Volevo solo avere più tempo

Volevo solo avere più tempo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle

mercoledì 2 agosto 2017

Numero 290 - Per non dimenticare - 2 Agosto 2017

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 VITE INTERROTTE
di
Tania Mignani


Anna rivolge un ultimo sguardo all’enorme tabellone nero che illustra i treni in partenza e in arrivo. Le piace guardare le lettere bianche che scorrono modificando le destinazioni e il numero dei binari.
Prova a concentrarsi sugli annunci pronunciati dalla voce all’altoparlante ma fatica a capire le frasi che rimbombano nell’affollato ingresso della stazione. Sa già che il treno con cui arriverà Marco è in ritardo, l’ha chiesto poco istanti prima al bigliettaio mentre le consegnava i due biglietti per Rimini. L’uomo non è stato molto preciso, innervosito probabilmente dalla lunga fila alle sue spalle.
Un rapido sguardo all’orologio: le 10:00 e l’altoparlante ha appena annunciato un ritardo di quaranta minuti. Con il dito appoggiato sul vetro della bacheca, cerca sul tabellone giallo gli orari di partenza per Rimini, forse riusciranno a prendere il treno delle 11:10 al binario cinque. Si guarda intorno un po’ smarrita, quaranta minuti di attesa prima che arrivi Marco, sperando che il suo treno non accumuli altro ritardo, cosa molto probabile. Il caldo e l’umidità che provengono dall’esterno le fanno scartare l’idea di ingannare il tempo tra i banchetti della vicina piazzola.
Lancia una rapida occhiata nel vetro della porta della sala d’aspetto mentre vi entra. E’ soddisfatta dei suoi capelli neri, con quel taglio un po’ bizzarro da folletto e il ciuffo decolorato che ricorda “Crudelia Demon”.  Attraversa la sala incrociando gli sguardi di disapprovazione di alcune persone. Vorrebbe far loro notare che siamo nel 1980 ed è ora che si diano una svegliata. Scrolla le spalle, in fondo, chissenefrega, è abituata ormai alle critiche da parte dei professori e dei parenti rivolte al suo abbigliamento. La mamma spesso difendendola risponde loro che “è la moda, l’importante è che faccia il suo dovere a scuola e che non si droghi”.
Anna trova una sedia libera e si siede, leggermente infastidita dalle urla stridule dei bambini che si rincorrono tra i bagagli abbandonati a terra e dal vociare ininterrotto degli adulti.  Il tempo sembra non passare mai, avrebbe voglia di chiacchierare con qualcuno. Riconosce una ragazza seduta all’angolo opposto al suo, frequenta la sua scuola, quarta C. Potrebbe andare da lei con la scusa di chiederle una sigaretta e fare due chiacchiere ma non trovandosi molto simpatiche continuano a ignorarsi reciprocamente.
Pensa a Marco, Anna e Marco…. Suona bene, talmente bene che anche Dalla ci ha scritto una canzone, certamente non è il genere musicale che amano, ma da quando stanno insieme ogni volta che passa in radio, lei non cambia più stazione. Le piace la musicalità dei loro nomi affiancati e ripete mentalmente la strofa finale, sorridendo al pensiero che fra poco meno di un’ora saliranno su un treno diretto al mare per trascorrere insieme il week end.
Anna apre la sua sacca di nylon nera, dentro un costume di 
ricambio, il sacco a pelo, il registratore portatile con alcune 
cassette e l’inseparabile agenda. Le sue poesie demenziali, i 
suoi disegni e pensieri sono rinchiusi tra quelle pagine. 
Marco piace sfogliarla, ciò che scrive lo diverte, dice che 
ricordano i testi degli Skiantos. Secondo lui Anna ha talento e dovrebbe coltivarlo, è stato l’unico finora che ha riconosciuto in lei una particolare attitudine. Sicuramente non i suoi 
genitori i quali non si aspettano da lei grandi cose: una media decente a scuola e una probabile laurea in lingue o in lettere 
perché l'insegnamento, dice la mamma, “è il lavoro più adatto a una donna con famiglia”, dando ovviamente per scontato 
che quella è la vita che desidera. Il futuro ora le pare così 
distante, ancora un anno di Liceo poi chissà...
Fra poco più di un mese Marco terminerà il servizio militare e potrà riprendere i suoi studi al DAMS ma nelle ultime lettere descriveva animatamente il suo desiderio di andarsene.  
Anna passerebbe ore ad ascoltarlo mentre Marco racconta i 
suoi sogni e progetti. Un futuro declinato al plurale che 
comprende anche lei. 
Questa è la ragione per cui lo ama tanto.

Una rapida occhiata all’orologio, questo tempo bastardo 
pare non passare, minuti interminabili la separano dal mare, dal suo week end finalmente libero, ma soprattutto da Marco. L’agenda fidata aperta sulle gambe e la mente che rincorre 
un’ispirazione che non arriva. Troppa confusione, troppo 
caldo e sono appena le 10:20. A pensarci bene il giro in 
piazzola non sarebbe stata una cattiva idea, ma ormai le 
conviene aspettare pazientemente.
Osserva la pagina bianca davanti a sé, cerca nell’astuccio il 
pennarello rosso e traccia un cuore grande quanto il foglio. 
Troppo banale forse come soggetto ma esprime al massimo 
ciò che Anna prova in quel breve momento di attesa.

Solo pochi istanti e non rimarrà traccia di una sacca di nylon nera e del suo contenuto, un costume di ricambio e un sacco a pelo, tanti sogni e un futuro interrotto, di un’agenda aperta 
con un cuore rosso, appena tracciato sulla data:  
2 agosto 1980.

(Nel rispetto di tutte le vittime reali e delle loro famiglie 
vorrei precisare che personaggi, nomi e situazioni sono 
completamente frutto di fantasia. 
Altrettanto non si può dire, purtroppo, degli avvenimenti)





1 commento:

  1. Bellissimo molto toccante. Ho visto la scena come se fossi alla finestra di fronte e il boato delle vite strappate ha lasciato spazio a un silenzio assordante in cui le voci delle vittime urlano ancora giustizia.
    Bravissima Tania.

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