Che dire...
Cinema e Letteratura possono fondersi, ma il risultato è spesso, per non dire sempre, una formula che zoppica.
Se si legge prima il romanzo, per esempio, e poi si guarda il film tratto dal libro, la delusione è dietro l'angolo, tranne rari casi.
Se si vede prima il film, come nel caso del famoso "Colazione da Tiffany" con Audrey Hepburn e George Peppard - e che film, oltretutto! - il libro ti sembra uno sconosciuto, nel senso che riconosci la storia ma quasi disturbano le differenze dal film.
Cinema e Letteratura possono fondersi, ma il risultato è spesso, per non dire sempre, una formula che zoppica.
Se si legge prima il romanzo, per esempio, e poi si guarda il film tratto dal libro, la delusione è dietro l'angolo, tranne rari casi.
Se si vede prima il film, come nel caso del famoso "Colazione da Tiffany" con Audrey Hepburn e George Peppard - e che film, oltretutto! - il libro ti sembra uno sconosciuto, nel senso che riconosci la storia ma quasi disturbano le differenze dal film.
Comunque, quando l'ho cominciato e ho letto la splendida prefazione di Paolo Cognetti che lo definisce un capolavoro, mi sono predisposta bene alla lettura!
Però, nelle prime pagine non ritrovavo niente del film e la Holly-Audrey che è rimasta nel cuore di ogni spettatore, con l'immagine di lei che canta Moon River, mentre strimpella la chitarra, o il sentimento che nasce tra lei e il protagonista maschile, l'aspirante scrittore, per poi ricordare la scena finale - come dimenticarla - del loro bacio sotto la pioggia, del gatto ritrovato, e come si dice: vissero tutti felici e contenti.
Ecco, il romanzo non è così.
I punti cardine ci sono, certo. Ma Holly non ha il carisma che le ha regalato Audrey, per esempio.
La parte del romanzo che ho in qualche modo ritrovato è la parte relativa all'anziano marito di Holly che la cerca nella New York di Truman, e mosso da un sincero sentimento, una volta ritrovata la vuole riportare a casa, nelle sue montagne.
Ecco, lì Holly è di nuovo la mia Holly; il romanzo in quei passaggi non è stato mangiato da un copione, e il film ha reso la tenerezza e la dolcezza che scorre tra le righe di quanto scritto da Truman.
Insomma, come sempre si dice: se si vuole andare a vedere il film tratto da un romanzo, è meglio leggere prima il romanzo stesso e poi guardare il film. Magari si resterà delusi dalla trasposizione cinematografica, ma l'opera che avrà dato origine al film, sarà in questo modo salva.
Concludo con una riflessione sulle opere fin qui lette di Truman Capote: "L'arpa d'erba", "Preghiere esaudite" e infine "Colazione da Tiffany".
Per me, il suo capolavoro resta senza se e senza ma "L'arpa d'erba". Se non l'avete letto, fatelo.
Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle
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