Seduti allo stesso tavolo

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Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

venerdì 14 novembre 2025

Numero 478 - Prima tappa 800 Metri di Parole - 14 novembre 2025


La gara di scrittura 800 Metri di Parole è partita e ci ha già regalato otto racconti - quelli della prima tappa - davvero belli e vari. 
I concorrenti dovevano scrivere un racconto, o una poesia o un monologo, o quello che pareva a loro,  ispirandosi all'immagine che vedete e facendo entrare nel proprio testo qualcosa dell'immagine stessa.
Qui di seguito gli 8 racconti che ho inserito in base all'ordine di arrivo nella mia casella di posta.

Ora entrate in gioco voi, cari lettori.

Leggete e votate, scrivendolo in un commento a questo numero del blog. 
Dovrete esprimere 3 preferenze, titolo e autore, e, se volete, anche spiegare il perché della scelta. Agli autori fa piacere ricevere la motivazione del voto. 
Avete tempo per votare fino a mercoledì 19 novembre, ore 20, in modo tale che io possa fare i conteggi e comporre una prima classifica parziale.
Mi raccomando: votate non per simpatia, ma dimenticatevi chi ha scritto cosa, votate quello che vi avrà più colpito, emozionato, e che vi abbia lasciato qualcosa, e che sia - infine - collegato al dipinto di cui sopra.

IMPORTANTE: QUANDO COMMENTATE, METTETE ANCHE IL VOSTRO NOME. Grazie.

TRA ME E IL SILENZIO 

 
Che silenzio. Sono ferma sulla soglia tra due stanze. Il mio respiro sembra enorme in questo spazio che chiamo casa. Quando cammino, i passi scandiscono la solitudine nella quale sono confinata.
Sfioro la parete con una mano. Pezzi di intonaco si sfaldano e cadono a terra. I quadri di antenati defunti da tempo, il pavimento a scacchi bianco e nero, tutto qui manifesta gli anni che ha. Anch’io li mostro, nel procedere lento, nelle tante soste, nei ricordi che mostrano foto di un lungo passato a fronte di un misero futuro.
Un tempo, su questo pavimento, ho imparato a giocare a scacchi. Noi piccoli, fratelli e cugini, seguivamo le indicazioni di mio padre, impersonando un pezzo del gioco ognuno. Io adoravo fare il cavallo. Rivedo quei giorni, odo le risate. Si dice che il passato si rimembri con nostalgia, perché si cancella il brutto e si tiene solo il bello di ciò che è stato. Non è vero. Io ricordo anche i pianti, le liti e mi mancano anche quei momenti, quando non ero sola, dove non c’era questo dannato silenzio.
Nel mio peregrinare raggiungo il divano rosso ai piedi delle scale. È l’oggetto più nuovo della casa, preso da mio nipote per un Natale di otto anni fa, l’ultima volta che l’ho visto. Non mi siedo, è troppo basso per le mie ginocchia, non riuscirei più ad alzarmi.
Piano, tenendomi alla ringhiera di ferro battuto, inizio a salire i gradini. Vado verso l’alto, seguendo la spirale della scala. Mi ricorda la coda del gatto che veniva a trovarmi. Ogni sera si presentava alla porta. Lo facevo entrare, gli davo da mangiare e le sue fusa mi confortavano. È una settimana che non viene più. Mi fermo a prendere fiato, approfittando della vista sul giardino dalla finestra che illumina queste scale. Lo cerco tra l’erba incolta e le piante inselvatichite, ultima speranza di scoprire che quel nobile animale non mi ha dimenticata, trovandomi inutile e un peso come quelli che dovrebbero essere qui e non ci sono. Non c’è.
Continuo l’ascesa. I miei passi lasciano impronte nella polvere dei gradini. Da quanto non salgo di sopra? Non me lo ricordo più, come non rammento l’ultima volta che qualcuno mi ha fatto visita. Passo davanti al ritratto di non so chi, nel silenzio rotto dal mio respiro affannato e raggiungo il ballatoio.
Sono alla stessa altezza del lampadario. Un tempo sontuoso, ora ha poche gocce di cristallo appese alla catena brunita. Un altro vecchio oggetto, con la lampadina fulminata, che non serve a nulla. Come me. Continuo a fissarlo mentre mi sporgo in avanti, perdo l’equilibrio e volo di sotto.
Il tonfo turba la quiete per pochi istanti. Mentre il buio mi avvolge, il silenzio urla la sua vittoria e io ho il tempo di pensare a quanto tempo passerà prima che mi trovino.
    


UNA STRANA NEBBIA

Manuel sbuffò e, per l'ennesima volta, maledisse la sua imbecillità topografica, come la chiamava lui. Si era perso un'altra volta. Doveva incontrarsi con gli amici in Plaça Reial per un giro di tapas e sangria, ma la nebbia calata all’improvviso sul Barrio Gotico aveva trasformato le stradine tortuose in un labirinto di ombre che rimbalzavano sui muri.
Girò un angolo, poi un altro, e invece del brusio dei locali trovò solo silenzio. Le luci  giallastre dei lampioni tremolavano riflettendosi sul selciato lucido.
Un portone attirò la sua attenzione. Imponente, di legno scuro, intagliato con motivi floreali e aperto quel tanto da mostrare un leggero bagliore all’interno. Manuel esitò, ma sperando di trovare qualcuno che gli indicasse la strada, entrò.
Si ritrovò in un atrio ampio, dal soffitto altissimo, le pareti, scolorite e scrostate,  raccontavano di un passato splendore. Il pavimento era una scacchiera di marmo annerito dal tempo. Un logoro divano arancione contrastava con i mobili scuri e i quadri con ritratti che sembravano fissarlo. Tutto era immerso in una luce fioca color miele, in cui danzava una miriade di granelli di polvere.
Davanti all’ingresso, si ergeva  una scala monumentale con la balaustra nera e lucida come ossidiana.
«Manuel!»
Si immobilizzò. La voce era sottile, quasi un soffio e sembrava venire dall’alto.
«Manuel, vieni.»
Il cuore gli batteva forte, ma qualcosa in quella voce lo spinse ad andare avanti.
Salì due gradini, poi uno e un altro ancora. A ogni passo la luce cambiava, sembrava più  calda, più viva.
Quando raggiunse il pianerottolo, vide una porta socchiusa. 
La voce sembrava provenire da lì. Appoggiò la mano sulla maniglia e spinse piano.
Vide una stanza identica all’atrio da cui era venuto: stesso divano, stessi quadri e stessa scala che scendeva nel buio. Solo che. ora, sui mobili c'erano tante fotografie con un solo soggetto, lui, Manuel.
Il ragazzo rabbrividì.
«Sei tornato, finalmente» mormorò la voce dietro di lui.
Si voltò.
Davanti a lui una ragazza con un lungo vestito bianco e grandi occhi scuri lo stava fissando.
«Ti ho aspettato tanto, Manuel.»
«Ma io non ti conosco, non so chi sei.»
Lei sorrise.
«Dicono tutti così, la prima volta.»
Manuel sentì la paura attanagliargli lo stomaco. Guardò verso la scala, e vide che era  scomparsa. Una strana nebbia si stava addensando nella stanza e con terrore Manuel capì che non avrebbe mai trovato la porta per uscire da quel posto.
Fuori, Barcellona continuava a vivere tra le risate nei bar, il suono delle chitarre e il profumo del mare che saliva dalle Ramblas.
Quando la nebbia si alzò, del portone non c’era più nessuna traccia.
Al suo posto una grande M rossa spiccava sul muro umido e scrostato.
 

