Posso prendere un po' di tempo per me?
Stasera vi racconto una storia, la scrivo io perché a volte mi dimentico che il foglio bianco mi aspetta e tante, troppe volte lo sacrifico per dare spazio ad altre cose, tutte belle e appaganti come condividere con altri scrittori gioie e dolori di questa passione, ma la voglia di stare con me stessa e le parole che bussano ad un cuore a volte stanco stasera vuole vincere.
Vi racconto una storia di condivisione.
Un giorno di qualche tempo fa mi venne in mente un'idea, un progetto particolare che nasceva dalla mia voglia di giocare con le parole, sfidando me, le mie presunte capacità, ma soprattutto la spinta a raccontare.
Pensai che sarebbe stato bello iniziare un romanzo che sondasse tutte le lettere dell'alfabeto narrando le memorie di una vecchia signora, una anziana scrittrice, forse come io mi vedo proiettata nel futuro.
Il progetto era ambizioso - Dalla A alla Zeta, riflessioni romanzate.
Ma a volte i progetti rimangono fermi per tanto tempo per modificarsi, superati dalla vita stessa che ti porta verso altre storie che mi hanno chiamata, i romanzi che ho scritto nel frattempo.
E così, quel progetto si è modificato, dentro un concetto che io amo: condivisione.
E' ripartito, da quell'idea originale, un percorso diverso insieme ad altri tre autori. L'impronta è cambiata e quel primo capitolo è rimasto lì a sonnecchiare tra i file di un vecchio computer.
Ma stasera, tra un bicchiere di vino e una sigaretta, ve lo voglio regalare.
Quell'inizio che ha anche una sua fine, tutto sommato.
Una piccola storia che può vivere di vita propria.
Eccolo.
UNA SEMPLICE "A"
di
Stefania Convalle
Dalla A alla Zeta, mi racconto.
Così mi chiedono di fare e così faccio.
Mi hanno detto – prova a scrivere
quello che ti viene in mente per ogni lettera dell’alfabeto – Fosse facile!
La lettera A evoca in me tante di
quelle parole che sceglierne una è quasi impossibile; e allora penso che posso
attraversarle tutte come se fossero un fiume da guadare.
Ne ho guadati di fiumi nei miei
settant’anni di vita!
Sono un’anziana signora piena di acciacchi, a volte le
mani mi fanno così male per l’artrosi che fatico a scrivere, ma vado avanti lo
stesso perché mettere le parole su un foglio è stata la mia vita e non potrei
mai rinunciare a questa magia che mi porta in lungo e in largo per le strade
della mia anima.
Anima, che parola importante.
Ricordo un caro amico che è al mio fianco da tanti di quegli anni che non mi ricordo
più, che un giorno mi confidò,
ricordandosi del nostro primo incontro che cominciò con un abbraccio, che per
lui era stato come stringersi alla sua stessa anima; aveva capito in quel preciso istante come la nostra amicizia fosse
una perfetta fusione che andava al di là
dello stesso amore.
Amici così ce ne sono pochi e devo
dire che nella mia lunga vita sono stata fortunata perché ne ho avuti di
importanti che mi hanno accompagnata fino a qui, a questo settantesimo
compleanno che festeggio nella casa dove ho scelto di vivere i miei ultimi
anni.
La casa sul mare.
La festa è iniziata, e tra torte e
candeline, mare e amache legate ad alberi alti e rassicuranti dove ci
dondoliamo ricordando la giovinezza che ci rendeva forti e leggiadri, ridiamo
di noi e di quello che non riusciamo più a fare perché, diciamolo, diventare
vecchi è faticoso, anche se devo ammetterlo: uno spettacolo imperdibile.
Dentro l’avvenimento di un’alba che
con i suoi rosa e arancio ci rallegra
gli occhi e non ce la perdiamo più per niente al mondo – anche perché dormiamo
meno – ascoltiamo le ansie e le angosce dei più giovani che non hanno ancora
sciolto tutti i nodi e che noi, invece, per fortuna, ci siamo gettati dietro le
spalle.
Un’amica di cinquant’anni mi chiede
se vorrei tornare indietro a quell’età.
No, credo sia stato uno dei periodi
peggiori della mia esistenza.
Lì, davvero, si chiude una porta, e
a tratti non sappiamo darci pace, ma
ancora non capiamo che si apre un portone, perché gli anni che sopraggiungono
dopo, seppur zoppicanti, sono quelli che assapori di più. Sono quelli che vivi
apprezzando davvero ogni minuto presente, perché il futuro è un concetto che ti
appartiene sempre meno.
