Il Vortice della follia' di Maria Rita Sanna
-'Tra me e il silenzio' di Tatiana Vanini
-'Maschere' di Adelia Rossi
Ho scelto questi racconti perché hanno fatto vibrare delle corde dentro di me.
Tutti
Tutti
Ciao! Bella iniziativa e ben organizzata facendo scegliere tre racconti anziché uno solo.
RispondiElimina- La casa - Tania Mignani
- Aspettando - Godot Luigi Besana
- Maschere - Adelia Rossi
Grazie per aver votato, ma manca il tuo nome :-) Puoi aggiungerlo?
EliminaMarta
EliminaFabrizio Moresca
EliminaAdelia Rossi,Graziella Braghiroli, Tania mignani
RispondiEliminaGrazie per aver votato, ma manca il tuo nome :-) Puoi aggiungerlo?
EliminaMaschere di Adelia Rossi; Il vortice della follia di MariaRita Sanna, Percorsi Sbagliati di Silvana Da Roit
RispondiEliminaGraziella Braghiroli, Maria Rita Sanna, Tania Mignani
RispondiEliminaCiao, sono Claudio voto: Graziella Braghiroli, Tania Mignani, Maria Rita Sanna
RispondiEliminaVoto MASCHERE di Adelia Rossi
RispondiEliminaTRA ME E IL SILENZIO di Tatiana Vanini
UNA STRANA NEBBIA di Graziella Braghiroli
Giusy
Voto: Aspettando Godot di Luigi Besana
RispondiEliminaLa casa di Tania Mignani
Il sospiro della regina di Chiara De Mas
Molto belli e originali, capaci di creare un'atmosfera particolare ed evocativa.
Giovanna Agata Lucenti
Complimenti a tutti. Le mie preferenze sono per: Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini
RispondiEliminaIl vortice della follia di Maria Rita Sanna
La casa di Tania Mignani
Complimenti a tutti i miei racconti preferiti sono:
RispondiEliminaTra me e il silenzio Tatiana Vanini
La casa Tania Mignani
Il sospiro della regina Chiara De Mas
Tecla
Complimenti a tutti, senza dubbio.
RispondiEliminaI primi tre che ho preferito sono:
ASPETTANDO GODOT di Luigi Besana
IL VORTICE DELLA FOLLIA di Maria Rita Sanna
PERCORSI SBAGLIATI di Silvana da Roit
Grazie 🤩
Buon pomeriggio!
RispondiEliminaEcco i miei tre voti:
Aspettando Godot - Luigi Besana
Percorsi Sbagliati - Silvana da Roit
Il vortice della follia - Maria Rita Sanna
Complimenti a tutti i partecipanti, è stato proprio difficile scegliere!
Arianna Desogus
1° UNA STRANA NEBBIA di Graziella Braghiroli
RispondiElimina2° LA CASA di Tania Mignani
3° IL VORTICE DELLA FOLLIA di Maria Rita Sanna
Una strana nebbia di Graziella Braghiroli ; il vortice della follia di Maria Rita Sanna; la casa di Tania Mignani
RispondiEliminaDifficilissimo votare perché i racconti sono tutti ben scritti, emozionanti e pertinenti al dipinto dal quale hanno preso l'ispirazione. Quindi complimenti vivissimi a tutti gli autori che si sono messi in gioco.
RispondiEliminaPremesso ciò, devo comunque votare e la mia classifica è la seguente:
1) Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini
2) La casa di Tania Mignani
3) Percorsi sbagliati di Silvana da Roit
Io voto maschere di Adelia Rossi
RispondiEliminaLa casa tania mignani
Una strana nebbia Graziella braghiroli
Christian
Voto "Maschere" di Adelia Rossi
RispondiEliminaScusate, ho sbagliato ad esprimere il voto, spero di poter rimediare. La mia classifica è:
Elimina-Maschere di Adelia Rossi
-Aspettando Godot di Luigi Besana
- Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna.
Molto bello
RispondiElimina1 "La Porta del cuore" di Adelia Rossi.
RispondiElimina2 " Aspettando Godot" di Luigi Besana 3 "Una strana nebbia" di Graziella Braghiroli.
