Volevo solo avere più tempo

Volevo solo avere più tempo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle

sabato 22 ottobre 2016

Numero 244 - Torniamo bambini per un po'... - 22 Ottobre 2016


CARO BABBO NATALE

Eh sì, alzi la mano chi non ha mai scritto da bambino la letterina a Babbo Natale o a Gesù Bambino.
Qui sopra c'è una mia letterina di quando avevo presumibilmente 6 anni,  prima elementare, a giudicare dagli errori :-D
Di sicuro le richieste erano ben diverse 50 anni fa, ahimé - già mezzo secolo fa, aiuto, sono davvero vecchietta!!! - rispetto alle letterine che scrivono adesso i bambini che assomigliano di più a una lista nozze ;-)

Comunque, a parte tutta questa premessa, visto che tra due mesi sarà di nuovo Natale, vogliamo dare un po' di lavoro a Babbo Natale? Vogliamo provare a "tornare bambini" e a scrivere la nostra letterina? 
Siamo grandi, è vero, ma se ci mettiamo lì, foglio e penna, apriamo il cuore e scriviamo cosa vorremmo davvero che Babbo Natale ci portasse, beh, chissà... Tutto può accadere ;-)
Io credo ai miracoli.

Mi è venuta un'altra idea: magari avete voglia di scrivere anche una fiaba su Babbo Natale.  Non poniamoci limiti.

E poi niente vieta di votare i testi che più vi colpiscono, siano lettere o fiabe, magari abbinando un breve commento per spiegare cosa vi abbia coinvolto. 

Chissà, magari i testi più coinvolgenti vinceranno una visita di Babbo Natale la notte del 25 Dicembre :-D






Aspetto le vostre letterine e le vostre fiabe che posterò qui, nel blog. 
Come sempre, inviatele a: 
steficonvalle@gmail.com

Tentar non nuoce e quindi...
forza e coraggio:

Caro Babbo Natale...


...continua tu!





 I DUE BABBO NATALE
 di
Riccardo Simoncini
(FIABA)
p.s. Riccardo ha scritto una fiaba disegnando personalmente le immagini, ma non sono riuscita a trasportarle sul Blog :-(



