Seduti allo stesso tavolo

Seduti allo stesso tavolo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

sabato 11 febbraio 2023

Numero 434 - Esperimenti di scrittura - 11 febbraio 2023


 

Proseguiamo con l'esperimento di scrittura che sto facendo nei miei laboratori. 
Come avete visto nei numeri 430 e 432 di questo Blog, ho proposto una simulazione di un numero di una rivista creata da un caporedattore che aveva il compito di decidere quale tipo di giornale sarebbe stato, creando poi il numero con articoli o altro, scritti dai redattori assegnati.
Vi ricordo e sottolineo che è un esercizio del laboratorio, NON è una rivista vera. Però sono stati così bravi che un po' alla volta ve li faccio leggere!
La foto che vedete in testa a questo numero è la copertina della rivista immaginaria che ha impostato Tania Mignani, caporedattrice per questo esperimento. Una rivista dove l'arte è protagonista.
Buona lettura!

ART’è (mozione)


Benvenuti tra le pagine della rivista online Art’è(mozione). 
L’arte declinata in emozioni 
Non aspettatevi recensioni dell’ultimo film in cartellone o del best seller ai primi posti di vendita. 
Non troverete monografie su autori o artisti. 
Non vi racconteremo della mostra più frequentata o della pièce teatrale del momento. Vi racconteremo solo le emozioni che l’arte ci ha donato. 
In questo numero: 
Barbara Galimberti ci parlerà di cinema raccontandoci un Natale un po' speciale. Ci farà accomodare insieme a lei, sul divano, sorseggiando una calda tisana e...  buona visione con i film del cuore di Barbara. 
 
Dove sarà capitata, questa volta, la nostra infiltrata speciale Camilla Terso
Indovinate un po'… Nel laboratorio di scrittura creativa della Coach Stefania Convalle. Sarà riuscita la nostra infiltrata a carpire qualche “segreto” dal laboratorio più seguito di Facebook? 
 
E infine la musica. Attraverso le parole di un commovente e intenso racconto di Barbara Romano, incontreremo Sally, la protagonista dell'omonima canzone di Vasco Rossi.

Non vi resta che girare pagina ed entrare nel meraviglioso mondo di Art’è(mozione).


Piangere a crepapelle
Divano, tisana e… il nostro film del cuore.
Barbara Galimberti
 
Dalla vita ci si aspetta di tutto, ma non certo ciò che è successo qualche giorno fa.  
Abbiamo aperto le finestre e mentre in gran parte dell’Italia il sole splendeva con tutta la sua maestosità, una Milano ricoperta di neve ha sorpreso noi cittadini. La luminosità del bianco ci ha fatto tornare indietro nel tempo, in quel lontano 1985, quell’anno ancora oggi ricordato per una straordinaria nevicata. E così, Milano si è chiusa in sé stessa come allora, in attesa che le sue strade possano ritrovare la forza per riaprirsi alla vita quotidiana. 
Sono bastate quarantott’ore e il bianco Natale ha invaso le strade milanesi. 
Piano piano le famiglie si sono riunite, dopo le corse frenetiche alla ricerca degli ultimi regali, mentre la corposa neve ha chiuso i portoni degli immensi palazzi milanesi. 
La sensazione di freddo, il desiderio di un focolare e di un abbraccio, troppo spesso dimenticato nella frenesia di tutti i giorni, ha riportato ad accendere i nostri televisori, certo più moderni e accattivanti rispetto a quelli del passato, ma sempre capaci di far avvicinare le persone, i fratelli alle sorelle, i nonni ai nipoti, gli uomini alle donne o agli amici di vecchia data.  
Una pellicola si è avviata nuovamente, dei volti conosciuti sono tornati su uno schermo, mentre le note di una colonna sonora ci hanno accompagnato verso quel calore ancora tanto desiderato. 
Tra cartoni animati, film d’avventura e magia, anche l’amore ha ritrovato il suo spazio. Quell’amore puro che la modernità troppo spesso non ha più voglia di raccontare. 
Così, la stessa televisione ci ha permesso di rivedere Love Story, famoso film di un lontano 1970, facendoci rivivere l’amore di Jennifer e Oliver e portandoci a perdere le nostre lacrime nel loro crudele e assurdo destino, avvicinandoci a un dolore acuto e profondo raccontato da quei due ragazzi così lontani nel tempo, ma così vicini alla nostra vita. Accucciati sul divano sotto una logora coperta, cambiando un semplice canale, la voglia di emozionarci ci ha fatto avvicinare a un amore più moderno, sempre pronto a toccarci nel cuore. E così il nostro grande schermo ci ha ancora permesso di viaggiare indietro nel tempo a Notting Hill, dove due giovani, così diversi tra loro, per un caso fortuito, al quale ancora noi crediamo con tutta la nostra forza, si sono incontrati. Ed è da quell’incontro che un amore moderno, non per questo meno commovente, ci ha permesso di piangere e ridere a crepapelle. Il magico sorriso di Julia Roberts e il fascino di Hugh Grant sono riusciti, ancora una volta, a coinvolgerci nella loro storia, diversa da quella di Love Story, ma altrettanto emozionante, dove lacrime e sorrisi ci hanno riportato ad ascoltare le nostre emozioni.  
Commozioni solo femminili? Fortunatamente, l’amore è un sentimento neutro e le emozioni vengono vissute in mille modi e da chiunque. 
Chissà se riusciremo negli anni futuri a ricordare questo magico bianco Natale, dove risate, lacrime e vecchi film ci hanno aiutato a ritrovare il calore di un abbraccio, la voglia di ridere e di coccolarci con le lacrime nate da una vecchia pellicola. 