 IL VORTICE DELLA FOLLIA
 
Ho odiato questa casa come si odia il peggiore dei nemici. Sono ritornato dopo tanti anni, ma desidero vederla distrutta.
Mi guardo intorno, la testa gira seguendo le maledette scale che portano al primo piano. Sento lo stomaco contrarsi, sale la rabbia e il ricordo di mia sorella che volava giù. La mia vita di bambino è stata una prigione dentro queste mura dalle finestre sbarrate, ma dopo la sua morte è stato un inferno. Anzi, follia.
Per tutti sono stato io, per gelosia, a farla cadere dalle scale. A niente sono valse le urla disperate per dimostrare la mia innocenza.
La rabbia, l’odio, recluso in questa casa sfortunata, hanno plasmato la mia adolescenza, fino al giorno in cui sono scappato maledicendo tutti, perfino la discendenza tanto agognata dai miei genitori. Mai avrei fatto proseguire una stirpe tanto funesta.
Dalle pareti scrostate appare a sprazzi il colore rosa adorato da mia madre; gli affreschi sulle volte a botte e a crociera cadono a pezzi, come le anime dei dannati che da secoli abitano qui. Nessuno dei miei avi è stato sano di mente. Loro sono i colpevoli di una mentalità sbagliata e giudicante; io, ingenuo, amavo mia sorella e mai le avrei fatto del male.
A volte le disgrazie accadono per scatenare una reazione, per fare cambiare binario a una vita predestinata. Mi sento così in questo momento, arrivato alla follia ma consapevole.
Distruggerò quel poco che è rimasto.
Lascio esplodere la rabbia.
Il tavolino all’ingresso è tarlato, lo distruggo subito. I cuscini rossi del divano li strappo con furore, polverizzo l’imbottitura logora.
Via, tutto sul pavimento, su quelle ipnotiche mattonelle dai rombi bianchi e neri, che spesso vorticavano insieme alle scale nei miei sogni peggiori.
Ho l’affanno per tanto impeto, ma non ho ancora finito. Sulla parete, sopra lo scrittorio c’è lui, il ritratto di mio padre, che desiderava l’erede. Ha avuto me, ma non avrà nessun altro dopo.
«Che tu sia maledetto, vai in mille pezzi!»
L’urlo mi eccita.
Il ritratto dell’altra è lungo la scalinata. Salgo in pochi secondi, ho l’amaro in bocca. Eccola, sicura, austera.
Hai ucciso la mia bambina, sei un mostro!
«Non è vero! Non è vero! Anche tu, vai in mille pezzi, maledetta!»
Ho rotto tutto. Sono soddisfatto… Ma…
«Chi mi chiama?»
Sento una voce…
«Chi  c’è? Eveline, sorellina, sei tu?»
«Robert, sono io, Ann. Calmati, ti prego.»
Ann, mia moglie. Sapeva dove trovarmi. Sono esausto da tanto furore. Mi lascio cullare come un bambino, lei mi dona l’abbraccio che non ho mai avuto. Mi rendo conto di avere un aspetto animalesco.
«Robert, alzati, andiamo via. Dimentica tutto. Da oggi avrai una nuova vita. Sono incinta. Avremo un figlio, capisci? Ti restituirà l’amore che desideri.»
La notizia mi sconvolge, piango. Le mani tremano. Le accarezzo i capelli, le guance, le labbra. Poco alla volta la visione di mia sorella svanisce. Ora vedo Ann, una luce nuova nei suoi occhi.
Mi sollevo, la stringo forte.
Scendiamo insieme le scale.



