Seduti allo stesso tavolo

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Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

domenica 12 settembre 2021

Numero 389 - Matthew McConaughey, Greenlights - 12 Settembre 2021


Nelle mie scorribande in libreria mi sono imbattuta in questo libro. Mi ha subito colpito, forse per la copertina, forse perché mi piace l'attore, forse per il titolo.

Non lo so.

Ma l'ho comprato e l'ho iniziato. Dapprima con qualche riserva, che potremmo anche definire puzza sotto il naso. A volte siamo un po' snob nei confronti di autori che non arrivano direttamente dalla letteratura ma li conosciamo per altri motivi. Lui è famoso come attore, ma di tutto quello che c'è dietro - la sua storia - non ne sappiamo nulla.

Non è una semplice autobiografia, è molto di più.

Vi dico solo che me lo sono mangiato. Un libro che mi ha ipnotizzato e vorrei riuscire a trasmettervi le tante cose che ho trovato.

Ci provo.

Conosco Matthew McConaughey prevalentemente per la commedie romantiche, all'americana, quei film che guardi quando vuoi rilassarti e sorridere. Mi piacciono e trovo che lui sia un bravo attore. La sua interpretazione più bella e toccante, basandomi su quello che ho visto, l'ha offerta nel film Interstellar: come dimenticare alcune scene di grande intensità, una su tutte quando rivede la figlia ormai vecchia, al suo ritorno dallo Spazio. Struggente.

Ma qui, nel libro, ho trovato un scrittore dalla penna brillante, che ci racconta della sua vita fin dall'adolescenza nell'America rurale e operaia, forse quella parte meno conosciuta. Quando si pensa agli Stati Uniti si pensa a New York, alle grandi città, ma in realtà quella più vera è forse quella delle pianure, dei deserti, dei grandi spazi disseminati di località dove la vita di provincia è ben diversa da quella delle metropoli. Lui nasce lì e ci presenta la vita di un americano medio, figlio di una coppia che deve sbarcare il lunario, a tratti con momenti sopra le righe (secondo me) come metodo educativo a suon di bastonate. 

Ma non c'è traccia di risentimento nelle sue parole quando parla del padre, anzi, quasi lo ringrazia per quello che gli ha insegnato. Come diventare un uomo.

Ed è proprio l'uomo che lui racconta. Parla della sua vita e lo fa con una penna che richiama quella di John Fante, con il suo sguardo ironico sulla vita, ma ricorda anche quella di Carver nel descrivere la provincia americana con un occhio che sfocia nel cinismo.

Matthew si racconta, ci racconta, e lo scopriamo poeta, filosofo, scrittore.

Mostra le sue debolezze e le sue fragilità di fronte al successo, alla determinazione per raggiungerlo, ma al disorientamento quando all'improvviso la sua vita non è più solo sua, ma diventa quasi dei suoi fans.

"Di un'onesta incrollabile e di una schiettezza eccezionale, Greenlights ci invita a confrontarci con le lezioni che Matthew McConaughey ha imparato nel corso della propria vita, e a scoprire che il punto non è vincere, ma capire." 

Così definisce l'opera Mark Manson e mi trova d'accordo. (Adesso gli telefono e glielo dico ;-) ). Leggendo la vita dell'attore, ci confrontiamo con le sue esperienze che diventano in qualche modo universali, perché le paure, i dubbi, le domande, la ricerca delle risposte, sono quelle di tutti gli esseri umani che vivono la vita con intensità, mettendosi in gioco, lottando, stringendo i denti o gettando la spugna. Ed allora ecco che traiamo ispirazione e una nuova visione di fronte al viaggio che tutti cominciamo al momento della nascita.

Affascinanti i suoi greenlights, i semafori verdi che incontriamo sulla strada dell'esistenza, che sono le occasioni fortunate, quelle buone, rappresentate da circostanze ad hoc, incontri giusti. Ma ci sono anche i semafori gialli e rossi, e attraverso i momenti bui e difficili che il protagonista affronta, impariamo che anche questi ci offrono una grande occasione di crescita personale, sempre che si sia capaci di guardare dentro sé stessi; possono diventare anch'essi greenlights.

E così, percorrendo le strade sterrate e le autostrade che si presentano davanti a noi, impariamo a cavalcare l'onda, ma anche a fermarsi a meditare. 