Infiltrata Speciale: viaggio nel…
LABORATORIO DELLE PAROLE  
 Camilla Terso
 
Un libro, un compagno fedele nei nostri momenti vuoti, l’unico modo di viaggiare stando nelle nostre mura domestiche. Però vi siete mai chiesti cosa c’è dietro? Come le parole scritte su un foglio diventino emozioni forti?  
L’abbiamo chiesto a Stefania Convalle, autrice, editrice e talent scout.  
La chiamiamo al telefono dopo averci fatto assistere, eccezionalmente, a una delle sue lezioni online. Lezioni che durano anche ore. Si mostra accogliente con i suoi partecipanti, ma a tratti severa. Si vede che crede in ciò che fa. 
«Salve Stefania, grazie per averci fatto partecipare a una lezione del tuo laboratorio online e per averci concesso di fare quattro chiacchiere con te. Visto che abbiamo appena assistito, al laboratorio ci viene subito da chiederti: come nasce questa idea?» 
«Grazie a voi per   aver pensato a me per questa intervista. Tutto inizia dall’esigenza di condividere questo amore per la scrittura.  In principio, per un paio di anni, il laboratorio si è svolto in presenza. Precisamente nel salotto di casa mia. Poi la voce si è sparsa e i partecipanti sono aumentati e anche la loro provenienza geografica è cambiata, così ho iniziato a farli tramite gruppi WhatsApp. A pensarci ora mi sembra tutto così lontano. Infatti per le lezioni facevo lunghi messaggi vocali.  L’iniziativa è andata sempre meglio e sono dovuta passare a Facebook. Ho partecipanti da tutta Italia, da nord al sud.» 
«Aprire una casa editrice è stato un gesto coraggioso. Perché la scelta di diventare editrice?» 
«Non ci ho pensato poi molto. Da autrice ho conosciuto le pecche della piccola editoria ed essendo stata per molti anni dall’altra parte ho pensato di poter capire meglio gli autori.» 
«Come riesci, nei tuoi laboratori a stimolare la scrittura creativa?» 
«Inizia tutto con un’immagine, una musica, magari un brano classico di solo melodia per non confondere i pensieri, o una scena di un film. Poi, basta lasciarsi andare e le parole arrivano tutte insieme, di pancia, senza riflettere troppo, una dopo l’altra e la storia si scrive da sé. Nella scrittura creativa non si programma nulla. In seguito, a mente fredda, si passa alla fase due: il lavoro di limatura. Dove bisogna, assolutamente, rispettare le regole della lingua italiana e in questo sono molto esigente con me stessa e con gli altri.» 
«Cosa provi quando un tuo alunno arriva a pubblicare un libro?» 
«È una soddisfazione personale. Come quando mandi un figlio all’università e si laurea. Se i miei alunni arrivano a pubblicare con me vuol dire che scrivono belle cose, spesso molte di queste opere nascono proprio da un compito che assegno nel laboratorio. Perciò frutto di un percorso. Ognuno dei miei autori fa un percorso personale. Non per tutti la pubblicazione è immediata, come ogni cosa ognuno di noi ha tempi diversi. A volte sono terrorizzati da quel foglio bianco perché scrivere è soprattutto mettere a nudo le proprie emozioni e regalarle al personaggio.» 
«Grazie, Stefania, per la tua disponibilità. Ti salutiamo con la certezza di leggere ancora molte belle opere firmate Edizioni Convalle.» 
«Grazie a voi.» 