A Federico, da papà


La neve cominciava a scendere giù in soffici chicchi grandi. Ricopriva ogni cosa di bianco: le strade, le auto, le panchine del parco. Un uomo la osservava da dietro il vetro della finestra, pensando che fosse giunto il tempo di prepararsi: aveva un compito da svolgere.
Si avviò verso il suo armadio segreto, quello chiuso da un grosso lucchetto, tirò fuori degli abiti rossi, e cominciò a spolverarli…
Dicembre era arrivato da qualche giorno e lo spirito natalizio aveva pervaso ogni luogo. Nelle case e nelle scuole, le luci, le palline colorate, gli addobbi spuntavano ovunque, come fiori in primavera o funghi nei boschi. Tutti i bambini contribuivano a trasformare ogni angolo in una festa. Sapevano che Babbo Natale sarebbe arrivato a breve, nottetempo, a lasciare un dono per ognuno di loro. Molti avevano cominciato a preparare biscotti con le loro mani da offrirgli insieme a un bicchiere di latte caldo, pregustando già, nei loro sogni, il regalo che gli avrebbe portato.
E infatti, come ogni anno, la notte del ventiquattro dicembre, Babbo Natale iniziò il suo giro per riempire il mondo intero di doni.
Soltanto che adesso, però, era immobile in casa di uno dei bimbi della sua lista. La luce intermittente delle lampadine illuminava il suo volto stupito e pensieroso.
Era successo di nuovo!
Si era avvicinato piano all’albero e aveva trovato una grossa scatola blu con un fiocco rosso su cui c’era scritto il suo nome: Babbo Natale. Qualcuno aveva già lasciato un regalo al posto suo! Chi mai poteva essere stato? E la cosa si era ripetuta molte volte negli ultimi anni…
Babbo Natale non aveva mai scoperto l’identità dell’uomo che gli rubava il lavoro nella notte della vigilia. Le prime volte si stupì non poco: lui era uno che faceva le sorprese, ma non era abituato a rimanere sorpreso a sua volta!
Nel corso degli anni, però, si abituò a quella bizzarria, sempre interrogandosi su chi ne fosse l’artefice, ma cominciando ad apprezzare l’aiuto tanto gradito quanto inaspettato di questo sconosciuto. In più, da sempre, Babbo Natale aveva il dono di vedere il contenuto dei pacchi regalo e doveva ammettere, in tutta onestà, che quell’uomo aveva anche buon gusto: automobiline telecomandate, bambole parlanti, dinosauri, piste, trenini, peluche… tutti giocattoli graditi a ogni bimbo della Terra.
Era un vero mistero, ma aveva del lavoro da terminare e poco tempo a disposizione, per cui bevve d’un sorso tutto il latte caldo, assaggiò un biscotto, grattò la sua folta barba bianca e ripartì nella notte.
Il signor Paolone, alto, grasso, con barba e capelli folti e bianchi, somigliava davvero a Babbo Natale. Forse era per questo che aveva comprato dei vestiti come i suoi, e forse era per questo che nella notte della vigilia, girava per le case a lasciare regali ai bambini, proprio come faceva lui!
In realtà nessuno sapeva che il signor Paolone si comportasse così, svolgendo di nascosto i compiti che spettano a Babbo Natale (eccetto Babbo Natale stesso, come ormai sappiamo).
Lo faceva da tanti anni ormai, e nessuno l’aveva mai scoperto, perché lui era attento e silenzioso.
Finché quella notte…
Il signor Paolone procedeva quatto quatto come al solito: si sarebbe avvicinato all’albero in casa dell’ultimo bambino della sua lista, vi avrebbe lasciato sotto un dono e sarebbe sparito verso il letto di casa sua dove avrebbe riposato tutto il giorno, dopo la grande fatica.
Ma qualcosa non andò come al solito, quella sera. Il signor Paolone sentì dei rumori leggeri, degli scricchiolii sotto suole di scarponi pesanti, e quei suoni si avvicinavano verso di lui! Cosa avrebbe detto a chiunque lo avesse scoperto vestito di rosso a spartire doni nella notte di Natale? Cominciò a sudare e si acquattò alla parete, sperando che tutto filasse liscio.
In effetti i rumori cessarono, e dopo un po’ si convinse finalmente a staccarsi dal muro e muovere dei passi verso la stanza dalla quale li aveva sentiti provenire. Ma nello stesso istante anche Babbo Natale in persona si mosse, e i due Babbo Natale sbatterono l’uno contro la pancia dell’altro, sobbalzando dalla paura!
Immediatamente dopo, il signor Paolone si illuminò in volto ed esclamò: «Allora tu esisti!»
«Certo che esisto», disse Babbo Natale, «lo sanno tutti!»
Il signor Paolone adesso era perplesso: «Ma… da quando sono diventato grande non ho più trovato il tuo regalo sotto l’albero, la mattina del venticinque dicembre. Pensavo ti fosse successo qualcosa e ho deciso di sostituirmi a te affinché i bambini non sentissero la tua mancanza.»
Babbo Natale sorrise, abbracciò il signor Paolone e gli disse: <<Finchè il mondo sarà popolato da persone buone e altruiste come te, ci sarà sempre un Babbo Natale a distrubuire felicità!>>
Il signor Paolone sorrise a sua volta, poi si oscurò in volto e 
chiese: «Ma perché non sei più venuto a casa mia?»
«Devi sapere» spiegò Babbo Natale, «che la lista dei nomi dei bimbi ai quali porto il regalo ogni anno si compila automaticamente con la magia dei sogni.»
«La magia dei sogni?» domandò sempre più stupito il signor Paolone.
«Sì. I sogni, i desideri, i sorrisi dei bimbi sono i regali più belli del mondo, e sono questi che tengono in vita lo spirito del Natale e me. Probabilmente il tuo nome è sparito dalla mia lista perché tu hai smesso di sognare ed avere desideri.»
«Ma sono diventato grande!» esclamò triste il signor Paolone.
«Non importa.» rispose Babbo Natale, «Si può crescere continuando a sognare. Sognare e desiderare. Non bisogna mai smettere. Solo così vivrai il natale per sempre, dentro di te ed in comunione con il mondo.»
Si salutarono: l’orologio correva e Babbo Natale aveva ancora molti pacchi da consegnare.
Il signor Paolone, da quel giorno, si addormentò ogni sera con un sorriso, e sognò tutte le notti dei sogni bellissimi.