IL SOSPIRO DELLA REGINA
Chiara De Mas
 
 
Il trillo del telefono squarciò d’un tratto il silenzio e Lidia zoppicò fino alla cornetta.
«Ciao mamma.»
«Ciao cara, come state?»
«Stiamo tutti bene, ma siamo in pensiero per te. Natale si avvicina e quest’anno vorremmo che lo passassi qui con noi.»
«Io e tuo padre abbiamo festeggiato ogni cosa sempre e solo sotto questo tetto. Da qui non mi muovo.»
«Papà è morto da quasi dieci anni! Guardati, mamma! Vuoi restare sola in quella villa in rovina, a vivere nel passato piuttosto che qui con noi. Odierebbe vederti così.»
Ci fu un momento di silenzio, in cui rimbombarono gli scricchiolii del vecchio edificio.
«Ci rifletterò, ma ne dubito!» gridò infine e agganciò il telefono con forza.
Restò immobile un istante con la mano ancora sulla cornetta, poi tornò verso il salone. L’aria sapeva di cera e di chiuso.
Lidia poggiò la schiena stanca sul divano tappezzato da fantasie antiche, verde e avorio, sotto la grande scala a chiocciola che saliva verso il buio del piano superiore. Quelle stanze, un tempo piene di voci e passi, ora sembravano trattenere solo il peso del silenzio.
Quella villa imponente a volte faceva sentire Lidia e suo marito distanti, ma quel piccolo angolo sotto la scala, raccolto, intimo, profumava di casa. Li riuniva ogni sera: le partite a scacchi serali erano il loro rituale.
Soffiò via con il poco fiato rimasto la polvere dalla scacchiera e prese la regina nera: al contatto con il marmo freddo venne accarezzata da un brivido. Quei pezzi erano levigati dai tocchi e dai ricordi.
All’inizio giocava spesso contro lo spettro di suo marito, ma più il tempo passava, più l’eco del silenzio si faceva pesante.
Quella sera decise di giocare un’ultima partita.
Per ogni pezzo che avanzava sui quadranti, poteva immaginare i suoi commenti ironici e le risate soffocate per non disturbare la notte.… 
«Eri molto più bravo di me» sussurrò al vuoto. Alcune lacrime le inumidirono lo sguardo. «Arrivavamo sempre a questo punto. Dicevi che avevo vinto anche se in realtà la partita non era semplicemente terminata. Un vero re non sacrifica mai la sua regina, dicevi sempre.»
Si guardò attorno. Osservò le pareti scrostate e portatrici dei segni del tempo. Non avevano più i colori vivaci e brillanti di un tempo, proprio come il suo riflesso allo specchio.
«Mi manchi tanto… Vorrei che fossi qui, ma non ci sei più…»
Inspirò lentamente, poi osservò le sue dita nodose e incerte sacrificare la regina. Il pezzo scivolò fino al centro della scacchiera.
«È ora, amore mio» sussurrò.
Scacco matto.
Rimase immobile per qualche istante, si trascinò alla finestra e l’aprì: il vento gelido di dicembre entrò portando con sé l’odore della legna bruciata nei camini accesi. Le luci delle case lontane, per un istante, le parvero calde e invitanti.
Lidia richiuse la finestra gonfia d’umidità e si fece strada lentamente verso il telefono. 


ASPETTANDO GODOT
 
Mentre superavo gli otto gradini che portavano all’ingresso del gerocomio, pensavo a mia madre.
Rammentavo, più di ogni altra cosa, il suo passatempo preferito: la lettura, e poi quell’aria svagata, a volte un po’ tesa, quasi aspettasse qualcosa di nuovo, e qualcosa negli anni era sempre successo. Io avevo preso moglie e qualche anno dopo era mancato mio padre, lasciandola sola in una grande casa, con l’unica passione per i suoi libri. Quando si era ammalata seriamente, ha pianto un poco, confusa e stanca, ma si è lasciata condurre in silenzio e di buon grado nella residenza per anziani.

Bussavo contro il legno della porta. Entravo senza aspettare il permesso di nessuno. Mia madre stava seduta sulla sedia a rotelle, una coperta sulle gambe di fronte alla parete. Anche stavolta il suo sguardo era rivolto al quadro appeso. Aveva  una fissazione per l’immagine raffigurata, ovvero la riproduzione di un’opera di un artista belga dell’Art Noveau: Lechanteur che, usando una tecnica fotografica abbinata all’intelligenza artificiale, creava nei suoi quadri un’atmosfera che sembra trascendere il reale.
«Ti ho portato il giornale, mamma. Come stai?»
Sapevo che non mi avrebbe risposto in modo coerente, ma trattarla con rispetto era per me una dimostrazione di affetto.
«Godot? È arrivato Godot? Sei tu Godot?»
«No, mamma, non sono Godot. Sono Giorgio, tuo figlio.»
«Giorgio! Siediti qui, fammi compagnia. Aspetto Godot, il mio caro amico dai tempi della scuola, deve svelarmi il segreto del quadro, è molto preparato su ogni cosa, sono certa che lui sa cosa c’è in cima alla scala, quale misteriosa stanza nasconda quella casa tanto strana. Come succede in uno specchio, deve esserci un passaggio tra il mondo del reale e l’altrove. Un occhio magico in grado di rilevare ciò che è invisibile. Godot, lo confermerà.»
Io mi sedevo accanto a lei, e intanto pensavo a quel suo personaggio, il ricordo di un vecchio amico uscito dalla mente, associato alla reminiscenza di una memoria, scaturita da un libro letto in una lontana giovinezza.
Comunque, le sue condizioni erano migliorate da quando si era messa ad aspettare Godot.
«Godot? È arrivato Godot? Giorgio caro, anche tu aspetti Godot? Stai andando via? Non pensi che potrebbe arrivare quando tu non ci sarai?»
«No, mamma. Quando arriverà sarò qui con te, non ti devi preoccupare.»

Per un momento la mamma tornava serena. Io facevo qualche passo per la stanza, spingevo la sua carrozzella fin sul terrazzo e mi mettevo a leggerle qualche pagina del giornale. Ma poco dopo era nuovamente vinta dal suo incantesimo.
«Presto arriverà Godot, Giorgio riportami al quadro, ai piedi della scala, voglio essere pronta per vedere, per svelare il mistero.»
La guardavo sorridendo, le prendevo la mano.
«Figliolo, se dovessi andarmene prima che arrivi Godot, aspettalo tu per me, digli che ho aspettato tanto, e che lasci a te ogni segreto.»
Mia madre smetteva di parlare e poco dopo si addormentava.
Io andavo via camminando all’indietro, senza far rumore, lasciando la porta socchiusa, per quando sarebbe arrivato Godot.


