Seduti allo stesso tavolo

Seduti allo stesso tavolo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

venerdì 24 maggio 2013

Numero 88 - Old and New entry;-) - 24 Maggio 2013




In attesa che smetta di piovere,  vi propongo un piccolo racconto che ha scritto il nostro Lupo70. Un racconto  che trae spunto dalla poesia proposta nel Numero 84 del Blog e sarebbe interessante leggere prima la poesia e poi questo racconto;-)
Intanto gli dico: "Bravo!";-) 

- Questa è la volta buona, lo sento. - Pensava Beppe mentre camminava a testa bassa lungo il marciapiede. Lui non si accorgeva, ma prendeva dentro con le spalle quasi tutti i passanti che procedevano in senso contrario. Era troppo assorto nei suoi pensieri.

- Sì, sì, è la volta buona... Ed allora tutti si ricrederanno, dimostrerò le mie capacità... Anche ad Anna... Lei tornerà da me e finalmente potrò rivedere mio figlio Angelo. Mi manca il suo sorriso... Lo faccio anche per lui, sono sicuro che questa è la giornata giusta, le statistiche sono dalla mia parte, il numero è quello giusto. -
Voltò l'angolo ed entrò nel bar, un cenno veloce di saluto alla cassiera ed aprì la porta in fondo a destra. Davanti a lui un maxi schermo e una fila di cinque sedie con altrettanti spettatori. Le luci erano fioche, ma si vedeva l'ombra del robusto uomo che gli chiese:" Cosa fai ancora qui? Non ti è bastata l'ultima volta?"
"Voglio recuperare tutto, ho qui i soldi.... Questa è la serata giusta."
E gli diede una busta.
L'uomo aprì la busta e cominciò a contare i "pezzi" da 500...uno, due, tre...venti.
E disse:" Che numero?"
"83" rispose Beppe.
"Ancora?!?" disse l'uomo.
"83, sento che prima o poi uscirà, anzi, uscirà oggi, ne sono sicuro."
"Contento tu..."
La cesta sferica sullo schermo cominciò a girare e Beppe rimase in piedi a guardare quasi come incantato, i pensieri correvano lungo le sinapsi del cervello formando le immagini del viso di Anna con in braccio Angelo sulla soglia della loro casa.
Un sogno che poteva avverarsi solo se il numero 83 fosse uscito dal foro di quella cesta che il destino faceva girare. Un numero su novanta e tutto sarebbe tornato come prima, la casa, la moglie, il figlio, avrebbe persino ricomprato la sua auto. La cesta girava, girava e Beppe si avvicinava piano piano allo schermo, anche gli altri spettatori si alzarono e cominciarono ad accostarsi. Ora cominciava a rallentare, era quasi ferma e la pallina con il numero vincente rotolò fuori, fece un breve percorso e cadde in un contenitore, un uomo la prese e l'aprì per leggere il numero stampigliato sul foglietto che conteneva il...52...
Beppe si ripiegò su se stesso, dolente per il duro colpo che aveva preso, niente lo aveva toccato fisicamente, ma il dolore era immenso, tutto distrutto, non aveva più nulla. Lui pensava di saperne più degli altri, ma quel numero lo aveva fregato ed ora non sapeva più cosa fare, era nel buio più profondo e senza nemmeno una torcia che gli indicasse la strada.
(Lupo 70)

Aggiunge, Lupo, e si chiede: "Quante persone si trovano in  questa situazione? Al buio, senza una torcia, le motivazioni possono essere varie, ma secondo me tutti si sono trovati o si troveranno in un frangente simile e forse perché pensavano di saperne più degli altri."



15 commenti:

  1. Buongiorno Daniele!!!

    Complimenti per il tuo racconto, hai un grande talento, oltretutto ammiro moltissimo il tuo groviglio mentale nel quale ci sono entrata in un attimo ed ora cerco di uscirne il meno 'ammaccata' possibile.

    Partendo dalla poesia di Wislawa Szymborska, 'Contributo alla statistica', secondo la quale l'83 è il numero delle persone ripiegate, dolenti e senza torcia nel buio, si potrebbe affermare che questo non è un numero vincente.

    Ma, Beppe, punta tutto quello che gli rimane sull'83, convinto che sia quello giusto (perchè pensa di saperne più degli altri! 52!), per poter vincere una grossa somma di denaro ed uscire dalla sua situazione estremamente negativa.

    Mentre, Wislawa Szymborska, nella sua poesia, sostiene che il 52 è il numero delle persone che ne sanno sempre più degli altri, cosa che, in effetti, non è, perchè Beppe(facendo parte delle 52 persone) ha puntato sul numero perdente (sapendone più degli altri!).

    Infatti, nell'estrazione esce il numero 52 e Beppe perde gli ultimi suoi soldi.