Caro Gesù Bambino
Giovanna Di Giorgio

Caro Gesù Bambino, io sono Gianna, Giovanna o come vuoi tu, non so se quest’anno sono stata molto buona, ma tu sai meglio di me come è andata... giusto vero??? Bene tra poco  è Natale e come di consueto si scrive la letterina per chiedere qualcosa che riteniamo importante, almeno la mia mamma cosí mi ha sempre insegnato; ed eccomi qui per chiedere, se possibile, tanta gioia per i miei nipotini Carlotta e Jacopo, la buona salute per i miei familiari e per i miei amici tutti, e poi se ti resta un po' di tempo... mi piacerebbe avere una piccola casetta fronte mare... lo so, non  sono richieste semplici, ma se si deve sognare si sogna alla grande, quindi ti ringrazio del tempo che mi dedicherai e aspetto speranzosa.

La tua Gianna.


Caro Babbo Natale
Emma Barberis

“Caro Babbo Natale”
Così iniziava la letterina che scriveva il mio Lorenzo quando era piccolo.
Poi si cercava insieme una busta sulla quale affrancare il francobollo e lui mi pregava di andare subito a spedirla perché Babbo Natale avesse tutto il tempo necessario per cercare i suoi regali sempre fuori dal comune, ma non per questo meno preziosi.
E poi c’era l’interminabile attesa fatta di tante piccole cose, un rito, quasi, che alla fine ci teneva uniti fino alla vigilia di Natale: la cena dai nonni e la Messa a mezzanotte, sfidando la neve che spesso ci regalava un paesaggio suggestivo, incantato.
Oggi mi chiedo dove sia finita quella magia per lui. Dove si siano smarriti i sogni e lo stupore per un mattino che tardava ad arrivare ?
Cosa abbia attraversato la sua vita per giungere al vuoto di certi giorni in cui nemmeno più Babbo Natale sembra avere un senso …
Ebbene, quest’anno gli scriverò io.
E gli chiederò veramente un lavoro di straordinaria bellezza: gli dirò di questo giovane cuore che si è come perso nel mondo e che tanto ha bisogno di gioia. 
Babbo Natale sceglierà lui il regalo più adatto e insieme sfideremo la stagione più grigia, quella in cui nulla sembra in grado di far ritrovare il sorriso.
Caro Babbo Natale, sono la mamma di Lorenzo.
E ti aspettiamo.



Caro Babbo Natale  
Tiziana Mazza

Caro Babbo Natale
quest’anno per Natale vorrei… mmmh vediamo, la lista è lunga, beh, io comincio a scrivere, poi tu scegli, se proprio non puoi accontentarmi in tutto!
Allora incominciamo: mi piacerebbe ricevere un biglietto All Inclusive per un viaggio a San Pietroburgo, magari per la crociera sul fiume Mosca – San Pietroburgo… oppure un viaggio per Copenaghen o Stoccolma. Però ripensandoci, forse preferirei un biglietto open e sempre All Inclusive per New York, o meglio ancora per il Messico, o per il Machu Picchu in Perù, o ancora per l’Australia… Oh, accidenti, quanti posti ci sono che non ho ancora visto e  mi piacerebbe visitare!  
Facciamo così, caro Babbo Natale, regalami un viaggio intorno al mondo e non ci pensiamo più!
Allora, io la notte di Natale mi piazzerò con il mio nasino (si fa per dire!) appiccicato al vetro della finestra, osservando i soffici fiocchi di neve cadere dal cielo (perché sicuramente nevicherà, no? Sennò che Natale è?) e ti aspetterò speranzosa, sognando lo splendido viaggio che farò visitando posti mai visti prima, conoscendo nuove persone e assaporando splendide specialità culinarie. 
Cosa c’è di più bello? Ah, dimenticavo, il biglietto naturalmente deve essere per due! Troppo esosa? Beh, in fondo sognare è gratis, quindi tanto vale farlo in grande! E poi a Natale mancano ancora due mesi, quindi, caro Babbo Natale, hai tutto il tempo per organizzarti!!!
Ecco fatto: imbucata! 
Adesso incomincia il count down:
- 60!