LA CASA
Tania Mignani
 
Chiusa la porta alle spalle, si fermò a osservare il grande salone. L’imponenza quasi maestosa, che un tempo lo aveva intimorito, aveva lasciato posto alla decadenza di muri scrostati e ammuffiti. La chiamavano da sempre la casa omettendo, per pudore, l’attività che vi si svolgeva all’interno. I vecchi divani, dove un tempo le ragazze sedevano intrattenendo i clienti, ricoperti da una spessa coltre di polvere, ospitavano intere famiglie di topi. Disabitata da lunghi anni, il proprietario, stupito dalla sua offerta, si era  liberato in tutta fretta, per una cifra quasi impensabile, di quel rudere. 
Raggiunse la scala alla sua sinistra, ne ammirò la forma sinuosa e poggiò timoroso un piede sul primo gradino tenendosi ben saldo al corrimano arrugginito. C’era stato un tempo in cui scendeva scivolando dalla cima fino in fondo. Sua madre, preoccupata, gli gridava di stare attento, mentre le ragazze ridevano divertite. Era nato lì, in quella casa, il luogo meno adatto a crescere un bambino, eppure, quelli erano stati gli unici anni in cui si era sentito amato. Coccolato e viziato dalle ragazze ma, soprattutto, amato dalla madre. Giovane e bellissima, era arrivata alla casa quasi al termine della gravidanza. 
L’ultima volta in cui l’aveva vista era riversa in una pozza di sangue con la gola tagliata. 
Ricordava di aver volato scendendo dalla scalinata, con la gola spalancata in un urlo che non riusciva a uscire. Da quel momento non aveva più proferito alcuna parola. La sua vita era stata un peregrinare da un istituto all’altro, alternato a famiglie affidatarie indifferenti ed estranee. Il suo solo intento, tornare nell’unico luogo in cui aveva conosciuto l’amore. Muto, ma con un acume fuori dal comune, aveva raggiunto un inaspettato successo, garantendosi una vecchiaia agiata e tranquilla, abbastanza ricco da permettersi di acquistare la casa senza alcun problema. Il suo passo mentre avanzava gradino dopo gradino, pareva diventare sempre più leggero, le pareti sembravano aver riacquistato il loro intonaco originale, tutt’intorno poteva udire le risate delle ragazze, la  musica del grammofono e l’odore dei sigari dei facoltosi clienti. Sull’ampio pianerottolo si affacciavano molte porte, a passo sicuro raggiunse l’ultima sulla sinistra, quella più appartata, quella in cui sua mamma abbandonava il trucco e le calze a rete per dedicarsi solo a lui. 
L’aprì, il suo cavallo a dondolo e la palla rossa erano intatti nell’angolo di fianco al lettino. 
La sua voce dopo oltre settant’anni trovò la libertà tanto agognata.
«Eccomi, mamma, sono tornato.»

MASCHERE


Ecco, si apre il sipario!
Sento il cuore scoppiarmi nel petto. Mi sembra di essere tornata bambina quando, da prima della classe, la maestra non perdeva occasione di lodarmi davanti ai compagni portandomi come esempio e finendo sempre per interrogarmi per prima.
Basta chiacchiere, ora si va in scena.  
Mi piace esibirmi. Voglio imparare a crescere. Voglio imparare come si diventa grandi. Voglio divertirmi!
Sì, ma sono anche timida, e poi a quale pubblico potrò presentarmi? Amici, parenti, che poi magari  ridono pure di me?
Fare teatro è davvero elettrizzante, voi che ne dite? Oddio, mi sto già montando la testa. Ho pure le traveggole. Vedo la grande scala a chiocciola ricoperta da un tappeto rosso fiammante e io che scendo mentre rimbombano gli applausi di un pubblico inesistente. Non sono persone quelle che ho davanti, ma leoni in gabbia pronti a sbranarmi alla prima falsa battuta.
Mi piacciono immensamente i bambini ed è per loro che voglio recitare. Potrei farlo mettendo in scena una nuova me, perché no? Sarò un clown! Più ci penso e più sento il solletico salirmi dai piedi fin su nella schiena, poi nel petto fino a raggiungere il cuore. Toc... Toc... Toc... Che emozione!
Vediamo un po’, oggi voglio provare a raccontarmi. 
Ho sempre pensato di avere dentro tanti suoni e colori, ma non sempre mi riesce  di dimostrarlo agli altri. La voglia di esprimere i miei sentimenti resta bloccata  dentro, in questa parte sinistra dove il ritmo di una melodia spesso mal diretta dagli eventi mi tiene in vita.
Ho sempre viaggiato come una vela strappata dal vento sin da quando ero bambina. Dentro la valigia dei ricordi ho rinchiuso  tutti i miei sogni. Quanta gente è passata davanti ai miei occhi! Gente che ride, che piange, ma ora vedo solo bambini. Il sorriso dei bambini è come un balsamo che entra nel mio cuore a placare timori e paure. Mi dà forza. Noi Clown non siamo persone come tutti gli altri, siamo come bambini smarriti che inseguono un sogno. Noi siamo sempre esistiti e il tempo non ci ha nemmeno sfiorati. Siamo eterni come i frutti selvatici, come l’erba dei sentieri che nessuno ha mai calpestato. Per noi, dopo la vita esiste un altro mondo. Noi Clown siamo quelli che riempiamo di risate il cielo.
Ecco, già immagino quel grande giardino chiamato Eden. Tanti volti diversi, alcuni meno noti e altri conosciuti. Tutti con una strana espressione, un’attesa. Ognuno di noi con una piccola grande storia dentro. O­ra non provo più imbarazzo, è come se a un tratto  dentro di me prendesse forma la voce delle emozioni. Chi sono veramente io, mi chiedo.
Spero davvero che un giorno, togliendo le nostre maschere, scopriremo un volto nuovo e in questo volto troveremo l’innocenza che avevamo al principio del mondo.   
Mi pare pure bella, ora, questa stanza dal sapore antico. Persino i volti ritratti nel dipinto sembrano sorridere.