Impari a godere della bontà di un
fico colto dall’albero. Ti sorprendi a canticchiare mentre prepari il sugo per
la pasta e lo fai senza fretta perché le corse sono finite.
E poi ti regali le cose che hai sempre
sognato.
Questa casa, per esempio.
Una casa col patio, colorata dei
colori caraibici, perché l’allegria sia sempre con me.
Non ho più bisogno di molte cose,
le ambizioni per le cose materiali sono volate via, ma forse perché ho ottenuto
quello che volevo. Il successo, per esempio, l’agiatezza. Sono stata fortunata,
lo ammetto.
Però quando si è aperta quella porta, ho avuto
paura.
Ora lo posso dire, la fama mi ha
spaventata da morire e ne sono quasi fuggita, ma è difficile uscire da un
ingranaggio che viaggia come un frullatore al massimo della potenza.
Ho avuto quello che avevo cercato
per tanti anni, si erano accorti di me, dei miei libri, delle mie storie.
L’euforia iniziale lasciò presto il
posto a nuove ansie, le ansie di non avere più niente da dire, di non essere
più capace di accontentare un pubblico composto di lettori in attesa. Ma tutto
arriva per insegnarci qualcosa e quello che dovevo imparare era che essere
famosi conta poco, ma importava riuscire a scrivere qualcosa di buono che
arrivasse al cuore di qualcuno.
Sono scappata dal clamore, mi sono
rifugiata qui. Mi sono scrollata di dosso le lusinghe, i piccoli giochi di
potere, sono scesa da un piedistallo dove mi avevano messa, era scomodo e mi
toglieva la libertà.
Ho preso poche cose, la mia
macchina da scrivere, dei fogli bianchi, la matita e una gomma.
Ho lasciato le “a” scomode – le ansie,
le angosce, le ambizioni, le aspettative
– e mi sono portata dietro le “a” che contano – l’amore, gli amici.
Ho attraversato il fiume con le
mani piene di voglia di appartenere a giornate serene e senza allungare troppo
lo sguardo su ciò che sarebbe arrivato dopo.
Con me c’è una “a” importante: il
mio angelo custode. C’è da tutta una vita, ma lo sento solo da qualche anno e
da quando l’ho cercato, chiamato, invocato, ecco che l’ho sentito, o si è fatto
sentire, non lo so. A volte mi pare persino di vederlo, tra le ombre della
sera, nel fruscio degli alberi, e mi sento più sicura perché avverto il suo
sorriso e so che va tutto bene.
Le mie “a” sono finite. Un piccolo
vocabolario che spero abbia creato una bella atmosfera dentro la quale perdersi
e viaggiare ancora insieme.
È il momento di soffiare sulle
candeline.
Siete con me?
https://youtu.be/7nXu0tGYqx8
https://youtu.be/7nXu0tGYqx8
Auguri, Stefania! Perché tu possa arrivare a settanta e molti più anni con tutte le a che hai raccontato: amore, amici, allegria, appagamento, anima. Un'anima sempre giovane e piena di vita 😀
RispondiElimina...Con colleghe con le quali condividere tutte le altre lettere;-)
EliminaSì. Grazie per questo bel racconto pieno di vita e commovente 💜
RispondiEliminaGrazie, Maria Rita! Magari la casa che sogno sarà in Sardegna :-))
EliminaNon fermarti alla "A"....continua con altri racconti belli e intensi come questo. L'"A"nima è arrivata a destinazione così come tutto l'"Amore per la scrittura. Ogni volta mi stupisci. Complimenti Stefania. 👏👏👏
RispondiEliminaGrazie, Dany! :-) Amore allo stato puro;-)
Eliminap.s. ehi, ma tu non stai scrivendo?? Non ti distrarre!! ;-)
È anch'io dico auguri con le "a" più belle! ..e che ti invidio tanto per come scrivi! !!����
RispondiEliminaGrazie, Marilena :-) ma sappi che anche tu sei sulla buona strada! :-)
EliminaA come ANCORA! Vai avanti a scrivere questo splendido racconto che parla di emozioni che sai descrivere così bene! Non essere AVARA con i tuoi lettori :-)
RispondiEliminaCara AMICA :-) Dalla A alla Zeta è diventata un'esperienza di scrittura in 4, il risultato sarà pubblicato dalla Edizioni Convalle. Un esperimento tutto diverso, ma ugualmente interessante:-)
RispondiEliminaMa cmq non temere, continuo a scrivere ;-)
E la "A" non è che l'inizio... Un racconto piacevole, lieve ma così profondo come solo tu sai scrivere
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