Lettera a Babbo Natale
Maria Rita Sanna


     Caro Babbo Natale, oggi mi sono svegliata molto presto, fuori era ancora buio e, come al solito, sono andata fuori a respirare l'alba; la meraviglia delle stelle mi sorprende ogni volta e senza luna sono ancora più belle. Il Grande Carro mi appare come un enorme punto di domanda: tra poche settimane sarà Natale, e io cosa mai vorrò?
Niente, non voglio più niente, non chiedo più niente; tanto lo so che le cose arrivano quando meno te lo aspetti. Come quel desiderio che chiesi - quando? quindici anni fa? ricordi? - , ecco, è arrivato quest'anno, ma in forma diversa, adesso lo sto vivendo meravigliosamente. Tu solo sai i tempi e i modi, io devo solo pazientare, accettare, ringraziare.
Detto questo, mi piacerebbe conoscerti e poter parlare con te, perciò, se tu sei d'accordo, passa da me quando avrai finito i tuoi giri - alle quattro o cinque del mattino?- va benissimo. Io lascerò per te un dolcetto e ci beviamo insieme un bicchiere di vino, io coca cola perché sono astemia, e mi racconterai un po' di te. Ecco cosa ti chiedo: raccontami di te.
Un'ultima cosina cosuccia: dato che qui non succede mai, puoi far venire giù una “montagna” di neve? Quella che ti lascia a bocca aperta e di cui non si finisce più di parlare. Dopo due giorni, però, sole spaccapietre!
Ti abbraccio con affetto
Maria Rita 



Caro Babbo Natale
Stefania Convalle
  
Caro Babbo Natale,
non ho smesso di credere alla tua esistenza, nonostante i miei cinquantaquattro anni suonati.
Dentro di me, sono ancora quella bambina che ti aveva chiesto, quasi mezzo secolo fa, un paio di pantofole, delle “mutante” ;-), una borsa e una bambola.
Mi piace pensare, in questo mondo che sta perdendo se stesso, che tu ancora ti occupi di tutti i bambini e che viaggi nella magica notte di Natale per accontentarli tutti.
E se fosse vero? E se davvero io potessi chiederti qualcosa e tu potessi arrivare qui a casa mia con la tua slitta e le renne? Non escludo che il mio Rocky potrebbe abbaiare;-) ma forse no, ormai è vecchio e l’udito è andato a farsi benedire. Puoi portarmi, come regalo, ancora un po’ di anni insieme a lui?
In fondo ho tutto quello che mi serve, il necessario e anche di più, tanto che devo liberarmi periodicamente di oggetti e vestiti che riempiono mensole e armadi.
E allora, cosa potrei chiederti? Di esaudire i miei sogni? Diventare una scrittrice famosa, per esempio! Mi  sa che stai ridendo sotto il barbone bianco, nella tua saggezza millenaria saprai che sono tutte cose effimere.
Va beh, facciamo così, caro Babbo Natale: il 24 dicembre, prima di andare a letto, metterò sul tavolo un bicchiere di latte e dei biscotti, andrò a dormire e ti sognerò, e al mattino quando troverò ancora la casa in piedi (che non è poco), l’amore a fianco e l’entusiasmo di sempre, potrò dire di essere soddisfatta.
Però, se proprio ti avanza un biglietto per New York, lo accetterò volentieri!



Caro Babbo Natale
Marisa Zenny

Caro Babbo Natale,
sono tanti anni che non ti scrivo più, ma quest’anno ho pensato a te, ed eccomi qua come
una bimba a sperare e a chiederti  delle cose.
Non voglio regali, la vita mi ha già dato tanto.
Ti  chiedo di distribuire la magia del Natale durante il corso dell’anno e non solo in quella notte
magica.
 La magia del Natale è  con noi quando siamo gentili con noi stessi e con gli altri.
La magia del Natale è nell’aria,  quando un papà alla sera,  dopo la lunga giornata di lavoro ,
 gioca con i suoi bambini, quando tuo marito torna a casa  e nonostante la stanchezza ti
abbraccia, quando una tua amica ti ascolta e ti sostiene nonostante sia piena di problemi,
 quando un estraneo ti sorride migliorandoti la giornata anche solo per un attimo.
Ecco  la mia richiesta: che il mondo sia pieno di questi  piccoli atti di gentilezza  e che siano
 presenti per trecentosessantacinque giorni!!!!
Chiedo troppo???
E infine, la sera di Natale,  visto che tu voli alto e sfiori le stelle, per favore salutami il mio
papà e i papà e le mamme di tutti noi, chiedi  loro se sono orgogliosi di  quello che
stiamo facendo quaggiù, e se sì,  quella notte libera un po’ di polvere di stelle!
Quella  scia luminosa che vedremo in cielo sarà la risposta che ci renderà felici e che ci regalerà
un Natale  magico.
Con affetto
Marisa
   