Ho incontrato Sally,
Era dentro una canzone
Racconto di Barbara Romano
 
A passi lenti, inspirando l'odore pungente della salsedine, calpesto la sabbia umida del bagnasciuga che aderisce alle mie scarpe.  
Circondata dalla solitudine e dal vento gelido del mare d'inverno, lascio che il suono ancestrale dello sciabordio delle onde penetri il mio essere, in profondità.  
I gabbiani volano bassi, tra cumuli di nubi scure che si rincorrono nel cielo cinerino, mentre una figura esile percorre con passo incerto la passerella di legno che attraversa la spiaggia, fino alla battigia. 
Sally cammina per la strada 
senza nemmeno guardare per terra 
Rimane immobile, di fronte all'immensità della distesa d'acqua. D'istinto mi avvicino, in preda a una sensazione di ineluttabilità che sprigiona da questo incontro inatteso. 
Come per un muto accordo, indugiamo qualche istante in una sorta di silenziosa contemplazione. 
Poi lei si volta.  
Nei suoi grandi occhi, che spiccano nel viso scarno ormai sfiorito, vedo riflessi infiniti mondi e universi, che emergono e si confondono l'uno nell'altro.  
Che cosa ne è stato del tuo tempo passato?  le chiedo senza parlare, annichilita dall'incontenibile tristezza che trabocca dalla sua persona e si insinua furtivamente in me. 
Sally è una donna che non ha più voglia 
di fare la guerra 
Mi porge una fotografia, sbiadita dal trascorrere degli anni. Ritrae una giovane donna dai capelli neri e dagli occhi intensi, dello stesso blu vivido che sto guardando adesso.  
«Mi è capitato di essere una figlia sostitutiva, concepita sette mesi dopo la morte prematura del mio fratellino, e ho anche avuto la sventura di nascere femmina. Temo che mia madre non me l'abbia mai perdonato.» 
La voce flebile raggiunge esitante le mie orecchie, quasi avesse timore di materializzarsi. Ascolto, rapita, il suo racconto. 
«Forse per questo motivo, ho cominciato da bambina ad affondare le mani nella terra, modellando la creta d'istinto, per rispondere a una chiamata che mi ossessionava, alla quale non ho potuto sottrarmi. So di aver avuto un carattere ribelle, anticonformista e indipendente, ma non riuscivo a rinunciare alla scultura. Mi rendo conto che, allora, si trattava di un mestiere inconcepibile per una donna. Ci siamo trasferiti a Parigi perché potessi studiare e dedicarmi alla mia passione.  Lì ho conosciuto il mio Maestro, l’uomo che ho amato oltre me stessa, nonostante l'opposizione della mia famiglia. Sono stata la sua allieva prediletta. Vent'anni maggiore di me, era legato a una donna da cui aveva avuto un figlio. Aveva promesso di sposarmi, ma non lo ha fatto. E non ha mai lasciato la sua compagna. 
Sally ha patito troppo 
Sally già visto che cosa ti può crollare addosso 
Sally è già stata punita per ogni sua distrazione o debolezza 
Per ogni candida carezza data per non sentire l’amarezza  
Allora l'ho abbandonato io, ed è stato l’inizio della fine. Ho preso a lavorare giorno e notte, con rabbia e disperazione, dimenticando di mangiare, di lavarmi. A volte, accecata dalla furia, ho distrutto le mie opere a colpi di martello, nel tentativo di cancellare anche me stessa.  
Quando è morto mio padre, l’unico che mi abbia amata, sono stata richiusa dai miei familiari in un ospedale psichiatrico, dove sono rimasta per trent'anni senza ricevere visite, e non ho più potuto scolpire.    
Ma ora ho capito che, forse, sono stata una vittima e figlia reietta della mia epoca. Forse mi sarebbe bastato nascere cinquant'anni più tardi.» 
Si allontana leggera, quasi evanescente, nella luce rossastra del crepuscolo. 
Sally cammina per la strada sicura 
ormai guarda la gente con aria indifferente 
ma forse, Sally, è proprio questo il senso, il senso del tuo vagare 
forse davvero ci si deve sentire  
alla fine, un po’ male  
Mi accorgo di avere ancora in mano la fotografia. Sul retro leggo, stupita, una data: 1884. 
Perché la vita è un brivido che vola via 
è tutto un equilibrio sopra la follia 
gocce dal cielo che si confondono con le gocce nel mare. 
Senti che fuori piove 
senti che bel rumore 
Il suono della pioggia si dissolve in un applauso, mentre le ultime note della canzone vibrano ancora nell'aria.  
E un pensiero le passa per la testa 
forse la vita non è stata tutta persa 
forse qualcosa s'è salvato 
forse davvero non è stato poi tutto sbagliato 
forse era giusto così. 
Senti che bel rumore


The end

Il mio commento da coach alla rivista (simulata):
Tania Mignani ci propone una rivista che scava nelle emozioni scatenate da un film, o scrivendo un racconto. E aggiunge un'intervista per parlare di scrittura. A proposito dell'intervista, specifico che è frutto dell'invenzione e della penna di Camilla Terso che ha immaginato di intervistarmi e ha immaginato (dimostrando di conoscermi bene!) le mie risposte. 
Il risultato dell'insieme è molto delicato e pieno di sensibilità, com'è lei, la caporedattrice per questo compito: Tania Mignani.
Le redattrici, Barbara Galimberti, Camilla Terso e Barbara Romano,  hanno sposato le idee di Tania e hanno regalato a noi lettori dei pezzi colmi di immagini e sentimento.
A voi lettori di questo blog il giudizio, un pensiero, una critica nel bene e nel male serve a crescere.
Nei prossimi giorni posterò nel Blog (uno alla volta) gli altri esperimenti.


Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle


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