Inauguriamo oggi una nuova rubrica alla quale tutti potrete partecipare: Ritratti.
Tratteggiare un artista, quello che amate.
Potete poi inviare il vostro testo con foto a steficonvalle@gmail.com
e lo posterò nel Blog sotto l'etichetta RITRATTI.
Comincia la serie una persona a me cara
Cofrada Milano (nome d'arte)
Alda Merini è un fiore che sboccia
nella primavera del 1931.
Esordisce come autrice a soli
quindici anni, attirando l’attenzione di importanti scrittori italiani, come
Manganelli, Quasimodo, Pasolini.
La sua vita, come la primavera,
attraversa la luce nelle opere: "io trovo
i miei versi intingendo il calamaio nel cielo" e incontra le ombre della mente,
che la costringono a periodi di silenzio e isolamento.
Alda Merini ha il culto della
parola, coerente col suo spirito indomito e poco convenzionale – "non sono una
donna addomesticabile" – dice di sé.
Un rapporto disinvolto e intimo,
quotidiano con la poesia e la parola, mentre confessa senza inibizioni la sua
vita sofferta.
Il suo capolavoro "La Terra Santa" dà vita ai suoi
testi più intensi sulla drammatica e sconvolgente esperienza psichiatrica. Uno
dei meriti più grandi della testimonianza poetica di Alda Merini è di aver
fornito una misura più umana alla follia, aver mostrato che non è affatto detto
che si riesca sempre a rispondere in maniera razionale ai conflitti interiori.
Alcuni versi scelti per voi.
Cofrada Milano
SOLO
UNA MANO D’ANGELO
Alda Merini
Solo una mano
d’angelo
intatta di sé,
del suo amore per sé,
potrebbe
offrirmi la
concavità del suo palmo
perché vi
riversi il mio pianto.
La mano
dell’uomo vivente
è troppo
impigliata nei fili dell’oggi e di ieri,
è troppo ricolma
di vita e di plasma di vita!
Non potrà mai la
mano dell’uomo mondarsi
Per il
tranquillo pianto del proprio fratello!
E dunque,
soltanto una mano di angelo bianco
dalle lontane
radici nutrite d’eterno e d’immenso
potrebbe
filtrare serena le confessioni dell’uomo
senza vibrare
sul fondo in un cenno di viva ripulsa.
OGNI
MATTINA
Alda Merini
Ogni mattina il mio stelo vorrebbe
levarsi
nel vento
soffiato ebrietudine di vita,
ma qualcosa lo tiene a terra,
una lunga pesante catena d’angoscia
che si dissolve.
Allora mi alzo dal letto
e cerco un riquadro di vento
e trovo un sacco di sole
entro il quale poggio i piedi nudi.
Di questa grazia segreta
dopo non avrò memoria
perché anche la malattia ha un
senso
una dismisura, un passo,
anche la malattia è matrice di
vita.
Ecco, sto qui in ginocchio
Aspettando che un angelo mi sfiori
leggermente con grazia,
e intanto accarezzo i miei piedi
pallidi
con le dita vogliose di amore.
BAMBINO
Alda Merini
Bambino, se trovi l’aquilone
della tua fantasia
legalo con l’intelligenza del
cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche
colombe
che portino la pace ovunque
e l’ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell’acqua del sentimento.
Brava, Cofrada, per averci parlato di Alda Merini, poetessa nel cuore di tutti.
Ma anche tu non sei niente male come poetessa ;-)
vogliamo leggere una tua poesia?
Sì, dai.
Eccola.
Dolore di donna
Cofrada Milano
E un diamante brilla
nel silenzio delle ombre,
luce più luminosa
dello sguardo del sole.
Le parole si abbracciano
come grani di rosario
alle grate della solitudine
e si levano alte verso il cielo,
insieme a preghiere profonde
di voci claustrali.
Il volto di donna si placa e
sorride,
mentre disegna
orme incancellabili
nei passi di domani.
...
Un nuovo ritratto a cura di
Maria Rita Sanna
(cantante popolare
sarda)
(24 giugno 1934 – 22 settembre
1994)
Tanto tempo fa conobbi la sua voce attraverso la radio locale del paese dove andavo a trascorrere le vacanze. Ogni volta era un rito ascoltare quella
musica folkloristica, quella voce calda e profonda, decisa e vibrante; oggi è un
dolce ricordo trasferito nell'mp3.
Maria Carta è stata una cantante della
musica tradizionale sarda, in particolare nel canto a chitarra e nel canto
tradizionale religioso. Durante la sua carriera tenne numerosi concerti,
esibendosi a Mosca, New York e San Francisco. Grazie alla sua personalità e
alla grande presenza scenica fu attrice nel film “Gesù di Nazareth” di Franco
Zeffirelli.
Giuseppe Dessì, scrittore sardo,
disse di lei: "La fierezza insieme alla
grazia del suo portamento sono una personificazione della Sardegna, intangibile
e indomita; la sua voce calda e potente riempie lo spazio. Dopo averla
conosciuta affermo che i soli grandi uomini della Sardegna sono state donne."