Il ciuchino di Babbo Natale
Una fiaba di Daniela Quadri

Babbo Natale si rigirò tra le mani la lettera che Elwod, il più anziano degli Elfi, gli aveva consegnato quella mattina. L’aveva già letta decine di volte e ancora non riusciva a crederci. Il direttore dell’Ufficio del Lavoro del Polo Nord gli comunicava che dal giorno seguente, raggiunto il limite massimo di anzianità lavorativa, avrebbe dovuto considerarsi in pensione.
Lui, Babbo Natale! Lui che aveva diligentemente consegnato milioni di regali a tutti i bambini del mondo da quando… da quando non se lo ricordava più nemmeno lui, ma doveva essere di certo un sacco di tempo visto che se lo era perfino dimenticato.
«Per mille fiocchi di neve!» Esclamò tirandosi la lunga barba bianca e dandosi una grattatina sotto al berretto rosso che gli pendeva da un lato. Continuò a leggere: il funzionario, dopo averlo frettolosamente ringraziato per tutti i lunghi anni di onorato servizio, lo informava che il suo sostituto, il nuovo Babbo Natale in carica, sarebbe arrivato l’indomani a mezzanotte.
«Per mille renne dell’artico!» Borbottò e – credetemi! – quando Babbo Natale diceva così era davvero arrabbiato. L’indomani sarebbe stata la Vigilia di Natale; il suo ultimo giorno di servizio e la sua ultima consegna di doni ai bambini. Lanciò un’occhiata agli Elfi che, nel grande laboratorio a forma di abete, correvano instancabili da un banco all’altro a confezionare i doni per i bambini che erano stati buoni durante l’anno, e che li avrebbero trovati sotto ai loro alberi la mattina di Natale.
C’erano migliaia di pacchetti, rossi, verdi, gialli e blu, sparsi per tutto il laboratorio e, una volta infiocchettati, gli Elfi li mettevano dentro un’enorme cesta. Una cesta così enorme che non si riempiva mai: la cesta di Babbo Natale. Pensò che, tra qualche ora, tutto quel trambusto sarebbe cessato, e lui avrebbe riposto il vestito rosso fiammante ancora nuovo – lo aveva solo fatto allargare un pochino in vita dove gli tirava sulla pancia – in naftalina. Già si immaginava le sue future giornate da pensionato: sarebbe andato a pescare salmoni con gli orsi bianchi e avrebbe giocato a palle di neve coi trichechi. Fece appena in tempo ad asciugare una lacrima che gli tremava tra le ciglia, quando Elwod entrò trafelato nel suo ufficio.
«Babbo Natale, ho una brutta notizia! Vischio non ce l’ha fatta e si è addormentato sotto i rami del grande Pino Bianco!» Gli comunicò con voce tremante. Dovete sapere che quando le renne diventano molto vecchie vanno a sdraiarsi sotto un grande pino bianco che cresce solo al Polo Nord, e lì si addormentano felici per sempre.
«Ci mancava solo questa!» Pensò Babbo Natale. Vischio era la sua renna più anziana e la più esperta; quella che stava davanti a tutte le altre e le guidava per far volare la sua slitta carica di doni. Con Vischio non aveva mai fatto un incidente – era proprio una brava renna! – e solo lei sapeva come far scivolare dolcemente la slitta nel cielo come se stesse correndo sulla neve fresca. E adesso cosa avrebbe fatto senza di lei? Un’altra tirata di barba e una grattatina sotto al berretto e, finalmente, l’idea arrivò.
«Sbrigati, Elwod! Mettiti subito in viaggio verso il villaggio più vicino e trova una renna giovane e forte per questa notte. Va’, corri più in fretta che puoi, perché mancano poche ore alla consegna dei doni!» Elwod si infilò il berretto magico coi sonagli e si mise a correre tra boschi e montagne piene di neve. Il villaggio più vicino distava molti chilometri, ma con il berretto magico in testa Elwod li percorse in un battibaleno e, dopo dieci minuti, era già nella piazza del villaggio, dove quel giorno c’era il mercato del bestiame.
Elwod gironzolò un po’ alla ricerca della renna che gli aveva chiesto Babbo Natale, ma sembrava che tutte le renne giovani e forti fossero già state vendute. Alla fine si avvicinò a un ragazzino vestito di cenci che teneva alla corda un ciuchino bigio; il ragazzino tremava dal freddo e dalla fame, e il ciuchino se ne stava tranquillo con le orecchie abbassate. 