"Uno spirito libero ma profondo, uno che decide di andarsene in giro in camper quando è al culmine della fama, o che si ritira in meditazione quando la vita gli sembra troppo facile." (Rolling Stone)

Tanti, i bei passaggi di questo libro. Sia quando racconta episodi della sua vita, sia quando riporta il contenuto di pagine di diario o appunti scritti su post.it.

Come, per esempio, quando racconta di una certa parte in un film che lui voleva a tutti i costi, quando ancora faceva la gavetta, alla sua determinazione nel cercare di convincere il regista ad affidargliela. Alla fine viene convocato per il provino.

Eccolo qui:

"Una macchina nera passò a prendermi alle undici del mattino per portarmi allo studio di Fairfax. Sul posto c'erano già una truccatrice, una costumista, un direttore della fotografia e una troupe di una trentina di persone. Verso l'una entrai sul set, un'aula di tribunale con dodici attori seduti sui banchi della giuria. Ero nervoso, ma preparato. Tutti fecero silenzio e presero posto.

«Quando sei pronto cominciamo, Matthew» disse Joel.

Feci un respiro profondo e pronuncia l'arringa conclusiva esattamente com'era scritta nella sceneggiatura, fino all'ormai classica battuta finale: «E ora immaginate che sia bianca.»

Fui bravo, non grandioso. Mi ero ricordato tutte le battute, avevo fatto le pause giuste, mi ero preso il mio tempo e avevo raccontato bene la storia. Passabile, certo, ma niente di speciale.

«Sei stato grande, Matthew» disse Joel. «Adesso però dimentica la sceneggiatura e di' quello che diresti tu.»

Qui sta il genio di Joel Schumacher. Devi essere tu. Sei tu il personaggio. Amavo quella sfumatura. Cosa avrei detto e fatto io? Come mi sarei sentito di fronte a una ragazzina violentata da tre uomini spregevoli? Che cosa avevano ucciso dentro di lei quel giorno? E se fosse stata mia sorella? E se fosse stata mia figlia?

Lasciai la sceneggiatura fuori dal set e dal mio cervello. Cominciai lentamente, poi il mio sguardo si fece via via più intenso e, a mano a mano che sentivo montare la rabbia, dipinsi nella mia mente quelle immagini terribili. E alla fine dissi ciò che vedevo. Non ero ancora diventato padre, ma quella è l'unica cosa che ho sempre saputo di voler essere, e immaginai che fosse stata violentata mia figlia. Mi scordai che era una prova. Mi scordai del tempo. Dissi e feci cose che un avvocato in tribunale non direbbe né farebbe mai. Imprecai e sputai. Dipinsi immagini raccapriccianti dell'innocenza perduta di una bambina con parole di una violenza tale che mi avrebbero mandato in prigione insieme a quelli che stavo accusando. Mi venne la nausea. Diventai feroce. Cominciai a sudare. 

Fui perfetto.

Due settimane dopo a mezzanotte, c'era la luna piena, mentre ero sul set di Stella solitaria a Eagle Pass, in Texas, in mezzo al deserto, ricevetti una telefonata. Erano Joel Schumacher e John Grisham.

«Allora, lo vuoi fare Jake Brigance?»

«Sì, cazzo, che lo voglio fare!»

Corsi via nella notte finché non mi trovai a un chilometro da qualunque essere umano, Poi, con le lacrime agli occhi, caddi in ginocchio, guardai la luna piena, protesi la mano destra verso il cielo e dissi: «Grazie»

GREENLIGHT"

Concludo questa recensione con il testo di un post.it dei quali sono riportati gli originali nel libro:

Non è la freccia a cercare il bersaglio, ma il bersaglio ad attirare la freccia.

Dobbiamo essere consapevoli che ciò che attraiamo nella nostra vita non è casuale, e nemmeno una coincidenza.

Il ragno attende nella sua tela l'arrivo della cena.

Sì, dobbiamo inseguire quello vogliamo, andare a cercarlo, tracciare il nostro sentiero, ma a volte non serve che facciamo succedere le cose.

Le nostre anime sono infinitamente magnetiche.

E aggiungo anche il testo di quest'altro post.it:

Quando impari a conoscere il buio, non ti sembra più così scuro.

Insomma, non so se sono riuscita a farvi venire voglia di leggerlo. Spero di sì, perché quello che ho ricopiato per voi è solo la punta dell'iceberg.



Alla prossima

dalla vostra 

Stefania Convalle




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