PERCORSI SBAGLIATI
 
Era andato tutto male. No, non la prima parte del piano, quella si era svolta alla perfezione.
Al telefono, una voce già nota aveva commissionato al Topo, il migliore tra i ladri di arredi sacri, il furto di una tela celata nella sacrestia di un oratorio in mezzo al nulla. Una volta recuperata avrebbe dovuto portarla presso una villa abbandonata, nascosta da piante di alto fusto ed erbacce infestanti. Lì, l’amico dell’amico di un famoso antiquario l’avrebbe pagato, e amen. Doveva solo seguire la mappa che il mandante aveva infilato sotto i tergicristalli della sua vettura.
Il Topo, nonostante la cartina sbiadita dall’umidità notturna, aveva trovato l’oratorio, individuato il dipinto con facilità, adocchiato e fatto sparire un crocefisso d’argento massiccio, ché tanto prima o poi qualcuno l’avrebbe comunque preso, e si era diretto alla volta della casa.
Il portone si era aperto senza forzare, qualcuno doveva avere oliato per bene i cardini arrugginiti, e una volta all’interno lo lasciò spalancato, perché era meglio assicurarsi una via d’uscita libera e questo il Topo lo sapeva. Prima di avanzare su quello che pareva una scacchiera, e non un pavimento, chiese ad alta voce se ci fosse qualcuno.
Da quel momento iniziarono i guai. 
Le gocce del lampadario iniziarono a tintinnare, il divanetto in velluto emanò sbuffi di polvere e persino gli antichi mobili emisero sinistri scricchiolii. Il Topo corse al portone per mettersi in salvo da quello che aveva tutta l’aria di essere una scossa di terremoto, ma l’uscio si chiuse davanti al suo naso e per quanto tirasse, per quanto spingesse non ci fu mezzo di riaprirlo. Solo quando il cuore rallentò il ritmo, si accorse del silenzio.
Tutto era immobile, tutto taceva. La luce che penetrava da una grossa apertura ovaloide si era offuscata e sulle pareti divorate dall’umidità si intravedevano sagome diaboliche che lo fissavano con occhi cangianti. Il Topo iniziò a tremare, sospettando che il furto del crocefisso avesse scatenato quell’insana situazione. Cavò l’oggetto sacro dallo zaino, lo posò sul tavolo tondo accanto al divano e indietreggiò con le mani in alto in segno di resa.
Un grosso quadro in cima alle scale oscillò a destra e manca.
«Mi lasci andare» supplicò, rivolto alla donna del dipinto. «Rinuncio anche al vecchio ritratto.»
La luce calò ancora, ma il viso della donna irradiava chiarore e metteva in evidenza la curva sinuosa delle scale. Un enorme punto di domanda. Chi sei? Chi sei, davvero? ripeteva una voce, affogandolo nell’angoscia. La realtà è che non sapeva rispondere, non sapeva proprio. E se non lo sapeva, non esisteva, non era niente. Era così doloroso essere un niente, così tremenda quella consapevolezza che crollò sulle ginocchia.
Una folata d’aria gli schiaffeggiò il viso e si accorse che il portone si era aperto. Fuggì senza crocefisso, senza zaino, come uno appena scampato a un’esecuzione.
Ormai al sicuro, riguardò la cartina. 
Aveva sbagliato percorso, villa.
Era andato tutto male.
Che altri recuperassero il bottino... Lui, il Topo, un’angoscia simile non la poteva più sopportare.

§§§

Complimenti davvero a tutti i concorrenti! Sarà difficile, per voi lettori, esprimere tre preferenze.

Alla prossima tappa!


Alla prossima
dalla vostra

107 commenti:

  1. Complimenti a tutti gli autori! Le mie preferenze vanno a:

    Aspettando Godot di Luigi Besana

    Il vortice della follia di MariaRita Sanna

    Tra me e il silenzio di Tatiana Vanino

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    1. Grazie, Nicoletta, per aver letto e votato!

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    2. Nel commento sopra sono risultata anonima, ma sono Zannoni Roberta

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  2. Correggo il post precedente Tatiana Vanini
    Nicoletta Mandaradoni

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  3. Percorsi sbagliati Silvana Da Roit
    La casa Tania Mignani
    Il vortice della follia Maria Rita Sanna

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  4. Ai primi tre posti:
    1. Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini
    Mi è piaciuta molto la descrizione della casa e ho trovato il finale originale. Non ho mai letto romanzi di Tatiana, ma questo racconto mi ha fatto venire voglia di conoscere meglio il suo stile.
    2. Percorsi sbagliati di Silvana Da Roit
    Conosco bene la penna di Silvana che non delude mai!Un racconto da brividi.
    3. Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
    Graziella ha creato un alone di mistero con una storia particolare. Se da questo racconto nascesse un romanzo lo leggerei volentieri.
    I racocnti erano tutti interessanti.Complimenti anche a Luigi Besana, il suo racconto è molto toccante.

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    1. Grazie per aver letto attentamente, si evince dal commento, ed aver votato.

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    2. Adelia Rossi,graziellaBraghiroli,Tania mignani
      Marta

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  5. l'unico che mi piace è di Adelia Rossi

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    1. se vuoi che il tuo voto al racconto di Adelia Rossi sia contato, devi esprimere altre due preferenze, cosa non difficile perché sono tutti meritevoli.

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    2. Adelia Rossi
      Maria Rita Sanna
      Tatiana vanini

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    3. Adelia Rossi,Tatiana Vanini,Maria Rita Sanna.

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  6. Io onestamente li ho trovati tutti interessanti: chi per un aspetto, chi per un altro, credo che tutti e otto abbiano fatto parlare quelle mura, poi ovvio bisogna fare una scelta per esprimere tre preferenze.In ogni caso in bocca al lupo a tutti.

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    1. sono d'accordo. Sono tutti belli, scritti bene, idee diverse, atmosfere particolari. Io stessa avrei difficoltà a sceglierne tre.

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    2. complimenti. scelgo ,Maschere di Adelia Rossi. Poesie che vanno al cuore ❤️

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    3. poi Aspettando Godod ,in una versione nuova e il respiro della regina Di Chiara dal Mas

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  7. Innanzitutto complimenti a tutti!
    Il mio primo voto va al racconto La casa di Tania Mignani per la bellezza della trama. La scelta della casa chiusa come ambientazione, il ritorno dell’uomo dopo una vita intera e quel trauma che gli aveva tolto la parola…tutto viene tenuto insieme con grande equilibrio. Piaciuto molto.
    Il secondo voto va a Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini per lo stile scelto: essenziale, fatto di frasi brevi che, da sole, hanno evocato un’atmosfera silenziosa ma potente.
    Il terzo voto va a Luigi Besana, per la scelta di aver considerato il quadro come un pezzo vivo della scena e l’idea degli occhi della madre, ormai confusi dalla malattia, che si perdono proprio in quella immagine. Complimenti!

