Seduti allo stesso tavolo

Seduti allo stesso tavolo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

lunedì 11 dicembre 2017

Numero 300 - Vi regalo un'anticipazione - 11 Dicembre 2017


Vi faccio un regalo.

In un momento dove non riesco più
a trovare il tempo per scrivere.

E pare che non sia nemmeno molto chiaro 
quanto questo mi costi.

E pare che non sia molto chiaro proprio a chi, 
come me, 
dice di amare la scrittura. 

E invece chiedonochiedonochiedono.
E pretendonopretendonopretendono.
E prendonoprendonoprendono.

Ho bisogno di tempo.
Di pace.
Di tranquillità.
Di silenzio.

Di rispetto.

E così, almeno per condividere con voi una boccata di ossigeno, vi regalo quest'anticipazione del mio nuovo romanzo che, se Dio vuole, riuscirò a fnire nel 2018.

Il primo capitolo

nato ascoltando questa musica




È già domani

romanzo
 - il primo capitolo -

  Stefania Convalle

Chiara

   La pagina bianca è arrivata. Dritta, davanti ai miei occhi. Implacabile. Un vuoto tra le righe che attendono di essere scritte. Una valigia di cuoio, come quella di una volta, ottocentesca come i contorni di una storia che si è chiusa tra arabeschi colorati di nero.
   Anni scritti in un diario di pelle dato alle fiamme di una vita che ti prende alla sprovvista e ti toglie tutto quello che hai. Tranne la vita stessa. Tranne la capacità di respirare, di vedere e guardare occhi che si chiudono per non aprirsi mai più. Tranne una parete dove cercare un appiglio.
   Sfilare la mano dalla sua è stata la prova più dura della mia esistenza. Una mano inerte, dai pochi anni, giovane e liscia come un frutto ancora sull’albero. Carezzare quelle dita ormai immobili, cercare un minimo battito sotto la pelle, avvertirne il freddo che inesorabile arrivava, bruciare di un dolore che invadeva la testa… Dio, perché mi hai tolto una parte di me, quella più importante. Perché? Non riesco a non guardare il mondo attraverso i suoi giovani occhi, li ho sempre aperti dentro i miei, anche quando cerco di dormire un po’. Si può sopravvivere al proprio figlio?
   Non lo so.
   Ma il foglio bianco mi guarda, quasi arreso come me. Bianco come una distesa di neve incontaminata, dove le vette sono alte e l’azzurro del cielo pare voglia urlarti che non è finita. Anche se l’aria è rarefatta, l’ossigeno viene meno, il freddo si infila sotto la giacca e ti schiaffeggia lo stomaco.
   Non sono stata lì, in quella stanza che odorava di morte, mentre chiudevano l’ultima sua casa per poi darlo alle fiamme purificatrici che lo avrebbero portato fino in paradiso, perché è lì che è ora, lo so. Mi consolo pensando che non sarà per sempre, questo mio senso di smarrimento. Finirà quando non ci saranno più fogli vergini che mi aspettano. Non è la mia ora, mi ha detto un prete che cercava le parole per consolarmi, mi ha sussurrato quella frase che si dice sempre quando le parole sono finite: i disegni di Dio sono incomprensibili a noi uomini. L’ho guardato, rabbia e disperazione creavano un maremoto e non sapevo se sarei stata capace di arginare le acque torbide e impetuose della mia disperazione. Ma gli occhi parlano e quelli dell’uomo dal colletto bianco erano sinceri e pieni di comprensione. Cos’altro poteva dire, in fondo, a una madre che perde la sola cosa che conti nella sua vita?
   L’ho abbracciato.
   E me ne sono andata. Ho voltato le spalle a Dio. Sono uscita trascinando gambe e piedi fino alla porta che separa la preghiera dalla vita del più miserabile degli uomini. Sono uscita per non tornarci più.
   No, Dio, non ti perdono per quello che mi hai fatto. Non capisco i tuoi disegni. Sono troppo per me.
   Vado via, hai perso quest’anima che adesso brancola nel buio e cerca di trovare delle parole buone da scrivere su un foglio di una pagina voltata a caso. Le mie spalle lo potevano ancora vedere, lui, il parroco, impotente nella sua divisa. Il vento scompigliava le mie vesti e anche le sue, e tra me e lui si apriva un solco a ogni passo.
   Devo vivere, lo so.
   Devo vivere e lo farò anche per lui, mio figlio.

continua...
@Tutti i diritti riservati.

Numero 300 di questo Blog.
Dovevo mettere qualcosa di importante.
Di molto importante.

Un pezzo di me.






7 commenti:

  1. Bello e intenso. Adesso sarà dura aspettare...Brava come sempre.❤

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gentile come sempre, Dany... Scrittrice nel cuore, tu come me, sai che sto aspettando il tuo capolavoro :-)

      Elimina
  2. Brividi... non dico altro...
    Carmen 2.0

    RispondiElimina
  3. Forte d'impatto. La rabbia fredda prevale sull'impulso di sfasciare il mondo. Ti auguro un 2018 carico di questo libro. Complimenti Stefania 💖

    RispondiElimina
  4. Incredibile scrittura...❤

    RispondiElimina
  5. Un incipit forte, assolutamente accattivante...non fare aspettare troppo i tuoi fans😯

    RispondiElimina
  6. Il dolore che emana questo incipit è talmente forte e vero che stimola il proseguimento della lettura. Come sempre complimenti.

    RispondiElimina