    Nel tuo racconto il tracciato determinante è "Lui pensava di saperne più degli altri, ma quel numero lo aveva fregato ed ora non sapeva più cosa fare, era nel buio più profondo e senza nemmeno una torcia che gli indicasse la strada".

    ...chi ne sa più degli altri...alla fine diventa uno sconfitto... il 52 diventa un 83!

    ...scusami Daniele, mi sono fatta prendere da questa interpretazione strampalata appena ho letto il tuo racconto e non ho potuto fare a meno di comunicartelo.

    Non farci caso, è che avevo qualche minuto prima di scappare via e mi sono divertita a fare questa scrittura/lettura.

    Comunque, ancora complimenti, e scrivi ancora racconti perchè sono molto interessanti e mi catturano completamente...come vedi!

    un saluto

    cinzia

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    1. Buonasera,
      premetto che non sapevo che sarei stato buttato "in pasto " a Cinzia della quale ammiro la fantasia e la spontaneità.

      Provo a difendermi.....
      Beppe fa parte delle 83 persone ripiegate e dolenti , senza torcia nel buio..lo era prima di giocare quella sera in quanto aveva già perso ed è 83 anche dopo aver giocato.Perciò gioca quel numero , solo che il destino beffardo lo ha voluto punire facendo uscire il 52 in quanto pensava di saperne più degli altri.

      Si può essere 83 e 52 nello stesso momento..statisticamente è possibile.
      Inoltre ,secondo la mia personalissima teoria,tutti si sono trovati o si troveranno nella situazione di un 83.

      Infine , 83 non è una cosa negativa in quanto la torcia si può trovare, il dolore può essere guarito e ci si può rialzare più forti di prima.

      Le cicatrici rimaste(rimangono sempre)sono le testimonianze di ciò che si è vissuto , e le ricompense per quello che si ha conquistato.
      (quest'ultima frase non è mia, l'ho riadattata, è di Paulo Coelho "manuale del guerriero della luce" che sto leggendo)

      Saluti
      Daniele

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    2. Brutta cosa il vizio del gioco. Le statistiche parlano di un fenomeno in forte aumento, il che si può spiegare anche per la grande crisi economica in cui siamo coinvolti.
      La speranza di risolvere i problemi con un colpo di fortuna è forse l'ultima chance per molti disperati.
      In questo racconto Daniele (Lupo 70), riesce a rappresentarci con molta precisione e sensibilità una situazione abbastanza generalizzata, purtroppo.
      Mi hai fatto ricordare "Laura". Te lo rammenti?
      Indovinata la scelta dei numeri; non sapevo di questa possibile attribuzione cabalistica.

      Ciao a tutti, in particolare un caro saluto a Cinzia della quale ho un bel ricordo di quel lontano incontro al raduno del Club Poeti a Monza.

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    3. Buongiorno Serenella,
      l'ambientazione del racconto è uscita pensando alle parole statistica numeri e presone dolenti anzi...distrutte.Non pensavo di scrivere apposta qualcosa sul vizio del gioco,è uscito per caso...come un numero.

      Laura??? Rinfrescami la memoria,non ricordo.

      I numeri li ho presi dalla poesia,nessuna attribuzione cabalistica..almeno che io sappia.

      Comunque per la smorfia :83 il maltempo (e qui ci siamo),52 la mamma (dove si va quando non si sa più cosa fare?).


      Se qualcuno se li gioca e vince offre da bere nella casa del the.

      Saluti
      Daniele

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    4. Cara Sere:-) se vuoi postare qui la tua Laura, mi farà piacere proporlo al pubblico del mio blog;-) perché è solo QUI che potranno leggerlo, ok?;-)
      Io me lo ricordo bene e mi piacque molto! Ricordo che apprezzai la suspance delle puntate (forse fui l'unica ad essere sinceramente coinvolta del racconto a puntate;-)...) e potremmo farlo qui con molto piacere: il lunedì di Serenella con il suo racconto a puntate;-) Ci stai? Se sì, mandami in privato la prima puntata: steficonvalle@gmail.com

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    5. Ciao Lupo, i tuoi interventi sul racconto meritano un controcommento corposo che ora non ho tempo di fare: c'è in visita un mio amico fino a lunedì e lo sto portando in giro per Milano;-)
      "Laura" di Serenella non lo puoi ricordare perché non è ancora approdato a questo Blog, ma come ho proposto alla diretta interessata, se vuole possiamo postarlo qui e quindi leggerlo tutti quanti:-)))