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  8. 1. Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini

    2. Il vortice della follia di Maria Rita Sanna

    3. Il sospiro della regina di Chiara De Mas

    Ecco le mie tre scelte.
    Tutti narrati in prima persona (cosa che apprezzo poiché a mio parere avvicina di piú il lettore al protagonista). Il primo ha ottime descrizioni e un finale deciso, il secondo che ho scelto ha un bel lieto fine, mentre il terzo riesce a trasmettere tutta la sua nostalgia per una persona cara venuta a mancare.
    Complimenti agli autori

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  9. Al Primo posto "La Porta del cuore" di Adelia Rossi.
    Secondo :
    "Aspettando Godot" di Luigi Besana Terzo : "Una strana nebbia" di Graziella Braghiroli.

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  10. LA PORTA DEL CUORE Adelia Rossi.
    IL SOSPIRO DELLA REGINA
    Chiara De Mas
    PERCORSI SBAGLIATI
    Silvana Da Roit

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  11. Le mie preferenze vanno ad Adelia Rossi con Maschere ,Il vortice della follia di Maria Rita Sanna,e Aspettando Godot di Luigi Besana.

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  12. Complimenti a tutti gli autori perché so che non è facile scrivere in un tempo ristretto, almeno lo è per me.
    I miei preferiti
    La casa di Tania Mignani
    Ho trovato molto bello il fatto di ricordare con amore la
    propria infanzia anche se in un contesto particolare!
    Percorsi sbagliati di Silvana Da Roit
    Mi ha fatto molto paura però è stato divertente che il labro ( Il
    Topo) abbia dovuto o voluto lasciare la refurtiva nella villa
    con la morale che rubare è sbagliato! :)
    Il sospiro della regina di Chiara de Mas
    Resta un'incognita nel finale, però trovo bello che questa
    donna abbia deciso di voltare pagina, di andare avanti e
    amare il presente

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  13. Questo dipinto ha scatenato la fantasia dei concorrenti dando vita a storie affascinanti, le tre che mi hanno più colpito sono:
    Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini. Il racconto è tutto dentro al quadro, è ben condotto, in crescendo fino al gran finale che non si dimentica.
    Aspettando Godot di Luigi Besana. Ho trovato originale il modo di inserire il quadro nella narrazione. Nel racconto si respira tanta tenerezza, particolarmente nel finale.
    Percorsi sbagliati di Silvana Da Roit.
    Una storia originalissima tra thriller e commedia, con tanta ironia.
    Alla prox👏👏👏

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  14. Complimenti a tutti i partecipanti.
    Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini, per la scrittura attenta nel mostrare le immagini che prendono forma durante la lettura.
    Il sospiro della regina di Chiara De Mas, per l'intensità dei pensieri e delle emozioni.
    Percorsi sbagliati di Silvana da Roit, per la storia che non ti aspetti.

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  15. Complimenti a tutti partecipanti, i racconti sono tutti molto belli ma i miei preferiti sono:
    1- Il vortice della follia- M.R. Santa
    2- La casa - T. Magnani
    3- Una strana nebbia - G. Braghiroli

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  16. Adelia Rossi
    Tatiana Vanini
    Silvana Da Roit

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    1. 1- Percorsi sbagliati di Silvana Da Roit
      Racconto originale ed inaspettato, capace di trattenere il cuore in gola mentre nella mente la lettura disegna immagini vivide.
      Nella sospensione del finale ho percepito un incontro con la propria coscienza.
      2- Maschere di Adelia Rossi
      Durante la lettura ho sentito l' imponenza dei sogni da bambino che ognuno di noi ha sperimentato dinnanzi ad una scala tutta da percorrere come la vita .
      3- Il sospiro della Regina di Chiara De Mas
      Bellissimo racconto sul dolore che imprigiona se non affrontato ma che libera se attraversato e lasciato andare .
      Molto toccante.

      Grazie per la lettura
      Angela De Simone

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  17. Io voto per
    Il vortice delle follie di Maria Rita Sanna
    Maschere di Adelia Rossi
    Aspettando Godot di Luigi Besabs

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  18. È stato molto difficile fare una scelta, tutti molto belli, alla fine ho deciso. La mia prima scelta ricade su IL SOSPIRO DELLA REGINA, di Chiara De Mas, la seconda TRA ME E IL SILENZIO di Tatiana Vanini, la terza LA CASA di Tania Mignani.

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    1. Grazie per aver votato, ma puoi dire chi sei? Grazie.

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    2. Salve, sono Zannoni Roberta. È stato molto difficile fare una scelta, tutti molto belli, alla fine ho deciso. La mia prima scelta ricade su IL SOSPIRO DELLA REGINA, di Chiara De Mas, la seconda TRA ME E IL SILENZIO di Tatiana Vanini, la terza LA CASA di Tania Mignani.

      Elimina
  19. Scusa, lo faccio subito : Clara Pogliani

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  20. Votò Maschere di Adelia Rossi

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    1. Grazie per aver votato, ma devi esprimere altre due preferenze perché il voto sia valido.

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  21. Complimenti davvero a tutti e mica facile la scelta...
    1 Aspettando Godot: tenerezza infinita
    2 La casa
    Muto e amato
    3 Percorsi sbagliati
    Ironia della sorte

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  22. Ciao, i miei voti vanno a:
    Una strana nebbia di Gabriella Braghiroli
    La casa di Tania Mignani
    Maschere di Adelia Rossi

    Kathiuscia Moresca

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  23. Tutti meritevoli, ma bisogna sceglierne solo tre:
    Tra me e il silenzio T. Vanini
    Maschere A. Rossi
    Percorsi sbagliati S. Da Roit

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  24. Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini. Per la bella descrizione della casa e per il finale che non ti aspetti. Bello.

    Aspettando Godot di Luigi Besana.
    Per il viaggio tenero e dolente nella mente della madre.

    La casa di Tania Mignani.
    Il tornare al proprio io bambino nell'unico posto dove era stato felice. Struggente.