Io aggiungo:
Canto che s'alza
Oggi come allora
Radici vive
(Maria Rita Sanna)
Tra le esibizioni più celebri:
Un ritratto a cura di
Tania Mignani
«Beh, Marianne, siamo giunti al
tempo in cui siamo talmente vecchi che i nostri corpi cadono a pezzi e
penso che molto presto ti seguirò. Sappi che ti sono alle spalle, così vicino
che se tendi una mano penso che riuscirai a prendere la mia. E tu sai che ti ho
sempre amata per la tua bellezza e la tua saggezza, ma non ho bisogno di dire
altro in proposito perché di questo sai già tutto. Ora però voglio solo
augurarti buon viaggio. Addio vecchia amica. Amore eterno. Ci si vede più in
là…»
Il 29 Luglio 2016, scompariva, a
causa di una leucemia, Marianne Ihlen che fu, negli anni sessanta, compagna per
circa dieci anni, oltre che amica e musa ispiratrice, del cantautore e poeta
canadese Leonard Cohen. Dopo aver saputo che a Marianne rimanevano pochi giorni
di vita, Cohen le scrisse una toccante lettera per salutarla. Alcuni mesi dopo,
il 7 novembre 2016, all’età di 82 anni Leonard Cohen morirà nel sonno dopo una
caduta della quale non si conoscono le cause.
Considerato uno dei più celebri,
influenti e apprezzati cantautori, nelle sue opere Cohen esplora temi come la
religione, l'isolamento e la sessualità, ripiegando spesso sull'individuo.
Vincitore di numerosi premi e onorificenze, è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, nella Canadian
Songwriters Hall of Fame e nella Canadian Music Hall of Fame. È
inoltre stato insignito del titolo di Compagno dell'Ordine
del Canada, la più alta onorificenza concessa dal Canada, e nel 2011
ricevette il Premio Principe delle Asturie per
la letteratura.
In Italia non tutti sanno che Hallelujah,
la splendida canzone portata al successo da Jeff Buckley nel 1994, è in realtà
uno dei molti capolavori del poeta e cantautore canadese. Agli
intenditori però il nome di Cohen dice molto di più, a partire dalle tre
splendide cover che gli ha dedicato Fabrizio De André: Suzanne,
Nancy e Giovanna d’Arco.
Le donne sono state il marcatempo
della vita di Cohen, scandendone i momenti di euforia e quelli, ben più
numerosi, di depressione. È proprio da questo susseguirsi di stati
d’animo contrastanti, dalla continua e difficile ricerca di un equilibrio
spirituale che lo avrebbe portato a viaggiare tra acido e anfetamine
e a indagare nelle profondità dell’ebraismo, del buddismo e delle
filosofie indiane – ma anche a cercare la compagnia delle donne, solo
per poi fuggirne – che nascono le sue poesie.
L’universo poetico e musicale di
Cohen è complesso e affascinante, intriso di un erotismo ora velato, amorevole
e biblico, ora diretto e quasi violento. Tra poesie, romanzi, canzoni
e perfino disegni, Cohen – il poeta dalla voce ruvida – ha continuato a stupire
per oltre sessant’anni, il suo ultimo album You want it darker uscirà poche
settimane prima della sua morte.
Soprattutto, non accenna a
diminuire il successo delle sue canzoni, oggi ritenute tra la più importanti di
sempre. Oltre a Hallelujah, la sua canzone più famosa, sono dozzine i successi
immortali di Cohen, da Dance me to the End of Love a Anthem,
da Suzanne a The Future, da Bird on the Wire a Who
By Fire. E poi ancora: Tower of Song, I’m Your Man, First We Take
Manhattan, If It Be Your Will, So Long Marianne e Hey, That’s No Way
to Say Goodbye. Ogni canzone di Cohen è una sorpresa, musicale e poetica,
che non finirà mai di stupire.
Molte di queste sono state ispirate
proprio da Marianne (So long Marianne e Bird on a wire). L’amico che la
assisteva negli ultimi giorni di vita ha riferito che, mentre leggeva alla
donna la parte in cui Cohen annunciava la sua presenza alle sue spalle,
Marianne ha allungato il braccio. Due giorni dopo, Marianne ha perso conoscenza
ed è scivolata verso la morte. L’amico ha risposto a Leonard informandolo che
nel momento del trapasso le ha mormorato Bird on the Wire, perché era la
canzone che più sentiva. Poi le ha dato un bacio sulla fronte e uscendo dalla
stanza l’ha salutata dicendo ‘So long, Marianne’.
SE NON AVESSI IL TUO AMORE
(If I didn’t have your love da You
want it darker)
Se il sole perdesse la luce
E vivessimo una notte senza fine
E non ci fosse nulla più
Da poter provare
È così che sarebbe
Così mi sembrerebbe la vita
Se non avessi il tuo amore
A renderla vera
Se le stelle cadessero tutte
E un vento freddo e amaro
Ingoiasse tutto il mondo
Senza lasciare traccia
Ebbene è lì che mi troverei
Così mi sembrerebbe la vita
Se non potessi sollevare il velo
E vedere il tuo volto
E se gli alberi fossero senza
foglie
E il mare senz’acqua
E se il levar del dì non avesse nulla
Da rivelare
Io sarei altrettanto disperato
Così mi sembrerebbe la vita
Se non avessi il tuo amore
A renderla vera
Se il sole perdesse la luce
E vivessimo una notte senza fine
E non ci fosse nulla più
Da poter provare
Se il mare fosse di sola sabbia
E i fiori fatti di pietra
E nessuno di quelli che hai ferito
Potesse mai guarire
Ebbene io sarei altrettanto
disperato
Così mi sembrerebbe la vita
Se non avessi il tuo amore
A renderla vera
Non posso più fare i complimenti a Alda Merini, ma a Cofrada Milano sì: le lacrime delle donne come diamanti?
RispondiEliminaDavvero toccante. Complimenti.
Veronica
Brava Cifra da e Maria Rita Sanna.
RispondiEliminaRitratti interessanti di artiste molto speciali, ognuna a suo modo.