Fu così che Elwod – degli Elfi si può dire tutto, ma non che non abbiano un gran cuore – diede tre monete d’oro al ragazzino, e tornò da Babbo Natale col ciuchino bigio che lo seguiva ragliando allegro.
«Per mille pupazzi di neve!» Esclamò Babbo Natale al vederli arrivare, e, questa volta, era davvero sorpreso. Ma che strana renna era mai quella? Si domandò tirandosi la barba e grattandosi la testa contemporaneamente. Se la vista non lo tradiva, anche se ultimamente le lenti dei suoi occhiali erano diventate sempre più spesse, quello era un asino. Ma sì, un quadrupede dal pelo bigio e con le orecchie lunghe come… come un asino, appunto! Babbo Natale guardò Elwod e poi l’asino, l’asino e poi di nuovo Elwod ed ebbe un’idea. Quella notte la sua slitta avrebbe volato sopra ai tetti delle case come ogni anno.
Don, don, don. Gli orologi stavano battendo la mezzanotte e la consegna dei doni non era ancora terminata. La slitta aveva sfrecciato a gran velocità nel cielo grazie a un bel ciuchino bigio che, orgoglioso delle grandi corna posticce legate alle orecchie, aveva guidato e incitato le compagne senza un attimo di riposo. Mancava solo un ultimo villaggio da visitare, un ultimo dono da consegnare e poi tutto sarebbe finito. Babbo Natale abbassò le redini e la slitta atterrò dolcemente vicino a una capanna di legno e paglia. 
Babbo Natale scese dalla slitta e si mise sotto braccio l’ultimo pacchetto. Era davvero una povera capanna quella; non c’era nemmeno il camino, ma dalla porta spalancata veniva un gran luce che illuminava la notte tutt’intorno. Quando entrò rimase a bocca aperta.
Un bambino appena nato giaceva in una mangiatoia; i mantelli di lana ruvida della madre e del padre gli facevano da coperta, mentre il fiato di un bue lo scaldava dal gelo della notte. Babbo Natale si avvicinò e, quando vide il sorriso del bambino, il pacchettino che teneva tra le mani gli sembrò piccolo e inutile. Stava per nasconderlo dietro la schiena quando il bambino indicò con la mano il ciuchino, e sorrise di nuovo a Babbo Natale. Il ciuchino si scrollò via le corna da renna con un raglio allegro, e si stese accanto al bue a scaldare col suo fiato il bambino nato la notte di Natale.

Quando Babbo Natale ripartì la sua slitta aveva una renna in meno, ma era così leggera e veloce che superò perfino una stella cometa. Da quel giorno non sarebbe più stato Babbo Natale, ma la gioia che aveva nel cuore l’avrebbe conservata per sempre. Tese l’orecchio e gli sembrò di sentire il raglio di un ciuchino. Si tirò la barba, diede una grattatina sotto al berretto e sorrise; quello era stato il più bel regalo di Natale.