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  25. Ottimi racconti. Io scelgo:
    Aspettando Godot di Luigi Besana
    Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini
    Il sospiro della regina di Chiara De Mas

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  26. Complimenti a tutti gli autori. Le mie preferenze vanno a:
    1) MASCHERE - Adelia Rossi
    2) TRA ME E IL SILENZIO - Tatiana Vanini
    3) IL SOSPIRO DELLA REGINA - Chiara De Mas

    Buona serata! ⭐️

    Ayelen D'Odorico

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  27. Complimenti a tutti gli autori perché storie tutte di sentimento.
    Queste sono le mie preferite.
    In ordine di lettura
    . Il vortice della follia
    Maria Rita Sanna
    (Rivalsa, liberazione e riscatto da una vita di condanna)

    . La casa
    Tania Mignani
    (Ritorno all'amore)

    . Maschere
    Adelia Rossi
    (La casa dell'innocenza)

    Attendo prossima tappa.

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  28. Tutti bravi, ma dovendo scegliere:
    Tania Mignani originalità dell'ambientazione
    Adelia Rossi il punto di vista
    Maria Rita Sanna tinte forti e lieto fine
    Maura Hary

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  29. Mentre aspettavo Godot è arrivato Luigi Besana e mi ha commosso con il suo racconto. Prima scelta
    Sono cascato per le scale anch’io ma era un’altra casa. Ho rivissuto tutto con Tatiana. Seconda scelta
    Mi ha fatto tenerezza la sfiga del Topo e mi sono quasi affezionato, come Silvana. Terza scelta
    P.S. Ho apprezzato molto la diffusa capacità di raccontare e sono curioso di leggere la storia delle bambine…

    Cesare Sordi

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  30. Che piacere leggere questi splendidi racconti.bravi tutti.i miei voti vanno a :
    Una strana nebbia - Graziella Braghiroli
    Mi ha tenuta incollata al racconto ...
    Il sospiro della regina - Chiara De Mas
    Mi ha commossa...
    Aspettando Godot - Luigi Besana
    Che tenerezza...
    In bocca al lupo a tutti!
    Che bella gara Stefy<3
    Alessandra Pozzi

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    1. Maschere Adelia Rossi
      Una strana nebbia Graziella Braghiroli
      Aspettando Godot Luigi Besana

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  31. I miei complimenti a tutti gli autori per questi bellissimi racconti! Ho trovato maggiormente evocativi, per trama e linguaggio:
    1 "Tra me e il silenzio" Tatiana Vanini
    2. "La casa" Tania Mignani
    3. "Aspettando Godot" Luigi Besana

    Resto in attesa di emozionanti nuove letture! Cristina Bellavita

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  32. - PERCORSI SBAGLIATI
    - MASCHERE
    - TRA ME E IL SILENZIO
    Ma... Complimenti a tutti gli autori, difficile scegliere!

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  33. N.1 Il vortice della follia di Maria Rita Sanna
    N.2 Percorsi sbagliati di Silvana da Roit
    N.3 Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
    I miei complimenti a tutti voi autori, avete scritto racconti belli e originali. La scelta è stata difficile, avrei votato ognuno di voi, i fantastici e temerari otto
    Lella Brioschi

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  34. Maschere - Adelia Rossi
    Il vortice della follia - Maria Rita Sanna
    La casa - Tania Mignani

    Lucia Fabrizio

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  35. Ho votato
    Primo: Maschere di Adelia Rossi.
    Secondo: Il sospiro della regina di Chiara de Mas.
    Terzo: Aspettando Godot di Luigi Besana.
    Anselmo Picco.

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  36. Buona Domenica! Le mi tre preferenze vanno a :
    - 'Il Vortice della follia' di Maria Rita Sanna
    -'Tra me e il silenzio' di Tatiana Vanini
    -'Maschere' di Adelia Rossi
    Ho scelto questi racconti perché hanno fatto vibrare delle corde dentro di me.

    Tutti

    Tutti

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  37. Ciao! Bella iniziativa e ben organizzata facendo scegliere tre racconti anziché uno solo.
    - La casa - Tania Mignani
    - Aspettando - Godot Luigi Besana
    - Maschere - Adelia Rossi

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  38. Adelia Rossi,Graziella Braghiroli, Tania mignani

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    1. Grazie per aver votato, ma manca il tuo nome :-) Puoi aggiungerlo?

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  39. Maschere di Adelia Rossi; Il vortice della follia di MariaRita Sanna, Percorsi Sbagliati di Silvana Da Roit

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  40. Graziella Braghiroli, Maria Rita Sanna, Tania Mignani

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  41. Ciao, sono Claudio voto: Graziella Braghiroli, Tania Mignani, Maria Rita Sanna

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  42. Voto MASCHERE di Adelia Rossi
    TRA ME E IL SILENZIO di Tatiana Vanini
    UNA STRANA NEBBIA di Graziella Braghiroli

    Giusy

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  43. Voto: Aspettando Godot di Luigi Besana
    La casa di Tania Mignani
    Il sospiro della regina di Chiara De Mas
    Molto belli e originali, capaci di creare un'atmosfera particolare ed evocativa.
    Giovanna Agata Lucenti

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  44. Complimenti a tutti. Le mie preferenze sono per: Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini
    Il vortice della follia di Maria Rita Sanna
    La casa di Tania Mignani

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  45. Complimenti a tutti i miei racconti preferiti sono:
    Tra me e il silenzio Tatiana Vanini
    La casa Tania Mignani
    Il sospiro della regina Chiara De Mas
    Tecla

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  46. Linda silvia Scarpenti17 novembre 2025 alle ore 12:50

    Complimenti a tutti, senza dubbio.
    I primi tre che ho preferito sono:
    ASPETTANDO GODOT di Luigi Besana
    IL VORTICE DELLA FOLLIA di Maria Rita Sanna
    PERCORSI SBAGLIATI di Silvana da Roit

    Grazie 🤩

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  47. Buon pomeriggio!
    Ecco i miei tre voti:

    Aspettando Godot - Luigi Besana
    Percorsi Sbagliati - Silvana da Roit
    Il vortice della follia - Maria Rita Sanna

    Complimenti a tutti i partecipanti, è stato proprio difficile scegliere!