Scusate ho sbagliato il 1 è Maschere
RispondiEliminaIo voto:
RispondiElimina-Maschere di Adelia Rossi
-Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
- Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna
-Minisini Caroli
VOTO
RispondiElimina1 TRA ME E IL SILENZIO
2 ASPETTANDO GODOT
3 IL SOSPIRO DELLA
REGINA
Stefania
Voto per: MASCHERE DI ADELIA ROSSI, IL SOSPIRO DELLA REGINA DI CHIARA DE MAS, ASPETTANDO GODOT DI LUIGI BESANA - SONO DANIELA
RispondiEliminaMaschere Adelia Rossi
RispondiEliminaIl vortice della follia Maria Rita Sanna
Una strana Nebbia Graziella Braghiroli
Vorrei prima di tutto fare i miei complimenti agli autori, perché tutti i racconti sono splendidi.
RispondiEliminaEsprimo le mie tre preferenze:
Aspettando Godot, di Luigi Besana
La casa, di Tania Mignani
Percorsi sbagliati, di Silvana Da Roit.
Mi complimento con tutti per i racconti interessanti. Dovendo scegliere, il mio voto va ai seguenti:
RispondiElimina1) "La casa" di Tania Mignani perché mi ha commosso la storia struggente raccontata in un contesto che raffigura pienamente l'atmosfera dell'ambiente
2) "Percorsi sbagliati" di Silvana Da Roit per il suspence che aleggia in tutto il racconto, molto ben inserito nella figura rappresentata dalla foto
3) "Aspettando Godot" di Luigi Besana per la tenerezza che mi ha suscitato la tematica trattata
Marta Martello
Il mio voto :
RispondiEliminaMaschere di Adelia Rossi
Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna
Prima Silvana Da Riot
RispondiEliminaSeconda Adelia Rossi
Terza Maria Rita Sanna
Sono Domenico
mio voto :
RispondiEliminaMaschere di Adelia Rossi
Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna
Giacomino PiccoIl mio voto va a;
RispondiEliminaMaschere di Adelia Rossi
Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna
Sono Roberta Boerchi voto per:
RispondiEliminaMaschere di Adelia Rossi,
Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini,
Il vortice della follia di Maria Rita Sanna.
Piazza Dorina Renata
RispondiEliminaVoto per : Una strana nebbia di Graziella Braghiroli- Il vortice della follia Maria Rita Sanna- Maschere di Adelia Rossi
Il mio voto va a : Maschere di Adelia Rossi
RispondiEliminaUna strana nebbia di Graziella Braghiroli
Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna
Nadia Cotugno per Adelia Rissi
RispondiEliminaCiao à tutti
RispondiEliminaIl mio voto va a
Maschere di Adelia Rossi
Il vortice della follia di Maria Rita Sanna
Aspettando Godot di Luigi Besana
Buona sera, do con piacere il mio voto a:
RispondiEliminaMaschere di Adelia Rossi
Percorsi sbagliati di Silvana Da Roit
Il sospiro della Regina di Chiara De Mas
Buonasera
RispondiEliminaEcco i miei voti:
1 : Rossi Adelia con Maschere
2: Silvana Da Roi con Percorsi sbagliati.
3: Luigi Besana con Aspettando Godot
1 Adelia Rossi
RispondiElimina2 Silvana Da Roi
3 Luigi Besana
1- Graziella Braghiroli con Una strana nebbia
RispondiElimina2- Silvana da Roit con Percorsi Sbagliati
3- Tania Mignani con La Casa
Le mie preferenze : 1) Luigi Besana
RispondiElimina2) Tania Mignani 3) Graziella Braghiroli
Tutti veramente stimolanti, complimenti. Io do la mia preferenza a IL SOSPIRO DELLA REGINA di Chiara De Mas, TRA ME E IL SILENZIO di Tatiana Vanini, LA CASA di Tania Mignani.
RispondiEliminaZannoni Silvia
La mia preferenza va a PERCORSI SBAGLIATI di Silvana Da Roit, IL SOSPIRO DELLA REGINA di Chiara De Mas, LA CASA di Tania Mignani.
RispondiEliminaNasato Michele
Colombini Donatella
RispondiEliminaPER SEMPRE Silvana da Roit
IL PANETTONE Luigi Besana
AL TAVOLO IERI Tania Mignani
voto per: Tatiana Vanini, Tania Mignani, Chiara De Mas -
RispondiEliminaClaudia Serenari
Sono Diva Martini
Eliminavoto per: Adelia Rossi con Maschere,
Per sempre di Silvana da Roit
Un silenzio imbarazzante Di Maria Rita Sanna