Seduti allo stesso tavolo

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Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

domenica 3 maggio 2020

Numero 328 - Distanziamento sociale - 3 Maggio 2020


Distanziamento sociale

Non ho ancora trovato niente di buono in questa esperienza che ci è caduta tra capo e collo a causa del malefico virus che ha messo all'angolo il pianeta.
Ma l'espressione distanziamento sociale è terrificante.
Necessario, al momento, è vero.
Ma immensamente triste.

Per me che amo abbracciare l'amicizia, l'amore, ma anche l'incontro casuale, è la più dura delle conseguenze di ciò che si sta vivendo.
Non temo la solitudine, anzi, a volte la cerco. Non patisco più di tanto la permanenza forzata a casa, in fondo poco è cambiato: lavoravo  nel mio salotto, prima, e lavoro nel mio salotto, adesso.
Non mi manca il contatto col mondo, anzi, a volte vado in overdose di relazioni sociali e cerco il silenzio.
Quello che mi manca è proprio il momento speciale, l'abbraccio dell'altro.

Distanziamento sociale sono parole che lasciano un retrogusto amaro: non mi avvicino a un altro essere umano perché ho paura. 

Distanziamento sociale, che può sfuggire di mano come significato intrinseco e può diventare Distanziamento dall'altro
Si rischia di perdere l'umanità.
L'umanità, per esempio, di accompagnare un proprio caro nell'ultimo viaggio. Non si può fare, data la situazione? Chissà.
E tutte le solitudini di chi vive solo e non è più giovane?
L'altro giorno ho sentito le mie due vicine, ottantenni e vedove, conversare sul pianerottolo, rigorosamente ognuna sulla porta del proprio appartamento, distanza di sicurezza mantenuta, e una diceva all'altra: «Se non mi uccide il virus, mi uccide la solitudine.»
Che dire poi dell'economia allo sbando, di famiglie che non sanno come andare avanti: ci ricordiamo che esiste anche l'altro? O questo distanziamento sociale sta diventando anche un distanziamento di cuore
Certo è che questa terribile situazione ha portato alla luce tutte le magagne di una società ammalata anche senza bisogno del virus. 
Cosa avrò imparato da tutto questo?
Ancora non lo so.
Ma come scrive Haruki Murakami: "Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio... Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato."

Lo scopriremo dopo, chi saremo diventati.

Alla prossima 
dalla vostra
Stefania Convalle




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