    Arianna Desogus

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  48. 1° UNA STRANA NEBBIA di Graziella Braghiroli
    2° LA CASA di Tania Mignani
    3° IL VORTICE DELLA FOLLIA di Maria Rita Sanna

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  49. Una strana nebbia di Graziella Braghiroli ; il vortice della follia di Maria Rita Sanna; la casa di Tania Mignani

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  50. Difficilissimo votare perché i racconti sono tutti ben scritti, emozionanti e pertinenti al dipinto dal quale hanno preso l'ispirazione. Quindi complimenti vivissimi a tutti gli autori che si sono messi in gioco.
    Premesso ciò, devo comunque votare e la mia classifica è la seguente:
    1) Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini
    2) La casa di Tania Mignani
    3) Percorsi sbagliati di Silvana da Roit

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  51. Io voto maschere di Adelia Rossi
    La casa tania mignani
    Una strana nebbia Graziella braghiroli
    Christian

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  52. Voto "Maschere" di Adelia Rossi

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    Risposte
    1. Scusate, ho sbagliato ad esprimere il voto, spero di poter rimediare. La mia classifica è:
      -Maschere di Adelia Rossi
      -Aspettando Godot di Luigi Besana
      - Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna.

      Elimina
  53. 1 "La Porta del cuore" di Adelia Rossi.
    2 " Aspettando Godot" di Luigi Besana 3 "Una strana nebbia" di Graziella Braghiroli.

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  54. Scusate ho sbagliato il 1 è Maschere

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  55. Io voto:
    -Maschere di Adelia Rossi
    -Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
    - Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna

    -Minisini Caroli

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  56. VOTO
    1 TRA ME E IL SILENZIO
    2 ASPETTANDO GODOT
    3 IL SOSPIRO DELLA
    REGINA
    Stefania

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  57. Voto per: MASCHERE DI ADELIA ROSSI, IL SOSPIRO DELLA REGINA DI CHIARA DE MAS, ASPETTANDO GODOT DI LUIGI BESANA - SONO DANIELA

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  58. Maschere Adelia Rossi
    Il vortice della follia Maria Rita Sanna
    Una strana Nebbia Graziella Braghiroli

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  59. Vorrei prima di tutto fare i miei complimenti agli autori, perché tutti i racconti sono splendidi.
    Esprimo le mie tre preferenze:
    Aspettando Godot, di Luigi Besana
    La casa, di Tania Mignani
    Percorsi sbagliati, di Silvana Da Roit.

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  60. Mi complimento con tutti per i racconti interessanti. Dovendo scegliere, il mio voto va ai seguenti:
    1) "La casa" di Tania Mignani perché mi ha commosso la storia struggente raccontata in un contesto che raffigura pienamente l'atmosfera dell'ambiente
    2) "Percorsi sbagliati" di Silvana Da Roit per il suspence che aleggia in tutto il racconto, molto ben inserito nella figura rappresentata dalla foto
    3) "Aspettando Godot" di Luigi Besana per la tenerezza che mi ha suscitato la tematica trattata
    Marta Martello

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  61. Il mio voto :
    Maschere di Adelia Rossi
    Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
    Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna

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  62. Prima Silvana Da Riot
    Seconda Adelia Rossi
    Terza Maria Rita Sanna
    Sono Domenico

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  63. mio voto :
    Maschere di Adelia Rossi
    Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
    Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna

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  64. Giacomino PiccoIl mio voto va a;
    Maschere di Adelia Rossi
    Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
    Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna

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  65. Sono Roberta Boerchi voto per:
    Maschere di Adelia Rossi,
    Tra me e il silenzio di Tatiana Vanini,
    Il vortice della follia di Maria Rita Sanna.

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  66. Piazza Dorina Renata
    Voto per : Una strana nebbia di Graziella Braghiroli- Il vortice della follia Maria Rita Sanna- Maschere di Adelia Rossi

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  67. Il mio voto va a : Maschere di Adelia Rossi
    Una strana nebbia di Graziella Braghiroli
    Il vortice della Follia di Maria Rita Sanna

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  68. Nadia Cotugno per Adelia Rissi

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  69. Ciao à tutti
    Il mio voto va a
    Maschere di Adelia Rossi
    Il vortice della follia di Maria Rita Sanna
    Aspettando Godot di Luigi Besana

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  70. Buona sera, do con piacere il mio voto a:
    Maschere di Adelia Rossi
    Percorsi sbagliati di Silvana Da Roit
    Il sospiro della Regina di Chiara De Mas

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  71. Buonasera
    Ecco i miei voti:
    1 : Rossi Adelia con Maschere
    2: Silvana Da Roi con Percorsi sbagliati.
    3: Luigi Besana con Aspettando Godot

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  72. 1 Adelia Rossi
    2 Silvana Da Roi
    3 Luigi Besana

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  73. 1- Graziella Braghiroli con Una strana nebbia
    2- Silvana da Roit con Percorsi Sbagliati
    3- Tania Mignani con La Casa

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  74. Le mie preferenze : 1) Luigi Besana
    2) Tania Mignani 3) Graziella Braghiroli

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  75. Tutti veramente stimolanti, complimenti. Io do la mia preferenza a IL SOSPIRO DELLA REGINA di Chiara De Mas, TRA ME E IL SILENZIO di Tatiana Vanini, LA CASA di Tania Mignani.

    Zannoni Silvia

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  76. La mia preferenza va a PERCORSI SBAGLIATI di Silvana Da Roit, IL SOSPIRO DELLA REGINA di Chiara De Mas, LA CASA di Tania Mignani.

    Nasato Michele

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  77. Colombini Donatella
    PER SEMPRE Silvana da Roit
    IL PANETTONE Luigi Besana
    AL TAVOLO IERI Tania Mignani

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  78. voto per: Tatiana Vanini, Tania Mignani, Chiara De Mas -
    Claudia Serenari

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    1. Sono Diva Martini
      voto per: Adelia Rossi con Maschere,
      Per sempre di Silvana da Roit
      Un silenzio imbarazzante Di Maria Rita Sanna

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