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    6. Il tuo racconto, caro Daniele, come vedi ha raccolto consensi e quindi ho fatto bene a non lasciarlo "nascosto" tra i commenti, ma ad evidenziarlo con un numero tutto per lui;-)
      Sei stato bravo a costruire una storia da uno spunto tratto da una poesia famosa; hai affrontato temi importanti, quali il vizio del gioco e quella sfida con l'ignoto, ciò che non è prevedibile, alla ricerca di quella botta di adrenalina che precede l'estrazione del numero e che ti fa giocare la tua vita, a seconda delle puntate di denaro e della propria situazione, a testa o croce... Interessante il collegamento ai numeri della poesia, che s'intersecano nel loro significato attribuitogli dalla poesia in questione. Personalmente penso che le persone che
      credono di saperla più degli altri, siano molte di più di 52, diciamo che secondo me siamo quasi vicini all'altro numero;-) Mentre i ripiegati su se stessi, gli 83 dolenti alla ricerca di una torcia, mah... non so se siano di più o di meno, ma forse è vero che almeno una volta nella vita, ci si sia trovati in questi stati d'animo che mettono tutto in discussione e tutto sommato può essere solo un'occasione di crescita personale... Che ne dici?

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  2. Ippolita la regina della litweb25 maggio 2013 alle ore 13:09

    Mai maimai fissarsi che l'unica crta sia la nostra carta vincente
    che l'unico uomo sia l'uomo per noi, che l'unico e solo numero ci illuminerà...
    Non esiste la torcia.
    Bravo e ben scritto il tuo racconto.
    io ti metto un altro modo per illuminare l'esistenza , anche senza soldi, senza amore, senza affetti, senza...
    Scrivere e vi linko un mio blog lontano
    http://trollipp.blogspot.it/2012/07/e-meglio-scrivere-che-drogarsi.html

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    1. Buongiorno regina Ippolita,
      forse un giorno scriverò qualcosa anche da lei,se non le discpiace.

      Saluti
      Daniele

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    2. Serenella!!!

      Tu ti ricordi di me?!?!?!

      Sono onorata e commossa, davvero!!!
      Mi fa tantissimo piacere salutarti, ti ricordo dolcissima e molto 'intellettuale' (in senso simpatico) con i tuoi occhialini a mezz'asta.

      Un abbraccio grande e salutami tanto la tua Roma!!!

      Grazie ancora!

      cinzia

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  3. Ippolita la regina della litweb26 maggio 2013 alle ore 09:03

    Daniele, scriverci e leggerci con simpatia e con libertà mi sembra un regalo, l'unico e solo regalo del web.
    Ieri qui in conferenza c'era Carlo Freccero che forse si è accorto di quanti di noi ci samo spostati dalla televisione sul monitor di un pc, su un tablet, su un cell.
    Anche qui, però, esistono liti, esistono invidie, gelosie e ricatti...
    Ciao Daniele, ciao a Serenella ed a te Stefania che con verve instancabile conduci il tuo blog .
    Buon a domenica a voi tutti... io vado al cinema a vedere La grande Bellezza

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    1. Eh sì, Ippi, nel web esistono invidie, gelosie, ricatti, esattamente come nella vita reale, alla faccia di quelli che dicono che il virtuale non sia "vero";-)
      Alla fine, le scorrettezze esistono anche qui, anzi, ti dirò: i social network sono dei luoghi dove l'ipocrisia delle persone si evidenzia alla grande;-)
      Personalmente credo che lo scambio tra blog sia una cosa bella e costruttiva, quando c'è armonia e lealtà tra chi li conduce... Concetto di lealtà: magari un giorno dedicherò a questa parola un numero del blog;-)
      Bacione, Ippi:-) p.s. ho provato a postare qui quel numero delle associazioni, ma ho scoperto che lo devo ricopiare, col copia e incolla faccio casino, quindi devo aspettare di avere tempo;-) mannaggia!!;-)

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  4. Io, che con i numeri non ci vado tanto d'accordo, tralascio la parte delle probabilità e parto da quella torcia che si vorrebbe avere in certi frangenti ma che non c'è.
    Trovarsi in questo tipo di situazione sarà certamente terribile, ma l'uomo penso sia fatto per affrontare prove durissime, per combatterle e poi farcela.
    Questo di prassi. Poi, si sa, c'è sempre la parte debole a soccombere, ma a me piace vedere la cosa dal lato ottimistico, osservare l'essere umano nelle sue qualità: quelle della lotta, della voglia di non arrendersi, di lasciarsi chiamare dalla vita...

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    1. Buonasera Dany,
      è così che la penso anch'io.
      Questa vita ci mette alla prova tutti i giorni e alle volte sono veramente dure.
      Non arrendersi e lottare con ottimismo sono l'unica soluzione.

      Hei ti chiami come me???

      Saluti
      Daniele

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    2. Secondo me, però, essendo trovata più di una volta nella situazione del numero 83, credo che una torcia ci sia sempre... Magari bisogno sforzarsi un po' per vederla, ma c'è, c'è sempre;-)

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