 La letterina 
di
Daniela Perego


Caro Babbo Natale

quanti anni sono passati dall’ultima lettera? Qualche decennio.
Voglio ancora credere che tu esista, nonostante abbia superato il mezzo secolo di vita. 
Cosa chiedere? Sicuramente non beni materiali, perché sarebbe troppo costoso: un'auto nuova, una casa più grande e moderna, un viaggio o altro.
Non la solita pace nel mondo perché troppo utopistica. Il genere umano predica la pace ma non sa convivere e rispettare il prossimo. E in questo mi ci metto anch’io in quanto umana e soggetta a sbagliare.
Qualcuno ha scritto che sarebbe bello spargere la magia del Natale tutto l’anno. Credo che nel periodo natalizio non ci sia una vera magia, solamente le convezioni spingono tutti a essere diversi; indossiamo la maschera della bontà vendendo buonismo a poco prezzo.
Non fraintendermi, caro Babbo Natale, non ho perso il senno e non sono una cattiva persona (credo e lo dice chi mi conosce), solamente non vedo niente di positivo in questo tempo fatto di apparenza, egoismo, perdita di valori; tutto ciò fa presagire un futuro triste senza riscatto.
Vorrei che tu avessi il potere di piantare, in ogni essere umano, il seme della ragione, della bontà d’animo, dell’altruismo, del buonsenso; soprattutto in quelli cui il destino riserva il privilegio di essere incaricati di “muovere” i fili del comando, la saggezza, l’umiltà e l’onestà di compiere il dovere per il bene comune. Che poi dovrebbe essere anche il loro.
A me basta la salute insieme alle persone care, il lavoro che mi accompagni fino all’età della pensione, un pizzico di fortuna per quello che verrà.
Un caro saluto e se passi da queste parti troverai come sempre dei biscotti e un bicchiere di latte sul tavolo per te.
Buon viaggio.

Daniela



19 commenti:

  1. La mia non è una vera lettera a Babbo Natale, ma il testo di una fiaba che ho scritto ed illustrato per mio figlio.
    Non ci sono i disegni, ma il senso rimane!
    Ciao a tutti.

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    1. Ciao Riccardo, a me la tua favola è piaciuta molto. E' originale e colma di sentimento: quello che soprattutto a Natale dovrebbe circolare per il mondo.
      Emma

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    2. Ciao, Emma.
      Grazie per le parole di apprezzamento. Anche l'altra lettera è molto toccante.
      L'amore per i figli ispira solo cose belle! :)

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  2. Bellissima la lettera di Riccardo Simoncini. Fantasia e amore di padre hanno creato una storia toccante....Bravo.

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  3. Bella lettera Maria Rita Sanna. Idea geniale vole fare "due chiacchiere " con Babbo Natale per conoscerlo meglio. Magari si potesse. ...

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  4. Mi associo al pensiero di Daniela, davvero originale l'idea di fare la conoscenza di Babbo Natale a "tarallucci e vino"...magari invitate anvhe me?

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  5. Grazie Daniela Perego e Tiziana Mazza. Ho espresso ciò che davvero sento.

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  6. Bella lettera Stefania. ...in effetti cosa chiedere? Però sarebbe emozionante rimanere svegli ad aspettare il "signore in rosso "...chissà! Il bambino che c'è in noi ancora ci crede....

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  7. Complimenti a Marisa per la lettera. ..magia del Natale distribuita tutto l'anno, perché no? Sentiamo il bisogno di più gentilezza, rapporto umani meno freddi ed emozioni da vivere seppur nelle piccole cose. Brava.

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    1. grazie Daniela ! devo ringraziare tantissimo Maria Rita per avermi fatto conoscere il vostro bellissimo blog e per aver trovato il coraggio di scrivere a Stefania che ringrazio

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  8. Bellissima fiaba Daniela Quadri. La magia del Natale mi ha avvolto e sono volata insieme a Babbo Natale nel suo ultimo viaggio di :lavoro " ; poi nella misera capanna che ognuno di noi ogni tanto dovrebbe rammentare. Una grande luce di speranza e amore da condividere nel mondo. Complimenti

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  9. Grazie Dani! 💖 In fondo è Natale ogni volta che dentro torniamo bambini. 😀
    Un saluto dal ciuchino! 😊

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  10. Grazie Dani! 💖 In fondo è Natale ogni volta che dentro torniamo bambini. 😀
    Un saluto dal ciuchino! 😊

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  11. Daniela Quadri la tua favola è bellissima. Più che i bambini ogni anziano vorrebbe sentirsela raccontare.

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  12. Grazie Maria Rita! Hai ragione; infatti l'ho stampata per tempi futuri... quando Babbo Natale fatichera'a trovare la strada di casa mia, almeno mi ricorderò chi era! 😊

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  13. Daniela Perego sarebbe bello veder germogliare il seme della bontà dove c'è il deserto :) bella la tua lettera :)

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