Seduti allo stesso tavolo

Seduti allo stesso tavolo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

lunedì 31 ottobre 2016

Numero 247 - Luna calante: ti sfido - 31 Ottobre 2016


Ripercorrendo il cammino della scrittura in questi anni... 
Un racconto scritto in una notte insonne, sei anni fa...
  
LUNA CALANTE: ti sfido
di
Stefania Convalle

Improvvisamente sento il conto alla rovescia.
Forse perché ho visto mio padre non riuscire più a tenere un bicchiere in mano da solo.
Forse perché l’ho visto salire su un’autoambulanza mentre gli dicevo – stai tranquillo, è solo per qualche giorno, vai dove ti curano meglio –
Sì, un posto da dove non uscirà vivo.
Forse perché quando mi alzo al mattino e mi guardo allo specchio vedo gli anni nei miei occhi, e anche se tutti mi dicono – caspita, non ci credo alla tua età, fammi vedere un documento – quegli anni ci sono e la paura di invecchiare, pure.

Mi alzo ogni mattina alle sei e vado da Rebecca – piccolapiccolapiccola – un anno appena. E per fortuna c’è lei nella mia vita, un cucciolo a cui posso dare tutto l’amore che ho dentro che straripa da questo mio corpo rompendo argini di ossa, muscoli, sangue, ANIMA. Ieri mi sono commossa quando l’ho vista ripetere un gesto che le avevo insegnato, lanciare bacini con la manina, lo so, una sciocchezza, si vede che sto invecchiando, ma ogni volta che mi sorride e vuole venire in braccio, penso: per fortuna c’è lei.
Già, però… Quando scrivo? Finisco alle cinque e poi cane, spesa, casa, yoga, Tai chi, amiche: quando scrivo?

Ma scrivo a lui che non risponde. Battaglia persa, lo so. E infatti sogno mille uomini che mi distraggano da quei maledetti occhi. Che stupido, non ha voluto vivere questo amore.
E allora scrivo, scrivo, scrivo, sì, ma quando? A notte fonda, quando Rebecca dorme nel suo lettino a casa sua e anch’io dovrei dormire perché altrimenti, domattina, chi si alza?

Scrivere è fatica, ma è una droga.
Ero già a letto, diligente e responsabile baby sitter che si concede le giuste ore di riposo, ma ecco che ho sentito il conto alla rovescia arrivare. Non c’è tempo, non c’è tempo. Devi farlo ora, alzati, accendi il computer, scrivi, scrivi, scrivi.
Accendo il computer, mi faccio un caffè.
Dormono tutti, vicini di casa – sopra, sotto, a fianco – ah no, quella coppia del piano di sopra non dorme, il figlio sta piangendo. Ecco, il conto alla rovescia mi ha appena ricordato che un capitolo si è di certo chiuso: non avrò bambini miei.

Le mie dita corrono veloci sulla tastiera del pc, scrivo veloce, penso che sarà a causa del pianoforte che ho studiato, ma non abbastanza – potevo, potevo, potevo –
ma
quante cose volevo, potevo e ancora potrei, eppure manca la forza e manca il tempo.

Il tempo: la più grande ricchezza di un uomo.
Time out. Gioco fermo. Come ora è la mia vita, corre dentro le cellule, ma non fuori. Però riesco ancora a vedere un mandorlo in fiore. Anche la natura non si ferma: è primavera, vietato essere infelici, è la stagione dei colori, lucido gli occhi, li spalanco e mi viene in mente quel modo di dire “quante primavere” si sono vissute. Io quarantasette e torna il tic tac, il conto alla rovescia, non c’è tempo da perdere.
Via le cose inutili, basta ammucchiare i ricordi per spolverarli ogni tanto. Basta, basta, basta.
Cos’è stata la mia vita? Un torrente, ma quante volte ho trovato le rapide! Non mi lamento, in fondo mi piacciono, ti tolgono il fiato. Quando ho trovato delle piccole anse, ho ripreso un respiro calmo e poi via di nuovo. E quando mi sono incagliata in qualche ostacolo, ecco che una corrente improvvisa, forte e impetuosa, mi ha rimessa in circolo e – rapide, rapide, rapide – amori vissuti fino allo spasmo, emozioni a mille.

Ora, però, vorrei un lago tranquillo, non una palude, ma acque trasparenti e placide.
Il mio corpo è cavo, svuotato da troppe delusioni, ma il conto alla rovescia mi ha dato uno spintone – ehi, muoviti! La vita non ti aspetta! – Potrei vendere tutto quello che ho, partire per qualche paradiso lontano, inventarmi un lavoro, vivere di poco, ma nel sole, mare, caldo perenne. Chi mi trattiene in fondo?
Le mie paure.
Basta, ho deciso, domani lo faccio. Domani.
Sì, domani.
Ora, però, spengo il pc e torno a dormire. è quasi l’alba.
(Tratto da "Dentro l'amore" - racconti - edito 2013)















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